IL COLORE EMOTIVO
Il germoglio che
non voleva crescere, Britta Teckentrup
(trad. Sante Bandirali)
Uovonero Edizioni 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Formica aveva
ragione. Ben presto il seme mise delle piccole radici e cominciarono
ad apparire delle foglioline verdi.
La sua vita stava
cominciando.
Sembrava molto
delicato e fragile.
Formica e Coccinella
se ne innamorarono immediatamente."
Quel
seme aveva impiegato più tempo degli altri a germogliare e quindi
quando comincia a crescere le foglie degli altri gli fanno ombra.
Così diventa per lui necessario mettersi in cammino verso il sole.
Tutti gli animali del prato, da piccoli a grandi, lo sostengono e lo
aiutano come possono. Formica e Coccinella sono davvero orgogliose di
come da piccolo germoglio diventi una pianta sempre più robusta e
determinata che attraversa l'ombra in cerca del sole. Finalmente
quando anche la piccola piantina riesce a sentirne il calore sulle
foglie si si rende finalmente conto che quello è il suo posto sulla
terra.
Felice,
diventa ogni giorno qualcos'altro: una bella pianta che produce
boccioli che poi diventano fiori, si riempie di bellissime foglie e
durante l'estate è casa per molti animali. Quegli stessi che lo
avevano sostenuto quando era piccolo germoglio. Loro non la
dimenticheranno neanche quando l'autunno le dora le foglie e il vento
la fa ondeggiare e le porta via i semi, verso il loro proprio
destino. E' in arrivo l'inverno e con lui il silenzio e il freddo
della neve che tutto copre, anche la pianta. Piccolo topo con gli
altri amici animali esprimono il desiderio di ritrovarla alla
primavera successiva. Accadrà?
Il
colore in un libro un po' come la musica in un film: agisce sulle emozioni. E' dalla metà dell'Ottocento che i pittori lo teorizzano.
Lo
stesso si può dire della luce.
Britta
Teckentrup lo sa e nei suoi libri se ne serve spesso e volentieri.
Su
un testo esile che racconta il percorso faticoso di un seme, più
lento di altri, verso il suo diventare pianta, l'elemento che
colpisce è l'impatto forte che proprio il colore e la luce - molto
più che parole, disegno o composizione - hanno anche a livello
narrativo.
Un
bambino, anche nel silenzio delle parole, sarebbe in grado di leggere
la luce e sentire il suono dello scorrere delle stagioni, il
passaggio dall'ombra attutita di un sottobosco, alla luce piena di un
prato illuminato dal sole e brulicante di piccoli suoni emessi dalla
miriade di animaletti che ronzano. Nei toni caldi del marrone coglie
invece l'autunno e nei toni freddi dell'azzurro e del grigio
percepisce le intemperie in arrivo: il suono della pioggia, il soffio
del vento teso e infine la neve che porta il silenzio, attutendo i
suoni e le forme, coprendo entrambi.
In
questo senso, i libri di Britta Teckentrup possono essere
considerati, nella maggioranza dei casi, come esperienze estetiche
dello sguardo: una sorta di percorso verso il riconoscimento e
apprezzamento della bellezza.
Il
suo metodo compositivo, non dissimile da quello che ha utilizzato
Eric Carle anche se con risultati ben diversi già negli anni
Sessanta, si basa sulla realizzazione di veri e propri pattern di
colore, quindi ritagliati e ricomposti, e qui sta la differenza con
Carle, per poi essere rielaborati al computer. Circostanza che le
permette di sovrapporli, una volta passati allo scanner e
rielaborati, su un unico livello in modo da ottenere quel particolare
affetto 'nebbioso' che rappresenta una sorta di sua firma.
Si
riconferma la sua predilezione per la creazione di scenari in ombra,
ombra che qui più che altrove vediamo in dialogo con il suo
opposto, la luce.
Entrambe
protagoniste assolute, questa volta dichiaratamente, anche nella
costruzione narrativa.
Dei
colori 'emotivi' la prima cosa che l'occhio percepisce è la sagoma
e, solo in un secondo momento, l'occhio va a indagare il dettaglio
che è sempre molto puntuale: le farfalle.
E
in un terzo momento ascolta le parole che raccontano di un ciclo
naturale e nel contempo di una difficoltà superata, grazie a una
squadra di supporto.
E a
proposito di questo, accanto all'indubitabile valore estetico che ti
colpisce all'istante, forse val la pena fermarsi a guardare anche il
senso ultimo di questo racconto. La tenacia per uscire dall'ombra e
trovare il proprio posto al sole è una questione, ma il farlo in
ritardo, con un ritmo diverso da quello comune è una questione
ulteriore da mettere in circolo. Ma ancora, per farlo occorre
l'impegno e il sostegno di tanti. Diventare grandi è un percorso
personale sul quale però ha importanza anche il contributo degli
altri. E dimostrare riconoscenza per questo è ancora un tema.
E
ultima ma non ultima forse è possibile fare anche una riflessione su
come la Natura abbia leggi severe, ma nel contempo abbia in sé una
potenza enorme che è all'origine della vita (vita che se è anche
protetta con cura diventa più facile) e alla sua lotta per morire
quando è il tempo giusto per farlo.
Carla
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