venerdì 30 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA VITTORIA DEL GATTO ALQUANTO BRUTTINO

Milioni di gatti, Wanda Gág (trad. Cristiana Rocchi)
Elliot 2016

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Gatti qui, gatti lì
gatti e gattini ovunque,
centinaia di gatti, migliaia di gatti,
milioni e milioni di gatti.
'Oh!' esclamò pieno di gioia l'uomo molto vecchio. 'Ora posso scegliere il gatto più carino e portarlo a casa con me!' Quindi ne scelse uno."


L'uomo vecchio è in cerca di un gatto perché la sua vecchia moglie ha espresso il desiderio di averne uno per addolcire un po' la solitudine della loro vita. Il vecchio però è di fronte al dilemma della scelta. Nella collina ricoperta di gatti che ha appena raggiunto i gatti sono innumerevoli e se il primo gli pare carino, lo stesso può dirsi per il secondo, il terzo fino all'ennesimo che incontra andando avanti sulla sua strada. Non sapendo (o non volendo) scegliere, decide di portarli indietro tutti. Al loro passaggio prosciugano uno stagno per la sete, e mangiano tutti i ciuffi d'erba per la fame. Arrivato a casa con la moltitudine di gatti, la saggia maglie gli fa presente che mai e poi mai avrebbero potuto tenerli tutti con sé.


E la scelta che lui avrebbe dovuto fare sulla collina dei gatti, va fatta ora, prima di essere fagocitati essi stessi.
Scegliere è difficile e prevede un'assunzione di responsabilità, così i due vecchi decidono che potrebbero essere i gatti stessi a decidere tra loro chi sia il più carino.
Una vera gazzarra tra i milioni di gatti costringe i due vecchi a ritirarsi in casa. Ma dopo il baccano furioso scende il silenzio: nessuna traccia di gatti rimasti... Forse.


Un quesito filosofico non da poco quello che i due vecchi hanno posto ai gatti.
Una domanda che forse non ha una sua risposta univoca, ma che certamente ne genera altre, ancora più intriganti.
Che cosa è il bello? Esiste un unico bello, o ognuno elabora il suo? Ci può essere qualcuno che stabilisce le regole per dire che una cosa può considerarsi bella? Il bello è una cosa che si ferma alla propria forma o è qualcosa che riguarda anche lati nascosti alla vista? E ancora: E' vero che le cose belle hanno a che fare con la felicità? Sono belle perché ci rendono felici? Oppure noi siamo felici perché loro sono belle?
Non rimane che mettersi lì a discutere con il rischio di litigare a morte come hanno fatto i gatti.
Non sarà un caso che questo libro dal 1928 non ha mai interrotto le sue pubblicazioni. E non sarà un caso che abbia vinto il Newbery Honor a un anno dalla prima pubblicazione e il Lewis Carrol Shelf Award ancora a una trentina d'anni di distanza.
Fin dall'inizio questo libro ha sbandierato le sue evidenti e numerose qualità.
Nel contenuto che, per il carattere universale e atemporale del tema, è assimilabile a molte fiabe classiche.
Nel testo che si presenta così musicale, pieno di rime interne e raffinate scelte lessicali (in questo la traduzione fatta da Cristiana Rocchi è accuratissima e rispettosissima, nell'uso parsimonioso della parola 'bello' intorno a cui tutto ruota, un po' meno, anche se si intuisce la ragione, nell'aver addolcito l'originale inglese che narra la lotta tra gatti).
Nelle immagini che si dichiarano così innovative anche nei confronti del supporto stesso. Non si può non notare come Wanda Gág domini la pagina, anche doppia, come dimostrano le diverse soluzioni che adotta: testo e immagini su pagine distinte, pagine che contengono entrambi, immagini che superano serenamente la linea di cucitura, bozzetti di interni, sequenze che ricordano il fumetto. 


Infatti a Millions of Cats è stato riconosciuto il merito di essere il primo picturebook della storia.
Considerato il suo capolavoro, nonostante avesse realizzato anche altri libri per bambini, Million of Cats deve la sua qualità a due fattori principalmente: da un lato l'indubbio talento di questa grande artista dell'incisione e dall'altro la sua consapevolezza che il valore estetico di un libro si conferisce tout court. E' irrilevante che esso sia pensato per un pubblico di bambini o un pubblico di adulti perché la cura messa in ogni dettaglio, compreso il lettering disegnato a mano dal fratello, le faceva dire a proposito delle sue illustrazioni "as much a work of art as anything I would send to an art exhibition."


Già pubblicato in Italia nel 1945 (nel 2013 Trauben ne cura una edizione anastatica), Elliot lo rilancia in una bella operazione di 'recupero' di monumenti della narrativa illustrata per i più piccoli e le più piccole.
Evviva!

Carla



mercoledì 28 settembre 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SOLLECITAZIONI VISIVE

Come altre volte, mi concedo una divagazione in una categoria di libri che, nell'ambito del no fiction, non ha particolari scopi educativi: i libri gioco.
Norman Messenger lo conosciamo bene, il precedente Immagina..., è libro pieno di sorprese fatto apposta per coinvolgere il lettore in una serie di giochi visivi strabilianti. Con lo stesso editore, White Star kids, esce ora Alfabeto d'autore, novità fresca di stampa e dedicata, come dice il titolo, a una raffinata esposizione delle lettere dell'alfabeto. Eliminati i giochi cartotecnici, resta l'illustrazione a dover spiazzare e sorprendere i lettori più o meno giovani: le lettere si susseguono ordinate, costruendo nello stesso tempo una raffinata galleria di soggetti stravaganti, piegati all'esigenza di dar vita alle lettere. 


Ecco bruchi armoniosi, gatti grandi e piccoli, grifoni e levrieri, ma senza trascurare i lacci da scarpa. Il vero scopo non è certo quello di proporre un abbecedario, quanto rappresentare un oggetto tanto comune in modo originale, così come facciamo dando un senso alla forma delle nuvole. Come sempre Messenger è un abile giocatore, che mira a nascondere quello che vuole mostrare. Se ci si diverte e ci si incanta a sfogliare le pagine di questo libro, il miglior omaggio al suo autore è raccoglierne l'invito a trasformare quello che vediamo, per svelarne le forme nascoste.


Ma se si preferisce interagire più direttamente con il libro, ecco un'altra proposta, basata su una grafica accurata: Labirinti, di Théo Guignard, riprende una tipologia di libro-gioco assai frequentata, quella appunto dei labirinti e lo trasforma in un divertente esercizio grafico, che modifica anche sul piano stilistico gli scenari in cui si ambientano i percorsi. 


In un labirinto bisogna essere abili a trovare la strada per uscirne vivi: possiamo trovarci nella giungla, o in un futuro robotico, su una spiaggia assolata o in una grande superstrada; in ogni caso l'occhio è catturato da queste grandi tavole colorate e dettagliatissime. Ci sono, ovviamente, labirinti più facili o dei veri rompicapo, in ogni caso ci si diverte un mondo a cercare la via di fuga dal diabolico labirinto. L'autore si sbizzarrisce a creare effetti ottici, a mescolare pixel con delicati paesaggi urbani. Per fortuna, in fondo al volume sono debitamente riportate le soluzioni dei giochi.


Se il libro di Messenger è praticamente senza età di riferimento, anche se ha una grafica che piace soprattutto ai più grandi, per il libro di Guignard la lettrice e il lettore ideali hanno almeno otto, nove anni, fermo restando l'interesse di un pubblico ben più esteso.


Entrambi i libri rappresentano validi esempi di come libri assolutamente tradizionali possano essere trasformati e rielaborati con una grande attenzione all'aspetto grafico e alla qualità dell'illustrazione. Per il divertimento di grandi e piccoli.

Eleonora

“Alfabero d'Autore”, N. Messenger, White Star kids 20016
“Labirinti”, T. Guignard, Gallucci 2016


lunedì 26 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SORRISO DELLO YETI...

Lady Agata e i tanto abominevoli yeti gentili, Eva Ibbotson 
(trad. Alessandro Peroni)
Salani, 2016


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"...e Agata non aveva paura. Così si alzò e si diresse con la massima tranquillità verso lo yeti. Poi si chinò in avanti e gli appoggiò la mano sul braccio, sprofondando fino al gomito nel pelo lungo, fresco, setoso e pungente: un oceano di pelo.
Lo yeti allungò la testa verso la ragazza, soffiò delicatamente per scostrasi il pelo dal viso...e Lady Agata divenne il primo essere umano a vedere in faccia uno yeti."

Lady Agata Farlingham, figlia di un conte inglese celebre cacciatore di piante, si trovavava con suo padre sul Nanvi Dar, durante una delle sue tante spedizioni scientifiche. E fino a poco fa dormiva pacifica nella sua tenda quando un esemplare di maschio adulto di yeti l'ha prelevata con l'intento di affidarle la cura e l'educazione di una piccola masnada di giovani yeti, i suoi piccoli. Rimasti orfani di madre. Lady Agata è una ragazzina di animo nobile e non può assolutamente sottrarsi a questo compito. Quei tre piccolini hanno bisogno di lei (e forse anche papà yeti, e nonna e zio Otto, gli altri tre adulti di quella famiglia).
Partendo dalla constatazione diretta che gli yeti non sono terribili come la leggenda narra, Lady Agata decide di rimanere con loro. A chi la cerca invano senza sapersi spiegare la sua sparizione, non resta che un calzino azzurro, perduto la notte del rapimento....
Gentilezza, affetto, cura, attenzione, dedizione e una certa fermezza da istitutrice inglese fanno sì che in breve Lady Agata ottenga grandi risultati dai suoi tre piccoli e anche immensa gratitudine da parte di papà yeti che in lei dimostra sconfinata fiducia. Ora i piccoli sanno parlare, sanno comportarsi educatamente e soprattutto, assecondando la loro indole pacifica, diventano fenomeni di gentilezza. Tutto quello che sanno, lo debbono a lei.
Tutto sarebbe andato avanti così bene per l'eternità, se non che arrivò l'imprevisto: nonostante gli yeti abitassero in una valle sconosciuta, la loro presenza fu notata da uomini sempre in caccia di fenomeni. Agata sa che per la sua famiglia di yeti sarebbe stata la fine. La soluzione che la vecchia signora propone è quella di affidarli a Ellen e Con, due intrepidi ragazzini, perché li portino in salvo nella sua tenuta di Farley Towers nell'Hampshire. Agata non andrà con loro, troppo vecchia. E non partirà neanche papà yeti, per starle accanto fino al suo ultimo respiro. E' un debito di riconoscenza che ha veros di lei che così tanto ha fatto per la famiglia adottiva.
Da qui comincia la rocambolesca avventura di cinque yeti di età differenti, due ragazzini, un camionista coraggioso e uno yak, diversamente furbo.

E' quasi un'ovvietà dire che i libri di Eva Ibbotson siano bei libri, ma questo in particolare, pubblicato postumo, si distingue per saper infondere nei lettori e nelle lettrici un senso di appagamento diffuso.
Fin dalle prime pagine in cui ci si trova catapultati come se nulla fosse, in uno scenario piuttosto inverosimile, si partecipa con trasporto al percorso educativo dei piccoli da parte di Lady Agata. Ci si intenerisce per le abitudini che prendono i piccoli, ma nello stesso tempo, senza parere, ci si trova di fronte a un modello pedagogico che dovrebbe far ragionare piccoli e grandi. In questa prima porzione di storia, la parte che di più ho amato del libro, i confronti con alcuni capisaldi della letteratura classica britannica dei primi del Novecento mi è parso immediato: un po' Wendy e un po' Mary Poppins, Lady Agata è la vera protagonista del racconto, anche se da prima di pagina 50 esce formalmente di scena. Nel prosieguo della storia, dove parte il romanzo di avventura vero e proprio, lei è sempre nell'aria: resta di lei l'insegnamento, i principi, i valori e il ricordo indelebile di una persona che ha contato nella vita di tutti loro.
Questa capacità di dare spessore al tema del ricordo di chi non c'è, del legame che va al di là del tempo e dello spazio, è palpabile sulla pagina e forse è il naturale riflesso di un suo personale stato d'animo alla morte del marito Alan, con cui aveva trascorso felicemente cinquant'anni della propria esistenza.
Nel racconto della fuga verso la salvezza in Inghilterra ritroviamo la Ibbotson 'vecchia maniera', ovvero creatrice di mondi paradossali, divertenti, ironici. Ma anche qui corre sottotraccia una riflessione sul tema del perseguitato in cerca di un posto dove stare. Ebrea di nascita, viene facile stabilire un nesso tra gli yeti chiusi nel camion e i carri bestiame, ma ancora di più può leggersi come una sorta di premonizione di quello che la realtà quotidiana ci racconta riguardo all'esodo dei migranti dal Sud del mondo verso il Nord.
In qualche modo sovrapponibile il suo racconto sulla cella frigorifera del camion che sta introducendo illegalmente in Inghilterra un gruppo di yeti con i racconti di chi un viaggio del genere lo ha fatto davvero.
Il divertimento, il gusto per l'assurdo, l'ironia, l'avventura pura, come pure la freschezza della scrittura (un applauso a scena aperta a Peroni che l'ha tradotta da par suo) sono elementi costanti nei libri della Ibbotson, e sono forse la parte che di più colpisce, ma altrettanto costantemente le va riconosciuto il merito di saper creare un intreccio sotterraneo di temi importanti ogni volta che ci racconta una storia.

Carla

Noterella al margine: che inutile viluppo il titolo italiano se messo a confronto contro l'efficacia della sintesi in  inglese The abominables!

venerdì 23 settembre 2016

FAMMI UNA DOMANDA!


ATLANTI E ANCORA ATLANTI


In realtà parliamo di Atlanti di animali, soggetto sempre molto amato da bambine e bambini. Coerentemente con la recente produzione editoriale, da Electa Kids esce un nuovo libro illustrato, di grande formato, dal titolo calzante Grande Atlante degli animali, con i testi di Emily Hawkins e Rachel Williams e le illustrazioni di Lucy Letherland. Il titolo originale, Atlas of Animal Adventures, della britannica Aurum Press del gruppo Quarto, rende meglio del titolo italiano le caratteristiche di questo volume: raccontare gli animali, continente per continente, paese per paese, attraverso le loro azioni, predazioni, migrazioni, corteggiamenti, costruzioni. Curiosamente, dalla copertina italiana spariscono i nomi delle autrici dei testi, come se l'unica cosa importante fossero le illustrazioni di Lucy Letherland, che con Rachel Williams aveva già firmato il precedente Atlas of Adventures, pubblicato in Italia due anni fa col titolo Grande Atlante delle Avventure.


Emily Hawkins è un'importante autrice inglese di testi di divulgazione e la sua firma, in questo nuovo volume, attesta la qualità delle informazioni che, come nella più recente tendenza nei testi non fiction, sono inserite direttamente all'interno delle immagini. La struttura del libro è scandita dall'esplorazione dei vari continenti, con una grande tavola sinottica in cui si preannunciano i temi che saranno affrontati nelle pagine seguenti: viene scelto un animale per ciascun paese trattato e anche qui abbiamo grandi tavole, che occupano ogni volta due pagine affiancate, all'interno delle quali viene rappresentato un aspetto della vita animale. 


Vediamo ad esempio l'attraversamento del fiume Mara in Kenya da parte di immense mandrie di gnu e di altri erbivori in cerca di pascoli, o le iguane delle Galapagos che riposano al sole. All'interno della medesima tavola sono rappresentati anche altri animali, raccontati da brevi didascalie. In circa ottanta pagine sono descritti ambienti diversissimi e aspetti noti e meno noti della vita animale, ovviamente con una selezione molto stretta: si tratta di una trentina di capitoli in cui viene condensato il maggior numero possibile di informazioni. Le illustrazioni della giovane e brava Lucy Letherland garantiscono un efficace colpo d'occhio iniziale, un teatro virtuale in cui vediamo avvenire molte azioni, alcune realistiche, altre improntate all'ironia. 


Il divertimento di lettrici e lettori, a partire dai cinque anni, sta proprio nello spulciare l'immagine alla ricerca di notizie e di immagini scherzose, con gli animali umanizzati che fanno la siesta o pescano all'amo.
Quello che riconduce tutto ad una visione unitaria del mondo animale, è proprio la precisione e la semplicità del testo, cui potrebbe seguire, per i curiosi insaziabili, un eventuale approfondimento.


Ancora un repertorio di animali e piante, questa volta più circoscritto, con L'inventario illustrato della montagna, dedicato, come dice il titolo, ad un ecosistema specifico, limitato al continente europeo. Come per i precedenti inventari, pubblicati sempre da L'Ippocampo junior, le autrici sono Virginie Aladjidi e la brava illustratrice Emmanuelle Tchoukriel. La carrellata di schede alterna soggetti animali e vegetali dedicando pagine interessanti ai mammiferi selvatici, fra cui non possono mancare orsi e lupi, caprioli e stambecchi, poi agli alberi, agli insetti, ai muschi e licheni; sono presenti anche le schede di alcuni mammiferi domestici, legati all'allevamento. Mi sembra interessante dedicare attenzione non solo alle creature più note, ma anche a componenti minori, come le piante del sottobosco o i muschi di cui si nutrono in inverno gli erbivori. 


In questo modo si costruisce un'immagine più articolata dell'ecosistema descritto, osservato da punti di vista differenti. Le illustrazioni della brava Tchoukriel appartengono a pieno diritto alla tradizione del disegno naturalistico, fatto di accuratezza e attenzione ai dettagli, pur senza togliere nulla al senso di stupore con cui guardiamo al mondo naturale. La serietà e la precisione del testo rendono il libro apprezzabile anche a lettrici e lettori un po' più grandi, fino ai sette, otto anni.


Non posso che continuare a sottolineare come a fronte di produzioni così interessanti e ben confezionate, come quelle di cui vi ho parlato, continuano ad esserci inspiegabili lacune nell'editoria dedicata alla divulgazione. Va sottolineato, però, che la qualità di queste produzioni, come di quelle di cui ho recentemente parlato, è indiscutibile e arricchisce sensibilmente il catalogo dei libri non fiction a disposizione di bambine e bambini.

Eleonora

“Grande Atlante degli animali”, E. Hawkins, R.Williams, L. Letherland, Electa kids 2016
“Inventario illustrato della montagna”, V. Aladjidi e E. Tchoukriel, L'Ippocampo junior 2016



mercoledì 21 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA SECONDA POSSIBILITÀ


Il mostro di Jacob, Eric A. Kimmel, Jon J. Muth (trad. Rosanella Volponi)
La Giuntina 2016

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Jacob non si comportava sempre bene. È vero: le sue colpe non erano gravi. Si trattava di piccole, comuni trasgressioni: una promessa non mantenuta,il perdere la pazienza senza alcun motivo, qualche piccola bugia qua e là.Ma diversamente dalle altre persone Jacob non si pentiva mai di ciò che faceva. Non si scusava mai e non chiedeva perdono a nessuno. "

Ma Jacob aveva un altro cruccio. Lui e la sua brava moglie non avevano figli. Così decisero di farsi aiutare da un rabbino, un saggio, un uomo giusto. 


Il fatto è che Jacob si comportò senza la minima gentilezza anche con il vecchio. D'altronde Jacob non si faceva troppi scrupoli di coscienza: si liberava ogni venerdì senza alcun rimorso dei suoi errori, spazzandoli via nella sua cantina, e poi una volta all'anno, in occasione del Capodanno, li riuniva tutti in un grande sacco e li trascinava al mare, per poi abbandonarli nell'acqua.


Il saggio, nonostante i modi rudi di Jacob, decise di assecondare il desiderio della moglie e dopo un anno arrivarono due gemelli. Ma come sempre accade, mise sull'avviso Jacob che se avesse continuato a comportarsi così, sarebbe avvenuto il peggio. Il mare non avrebbe più sopportato e allo scadere dei cinque anni si sarebbe vendicato...


La seconda possibilità Jacob la seppe cogliere, fortunatamente. Seppe, anche se in extremis, provare un vero dispiacere per tutte le piccole cattiverie accumulate negli anni e buttate nel mare. E seppe essere generoso. Seppe strofinare la sua anima fino in fondo, lavandola da ogni vecchia e cattiva abitudine. La pulì così come la pioggia lava l'acqua del mare.


Migliorare si può. Magari se ne è capaci solo di fronte al disastro che sta per investirci, ma anche solo a un minuto prima della fine, possiamo decidere di cambiare strada.
Leggenda della tradizione chassidica, Il mostro di Jacob, come si apprende leggendo la nota dell'autore che chiude il libro, affonda le sue radici in diverse tradizioni ebraiche, prima fra tutte quella di riunirsi sulla riva del mare per recitare versetti che riguardano il pentimento e il perdono.
Se da un lato a questo racconto vanno riconosciuti alcuni caratteri precipui delle narrazioni ebraiche, prima fra tutte l'ironia, dall'altro il tema trattato valica questi confini e diventa universale, nella sua saggezza.
Ed è in questo che riconosco il suo più grande merito. Jacob è specchio di una porzione di umanità. E la sua storia appare 'trasparente' per chiarezza e semplicità di esposizione. 
Chiarezza e trasparenza, così come sottile ironia, le riconosco allo stesso modo nelle tavole ad acquerello di un grandissimo talento dell'illustrazione, per la prima volta qui pubblicato in Italia.
Artista statunitense, Jon J. Muth, ha collezionato finora una valanga di prestigiosi premi, tra cui anche il Caldecott Honor per il suo Zen Shorts. Musicista, scultore e pittore, si guadagnava da vivere come fumettista, ma alla nascita dei suoi figli, dichiara di aver avuto d'improvviso una diversa visione del mondo che negli albi illustrati ha trovato esito naturale e felicissimo.


Pieno di attenzione per i dettagli e allo stesso tempo sintetico -al pari del testo- Muth domina la tecnica dell'acquerello (e delle ecoline) come di rado si è visto. Meno fiabesco della Zwerger, ma almeno altrettanto talentuoso, dimostra una sensibilità per lo spazio scenico, per l'aria di cui circonda ogni figura e ogni ambiente che 'riempie di vuoto' luminoso (o forse di silenzio) lo sguardo dell'osservatore. La sua approfondita conoscenza e diretta relazione con certa arte giapponese mi pare abbia molto a che fare con questa rarefazione diffusa.
Constatato tutto ciò, non resta che rendere merito a Giuntina di aver 'importato' un autore di questo calibro al di qua delle Alpi.
Con la speranza che finalmente anche l'Italia si accorga di lui.

Carla

lunedì 19 settembre 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SE FAITH NON E' UNA 'BRAVA RAGAZZA'


La protagonista di L'albero delle bugie è una ragazza 'tosta', costretta a confrontarsi con il rigido conformismo vittoriano: è la figlia del Reverendo Sunderly, studioso di scienze naturali, angosciato dallo sconquasso culturale e teologico prodotto dalla pubblicazione de L'Origine delle specie. L'interpretazione letterale della Bibbia, cui si faceva riferimento per spiegare la storia del mondo, era messa radicalmente in discussione dall'evoluzionismo darwiniano. In questo accanito dibattito, rivestono un ruolo importante le scoperte di reperti fossili, testimonianza di forme viventi antichissime ed estinte.
Il Reverendo Sunderly ha compiuto per questo motivo numerosi viaggi, da cui ha riportato importanti reperti, che gli hanno dato fama internazionale. Fino a quando non si diffonde la voce che si trattasse di falsi. In fuga dalle maldicenze, l'intera famiglia si rifugia sull'isola di Vane, dove il capofamiglia trova la morte in circostanze misteriose.
Faith adora il padre, soffre tremendamente per i legami convenzionali che le impediscono di seguirlo nelle sue esplorazioni e nei suoi studi. Detesta cordialmente la madre, ingabbiata nel ruolo di padrona di casa, come vuole l'educazione vittoriana, attenta alle formalità e alle convenzioni più che ai sentimenti autentici.
Poco prima di morire il padre coinvolge Faith in una spedizione notturna in una grotta marina, al cui interno viene nascosta una pianta che cresce al buio, e non è casule: si tratta dell'albero delle bugie, misterioso vegetale che si nutre delle umane menzogne, svelando, in cambio, qualche brandello di verità. Tale pianta è il principio e la fine di una serie di eventi drammatici, da cui Faith uscirà profondamente cambiata.
E' proprio il personaggio della protagonista a rappresentare l'aspetto di maggiore originalità di questo romanzo. Faith non è una 'brava ragazza', dai buoni sentimenti e dalla limpida onestà. Per raggiungere il suo scopo, smascherare il responsabile della morte del padre, è disposta a qualunque cosa, a diffondere menzogne pericolose, a ignorare volutamente le conseguenze delle sua azioni sui destini delle persone a lei vicine, scatenando una serie di eventi dagli esiti drammatici. Ma proprio per questo è un personaggio notevole, motivato più dalla rabbia che da nobili ideali di giustizia; è una ragazzina forte, decisa, convinta del proprio diritto a far parte del mondo della conoscenza.
Nel movimentato finale i ruoli si ribaltano, i personaggi maschili mostrano tutta la loro pochezza, le miserie, le millanterie, il cinismo, gli inganni. E quelli femminili assurgono a un imprevedibile splendore, pur nelle ambiguità e nelle crudeltà. Donne capaci di coltivare il desiderio di vendetta per anni, per poi metterla in pratica meticolosamente; oppure, capaci di nascondere i propri reali sentimenti e di sopravvivere nel mondo maschile che le vuole ubbidienti e sottomesse. Donne impavide al di là dell'apparenza, dei veli di tulle e delle crinoline. Molto lontano dalle ambientazioni di L'evoluzione di Calpurnia, ragazzina circondata da autentici affetti familiari, L'Albero delle bugie è un ritratto impietoso e durissimo della famiglia vittoriana. L'autrice, Frances Hardinge, non perde occasione per sottolineare lo squallore dell'ambiente familiare e sociale basato sul conformismo. Le sue descrizioni costruiscono una cupa atmosfera in cui le oscurità e le nebbie nascondono il ribollire delle umane passioni.
E' una lettura impegnativa, densa, con una certa tensione e qualche momento horror; la suggerisco caldamente ad adolescenti, o quasi, che vogliano mettere in discussione la corrente immagine della femminilità.

Eleonora

“L'albero delle bugie”, F. Hardinge, Mondadori 2016


venerdì 16 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ATTENTI ALL'AMBIGUO COCCODRILLO

Chi ha il coraggio? Silvia Borando
Minibombo 2016




ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"Esce dopo
un acquazzone,
lascia tracce
sul balcone.
Chi ha il coraggio
di toccare ...questo molle lumacone?

È verdognolo,
è bavoso,
fa ribrezzo
anche a riposo.
Chi ha il coraggio
di baciare... questo rospo assai rugoso? "

Non mi pare ci siano dubbi sulla direzione che questo libro prende: non c'è una storia, ma un pericoloso crescendo di incontri terrificanti.
Dalla lumaca molliccia si arriva al dentuto piranha, passando per cinghiali dalle froge verde acido.



Come la maggior parte dei libri Minibombo, questo libro avrà successo. Anzi magari proprio un gran successo. E soprattutto lo avrà in nome dei temi trattati, ovvero le due grandi emozioni intorno a cui tutto ruota: la curiosità e il ribrezzo. Di fronte a entrambe occorre avere proprio quel coraggio cui si allude fin dalla copertina.
E i bambini e le bambine vanno pazzi per entrambi.
E come se non bastasse, altro motivo che contribuirà al suo successo sta nel fatto che i ragni, i millepiedi, i rospi, i coccodrilli e i serpenti a sonagli sono fluo su un fondo drammaticamente e inesorabilmente nero. 


Impossibile non notarli. Sembrano insegne luminose di se stessi.
E i bambini e le bambine vanno pazzi i colori sgargianti e anche per il nero (che nei libri troppo spesso viene loro negato).

Come la maggior parte dei libri Minibombo anche questo libro presuppone una lettura condivisa e una interazione forte tra lettore e ascoltatore.
Pagina dopo pagina, si ripropone la sfida - sempre rigorosamente legata a una esperienza sensoriale - con un ritornello che è sostanzialmente identico: chi ha il coraggio di baciare...chia ha il coraggio di toccare...

Come la maggior parte dei libri Minibombo anche Chi ha il coraggio? è pensato per i più piccoli, per colmare almeno un po' la penuria di libri concepiti espressamente per loro. E come è accaduto spesso nei libri di questa piccola ma gagliarda casa editrice l'impostazione del disegno è connotata sotto il profilo grafico, pur riuscendo a mantenere un segno che rimane molto leggibile anche per sguardi alle prime esperienze di lettura di immagini.
Come in molti libri per i più piccoli è presente il cucù da una pagina all'altra. E accende la curiosità. Laddove c'è la domanda con il testo descrittivo, appare solo una minima porzione dell'animale in questione che si svela completamente - con immagine e definizione - solo nella pagina successiva. E arriva il ribrezzo.

Anche per quello che riguarda i testi, si nota un'attenzione alla musicalità data dalla rima, ma nello stesso tempo si percepisce una cura che allontana diminutivi, vezzeggiativi o bamboleggiamenti linguistici deprecabili, anzi al contrario pesca in un lessico piuttosto ricercato 'si nasconde tra gli arredi, quando c'è non lo prevedi', oppure È pungente e ben dentato, sta in un buio scantinato. 


Nessuno può resistere a un lesto millepiedi o a un ambiguo coccodrillo.

Carla

mercoledì 14 settembre 2016

FAMMI UNA DOMANDA!


ANIMALI STRAORDINARI



Se vi è piaciuto Animali selvaggi, o avete apprezzato Sei zampe, non potete che apprezzare Animali straordinari , collana dell'editore galiziano Kalandraka, ora arrivata nelle nostre librerie grazie a Kalandraka Italia, con il primo volume, Bocche. Gli autori sono un naturalista, esperto di tematiche ambientali, Xulio Gutierrez, e un illustratore naturalista, Nicolas Fernandez.
La collana in questione ha delle caratteristiche particolari, una, evidente, consiste nel rifuggire l'illustrazione fotografica: quindi gli animali e i loro ambienti sono rappresentati solo dai perfetti disegni di Gutierrez. In secondo luogo, non si segue un'esposizione tassonomica, né per ambienti, ovvero ogni volume monografico sceglie e sottolinea un aspetto della vita animale, le bocche, gli occhi, le capacità di costruire o mimetizzarsi. All'interno del singolo libro, vengono rappresentati in realtà pochi animali, rispetto al numero delle specie viventi, cercando di dar conto delle diversità fra gli animali che vivono in acqua o sulla terra, ai poli invece che nella savana africana.


Il tema del primo volume dedicato alle bocche parte dal giusto presupposto che niente è più indispensabile, per sopravvivere, di un efficiente apparato dedicato all'alimentazione: mangiare è importante quanto non essere mangiati.


All'inizio del volume è comunque riportata la classificazione del regno animale, in modo che il lettore curioso, o pignolo, sappia orientarsi nelle schede seguenti.
Poi, di ciascun animale viene rappresentata la collocazione geografica, la dimensione e l'appartenenza a questo o quel genere; ma il pezzo forte sta nella descrizione delle sue modalità di alimentazione: del formichiere, ad esempio, viene descritta l'efficacissima lingua, che riesce ad insinuarsi nei formicai, acchiappando un numero altissimo di formiche, senza per altro distruggere l'intera costruzione. 

 
Seguono le schede relative a numerosi predatori, più o meno feroci, dai piranha ai coccodrilli, dai 'vampiri' alle megattere. La scelta dei diversi soggetti risponde sia ai criteri sopra ricordati, di rappresentatività di un ecosistema o di un altro, ma ovviamente anche alla particolarità delle diverse modalità di alimentazione: la bocca del fenicottero, che funziona come una pompa, o la bocca di una stella marina, sono sicuramente esempi che possono colpire la fantasia dei giovani lettori.
Il testo breve, che descrive le abitudini alimentari dei diversi animali, è semplice e chiaro, senza per questo rinunciare alla precisione; questa è una tipologia di libro che piace a quelle bambine e bambini, intorno ai sei sette anni, che amano farsi guidare dalla curiosità, magari sentendo meno il desiderio di dare un ordine al mondo: si mettono a confronto gli animali, la loro potenza, l'intelligenza, la fame primordiale e chi più ne ha più ne metta, costruendosi un proprio bestiario, fatto di realtà, ma senza disdegnare la fantasia.


Bocche, come anni fa lo strepitoso Un gorilla. Un libro per contare, di Anthony Browne, pubblicato proprio da Kalandraka, rappresenta uno dei filoni più stimolanti dell'illustrazione didattica o divulgativa, senza nulla togliere al valore della fotografia naturalistica, forse oggi troppo trascurata nei libri per ragazzi.
Ci auguriamo di vedere in Italia anche i volumi successivi di questa collana, che arricchisce un aspetto dell'editoria per ragazzi, quello della divulgazione, che merita maggiore attenzione.

Eleonora

“Bocche. Animali straordinari”, X. Gutierrez e N. Fernandez, Kalandraka Italia 2016