LA SECONDA POSSIBILITÀ
Il mostro di Jacob, Eric
A. Kimmel, Jon J. Muth (trad. Rosanella Volponi)
La Giuntina 2016
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Jacob non si comportava sempre
bene. È vero: le sue colpe non erano gravi. Si trattava di piccole, comuni
trasgressioni: una promessa non mantenuta,il perdere la pazienza senza alcun
motivo, qualche piccola bugia qua e là.Ma diversamente dalle altre persone
Jacob non si pentiva mai di ciò che faceva. Non si scusava mai e non
chiedeva perdono a nessuno.
"
Ma Jacob aveva un
altro cruccio. Lui e la sua brava moglie non avevano figli. Così
decisero di farsi aiutare da un rabbino, un saggio, un uomo giusto.
Il fatto è che
Jacob si comportò senza la minima gentilezza anche con il vecchio.
D'altronde Jacob non si faceva troppi scrupoli di coscienza: si
liberava ogni venerdì senza alcun rimorso dei suoi errori,
spazzandoli via nella sua cantina, e poi una volta all'anno, in
occasione del Capodanno, li riuniva tutti in un grande sacco e li
trascinava al mare, per poi abbandonarli nell'acqua.
Il saggio,
nonostante i modi rudi di Jacob, decise di assecondare il desiderio
della moglie e dopo un anno arrivarono due gemelli. Ma come sempre
accade, mise sull'avviso Jacob che se avesse continuato a comportarsi
così, sarebbe avvenuto il peggio. Il mare non avrebbe più
sopportato e allo scadere dei cinque anni si sarebbe vendicato...
La seconda
possibilità Jacob la seppe cogliere, fortunatamente. Seppe, anche se
in extremis, provare un vero dispiacere per tutte le piccole
cattiverie accumulate negli anni e buttate nel mare. E seppe essere
generoso. Seppe strofinare la sua anima fino in fondo, lavandola da
ogni vecchia e cattiva abitudine. La pulì così come la pioggia lava
l'acqua del mare.
Migliorare si può.
Magari se ne è capaci solo di fronte al disastro che sta per
investirci, ma anche solo a un minuto prima della fine, possiamo
decidere di cambiare strada.
Leggenda della
tradizione chassidica, Il mostro di Jacob, come si apprende
leggendo la nota dell'autore che chiude il libro, affonda le sue
radici in diverse tradizioni ebraiche, prima fra tutte quella di
riunirsi sulla riva del mare per recitare versetti che riguardano il
pentimento e il perdono.
Se da un lato a
questo racconto vanno riconosciuti alcuni caratteri precipui delle
narrazioni ebraiche, prima fra tutte l'ironia, dall'altro il tema
trattato valica questi confini e diventa universale, nella sua
saggezza.
Ed è in questo che
riconosco il suo più grande merito. Jacob è specchio di una
porzione di umanità. E la sua storia appare 'trasparente' per
chiarezza e semplicità di esposizione.
Chiarezza e
trasparenza, così come sottile ironia, le riconosco allo stesso modo
nelle tavole ad acquerello di un grandissimo talento
dell'illustrazione, per la prima volta qui pubblicato in Italia.
Artista
statunitense, Jon J. Muth, ha collezionato finora una valanga di
prestigiosi premi, tra cui anche il Caldecott Honor per il suo Zen
Shorts. Musicista, scultore e pittore, si guadagnava da vivere
come fumettista, ma alla nascita dei suoi figli, dichiara di aver
avuto d'improvviso una diversa visione del mondo che negli albi
illustrati ha trovato esito naturale e felicissimo.
Pieno di attenzione
per i dettagli e allo stesso tempo sintetico -al pari del testo- Muth
domina la tecnica dell'acquerello (e delle ecoline) come di rado si è
visto. Meno fiabesco della Zwerger, ma almeno altrettanto talentuoso,
dimostra una sensibilità per lo spazio scenico, per l'aria di cui
circonda ogni figura e ogni ambiente che 'riempie di vuoto' luminoso
(o forse di silenzio) lo sguardo dell'osservatore. La sua
approfondita conoscenza e diretta relazione con certa arte giapponese
mi pare abbia molto a che fare con questa rarefazione diffusa.
Constatato tutto
ciò, non resta che rendere merito a Giuntina di aver 'importato' un
autore di questo calibro al di qua delle Alpi.
Con la speranza che
finalmente anche l'Italia si accorga di lui.
Carla
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