domenica 29 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN MORTE DI UN PAPA' - (COME POSSO DIRTI?)

IL TRENO, Silvia Santirosi, Chiara Carrer
Logos, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

Come posso dirti
che le persone che amiamo
muoiono, ci lasciano e vanno via?
Come posso dirti
che l'amore e la gioia fanno parte della vita
come il dolore e la tristezza?
Che esiste il rosso, il verde e il giallo,
ma anche il nero?
Come posso dirti tutto questo, bambina mia?




Come posso dirti? Sono due giorni che ci penso, a come si può dire. Penso alla mia piccola amica dalla lunga treccia che a otto anni, l'altro ieri, ha perso il suo papà.
Nel libro Il treno una bambina, che un po' le rassomiglia perché anche lei ha perso un genitore, ogni notte sogna un treno che la lascia a terra. Lei corre tirandosi dietro la sua pesante valigia, il treno è fermo, pare la stia aspettando, ma lei lo ha davanti ma non riesce a salire e il treno parte senza di lei. Tutte le notti la stessa delusione. 

Davanti a una finestra con un cielo stellato, la bambina racconta il sogno al suo papà (a lei è mancata la mamma) e gli indica anche una stella. Se chiude un occhio quella stella le sembra così vicina, ma non riesce a prenderla. Di nuovo irraggiungibile, come il treno.
Al padre nel libro, alla carissima mia amica riccia, il duro compito di dire ad una bambina che le persone che amiamo ci lasciano, muoiono, vanno via.
Il papà del libro racconta la storia di un cieco che ha sognato il bianco e va cercando di capire come è il colore bianco chiedendolo al suo vicino di casa. Il bianco è il colore del latte, il bianco è il colore della farina, il bianco è il colore della neve. Allora, pensa il cieco, il bianco è fresco come il latte, delicato come la farina, freddo e soffice come la neve. No, risponde il vicino, fresco è il latte e soffice è la neve. Sta qui il problema. Come posso descrivere qualcosa che non ha forma? Come posso vedere ciò che è invisibile? Eppure il cieco, tornando a casa, sorride perché ora sa di aver sognato il bianco.
Forse è proprio qui un tentativo di spiegare ad un bambino (ma anche a un grande, perché no?) l'improvviso passaggio dal corporeo all'incorporeo di un genitore. E' una stella che ci pare così vicina, che vediamo, ma che non ci è dato di toccare. E' un affetto che continua a esistere ma che non è fatto più di quotidiane e tangibili verifiche. E' un maglione abbondante che porta ancora la sua forma, in sua assenza, pur essendo vuoto. Ma se lo indossi, tu ci entri dentro e sei tu a dargli volume con il tuo esserci.


In un libro di poco più di quaranta pagine, la consolazione arriva prima, di quanto arrivi nella vita vera, e così la bambina, quella stessa notte sogna qualcosa di diverso: su quel treno finalmente riesce a salire.
Temo che alla mia amica dalla lunga treccia occorrerà più tempo, ma spero tanto che anche lei riesca a trovare consolazione e un giorno scopra una sua stella, irraggiungibile ma vicina, trovi in un cassetto un maglione che le faccia ritrovare slabbrature care e conosciute, riporti odori perduti. E dentro quel maglione intrufolarsi per dare forma e corpo a chi forma e corpo non ha più. Ma c'è.




Carla

Noterella al margine. Ora, nel silenzio, lascio parlare le toccanti immagini di Chiara Carrer.


venerdì 27 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

TI AUGURO TEMPO


CAVALIERE SOUVENIR, Lucia Scuderi
Artebambini, 2012

ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 5 anni)
"POESIA INDIANA. NON TI AUGURO UN DONO QUALSIASI, TI AUGURO SOLTANTO QUELLO CHE I PIÙ NON HANNO. TI AUGURO TEMPO PER DIVERTIRTI E RIDERE; SE LO IMPIEGHERAI BENE POTRAI RICAVARNE QUALCOSA. TI AUGURO TEMPO PER IL TUO FARE PER IL TUO PENSARE, NON SOLO PER TE STESSO, MA ANCHE PER DONARLO AGLI ALTRI. TI AUGURO TEMPO, NON PER AFFRETTARTI E CORRERE, MA TEMPO PER ESSERE CONTENTO."



Nei risguardi di copertina di questo libro, fitta fitta, scritta in bianco su fondo rosso, tutta a stampatello, si legge una poesia indiana sul tempo. Su un tempo per trovare se stessi, per crescere, per stupirsi, per fidarsi e non soltanto per guardarlo nell'orologio. Tempo per la vita.
Eustachio, lui, non ha mai tempo, è occupato in mille affari. Corre sul suo cavallo e quando questo si ferma per brucare, lui non può indugiare, ma deve proseguire.
Si arrampica a piedi e in tutta fretta su un gigante che lo invita a fermarsi. Impossibile, occorre andare. Anche quando incontra su un albero una bella ragazza che gli fa girare la testa, deve continuare in tutta fretta il suo percorso. 


Precipita in un fiume, ma non c'è tempo per nuotare, bisogna andare e andare. Davanti a un drago che lo asciuga e gli propone un'avventura, Eustachio non coglie l'occasione ed è di nuovo in cammino. Ormai è davvero molto stanco e vorrebbe un po' sostare, ma no continua a camminare. Ma come al solito succede, sono dei bambini a chiarire la questione: Ma dove corri, dove vai e cosa diamine cerchi? E così Eustachio finalmente si ferma, si siede a raccontare di giganti, donne belle e draghi, ma i bambini, eccitati da tanta avventura, si azano di scatto e lo trascinano con loro verso un nuovo gioco...non c'è tempo da sprecare.


Libro su un tema a me caro che mi ha conquistato per questo e per il fatto che è illustrato da Lucia Scuderi, i disegni della quale di solito mi piacciono. È curioso da dire, ma la cosa più bella, dal punto di vista del contenuto del libro, sono i suoi risguardi che contengono una poesia indiana che, come un mantra, rievoca il senso che ognuno di noi dovrebbe dare al proprio tempo.
Velocità, tempo, pausa, ricordo.
L'ultima tappa è proprio il ricordo, cui allude il nome del Cavaliere Souvenir, alias Eustachio, il quale si ferma alla fine del suo viaggio, per ricordare, 'souvenir' di cose trascorse. Ed è proprio quello che succede: una precipitosa corsa verso non si sa che cosa, per poi fermarsi a guardare indietro ciò che si è lasciato indietro.
Il percorso che il cavaliere, simbolo della velocità, intraprende lo porta a 'toccare', solo 'toccare' una serie di personaggi che invece varrebbe la pena di conoscere meglio, meriterebbero altra attenzione, altro tempo.
Lucia Scuderi si riconferma nel suo modo di disegnare. La sua scrittura in versi avrebbe richiesto forse maggiore meditazione. Come Eustachio, anche lei ha corso troppo, ma come Eustachio, alla fine del libro, avrebbe dovuto sedersi un po' più a lungo, a guardarsi indietro prendendo per sé un poco più di tempo...


Carla

mercoledì 25 aprile 2012


ANELLI DI PANE MAGICI o TARALLI

Che io faccia il pane in casa è cosa nota per chi mi conosce. Che io faccia panini diversi, a tema, ogni giovedì per i bambini di Altrondo, che è un piccolo circolo di lettori ostinati alla libreria Ponte Ponente di Roma, magari lo è di meno. Ma tant'è. Da ottobre, ho fatto già ventitrè incontri con almeno 15 tipologie di pane diverse da offrire a fine lettura. Va da sé che il pane ha in sé il sapore della fiaba appena letta. Per farvi capire, treccine di pane con fogliette di prezzemolo tritato per Prezzemolina, panini con lo speck per I tre porcellini, panini alle mele con Biancaneve, panini dolci all'arancio per Le tre melarance, panini giganti per Il gigante egoista, panini con le alici per La sirenetta e così via andare. Lo potete intuire che ormai le idee scarseggiano, anche se in alcuni casi, ho stupito anche me stessa per il colpo di genio avuto. Uno di questi è stato fare i taralli, ovvero anellini di pane, in occasione della lettura della Bella e la Bestia in cui l'anello è un elemento chiave per l'intera vicenda.

Ecco qui la ricetta.


Ingredienti:
500 gr di farina 0 (io ho usato una integrale bio ecc ecc.)
200 ml di vino bianco
125 ml di olio EVO
10 gr. di sale
10 gr. di semini (i miei preferiti sono quelli di finocchio, ma ai bambini quel giorno ho messo quelli di girasole tritati)

Mettete la farina settacciata in una ciotola e il sale nel vino perché si sciolga. Quindi versate i due liquidi, olio e vino nella farina e anche i semini e cominciate a lavorare finché non ottenete un impasto morbido, unticcio. Lavoratelo su una spianatoia per una decina di minuti e poi, a palletta, rimettetelo nella ciotola a riposare per mezz'ora almeno. Fate quindi dei tocchetti, più o meno di peso analogo (12/15 grammi è un buon peso), dell'impasto, arrotolateli a salsiccetta e chiudeteli con una bella ditata (o, per maggiore sicurezza, intrecciando l'impasto). A questo punto accendete il forno a 200° (non ventilato) e mettete sul fuoco un pentolone di acqua e quando bolle buttate dentro una dozzina di anellini per volta. Quando vengono a galla, tirateli su con una schiumarola e metteteli ad asciugare su un canovaccio steso. Vedrete che avranno assunto una consistenza gelatinosa: niente paura è regolare. Quando ne avrete cotti un tot, metteteli sulla leccarda del forno ricoperta di carta forno e cuoceteli per 25/30 minuti.
Dandoli ai bambini, ho detto loro di portarsene anche uno a casa e di metterlo sul comodino la sera per vedere se anche un anello di pane poteva funzionare magicamente come era accaduto con quello che la Bestia aveva dato a Bella, per riaverla con sé. Ma questa è un'altra storia...


Carla

Noterella al margine. Vorrei che notaste che bella collezione di ciotole greche possiedo. Lo devo alla generosità del professore e alla scarsa fantasia degli artigiani di Gortina, dove lui imperversa con le sue campagne di scavo. D'altronde, chi mi conosce bene sa che le ciotole sono un'altra mia enorme passione...

martedì 24 aprile 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


CATTIVI RAGAZZI

So che mi odierete, perché questa volta vi parlerò di ragazzi ‘difficili’, adulti inadeguati, storie drammatiche, ma anche di messaggi di speranza.
"Ero cattivo. Lo sapevano tutti, a scuola si parlava solo di me. Anche nel mio quartiere": con questo incipit fulminante si condensa il senso del primo libro di cui vi parlo.
  

Ero cattivo, di Antonio Ferrara, aperto da una bellissima citazione di Danilo Dolci: ‘c’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo del mondo, aperto a ogni sviluppo, ma cercando d’esser franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato’. Questa citazione illumina lo svolgimento di questa storia, dura ma positiva, che parte dal buio di un baratro in cui il protagonista precipita, in parte per caso, in parte per la sua vocazione ad essere ‘cattivo’. Angelo, questo è il suo nome, ha dodici anni, dodici anni pieni di rabbia, contro la famiglia, contro il collegio, contro la scuola, dove avviene il suo ‘crimine’. Viene messo in una comunità con altri tre ragazzi, sotto la guida di padre Costantino; qui viene a contatto con altre storie difficili, di violenza e di smarrimento. Inizia un percorso di ricostruzione di se stesso, spiazzato dallo sguardo sorridente (forse anche troppo) di padre Costantino. Passi avanti, amicizie nuove e importanti, un sogno da realizzare; ma anche cadute, fughe e la realtà inaccettabile del rifiuto. Dunque una descrizione realistica di quello che può essere chiamato disagio giovanile, degrado morale dell’ambiente in cui alcuni ragazzi sono costretti a crescere; solitudine e rabbia, terreno di coltura di comportamenti ‘devianti’. Il lato opposto, quello dell’adulto che interviene nel tendere la mano ad un ragazzo il cui destino sembra segnato, è forse un po’ troppo didascalico, un po’ troppo perfetto, anche se colpito dalle sue sconfitte. Forse troppo l’ottimismo ostentato, forse troppo idealizzato come figura salvifica, anche se mi sembra giusto proporre al giovane lettore la speranza di un’occasione di riscatto anche per il personaggio così chiaramente connotato di Angelo. 
Ambientazione del tutto diversa per Non abito più qui di Gabi Kreslehner, scrittrice austriaca: abbiamo a che fare con una giovane adolescente Susanne, coinvolta e travolta dalla separazione dei genitori; prima di tutto il traumatico trasloco, che significa abbandonare l’amata casa e cambiare quartiere e scuola; e poi fidanzati e fidanzate dei genitori, per non parlare di fratelli aggiuntivi. 

Tutto molto vicino alle comunissime esperienze di molti ragazzi di oggi, spesso lasciati soli ad affrontare cambiamenti di vita subiti in seguito ai cambiamenti di vita dei genitori. Non è che, in questo libro, gli adulti facciano una gran figura, concentrati come sono sui propri smarrimenti, inadeguati a svolgere il proprio mestiere di genitori. E devo dire che è una fotografia piuttosto fedele della realtà. In questo caso è l’amicizia e il consolidarsi di un amore a consentire alla giovane protagonista di costruirsi una propria via di fuga (letterale) da una situazione che sembra immodificabile. Forse alcuni genitori potrebbero trovare irritante vedere descritta, con occhi di adolescente, la difficoltà degli adulti a trovare il giusto metro, a pensare le proprie scelte tenendo conto del pensiero dei figli, che non ragionano affatto da adulti e che non intendono minimamente mettersi nei panni dei propri genitori.
Il rapporto fra una madre e la figlia è al centro dell’ultimo romanzo di Giusi Quarenghi, Niente mi basta: questa è una storia davvero difficile, perché raccontando, anche qui, il doloroso percorso di crescita di una ragazzina, affronta uno dei temi più delicati: il rapporto con il corpo, con il cibo e quel nodo così oscuro che la domanda inespressa, il desiderio impossibile di essere perfetta così come implicitamente richiesto da uno o entrambi i genitori. 

Il romanzo è un viaggio dentro un dolore sordo, difficile da dire in altro modo che non sia il tormento del corpo: mangiare, abbuffarsi fino alla nausea e vomitare; mangiare e vomitare continuamente, ma di nascosto, continuando a vedersi inesorabilmente imperfetta, costretta al confronto con un modello irraggiungibile. Un gioco crudele, inesorabile, di ferite reciproche, punizioni e autopunizioni, che fa del corpo una palestra di autocontrollo e uno strumento di ricatto. L’unica possibilità di salvezza e di riappropriazione di sé, è la lontananza, è l’amicizia, gli oracoli di una vecchia solo apparentemente svanita, un cane talmente fedele che può aspettarti anche per tutta la vita.
Lo ripeto, questo è un libro difficile, ma tremendamente vero: vero il dolore che racconta, vera la distanza che talvolta si crea fra madre e figlia, o forse una vicinanza eccessiva. Ci scommetto, le mamme che frequentano la libreria difficilmente compreranno questo libro, le figlie non so…

Eleonora

Una nota: Questo post lo dedico ad una maestra che per tanti anni ha insegnato in una scuola di ‘frontiera’, a San Basilio. Aveva deciso di chiedere il trasferimento, stanca di un lavoro da prima linea. Poi però ci ha ripensato ed è ancora lì, perché, così mi ha detto, non se la sentiva di abbandonare i suoi bambini ‘difficili’. E’ di persone così, di adulti così, che questi bambini, questi ragazzi hanno bisogno.

Ero cattivo”, A. Ferrara, San Paolo edizioni 2012
Non abito più qui”, G. Kreslehner, San Paolo edizioni 2012
Niente mi basta.”, G. Quarenghi, Salani 2012

lunedì 23 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL PESCE CONSAPEVOLE

IL MARE, Marianne Dubuc
LO Officina Libraria, 2012

ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 4 anni)

Un pesce rosso nuota nella sua boccia di vetro. 


Un gatto bianco e nero dai grandi occhi tondi e dal naso pendulo è in arrivo. Questi sono i due protagonisti la cui conoscenza avviene in una camera vuota con la finestra aperta. La zampa nell'acqua e un sorrisetto che si stampa sul muso del gatto fanno presumere il peggio per il pesce. Invece qui ha inizio un lungo percorso, a metà tra una fuga e un viaggio, puntellato di cose interessanti, la prima delle quali vede le pinnette del pesce allungarsi a tal punto da diventare ali. Ali che lo conducono fuori dalla boccia, fuori dalla finestra, sui tetti, tra i panni di un bucato, in un bosco pieno di uccelli, sulla luna, in una grotta. Dietro di lui, l'infaticabile gatto, che non si capisce se lo stia inseguendo o se, insieme o grazie al pesce, stia conoscendo il mondo. Il viaggio si conclude con una separazione: il pesce finalmente si tuffa nel mare, il gatto se ne guarda bene. A lui non resta che godersi dal molo un bel tramonto...


Libro senza parole che lascia, come spesso accade in questo tipo di libri, molti diversi percorsi interpretativi. Sa da un lato pare evidente che il pesce sia in fuga dagli artigli del gatto che vorrebbe mangiarlo, dall'altro, visto il rocambolesco giro che li porta addirittura sulla luna, il loro inseguirsi assume i connotati di un vero e proprio viaggio avventuroso. Se il pesce è in fuga, il gatto andandogli dietro scopre con rinnovato stupore un sacco di belle cose: passeggiare sui tetti o tra i fili del bucato, andar a caccia di pesci e ritrovarsi con piume di un uccello sul naso, camminare sulle stelle e da queste farsi portare sulla luna, fare l'autostop a una stella cometa per raggiungere di nuovo la terra. Lo sguardo sempre un po' stupefatto del gatto mi fa leggere la storia più come un'avventura e come una presa d'atto che girando tante cose strane ti possano capitare. La fuga verso la libertà da parte del pesce per il suo inseguitore diventa quindi esperienza formativa. E resta da chiedersi se il pesce ne sia in qualche misura consapevole.
Marianne Dubuc, questa giovane autrice canadese, conferma ancora una volta di avere buone idee e una matita molto felice. Ci aveva fatto divertire con il suo Il carnevale degli animali (La Margherita, 2011), in cui gli improbabili travestimenti degli animali erano fulminanti e coloratissimi. Qui invece il libro è rigorosamente in bianco e nero, ad accezione di pesce e uccelli nel bosco, che spiccano per un bel rosso acceso. Tutto rigorosamente disegnato e colorato a pastello, come potrebbe fare un bambino in un giorno di pioggia, il libro ha il suo appeal nella semplicità, nell'ingenuità e e nella freschezza del tratto, davvero molto vicino e assimilabile a quello di un talentuoso bambino disegnatore, ma anche nelle sempre diverse soluzioni che la Dubuc escogita per dare profondità alla pagine, e penso a quella con il bosco, a quelle con il cielo stellato o quella con la grotta.



Carla 

Noterella al margine. Ma guarda che bella società che hanno messo su gatto e pesce! Senza l'uno l'altro si sarebbe dovuto accontentare di una boccia di vetro dove girare in tondo per tutta la vita. E senza l'altro, l'uno sarebbe ingrassato a croccantini e il suo mondo sarebbe stato il divano...

sabato 21 aprile 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


Fra le novità de Il Castoro, assuefatto ai grandi numeri del Diario di una schiappa, ho scelto due illustrati molto diversi fra loro: Ti mangio dello scozzese John Fardell, è un classico illustrato, con una storia dal ritmo frenetico, che richiama alla lontana il Fortunatamente di Charlip: due bambini fanno una gita nel bosco e non avrebbero mai dovuto farlo, perché un Inghiottone dei boschi ecco che si mangia in un boccone il fratellino più piccolo; ma la sorellina Sara parte all’inseguimento del cattivo Inghiottone; ora un nuovo colpo di scena, l’Inghiottone è a sua volta un bocconcino prelibato per uno Gnammete Alato, brutto cattivo e ancor più grande del primo mostro; la sorellina non si da per vinta e costruisce una sorta di pedalò per raggiungere il nido dello Gnammete; ma ecco che l’Acchiappone marino balza fuori dall’acqua e si pappa l’uccellaccio. Come si può capire la storia continua così con un crescendo di situazioni assurde e di invenzioni linguistiche, fino all’eroico intervento che di mostro in mostro, di pancia in pancia libererà i due bambini dagli stomaci capienti dei vari mostri. Non svelerò il finale, salvo dirvi che tutto è legato ad una rana singhiozzina… Un illustrato divertente e scanzonato, dal ritmo di una comica del cinema muto, da leggere ad alta voce e da mimare, fatto per ridere a crepapelle senza troppi pensieri.


L’altro illustrato, Io..Jane, è di Patrick McDonnell, autore americano dei fumetti Mutts, amico degli animali e si vede, perché ha scelto di raccontare in un libro illustrato, la vita di Jane Goodall, ovvero colei che ha studiato sul campo, ovvero in Africa, il comportamento dei nostri parenti più prossimi, scimpanzé e bonobo. 


I suoi studi, degli anni Sessanta, hanno rivoluzionato il modo di guardare a questi animali quasi umani (ma io lo direi anche dei miei cani). Come raccontare questo ai bambini? 


Descrivendo la sua infanzia, le sue avventure con la scimmietta di pezza chiamata Jubilee, le sue incursioni nel pollaio della nonna, per studiare le galline. E poi il primo viaggio in Africa e da lì una straordinaria carriera come scienziata, impegnata, con la sua fondazione, a proteggere l’ambiente naturale in cui gli scimpanzé vivono; una bella storia, un grande sogno realizzato con ostinazione, un’avventura durata una vita, fatta, ancora una volta, di ragione e sentimento, di studi sul campo e di un grande amore per la natura e per quel tipo di animali, cui non vorremmo assomigliare tanto. Il libro che racconta questa vita straordinaria è, in fondo, una bella favola, raccontata con leggerezza, adatta soprattutto a quei bambini che hanno l’abitudine di parlare ai loro animali, anche di pezza.

Eleonora

Ti mangio!”, J. Fardell, Il Castoro 2012
Età di lettura consigliata, dai cinque anni

Io…Jane”, P. McDonnell, Il Castoro 2012
Età di lettura consigliata, dai sette anni.

giovedì 19 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


A PASSI DA GIGANTE

UNA STORIA GIGANTE, Candy Gourlay
Rizzoli, 2012

NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

"Ok, ecco come stanno le cose tra me e il basket: sarò anche piccola, ma sono veloce...e non sbaglio mai un canestro.
Non. Sbaglio. Mai. E' una specie di rapporto peso-forza-equilibrio. Non sbaglio mai, tutto qui. Tiro ed è un canestro pulito, con la palla che non sfiora nemmeno il cerchio. Gancio. Tiro in sospensione. Finta di virata e tiro in sospensione. Tiro in sottomano.Tiro sottocanestro. Dalla linea del tiro libero. E anche da lontano. Nei tiri da tre punti. Va sempre dentro. Ciuff. Ciuff. Ciuff."

Questa è Andi. Tredici anni, un vero talento nel basket, di madre filippina e padre inglese, lei, come tutti gli altri, è in attesa dell'arrivo di Bernardo, fratello maggiore che da sempre vive nelle Filippine e che finalmente ora può ricongiungersi a loro. L'arrivo di Bernardo, tanto desiderato, porta un bello scompiglio in famiglia, soprattutto perché il ragazzo è alto 2 metri e mezzo. Ma non solo.
La convivenza tra fratelli al principio è un po' rocambolesca, grazie alle molte goffate che vengono fatte da entrambe le parti, ma con il passare del tempo Andi e suo fratello trovano un terreno comune di incontro. Questo succede quando Andi decide di scoprire veramente chi è suo fratello e smette di trattarlo come una scomoda presenza molto ingombrante. Bernardo è un fiume in piena nel raccontare i suoi ultimi 16 anni ma solo così riesce a farsi finalmente amare per quello che è.

Un romanzo pieno di cose. Dall'inizio un po' difficoltoso, si scioglie man mano fino a catturarti nell'intreccio delle molteplici situazioni che, come nella vita reale, si accavallano con il passare del tempo. Raccontato dall'alternarsi di due voci: quella di Andi e quella di Bernardo, ha molti spunti di interesse per un lettore. Prima fra tutte la costruzione dal nulla di una vita quotidiana del tutto nuova, in questo senso è intrigante l'idea di un figlio rimasto nelle Filippine cui è stato negato per 16 anni, tutta la sua vita, il permesso di soggiorno in Gran Bretagna. Sono esilaranti, teneri, commoventi, ironici i tentativi di trovare un modus vivendi che tenga conto delle esigenze e delle sensibilità di ognuno.
Il secondo elemento interessante è il confronto continuo tra due adolescenze: una nelle Filippine e una a Londra, e in secondo piano, ma altrettanto ben raccontata, la vita quotidiana in due zone del mondo tra loro così differenti.
Il terzo punto di forza sta nel racconto autentico di una grande passione, il basket. Condiviso, per lo meno per certi aspetti, dai due fratelli, il campo di gioco diventa, come spesso accade, terreno ideale di crescita.
Ultimo, ma non ultimo, aspetto che rende Una storia gigante un libro piuttosto particolare sta nel suo risvolto un po' fiabesco, quasi magico, che pianta le sue radici nelle Filippine, ma i cui esiti sono tutti londinesi. In tale prospettiva, per Bernardo, essere così alto forse non dipende solo dal mal funzionamento di una ghiandola endocrina, ma da una sorta di predestinazione, di magia legata ad una visione del mondo molto immaginifica.
Così il romanzo va avanti a passi da gigante, verso un finale che risulta piuttosto complicato fino all'ultimo, salvo poi dipanarsi in una serie di colpi di fortuna, forse non proprio tutti verosimili, ma che tanto confortano il lettore, soprattutto se si suppone ancora così giovane.

Carla

mercoledì 18 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


TI STAVO ASPETTANDO...

L'ISOLA, Marije Tolman e Ronald Tolman
Lemniscaat, Il Castello 2012

ILLUSTRATI

Scendere da una nuvola con una scaletta di corda e atterrare in un'isola piena di pulcinelle di mare, non è da tutti. Infatti è un pacifico orso bianco il protagonista di questa prodezza e dell'intera storia. Nuotando tra pellicani a fior d'acqua, tartarughe marine, delfini, meduse e grandi onde come quella ben più famosa di Hokusai, l'orso si avventura verso una seconda isola, questa volta non solida come la precedente, ma piuttosto leggera, quasi aerea. Sembra, visto da lontano, il profilo di una palafitta su cui si è adagiato il sole. Su questa seconda e strana isola sono di passaggio vari altri animali: una famiglia di scoiattoli, un lento bradipo, un pavone e un cormorano. In basso in basso si distingue un armadillo il cui sguardo si perde nel guardare verso l'orizzonte. L'orso arriva, la percorre, preceduto da un dodo e una sottile e instabile pedana e quindi se ne allontana nuovamente alla volta di un'altro strano approdo. Un'isola su cui è costruita una sottile quanto instabile pedana affiancata da una sorta di relitto di una enorme foglia di banano. Qui l'orso sempre sorridente incontra un gruppo di cicogne e un rinoceronte. 


Sulla groppa di quest'ultimo si avventura versa la terza isola. Anche questa ricorda per tipologia l'instabile costruzione precedente. L'abitante solitario è un procione violinista che sembra aspettarlo da sempre.
L'ultima immagine che li vede insieme vale l'intero libro.
E' un viaggio, un continuo incrocio di traiettorie, una ricerca e alla fine un incontro. 


Questo libro racconta questo e lo fa con le sole immagini.
Marije Tolman e suo padre Ronald vinsero con un libro non troppo distante da questo, La casa sull'albero, il Bologna Ragazzi Award due anni fa. Anche quello era un silent book e anche quello raccontava con una grande poesia di solitudini e di incontri, di arrivi, di partenze.
Ne L'isola pervade ogni cosa un senso di sospensione, di equilibrio precario, di vuoto e di pieno, di solitudine e di compagnia che si alternano. E tutto ruota intorno al grande significato che l'isola rappresenta nel nostro immaginario.
Io che sono una grande appassionata di isole penso che da un'isola è difficile andarsene, che lei è capace di tenerti con sé, ti cattura. Mi piace pensare, in armonia con la Tolman, che l'isola sia un punto di arrivo, un luogo di attese, un punto di approdo in cui fermarsi a guardare l'orizzonte lontano, aspettando con i piedi nell'acqua che qualcuno a qualcosa finalmente compaia...

Carla

martedì 17 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CAMILLO E L'UMANITÀ

CAMILLO È IL PIÙ FORTE DI TUTTI, Ole Könnecke
Beisler, 2012

ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 4 anni)

"-Io sono più forte di te, dice Camillo.
-Ah, ah, ah, ride Luca,
-Non ci credi? Guarda come sollevo questo masso gigante!
-Il tuo masso mi fa un baffo! Guarda il mio!
-Non mi importa, tanto sono più forte io!"


Io, Camillo lo conosco da tanto tempo, dal 2004 ovvero da quando era ancora e solo Anton. E lo ho amato a dismisura fin dal primo minuto.
Intendo dire, per chi non conoscesse bene la sua evoluzione, che io le storie di Camillo le leggevo ancora in tedesco quando, per l'appunto, il suo nome era Anton. Anton e basta. Camillo è arrivato dopo grazie a Ulrike Beisler che lo ha portato in Italia.


Camillo è un bambino dai capelli rossi, che indossa sempre una camicia bianca e delle braghe arancioni e un inconfondibile cappello da cowboy (tranne quando indossa un turbante, in Camillo e il turbante magico, Beisler 2006).
Camillo è piccolo e deve ancora prendere bene le misure del mondo, ma Camillo è anche gigantesco nella sua capacità di rappresentare l'intera umanità.
Non a caso il suo primo libro che lo vede alle prese con le ragazze (Camillo e le bambine, Beisler 2005), io l'ho spesso letto a ragazzini dei primi anni delle medie, periodo in cui notoriamente le asperità tra i due sessi sono acutissime. Il suo atteggiamento, in quella brevissima vicenda ambientata in un parco giochi, è talmente emblematico che può benissimo essere capito e apprezzato anche da ragazzini di 11 o 12 anni. Sono certa che ogni maschio -grande o piccolo non fa differenza- si è sentito almeno una volta un po' come Camillo in quel giardinetto, alle prese con due bambinette che lo ignoravano. Camillo non si confronta solo con l'altro sesso, ma deve misurarsi anche con gli altri suoi coetanei maschi. E in particolare la sua bestia nera è tal Luca. Già in Camillo e le bambine, Luca si era presentato con un cappello, macchinina, paletta e secchiello 5 volte più grandi a mettere a repentaglio la sua recentissima conquista.



Nell'ultimo libro che li vede addirittura protagonisti alla pari i due si sfidano apertamente. Camillo, per l'occasione, sfoggia un cappello con la piuma e ingaggia una vera e propria guerra di sbruffonate con Luca e il suo elmo, sfidando il suo avversario ad un continuo rilancio a suon di punti esclamativi. 



Beccati questa macchina in testa! dice Luca e Camillo è subito lì pronto a replicare così: Ah, sì? E tu, questa cassaforte in fronte! 


Così vola in aria di tutto: tronchi, pianoforti, grancasse, mazze, pistole, tigri e leoni e temibili draghi, fatti a spezzatino da ineffabili spade. La loro guerra, che è del tutto immaginata, li vede schierati su opposti fronti, ma il pericolo rappresentato da un cagnetto autentico li fa riavvicinare con lo scopo di consorziarsi contro il temibile pericolo. La tregua tra i due dura tuttavia pochi secondi, perché anche appollaiati sul ramo dell'albero, lontani dal feroce cagnetto, continuano a sfidarsi...a chi farà la merenda più grande.


Così come nella storia con le bambine, altrattanto qui Camillo rappresenta al meglio l'intera umanità maschile sempre pronta a dimostrare la propria dominanza. Camillo e Luca equivalgono a due ragazzi che si sfidano per chi ha la bici più accessiorata, o a due uomini che primeggiano per chi ha la macchina più veloce.Non sono più due bambinetti che sbruffoneggiano, sono due campioni di umanità... maschile!

Carla

per chi se li fosse persi, colmare subito la lacuna:
Ole Könnecke, Camillo e le bambine, Beisler 2005
Ole Könnecke, Camillo e il turbante magico, Beisler 2006
Ole Könnecke, Camillo ha un segreto. Il libro fai da te, Beisler 2007
Ole Könnecke, Camillo e il regalo di Natale, Beisler 2008









lunedì 16 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MARA, CLARA, LALLA, LELLA, GINA, PINA ED ERNESTINA

LE LAVANDAIE SCATENATE, John Yeoman, Quentin Blake
Cult Jeunesse, 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"C'erano una volta sette lavandaie. Ogni santo giorno (ogni giorno e per tutti i giorni dell'anno) se ne andavano giù al fiume, cariche di panni sporchi sulla testa. I loro nomi erano Mara, Clara, Lalla, Lella, Gina, Pina ed Ernestina. Ed erano tutte molto, molto amiche."




Le lavandaie sono un po' come le lavatrici: non si fermano mai e fanno sempre lo stesso movimento. Bagnare, insaponare, strofinare, sciacquare, strizzare e, in più rispetto alle loro omologhe meccaniche, devono anche stendere!

Un ben duro lavoro, che richiede grande forza nelle braccia ma anche una grande forza di volontà a dover ogni giorno fare i conti con calzini repellenti e tovaglie impiastricciate. Nel loro caso poi, la fatica è anche maggiorata dal fatto di essere alle dipendenze di un avido ometto che le strizza (è proprio il caso di dirlo!) fino all'ultima goccia di sudore.
Un giorno però, mi pare fosse proprio un giovedì, tutte assieme, come sempre, decisero che il vaso (o dovrei dire il mastello) era colmo. Presero la porta e se ne andarono, non prima di aver sepolto il signor Ubaldo Manichestrette sotto il mucchio di panni puzzolenti e di aver preso in prestito il carretto guidato da Lisandra, la capra. Un'altra femmina, l'ottava. Il risultato della loro allegra e rumorosa fuga verso la libertà fu un bel po' di fango sugli abitanti del villaggio, la liberazione di tutti gli animali chiusi nei recinti e un bel repulisti sugli alberi da frutto dei contadini e nelle botteghe dei cappellai... e a notte fonda un bello scampanio dal campanile della chiesa.


Tanto divertimento non lo avevano mai provato e quindi decisero che quella vita scapestrata poteva anche continuare. E continuò. Le lavandaie scatenate seminarono il terrore nella campagne fino al momento che sette robusti taglialegna decisero di fermarle con la loro stessa arma, il terrore. Ma, si sa, a una lavandaia non la si fa...


Storiellina dal forte sapore revanscista, di certo femminista e molto divertente in cui si dimostra che essere donne è fichissimo, che la coscienza va sempre tenuta sveglia, che al mondo non si deve essere sfruttati, che la libertà è un bene per tutti, che l'unione fa la forza e -last but not least- che è in tutta libertà che si può decidere di mettere su famiglia. Scritta e illustrata alla fine degli anni Settanta da una coppia di affiatati amici che veleggiano entrambi intorno agli ottanta anni. Mattacchioni e monelli, hanno imperversato e, fortunatamente per noi, ancora imperversano nel mondo dei libri per ragazzini. Su Quentin Blake avrei un monte di cose da dire, ma mi limito a ricordare che dobbiamo essenzialmente a lui la costruzione di gran parte del nostro immaginario di lettori di libri per ragazzi. Suo è il GGG che elogia le doti del cetrionzolo, sua Matilde sprofondata in poltrona, suo il coccodrillo che finge di essere un'altalena di legno, sua la casa sull'albero di Aglaia e potrei continuare fino a domani. Con la sua faccia rotonda e mite da omino tranquillo, Quentin Blake è davvero un gigante. E in questo libro lo dimostra una volta in più, nel suo raccontare attraverso il disegno una storia ancora ulteriore rispetto a quella scritta da Yeoman, con una vivacità di pensiero, un gusto per l'ironia, un'allegria movimentata che si rivela più che mai contagiosa. Impossibile restare imperturbati, chiedetelo alla mucca che le vede passare! Provare per credere.

Carla

sabato 14 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BELLI SONO I CASTELLI

C'ERA , LASSU' AL CASTELLO, Roberto Piumini, Gianni De Conno
Carthusia, 2012

NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Belli sono i castelli, e bellissimo quello d'Avio. Ma qualche volta, anzi spesso, i castelli erano abitati da uomini avidi, crudeli e prepotenti, che con forza d'armi e leggi ingiuste sfruttavano, tormentavano e derubavano la gente. Ai contadini prendevano frutti e frumenti, ai pastori caci e agnelli, ai boscaioli legna e carbone, e alle ragazze l'onore."

Il castello di Sabbionara, altrimenti detto il castello di Avio, lo si vede bene dall'autostrada, la A22, quella che va al Brennero. Arroccato, bianco e robusto, con la sua cinta e il suo mastio che spicca sul verde dei boschi del Trentino che lo circondano. E' bellissimo.
Le sei leggende e una ballata che compongono questo libro arrivan di lì.
Leggende, quasi fiabe, che si raccontano intorno ad Avio, alle pendici del monte Baldo, dove governarono i Castelbarco (nel testo, diventati i Castelbaldo, probabilmente perché non ci fanno una gran bella figura...) e dove ancora oggi si trova questo castello, che nel Medioevo gli appartenne.
Posto a difesa di quella zona di confine, in corrispondenza di un importante valico, passaggio di pellegrini, viaggiatori (noi compresi), mercanti e soldati, il castello e il borgo sottostante sono stati teatro di narrazioni di storie di dame e cavalieri, piuttosto che di pastori e di streghe.
Così, il bibliotecario di Avio e Carthusia hanno pensato fosse giusto non perderne la memoria e le hanno affidate a Roberto Piumini e a Gianni De Conno perché ne facessero un libro. Un bel libro.

Il castello stesso è protagonista muto di una delle sei leggende, Il vitello d'oro, in cui si racconta dell'avarizia e del sospetto che corrose l'animo di Brandone, signore del luogo. La generosità invece distingue il carattere del pastore che accolse nella caverna, dove teneva al riparo dal temporale le sue pecore, il gregge di un pastore sconosciuto e misterioso, o quello della principessa longobarda Teodolinda che sacrificò la sua dote per la salvezza di due bambini. Orgoglio e fede alla parola data sono le due parole chiave per definire il carattere della principessa, protagonista de La prigioniera muta. Rinchiusa senza colpa da un marito geloso e possessivo, Bercione, lei decise di non parlare più fino al giorno in cui fosse stata riconosciuta la sua innocenza. Neanche il pastore Matteo che con affetto e dedizione se ne curò riuscì ad addolcirne il proposito, salvo poi ottenere da lei, ormai riconosciuta la sua onestà, la desiderata ricompensa amorosa. L'amore, quello autentico e voluto, è anche il protagonista dell'ultima leggenda, quella de Le lettere d'amore. Mariana, che non voleva ancora trovare uno sposo, nonostante le insistenze del vecchio padre, decise così di stabilire come condizione per il matrimonio quella di mettere alla prova i pretendenti nell'indovinare alla cieca le lettere del suo nome, dipinte tra tante altre, sulle pareti di una sala del castello. Ironia della sorte, fu un cieco a indovinarle, a dire il vero spinto da un amore nascente più che dalla fortuna.
Gianni De Conno conferma per i bei testi elaborati da Piumini la stessa atmosfera quasi irreale, fiabesca e nebbiosa che ci porta in un mondo leggendario, scuro e silenzioso entro cui le figure sembrano cristallizzate nei loro gesti significativi.


Tanto sono ispirate ed evocative le parole di Piumini e le tavole di De Conno, tanto artificiose sono le soluzioni grafiche del libro, con titoli svolazzanti e composizioni o accostamenti di figure, inutilmente arditi.

Carla

venerdì 13 aprile 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


TRE AQUILONI


Tre illustrati dell’editore Kite, di uguale formato, ma molto diversi fra loro: cominciamo da Il mio migliore amico, della giapponese Satoe Tone, storia semplice di un coniglio che, chissà perché vive in una mela; un giorno trova un uovo in un prato e se lo porta a casa; diventano amici, dividendo giochi e passeggiate, finché un giorno…arriva mamma chioccia e si riprende l’uovo. 


Coniglio è inconsolabile, ma alla fine ritroverà il suo amico, anche se molto cambiato. Storia piccina dai toni delicati, illustrata in punta di colore, adatto anche a bambini di quattro/cinque anni. 
Si cambia completamente registro con Nell’aria, di Giulia Belloni e Giovanna Ranaldi: due giovani, lontani forse da tempo, separati da qualcosa più forte di loro; la ragazza guarda fuori dalla finestra il volo libero delle rondini e immagina di essere libera anche lei. Il pensiero supera gli ostacoli, le difficoltà le prigioni che rinchiudono i sentimenti. Discorso difficile e forse troppo lontano dal sentire dei bambini; belle le suggestive illustrazioni.


Più comprensibile dai bambini, ma sicuramente non per piccolissimi, Nuovo arrivo in città di Lucie Mullerova: protagonisti Gogo e Pascal, un cavallino e un gatto, che un giorno vedono arrivare in città Leo, leone sfortunato: la città non lo vuole, gli vieta di dormire nel parco, di suonare la tromba, di pescare nel fiume (vi ricorda qualcosa?). Al povero Leo non resta che sopravvivere frugando nei cassonetti; ma Gogo e Pascal non sono indifferenti e si industriano per trovare a Leo un’occupazione che gli consenta di avere un posto in quella comunità parecchio ostile nei confronti di chi viene da fuori. Tutto finisce nel migliore dei modi e così dev’essere in un libro per bambini. 


E’ davvero apprezzabile che, senza troppa retorica, l’autrice riesca a raccontare l’atmosfera che si respira in tante nostre città, anche se non vogliamo ammetterlo. Chi è dentro e chi è fuori, chi può essere accettato e chi no, e la trama dei divieti che dietro all’esigenza dell’ordine nasconde un ben radicato razzismo, un’idea di comunità chiusa in se stessa, che esclude chiunque non si adegui alle sue ‘regole’. 


Eleonora

Il mio migliore amico”, S.Tone, Kite edizioni 2012
Lettura consigliata a partire dai quattro anni
Nell’aria”, G.Belloni e G. Ranaldi, Kite edizioni 2012
Lettura consigliata dagli otto anni
Nuovo arrivo in città”, L. Mullerova, Kite edizioni 2012
Lettura consigliata dai sei anni


mercoledì 11 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BAMBINI DA PANE E OLIO

I DISEGNI ARRABBIATI, Italo Calvino
Mondadori, 2012

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)


"Quando Lodolinda comincia un disegno con una linea riccioluta e tondeggiante, non si sa mai se sta per disegnare una nuvoletta, un pecorella o un cavolfiore.
Un pomeriggio i genitori di Lodolinda escono e lasciano la bambina sola in casa insieme al figlio di certi loro amici, un bambino che si chiama Federico."

Lo avrete capito, a Lodolinda piace molto disegnare, ma è altrettanto vero che Federico non le è simpatico. Così quel pomeriggio ingaggia con lui una vera e propria guerra disegnata: ognuno sul proprio foglio, Federico e Lodolinda combattono a suon di tori inferociti contro tigri ruggenti, serpenti boa contro avvoltoi in picchiata, indiani, cowboy .Ogni volta è il disegno di uno dei due a intimorire e a sconfiggere l'altro, finché accade che sia il disegno a prendere il sopravvento sugli stessi disegnatori ai quali per salvarsi non resta che allearsi su uno stesso foglio. Ma l'armonia dura poco. Nuovi disegni, nuove battaglie tra paracadute, buchi nei paracadute, gatti, cani ed elicotteri...E la morale qual è dopo un intero pomeriggio passato assieme? 'Con te non si può giocare'. AH!


Fa sussultare vedere sugli scaffali di una libreria un nuovo titolo di Calvino. Pensavo che tutto quello che ha scritto fosse ormai di dominio dei suoi lettori, e invece questa storiellina estratta dal Corriere dei Piccoli del 1977 era sfuggita.
Un racconto che ha il sapore di tempi andati.
Bambini che vengono lasciati soli a casa per un intero pomeriggio, bambini che per giocare usano tutto il tempo solo le matite colorate, bambini che combattono con indiani e cowboys, bambini che scelgono se vedere la televisione a colori o in bianco e nero e magari fanno merenda con pane e olio...
Questi bambini esistono ancora? Sì, ma sono bambini rari e speciali. Sono bambini che magari hanno la fortuna di vivere ai 'confini dell'impero', ovvero in zone marginali rispetto alle grandi città superstimolanti, o magari hanno la fortuna di avere genitori che vogliono per loro un ritmo diverso, lontano dalla frenesia di riempire con qualcos'altro, per horror vacui, ogni singolo momento della loro giornata: palestra, chitarra, catechismo, compiti, centro commerciale, corso di decoupage, filmetto in tv della serie...
I bambini che racconta Calvino sono quei rari e speciali esemplari che sanno organizzarsi da soli il loro tempo, che attingono a piene mani dal loro immaginario perché hanno poco o niente tra le mani. Ragazzini che sanno metter su un mercato con due foglie di carrubo, un vecchio giornalino e uno scatolone come banco. Sono quei bambini che passano pomeriggi a raccogliere pinoli per poi romperli con un sasso giusto e mangiarseli con la polverina nera sulle dita. Sono quei bambini cui è concesso di annoiarsi e non si spaventano per questo. Anzi, sanno bene che è proprio dalla noia che germogliano le idee migliori.


Bambini così potrebbero essere figli di Marcovaldo. Ah, bei tempi!

Carla

Noterella a margine: Accanto al nome di Calvino dovevano mettere un illustratore che costituisse una certezza. E Giulia Orecchia risponde al caso. Sebbene il tutto sia già ampiamente visto: i due personaggi sono presi dal suo repertorio tradizionale, la gamma cromatica è quella consueta (almeno negli ultimi libri), tuttavia lo spazio in cui li inserisce è sapientemente e volutamente disordinato, per assecondare il ritmo del racconto e per sottolineare l'aspetto ludico del disegno. Giulia Orecchia è un po' come la terza 'bambina' coinvolta in questo gioco, accanto a Lodolinda e Federico. Mischia tecniche diverse, ingrandisce o ripicciolisce, dà pennellate veloci e volutamente imprecise e muove sulla pagina i personaggi in un continuo crescendo. Anche se non è poco non non riesco a trovare niente di più.