mercoledì 30 ottobre 2019

FAMMI UNA DOMANDA!


VAGANDO FRA LE STELLE


Continuo a raccontare le proposte, finalmente abbastanza variate, che riguardano l’ambito della divulgazione: pochi giorni fa abbiamo parlato di recenti novità, riguardanti la fisica quantistica e l’astrofisica, affrontati con metodologie diversissime e con intenti non coincidenti. Qui, con il ‘Piccolo libro illustrato dell’universo’ di Ella Frances Sanders, pubblicato qualche mese fa da Marcos y Marcos, abbiamo una proposta ancora differente: l’autrice tralascia del tutto la trattazione sistematica e ordinata di argomenti, così come non disdegna di unire a elementi divulgativi altri di diversa natura: storici, poetici, evocativi.
Resta l’ambizioso progetto di raccontare il mondo, inteso come insieme di tutte le cose, dalla stella più lontana al batterio che ci provoca un’infezione.
L’assenza di una esposizione sistematica è spiazzante e può mettere in difficoltà il lettore meno informato: nozioni e opinioni sono sparse a piene mani, toccando argomenti diversi, dalla geologia alla chimica, dalla botanica all’astrofisica.
Lo stile dell’autrice, incline all’ironia, rende tutto molto agevole e fa sembrare cosa da poco discettare dell’origine dell’universo o della natura del tempo; il merito di un’esposizione siffatta sta nel poter esporre con leggerezza concetti impegnativi, senza però approfondirli più di tanto. Ad esempio, nelle prime pagine, dice: ‘Sei fatto di residui di stelle. Appese come luci fatate, discrete, bizzarre e insieme intense come solo l’impossibile sa essere, sono le stelle che devi ringraziare per il tuo corpo fragile e straordinario’.
Sicuramente un linguaggio evocativo, suggestivo, che veicola un concetto preciso; ma onestamente non so se l’immagine, pur efficace, raggiunga lo scopo di fissare nell’immaginazione l’idea, straordinaria, che siamo fatti tutti della stessa materia cosmica.
Nello stesso modo, quando si parla del mondo vegetale e della crescente attenzione verso le capacità delle piante, nei confronti delle quali l’interesse è cresciuto a dismisura, le nozioni della neurobiologia delle piante vengono lasciate galleggiare nella pagina che è loro dedicata.


Nell’apprezzare un libro originale, arricchito dalle illustrazioni dell’autrice, denso di argomenti non solo interessanti, ma anche molto attuali, coinvolgenti, resta la mia perplessità rispetto all’uso che ne può fare la lettrice e il lettore giovani, dai dodici tredici anni in poi: intanto, girando in libreria lo prenderebbe in mano, lo sfoglierebbe, lo scambierebbe per un libro per bambini? E cosa ne trarrebbe?
E’ vero che un libro siffatto trova in sé le sue ragioni; si espone al giudizio del pubblico, più o meno giovane, rivendicando l’originalità della sua esistenza. Ma il mestiere di libraia mi impone di ragionare anche sul destinatario finale, quel lettore o quella lettrice a caccia di notizie interessanti, di idee, di arricchimenti. Da questo punto di vista, è proprio la trasversalità a rappresentare un limite: un lettore adulto lo troverebbe troppo semplicistico, un ragazzino o una ragazzina potrebbero smarrirsi in questo insieme un po’ caotico di stimoli.
Detto questo, e chiedo scusa per la pedanteria, non si può non notare la bella veste grafica, la cura nel rendere le immagini, la bella traduzione, anche se, onestamente avrei lasciato il titolo originale: ‘Eating The Sun’.

Eleonora

“Piccolo libro illustrato dell’Universo’, E. F. Sanders, Marcos y Marcos 2019

lunedì 28 ottobre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUANDO SI DICE UN'INFANZIA DIFFICILE

Bill il cattivissimo (ora buonissimo), Ole Könnecke 
(trad. Chiara Belliti)
Beisler 2019



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il suo bersaglio preferito però erano i bambini.
Se giocavano a calcio, Bill piombava nel campetto e requisiva loro il pallone.
'Basta con questo chiasso' strillava. 'Volete indietro la palla? Dite ai vostri genitori di venirla a prendere.' Naturalmente i genitori tremavano soltanto all'idea, e così addio pallone."

Bill era cattivo con tutti. Ai piccoli non solo sequestrava il pallone, ma rubava anche la cioccolata. Ma altrettanto perfido era con i grandi. Temuto nel quartiere, nessuno aveva il coraggio di opporsi ai suoi modi. Non lo faceva l'ortolano a cui Bill rubava quotidianamente una mela, non lo facevano i frequentatori abituali del bar cui raccontava barzellette tremende. Men che meno le signore anziane che riempiva di sberleffi anche nei giorni di buonumore. 


Come spesso accade, la popolazione, per timore, faceva buon viso a cattivo gioco e sopportava. Fino al giorno in cui il pallone, per un tiro esagerato finisce sul balcone di casa di Bill. Peter e Paul decidono di sfidare il pericolo e, arrampicatisi sull'albero, arrivano al balcone e al pallone. Ma davanti a una finestra non del tutto chiusa è umanamente impossibile resistere alla tentazione di guardarci attraverso. E così si scopre che Bill, nel sonno, fa anche lui brutti sogni...Sogna, ancora adesso, le sgridate di mamma e papà.
Forse l'antidoto a tanta cattiveria, è dietro l'angolo...

A quelli che si aspettano di trovare la stessa chimica che teneva magnificamente insieme Lester e Bob o Camillo e Luca, e che li rendeva esilaranti nei loro scambi, rimarranno a bocca asciutta: nulla di scambievole, nulla di tanto folle, perché il libro è costruito su altro.
Non sulla forza di un binomio, ma sulla fragilità del singolo rispetto al gruppo. Bill, che è cattivissimo, ovviamente non ha interlocutori alla sua altezza: lui procede in solitario. Dall'altro lato, c'è una comunità sotto scacco.


Tale condizione trova espressione nel suo strapotere, nella sua protervia, ma, come spesso succede, questo genere di potere, costruito sulla prevaricazione, ha piedi di argilla.
Nonostante sia grosso, abbia modi bruschi, sia maleducato e ostenti una grande sicurezza, Bill ha evidentemente un suo tallone d'Achille. E come altrettanto spesso succede, sono ai ragazzini scoprirlo, dal bambino di Andersen che gridò che l'imperatore era nudo in poi...


Mentre i grandi sono lì che abbassano la testa e se la fanno sotto e gli lasciano il pallone (le mele e il resto), i bambini, di fronte all'urgenza, si fanno coraggio e si fanno capaci di alzare lo sguardo. E in tal modo scoprono il punto di vulnerabilità di quel colosso.
La sottile ironia nei confronti di alcuni difetti dell'umanità, cui Könnecke non rinuncia, si concentra proprio su questo punto: l'atteggiamento arrogante di quel bulletto di quartiere. Il ragionamento però va avanti e la questione si sposta, sempre con il sorriso sulle labbra, su quale possa esserne l'origine.
In questa prospettiva, a voler andare a fondo, forse il libro Bill il cattivissimo andrebbe messo in mano anche a tutti quei cattivi educatori che generano nelle teste dei loro (mal)educati una necessità di autoaffermazione che sa esprimersi e imporsi solo attraverso l'arroganza. 
Non è dato sapere se questa ironia la possano cogliere i piccoli, mentre quanto meno farebbero bene a farci un pensiero i grandi.
Ai primi lettori, che hanno già diversi titoli a loro disposizione nella collana Leggo già, va lasciato invece il godimento di un testo in stampatello, di parole adatte a essere valicate anche da chi è alle prime armi, dello scherzo cui viene sottoposto il cattivissimo Bill, della vignetta finale al sapor di mela e, più in generale, di un disegno espressivo che si distingue per il nitore della linea chiara (mutuata da certo fumetto). Paletta di colori insolita ed efficace.


Piccolo dettaglio non trascurabile: la potenza del tiro del pallone sul balcone la si deve a una calciatrice in gonnella. 
Troppo forte o troppo incapace? Ah!

Carla

venerdì 25 ottobre 2019

FAMMI UNA DOMANDA!


POLVERE DI STELLE PIENA DI VITA


Ritorno su una questione già affrontata, in merito ai libri di divulgazione per i più piccoli: ho davanti a me due esempi contrapposti, anche se l’apparenza può ingannarci. Da una parte due nuovi titoli della collana de Il castoro ‘baby scienziati’, dall’altra un interessante esperimento editoriale che vede un editore di argomenti scientifici proporre un testo per ragazzi. Il primo titolo è ‘Fisica quantistica’, di Chris Ferrie; l’altro, ‘Astrofisica per ragazzi che vanno di fretta’, di Neil deGrasse Tyson.
‘Fisica quantistica’ ricalca esattamente lo schema espositivo dei precedenti: un libro cartonato, con un testo ridottissimo che enuncia concetti astratti che le immagini dovrebbero far assimilare ai bimbi e alle bimbe al di sotto dei sei anni. Dal mio punto di vista un’affermazione come ‘Tutte le palle sono fatte di atomi’ o apre una serie infinita di domande, o deve essere contestualizzata nell’universo del bambino, nel suo lessico; in poche parole andrebbe tradotta, a meno di non avere come obiettivo principale l’acquisizione tout court di una serie di parole che, pur essendo gravide di significati, non verrebbero spiegate, tradotte nel linguaggio della vita quotidiana. La struttura atomica della materia non appartiene certo all’ambito conoscitivo del bambino, al suo mondo materiale e simbolico, né gli appartiene la descrizione della fisica quantistica.
Ma sospendo il giudizio, considerando l’evidente tendenza a impostare diversamente i libri di divulgazione per piccoli.


Di approccio completamente diverso, e secondo me più efficace, si tratta nel secondo libro ‘Astrofisica per ragazzi che vanno di fretta’: l’autore astrofisico di professione, nello spiegare concetti difficili e con un alto livello di astrazione, non introduce mai una parola senza spiegarla in termini di linguaggio comune; così come non esita a mettere in evidenza le incertezze della scienza, la ricerca continua di un confine che si sposta sempre più in là: nello spiegare la storia dell’Universo, dalle cui origini derivano gli elementi fondamentali di tutto il reale, non esita ad affermare la fondatezza e l’universalità delle leggi fisiche. Concetti difficili, certo, ma espressi con grande chiarezza e linguaggio efficace. Nell’essere un libro per ragazze e ragazzi almeno delle medie, ma godibile anche da adulti curiosi, non lascia passaggi senza spiegazioni e senza approfondimenti sui temi più complessi, non lascia termini senza la dovuta esplicitazione. Potrebbe essere pedante, ma non lo è, grazie allo stile ironico e scorrevole.
Secondo me un libro di divulgazione dovrebbe essere proprio così, con concetti spiegati in modo semplice, con leggerezza, ma con precisione, evidenziando le questioni aperte, il confine fra noto e ignoto, proprio per alimentare quella passione per il sapere che in alcune ragazze e ragazzi cominciano a emergere.
Come dicevo, Raffaello Cortina è un editore scientifico, anche divulgativo, per adulti, ma come esordio nell’editoria per ragazzi ha proprio centrato l’obbiettivo con un libro agile, intelligente, leggibile anche dai genitori e dagli insegnanti.
Chi non teme la forza oscura, che non ha molto a che vedere con Star Wars, può affrontare questa bella lettura, a a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Fisica quantistica”, C. Ferrie, Il castoro 2019
“Astrofisica per ragazzi che vanno di fretta”, N. DeGrasse Tyson, Raffaello Cortina 2019


mercoledì 23 ottobre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DE AGRI COLTURA
ad adele che sa aspettare

Ancora niente? Christian Voltz (trad. Marta Bono)
Kalandraka 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (da 5 anni)

"Una mattina di buonora, il Signor Louis scavò un'enorme buca nella terra.
In questa enorme buca, il Signor Louis lasciò cadere un piccolo seme pieno di speranze (dal momento che i piccoli semi adorano lasciarsi cadere nella terra). Poi il signor Louis ricoprì l'enorme buca e, con tutte le sue forze, ci saltò sopra per schiacciare schiacciare schiacciare la terra (dal momento che i piccoli semi adorano lasciarsi cadere nella terra ben schiacciata)."

La mossa successiva del Signor Louis fu quella di innaffiare abbondantemente la terra e poi cominciò la lunga attesa. Come spesso accade, il seminatore già nutre grandi speranze nei confronti del seminato.
In agricoltura va così.


Infatti il giorno seguente il Signor Louis è di nuovo lì nel suo terreno a controllare se ci sono state evoluzioni. Nulla di rilevante. Solo un uccello muto lo osserva dall'alto e il terreno è più piatto di del giorno trascorso. E così va anche nel tempo a seguire: nessun segno di vita. Pazienza e comprensione stanno per finire e il Signor Louis decide che basta.


In agricoltura non dovrebbe andar così. Quando anche l'ultima speranza è appassita, ecco che la vita dimostra la sua potenza... e solo chi ha saputo aver pazienza, se la può godere in tutta la sua bellezza.

Correva l'anno 2002, una vita di letture fa, che circolavano in Italia i particolarissimi libri di Christian Voltz. Li pubblicava Arka ed erano piuttosto rari nel loro genere: costruiti visivamente attraverso l'assemblaggio di oggetti di uso comune, possibilmente un po' vecchi e malandati, che diventavano magicamente nasi, occhi, mani, piedi, cappelli, ali, becchi. Tanto fil di ferro usato con la stessa disinvoltura di un matita, frammenti, carte, cordini, stoffe disposti ad arte per dare corpo, nel senso letterale del termine, a omini e donnine e bestie di ogni sorta.
 

Libri che sono - nel contempo - fotografici e illustrati. 
Un'analoga sensibilità, e soprattutto il medesimo registro comico, sembra dimostrare più o meno negli stessi anni un altro grande autore, Gusti, che intorno al 2005 pubblica due piccoli capolavori: Medio Elefante e La mosca.
Amare Gusti è cosa buona e giusta, ma Voltz è un'altra cosa.
Lui riesce a mantenere molto più di qualsiasi altro la qualità 'grafica' di quei buffi assemblaggi di oggetti. Come Gusti e altri è abile nell'uso alternativo degli oggetti, fattore che già rende inevitabilmente comico l'effetto visivo, ma rispetto a loro dimostra una capacità ulteriore di rendere 'disegnati' gli oggetti. E in particolare, con quel fil di ferro, sempre un po' impreciso rispetto alla silhouette di cartoncino bianco con cui costruisce i faccioni, riesce a ottenere effetti esilaranti e inarrivabili per la caratterizzazione espressiva dei suoi personaggi. 
Diventa un marchio inconfondibile.


Tutto questo lavoro sulla materia appoggia su testi che fin dalla nascita denunciano la loro volontà di essere letti ad alta voce. E solo ad alta voce. Le ridondanze diventano ritornelli e in letture condivise, come per incanto, quella che era una voce sola può trasformarsi in coro (di ascoltatori che hanno mangiato la foglia...).
Ma ancora più in profondità, come il fagiolo piantato dal signor Louis, cresce il senso ultimo dell'intera vicenda che, come lui, produce qualcosa di inaspettato, di raro e bello. Sul finale.


Chi ha voglia di coglierlo, lo faccia per tempo.

Carla

Noterella (lunga) al margine. Inevitabili sono una manciata di riferimenti a libri molti diversi, ma che con Ancora niente? hanno analogie interne.
Uno ha a che fare con la medesima questione dell'attesa del trepidante agricoltore, tema interessante già di per sé, e si ritrova in E poi...è primavera, della poetessa Julie Fogliano, illustrato da Erin E. Stead (Babalibri 2013).
Gli altri due (Sam e Dave scavano una buca, Terre di Mezzo 2015 e Questo non è il mio cappello, Zoolibri 2013) invece condividono con il libro di Voltz la sottilissima ironia che lo attraversa per intero. Alimentata solo visivamente, dal gioco di suspense che si crea tra un lettore onnisciente e un protagonista ignaro, sotto il becco di un testimone muto


Espediente caro a Hitchcock per generare nello spettatore che tutto vede la necessaria tensione, mentre nei libri citati, quel che nasce sono risate a crepapelle.
Evviva Kalandraka che non dimentica Voltz e a poco a poco lo ripubblica con la dignità editoriale che merita.

lunedì 21 ottobre 2019

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


IL LATO UMANO DEL MOSTRO


Guillaume Duprat, autore francese conosciuto per i suoi accuratissimi libri dedicati alla mitologia e all’universo, questa volta sceglie un lettore più giovane. In ‘Nella mente dei mostri’, pubblicato da L’ippocampo, racconta i pensieri dei mostri delle più diverse tradizioni, il lato nascosto e imprevedibile di creature che popolano l’immaginario.
Ogni doppia pagina presenta il personaggio, che nell’illustrazione della pagina di destra viene raffigurato nel suo aspetto minaccioso e orribile. Solo che, sollevando la finestrella che ne copre il capo, si svela un’espressione diversa, descritta dal breve testo. E allora ne emerge un ritratto sorprendente.


C’è il verde Kraken che detesta gli umani, Cerbero, che si lascia incantare dalla musica di Orfeo, il drago di Enoshima, che si innamora della dea venuta ad ammansirlo. C’è anche Polifemo, il mostro del dottor Frankestein, ed altri ancora per finire con extraterrestre, che ci ammonisce sul futuro dell’umanità. 


E’ un meccanismo narrativo semplice che nasconde un interessante viaggio nelle mitologie di vari popoli, dagli abitanti della foresta amazzonica a noi, passando per la cultura cinese, giapponese, nordica e così continuando. Quello che stupisce, nella resa delle belle illustrazioni, è l’imprevedibile umanizzazione, i sentimenti che emergono dai volti di queste creature nate per infondere terrore: la rabbia, la paura, la delusione per gli umani inganni, lo stupore, il dolore, come quello del povero King Kong, ormai conscio della fine prossima.
Come non immedesimarsi in questa umana mostruosità, specchio evidente delle nostre illusioni e paure?
La consueta struttura della pagina, con le finestrelle che svelano e spiegano in questo caso il lato nascosto, attira sicuramente un lettore più giovane, rispetto alle precedenti opere di Duprat: dai sei anni in poi bambine e bambini possono sbizzarrirsi nello scoprire il lato umano della mostruosità, scoprendone aspetti che sicuramente non conoscono.
Al lettore adulto piace di certo il gioco intellettuale del confronto con le tradizioni mitologiche, nostre e altrui, rappresentate in modo del tutto originale.


Lo stile descrittivo delle illustrazioni rende perfettamente il doppio livello, il visibile e l’immaginabile, con un repentino passaggio dal fuori al dentro, dalla superficie alla profondità. Richiama, ma molto alla lontana ‘A che pensi?’, ma con intendimenti del tutto diversi.
Qui non si invita ad inventare, a giocare con la rappresentazione del pensiero: abbandonando il mondo reale, quello trattato in ‘Zoottica’  o in ‘Universi’, si rappresenta il mondo simbolico delle mitologie in modo semplice, come se quella realtà, dei pensieri alieni dei nostri mostri, fosse lì in attesa di essere scoperta.
Bel libro, bella edizione, come sempre molto curata sul piano grafico ed editoriale.

Eleonora

“Nella mente dei mostri”, G. Duprat, L’Ippocampo Edizioni 2019


venerdì 18 ottobre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SEME DELLA PRIMA NASCITA
Papà Gambalunga, Nadine Brun-Cosme, Aurélie Guillerey
(trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'A stasera' dice papà. E dà un grosso bacio sulla guancia a Matteo. Ma Matteo dice: 'E se stasera la vecchia auto non parte?' Papà esita un po': 'Se la macchina non parte...'"

Di quella vecchia macchina verde, Matteo lo ha visto con i suoi occhi questa mattina, non ci si può assolutamente fidare. Decide lei se e quando partire. Quindi la domanda al papà è più che lecita. Sulla risposta, o meglio sulle molte risposte del papà, ci sarebbe forse qualcosa da obiettare. Se la vecchia macchina verde non parte, lui andrà a prendere Matteo con il trattore rosso del vicino. Ma quel bambino fa bene a dubitare... Verrà a cavalcioni di un orso, o portato da uno stormo di uccelli, o navigando sull'acqua spruzzata da vicino, o scavando un tunnel sotterraneo con l'aiuto dei conigli... Ogni volta Matteo obietta e ogni volta il papà si sente in dovere di trovare soluzioni alternative, sempre più immaginifiche, ma sempre più rassicuranti per il suo bambino: non lo lascerà a scuola per sempre!

Sono giorni che la riflessione va spesso a incagliarsi nella stessa domanda: ma le storie che raccontiamo avranno una fine? Ovvero, arriverà un giorno in cui le avremo finite tutte e dovremo ricominciare daccapo e ci troveremo a raccontare quelle di già raccontate? E anche se fosse, saranno davvero una la copia l'una dell'altra, oppure il racconto, sia scritto che a voce, porterà comunque in sé il seme di una prima nascita?


La riflessione, leggendo Papà Gambalunga, si riacutizza perché dentro questo libro si sente un'eco (a parte quello nel titolo).
È l'eco di una storia che arriva in Italia, portata da Babalibri nel 2005 e firmata da Mireille D'Allancé: Ci pensa il tuo papà.
Il plot non è molto diverso: un dialogo in crescendo tra padre orso e figlio orso, laddove il secondo tartassa di domande a scopo rassicurante il proprio padre che, a sua volta, non fa che riconfermare al proprio piccolo la certezza che lui, da bravo e fidato papà, sfiderà ogni avversità, ogni pericolo, per non lasciarlo mai da solo.
L'eco si sente soprattutto nel meraviglioso ritmo che dimostrano di avere entrambi: un ritmo sempre più serrato, sempre più esagerato e assurdo, tanto da diventare in entrambi un vero e proprio gioco al rilancio, attraverso le incalzanti domande dei due piccoli.
L'altro punto di contatto sta nel dialogo tra figura e testo, ovvero in entrambi i casi è rispettata la regola aurea secondo cui parole e immagini devono armonicamente essere entrambe 'espressioni' di una unica narrazione. Entrambe sono voci narranti, pur occupandosi di elementi anche tra loro diversi. Non sono in un rapporto interno di sudditanza, dove la figura si limita illustrare ciò che dice la parola e viceversa la parola non è didascalia della figura. Guai se accadesse.
Questo solo per dire che, come albi illustrati, funzionano entrambi.
Ma allora, in Papà Gambalunga, è possibile individuare, nonostante gli echi, il seme di una prima nascita?
Sì. 


E meno male che accade perché qui il rassicurante e a tratti melenso orso della D'Allancé ha perso la sua tenerezza h24 in cambio di un maggiore gusto per il comico e una certa qual possibilità di resa, comica anch'essa, di fronte all'incalzare degli eventi. 


La Nadine Brun-Cosme non tradisce. E questo rilevante scarto nel testo trova la sua espressione nelle facce rassegnate e sconfitte di fronte alle avversità crescenti. Naturalmente, girata la pagina, ritornano sorridenti grazie a una ritrovata energia e fiducia in sé: per riportare il proprio bambino a casa, basteranno due gambe (lunghe) e mai stanche.
E l'altro grande seme di originalità sta, come prevedibile, nel genere di illustrazione. Dal pastello morbido e sfumato, dal segno rassicurante e tondo, dalla mimesi con il peluche che è un marchio di tutti i libri della D'Allance, si passa ai colori quasi sempre piatti, alle linee spezzate, a un evidente disinteresse nei confronti della resa mimetica. 


Aurèlie Guillerey costruisce la pagina per colpire, per stupire, per rendere attento il proprio lettore, le dà un ritmo che non credo sbagliato definire musicale (di certo sonoro, quanto lo è il bel testo).
Tutto è in movimento, con ritmo accelerato, che da sinistra si muove invariabilmente verso destra, come a voler dare un tempo spinto all'eccesso verso il finale, attraverso il susseguirsi veloce del giro pagina.
Ricorda, e non solo in questo senso, un altro grande libro concepito da Jim Flora nel 1957, Il giorno in cui la mucca starnutì. A parte la diversa storia e una differente paletta di colori (in Jim Flora l'alternanza dei pochi colori al b/n per questioni di risparmio dei costi di stampa), le affinità sono parecchie e non credo siano casuali. Sembrano piuttosto un'ispirazione. Entrambi, sebbene a distanza di più di mezzo secolo e in contesti culturali differenti, hanno una formazione simile, una frequentazione assidua con la musica, con il graphic design e, fortunatamente per noi, con il senso del comico.


 Evviva.

Carla

mercoledì 16 ottobre 2019

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)



SE A LONDRA COMPARE KARL MARX


E’ un aspetto originale e direi di rilievo, la qualità della ricostruzione storica con cui Shane Peacock costruisce i suoi romanzi, centrati sul personaggio del giovane Sherlock Holmes.
Bene fa la Feltrinelli a recuperare i precedenti romanzi, recensiti sin dal 2011, come proposte originali per lettrici e lettori sopra i dodici anni.
La caratteristica peculiare di Peacock è la capacità di ricostruire fedelmente l’ambientazione della Londra vittoriana, che caratterizza i romanzi di sir Arthur Conan Doyle. In quest’ultimo romanzo la ricostruzione effettuata dall’autore canadese è ancora più interessante perché oltre a raccontare al lettore attento usi e costumi, la variegata molteplicità di vite umane che si incontrano e si scontrano nei vicoli come nei grandi viali, fornisce anche un’accurata descrizione dei primi movimenti a difesa dei diritti della classi povere, dei primi accenni di femminismo.
Il perno narrativo di ‘Il giovane Sherlock Holmes. Il demone oscuro’ ruota intorno alla figura di un mostro, o presunto tale, Jack il Saltatore, che terrorizza le fanciulle povere dei bassifondi londinesi; il giovane Sherlock, con tutte le sue ossessioni e le sue insicurezze, viene coinvolto delle indagini, mentre si divide fra l’attrazione per la giovane Irene Doyle, figlia di sir Arthur, e la giovane Beatrice.
Ma intorno alle vicende, e anche dentro le imprese malvagie del mostro saltatore, si muove una Londra agitata dai primi tumulti operai, mentre con grande fatica si fanno avanti idee riformatrici. Ci sono uomini politici importanti che si spendono in modo lecito o meno lecito per sostenere le rivendicazioni della povera gente, destinata a rimanere miserabile e ignorante. C’è il terrorismo irlandese, che rivendica la separazione da Londra.
Fra questi capannelli di gente sempre più esasperata si aggirano due persone destinate a cambiare i destini del mondo, Karl Marx e Frederich Engels, attenti osservatori della storia economica e sociale dell’Inghilterra.
Se questo è sicuramente intrigante per il lettore più avvezzo alle tematiche storiche, resta per i lettori meno smaliziati un avvincente intreccio in cui si susseguono i colpi di scena, le geniali intuizioni del giovane Sherlock, all’inizio della sua carriera di investigatore, il balletto dei personaggi che circondano efficacemente il protagonista; sono molte le caratterizzazioni di personaggi che accompagnano il protagonista: dai personaggi femminili, quello di Irene in primis, molto attenta a rivendicare il diritto di essere se stessa, alle popolane che sono molto meno ignoranti di quanto non sembri; Maleficent, il capobanda che guida una ciurma di pericolosi ragazzini; il farmacista massone Bell, esperto di chimica e di discipline orientali.
Alla fine ne viene fuori un romanzo che riesce perfettamente a coniugare il solido intreccio ‘giallo’ con una ricostruzione d’ambiente che racconta molto della Londra ai tempi della Regina Vittoria e del premier Disraeli, nonché dei rivoluzionari cambiamenti che prenderanno vita nei decenni successivi.
Probabilmente, lettori e lettrici più giovani avranno pochi elementi per ricostruire questo sfondo storico così dettagliato e così profondamente ‘british’: ma credo resteranno affascinati dalle atmosfere brumose, dalla descrizione della vita grama dei bassifondi londinesi, dalle imprese intellettuali del giovane Sherlock, ancora alla ricerca di una sua profonda vocazione.
D’altro lato, la trama poliziesca aiuta a mantenere alta l’attenzione, rendendo il romanzo godibile anche solo come ‘giallo’.
Lettura consigliata a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Il giovane Sherlock Holmes. Il Demone oscuro”, S. Peacock, Feltrinelli 2019



lunedì 14 ottobre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


TOMI IL MAGNIFICO

Allumette, Tomi Ungerer (trad. Sara Saorin)
Camelozampa 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Estate e inverno, primavera e autunno, Allumette era vestita di stracci.
Non aveva casa. Non aveva genitori.
Allumette mangiava gli avanzi che trovava nei bidoni dei rifiuti, si riparava nei portoni vuoti e dormiva nelle auto abbandonate. Si guadagnava qualcosa per vivere andando in giro per la città a vendere fiammiferi che nessuno voleva."

Era la vigilia di Natale e la città era piena di luci, colori e profumi e la gente si muoveva indaffarata a comprare qualsiasi cosa. Nessuno aveva occhi per lei. Affamata e intirizzita, guardava sognante la vetrina del pasticciere che, a vedere le sue manine sul vetro, la scacciò in malo modo.

 

Con l'ultimo fiammifero Allumette, rifugiatasi in un cantiere pieno di fusti di combustibile, si accese un fuoco per scaldarsi. Ma durò poco perché gli scoppi attirarono i pompieri e lei dovette di nuovo fuggire. Quando il mondo davvero sembrava volerla inghiottire per sempre, lei guardò il cielo e pregò che qualcuno l'ascoltasse ed esaudisse almeno uno dei suoi tanti desideri.
Ora non è dato sapere se dipese dal fatto che era una notte speciale, fatto è che dal cielo piovve ogni bendidio, ovvero tutto quello che lei nella sua giovane e stenta vita aveva desiderato. Un monte di cose alto 11 metri che Allumette con una improvvisata squadra di volontari ridistribuisce tra coloro che, come lei, nelle loro esistenze non hanno ricevuto molto. Come spesso, ma non sempre, accade, la generosità diventa contagiosa, vuoi per imbarazzo oppure per moto sincero dell'animo, sta di fatto che la montagna invece di calare aumenta e con essa la beneficenza. Ora è tutto il mondo che si muove, perché di aiuto ce n'è bisogno un po' ovunque.

Pubblicato nel 1974 e tradotto da Bompiani quello stesso anno, Allumette ha attraversato tutti gli anni Settanta e Ottanta fino ad essere ripubblicato per l'ultima volta da Mondadori nel 2005. Poi scompare per quasi quindici anni.
Poi accade un fatto ineludibile che ad alcuni ha tolto per un attimo il respiro (io tra loro): muore Ungerer.
A parte quelli con il fiato mozzo e inconsolabili, anche tutti gli altri ora si ricordano di lui. E a questo punto ci si accorge di quale cratere questo alsaziano trasgressivo abbia lasciato sulla terra andandosene, seppur quasi novantenne.
Un po' a posteriori, ma va bene lo stesso, ci si rende conto di quanto sia stato fondamentale e rivoluzionario. Una delle colonne su cui sta in piedi l'intero edificio della letteratura illustrata contemporanea. E così quello che fino al 9 febbraio 2019 era un faro costante, ma tutto sommato non osservato come avrebbe meritato, ora è oggetto di una vera e propria riscoperta.
È piuttosto vero che ci si accorge meglio di 'qualcosa', solo quando non la si ha più.
E nella fattispecie che cosa è questo 'qualcosa'?
In concreto, più di 140 libri bellissimi pubblicati e tradotti in 30 lingue differenti, uno scatafascio di premi tra cui l'Hans Christian Andersen Award, un museo dedicato a lui, da vivo!
In astratto un modo di leggere il mondo e i suoi abitanti raro, intelligente, coraggioso e provocatorio, diretto e politicamente schierato, leale e quindi crudele e generoso, ma sopra ogni cosa, visionario.


Spero sia evidente a tutti, che le storie di Ungerer assumono immediatamente un valore universale, fiabesco e mitico, e nello stesso tempo dimostrano di essere piantate nella realtà con profonde radici: sanno attraversare il tempo e lo spazio, e sanno essere anche estremamente concrete.
Leggendole e guardandole, tutti possono ritrovarsi comunità in una narrazione che ha in sé simboli e archetipi che la rendono condivisibile e riconoscibile. E nello stesso momento, simboli e archetipi sanno prendere forma in contesti e luoghi estremamente realistici.


In Allumette (a partire dalla dedica da Küsnacht a Rainer e Inge Heumann nella scatola di Minerva) la periferia, la pioggia di oggetti sulla doppia pagina, la processione, il pediluvio del sindaco, la sequenza in un'unica tavola di carestie-incendi-alluvioni-guerre, il panorama finale di una periferia urbana (su cui vola invece il magico cappello e il magico ombrello) sono uno strepitoso manifesto della corporeità del mondo.
E proprio per questa forza narrativa, che radica in molteplici direzioni, che le sue storie hanno anche la capacità di mostrare l'indicibile.
Ecco, in Allumette c'è molto di tutto questo.
In primo luogo, nella riscrittura di una fiaba, dagli Andersen ai Grimm, c'è il senso del meraviglioso che la attraversa, ma c'è anche un omaggio al fantastico e al grottesco di Bierce, che Ungerer condivide con lo scrittore americano. 


C'è anche l'onestà intellettuale di raccontare la crudeltà e il degrado del mondo. E con essa c'è la volontà di non essere accondiscendente nei confronti di chi legge e guarda, ma invece di essere provocatorio.
'I bambini vanno sfidati sul piano della paura e della gioia'.
C'è il grande messaggio politico che attraversa il racconto e che lo rende immediatamente contemporaneo e con esso e c'è il coraggio di schierarsi.


C'è la grande lealtà nel racconto dei sentimenti umani, visti nelle loro diverse sfumature (con alcune redenzioni in corso d'opera). 
C'è una disinvoltura nella costruzione dell'immagine che lascia sbigottiti e che si esplicita in un dominio assoluto del segno sulla pagina.
Come in ogni fiaba, c'è il riscatto degli ultimi e la vittoria, ovvero il trionfo del Bene sul Male. L'origine di tutto questo? Un po' mitica (un miracolo, la cornucopia o Babbo Natale, quello vero) un po' no (una trovata del sindaco).
Di certo, magnifica.

Carla