TOMI IL MAGNIFICO
Allumette, Tomi Ungerer (trad. Sara Saorin)
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Estate e
inverno, primavera e autunno, Allumette era vestita di stracci.
Non aveva casa. Non
aveva genitori.Allumette mangiava gli avanzi che trovava nei bidoni dei rifiuti, si riparava nei portoni vuoti e dormiva nelle auto abbandonate. Si guadagnava qualcosa per vivere andando in giro per la città a vendere fiammiferi che nessuno voleva."
Con
l'ultimo fiammifero Allumette, rifugiatasi in un cantiere pieno di
fusti di combustibile, si accese un fuoco per scaldarsi. Ma durò
poco perché gli scoppi attirarono i pompieri e lei dovette di nuovo
fuggire. Quando il mondo davvero sembrava volerla inghiottire per
sempre, lei guardò il cielo e pregò che qualcuno l'ascoltasse ed
esaudisse almeno uno dei suoi tanti desideri.
Ora
non è dato sapere se dipese dal fatto che era una notte speciale,
fatto è che dal cielo piovve ogni bendidio, ovvero tutto quello che
lei nella sua giovane e stenta vita aveva desiderato. Un monte di
cose alto 11 metri che Allumette con una improvvisata squadra di
volontari ridistribuisce tra coloro che, come lei, nelle loro
esistenze non hanno ricevuto molto. Come spesso, ma non sempre,
accade, la generosità diventa contagiosa, vuoi per imbarazzo oppure
per moto sincero dell'animo, sta di fatto che la montagna invece di
calare aumenta e con essa la beneficenza. Ora è tutto il mondo che
si muove, perché di aiuto ce n'è bisogno un po' ovunque.
Poi accade un fatto ineludibile che ad alcuni ha tolto per un attimo il respiro (io tra loro): muore Ungerer.
A parte quelli con il fiato mozzo e inconsolabili, anche tutti gli altri ora si ricordano di lui. E a questo punto ci si accorge di quale cratere questo alsaziano trasgressivo abbia lasciato sulla terra andandosene, seppur quasi novantenne.
Un po' a posteriori, ma va bene lo stesso, ci si rende conto di quanto sia stato fondamentale e rivoluzionario. Una delle colonne su cui sta in piedi l'intero edificio della letteratura illustrata contemporanea. E così quello che fino al 9 febbraio 2019 era un faro costante, ma tutto sommato non osservato come avrebbe meritato, ora è oggetto di una vera e propria riscoperta.
È piuttosto vero che ci si accorge meglio di 'qualcosa', solo quando non la si ha più.
E nella fattispecie che cosa è questo 'qualcosa'?
In concreto, più di 140 libri bellissimi pubblicati e tradotti in 30 lingue differenti, uno scatafascio di premi tra cui l'Hans Christian Andersen Award, un museo dedicato a lui, da vivo!
In astratto un modo di leggere il mondo e i suoi abitanti raro, intelligente, coraggioso e provocatorio, diretto e politicamente schierato, leale e quindi crudele e generoso, ma sopra ogni cosa, visionario.
Spero sia evidente a tutti, che le storie di Ungerer assumono immediatamente un valore universale, fiabesco e mitico, e nello stesso tempo dimostrano di essere piantate nella realtà con profonde radici: sanno attraversare il tempo e lo spazio, e sanno essere anche estremamente concrete.
Leggendole e guardandole, tutti possono ritrovarsi comunità in una narrazione che ha in sé simboli e archetipi che la rendono condivisibile e riconoscibile. E nello stesso momento, simboli e archetipi sanno prendere forma in contesti e luoghi estremamente realistici.
E proprio per questa forza narrativa, che radica in molteplici direzioni, che le sue storie hanno anche la capacità di mostrare l'indicibile.
Ecco, in Allumette c'è molto di tutto questo.
In primo luogo, nella riscrittura di una fiaba, dagli Andersen ai Grimm, c'è il senso del meraviglioso che la attraversa, ma c'è anche un omaggio al fantastico e al grottesco di Bierce, che Ungerer condivide con lo scrittore americano.
'I bambini vanno sfidati sul piano della paura e della gioia'.
C'è il grande messaggio politico che attraversa il racconto e che lo rende immediatamente contemporaneo e con esso e c'è il coraggio di schierarsi.
C'è una disinvoltura nella costruzione dell'immagine che lascia sbigottiti e che si esplicita in un dominio assoluto del segno sulla pagina.
Come in ogni fiaba, c'è il riscatto degli ultimi e la vittoria, ovvero il trionfo del Bene sul Male. L'origine di tutto questo? Un po' mitica (un miracolo, la cornucopia o Babbo Natale, quello vero) un po' no (una trovata del sindaco).
Di certo, magnifica.
Carla
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