MAI FIDARSI DI UN GRANCHIO
QUESTO NON È IL
MIO CAPPELLO! Jon Klassen
Zoolibri 2013
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Questo
cappello non è mio. L'ho appena rubato.
L'ho rubato a un
grosso pescione. Era addormentato quando l'ho fatto.
E probabilmente non
si sveglierà per un bel pezzo."
E
invece il grosso pescione si sveglia e, accortosi del furto, parte
all'inseguimento del piccolo pesce che glielo ha rubato.
Il
piano del ladro prevede una fuga tra le piante che crescono grandi,
là le foglie sono fitte e nessuno mai lo potrà scovare. Fidandosi
dell'omertà del granchio, unico testimone -oltre a noi lettori- del
suo nascondiglio, il pesce pensa di essere al sicuro...
Un
fitto intreccio di alghe e foglie, come un sipario chiuso sulla
scena, ci impedisce di vedere 'lo scambio di vedute' tra derubato e
ladro.
A
noi è dato verificare solamente che il cappello ha ripreso il suo
posto sulla testa del grosso pescione che, sereno, ha ricominciato a
sonnecchiare.
Alcuni
indizi importanti mi facevano supporre che questo secondo libro di
Klassen, potesse essere ancora più bello del primo,
Rivoglio il mio capello!
Sebbene
abbia sempre guardato con circospezione le 'seconde' puntate di libri
di successo, perché, di solito, godono di certo naturale abbrivio
dato dal successo del precedente, tuttavia non si vince a caso la
Caldecott Medal!
Devo
dire che le anticipazioni, trailer compresi, non rendono giustizia a
questo libro: solo una volta che lo si ha in mano si capisce appieno
la 'Klasse' di Klassen.
Con
il precedente alcuni punti di contatto e talune differenze:
ritornano i cappelli, i cappelli fuori misura e i ladri di cappelli;
diversa, addirittura rovesciata è invece la prospettiva: qui si
indaga il pensiero del ladro e non del derubato. Differente è anche
il formato del libro che da verticale diventa orizzontale, il fondo
delle pagine che da chiaro diventa nero.
Anche
il coinvolgimento del lettore ritorna puntuale. Chi legge sa che le
cose stanno andando ben diversamente da come pensa il piccolo ladro e
questo non può lasciarlo indifferente. Lo fa ridere,
inevitabilmente. Ad ogni frase del testo scritto, che corrisponde al
pensiero del ladro, fa da controcanto un'immagine che lo smentisce,
che corrisponde all'azione del grande pescione. E la grandiosità sta
proprio nei piccoli dettagli, nei micro gesti o micro sguardi che
Klassen disegna. La leggerezza, quella di calviniana memoria, frutto
di un sapiente processo di eliminazione del superfluo, tre soli
personaggi, pochi sgardi e qualche bollicina, frutto di una capacità
di sintesi degna di un poeta, attraversa tutto il libro.
Nulla
in questo libro è esornativo e la storia, illustrata e scritta,
acquisisce valore sempre maggiore e da narrazione diventa paradigma
esemplare.
Klassen,
in un crescendo di 'rilanci' narrativi -il pescione non sa che è
sparito il cappello, e anche quando lo scopre non sa chi l'ho ha
rubato, e anche quando lo scopre, non sa dove trovarlo- lascia al
lettore la grande incognita finale tutta da inventare.
Dietro
quella cortina di alghe che cosa è successo? La pena presunta che il
pescione commina al ladro dipende da vari fattori: dal grado di
cattiveria del singolo lettore, dal livello di giustizialismo o di
garantismo del bambino 'giudicante'.
Ciascuno
di noi se ne deve assumere la responsabilità. E questo è un utile
esercizio per l'anima, sempre.
Carla
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