QUANDO SI DICE UN'INFANZIA DIFFICILE
Bill il
cattivissimo (ora buonissimo), Ole Könnecke
(trad. Chiara
Belliti)
Beisler 2019
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Il suo
bersaglio preferito però erano i bambini.
Se giocavano a
calcio, Bill piombava nel campetto e requisiva loro il pallone.
'Basta con questo
chiasso' strillava. 'Volete indietro la palla? Dite ai vostri
genitori di venirla a prendere.' Naturalmente i genitori tremavano
soltanto all'idea, e così addio pallone."
Bill
era cattivo con tutti. Ai piccoli non solo sequestrava il pallone, ma
rubava anche la cioccolata. Ma altrettanto perfido era con i grandi.
Temuto nel quartiere, nessuno aveva il coraggio di opporsi ai suoi
modi. Non lo faceva l'ortolano a cui Bill rubava quotidianamente una
mela, non lo facevano i frequentatori abituali del bar cui raccontava
barzellette tremende. Men che meno le signore anziane che riempiva di
sberleffi anche nei giorni di buonumore.
Come spesso accade, la
popolazione, per timore, faceva buon viso a cattivo gioco e
sopportava. Fino al giorno in cui il pallone, per un tiro esagerato
finisce sul balcone di casa di Bill. Peter e Paul decidono di sfidare
il pericolo e, arrampicatisi sull'albero, arrivano al balcone e al
pallone. Ma davanti a una finestra non del tutto chiusa è umanamente
impossibile resistere alla tentazione di guardarci attraverso. E così
si scopre che Bill, nel sonno, fa anche lui brutti sogni...Sogna,
ancora adesso, le sgridate di mamma e papà.
Forse
l'antidoto a tanta cattiveria, è dietro l'angolo...
A
quelli che si aspettano di trovare la stessa chimica che teneva
magnificamente insieme Lester e Bob o Camillo e Luca, e che li
rendeva esilaranti nei loro scambi, rimarranno a bocca asciutta: nulla di
scambievole, nulla di tanto folle, perché il libro è costruito su altro.
Non
sulla forza di un binomio, ma sulla fragilità del singolo rispetto al gruppo. Bill,
che è cattivissimo, ovviamente non ha interlocutori alla sua
altezza: lui procede in solitario. Dall'altro lato, c'è una comunità sotto scacco.
Tale condizione trova
espressione nel suo strapotere, nella sua protervia, ma, come spesso
succede, questo genere di potere, costruito sulla prevaricazione, ha piedi di argilla.
Nonostante
sia grosso, abbia modi bruschi, sia maleducato e ostenti una grande
sicurezza, Bill ha evidentemente un suo tallone d'Achille. E come
altrettanto spesso succede, sono ai ragazzini scoprirlo, dal bambino di
Andersen che gridò che l'imperatore era nudo in poi...
Mentre i
grandi sono lì che abbassano la testa e se la fanno sotto e gli
lasciano il pallone (le mele e il resto), i bambini, di fronte
all'urgenza, si fanno coraggio e si fanno capaci di alzare lo
sguardo. E in tal modo scoprono il punto di vulnerabilità di quel
colosso.
La
sottile ironia nei confronti di alcuni difetti dell'umanità, cui
Könnecke non rinuncia, si concentra proprio su questo punto:
l'atteggiamento arrogante di quel bulletto di quartiere. Il
ragionamento però va avanti e la questione si sposta, sempre con il
sorriso sulle labbra, su quale possa esserne l'origine.
In
questa prospettiva, a voler andare a fondo, forse il libro Bill il
cattivissimo andrebbe messo in mano anche a tutti quei cattivi
educatori che generano nelle teste dei loro (mal)educati una
necessità di autoaffermazione che sa esprimersi e imporsi solo
attraverso l'arroganza.
Non è dato sapere se questa ironia la
possano cogliere i piccoli, mentre quanto meno farebbero bene a farci
un pensiero i grandi.
Ai
primi lettori, che hanno già diversi titoli a loro disposizione
nella collana Leggo già, va lasciato invece il godimento di un testo
in stampatello, di parole adatte a essere valicate anche da chi è
alle prime armi, dello scherzo cui viene sottoposto il cattivissimo
Bill, della vignetta finale al sapor di mela e, più in generale, di
un disegno espressivo che si distingue per il nitore della linea
chiara (mutuata da certo fumetto). Paletta di colori insolita ed
efficace.
Piccolo dettaglio non trascurabile: la potenza del tiro del
pallone sul balcone la si deve a una calciatrice in gonnella.
Troppo
forte o troppo incapace? Ah!
Carla
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