IL RACCONTO DI UNA INFANZIA
La storia di un’infanzia felice, che viene poi travolta dalla tragedia dell’Olocausto, è al centro del libro illustrato ‘La storia di Bodri’, di Hédi Fried con le illustrazioni di Stina Wirsén.
Bodri è un cane, un bel cane gioioso e protettivo nei confronti della sua bambina, Hédi, che così ce lo racconta. La bambina e la sorella Lena vivono in Romania, sono allegre e spensierate; Hédi passa molto tempo con la sua vicina di casa, Marika, e col suo cane Banti. Sono un’allegra combriccola di bambine e cani, che scorrazzano nei prati del parco, si rincorrono, si confidano sotto lo sguardo attento e protettivo dei loro cani.
Fino al giorno in cui Hédi e Marika, perché non pregano nello stesso modo, vengono brutalmente separate. Hédi appartiene a una famiglia ebrea e, dopo che la Romania viene invasa dalle truppe naziste, è costretta a vivere separata dagli altri bambini.
Ma questo a Hitler, lontano migliaia di chilometri, non basta: vuole eliminare ogni ebreo sul suo cammino di conquista dell’Europa. Anche Hédi e la sua famiglia vengono rastrellati e portati ad Auschwitz. Il povero Bodri cerca di rincorrere il treno su cui è stata caricata Hédi, ma invano. Però in qualche modo continua a vegliare su lei: ogni giorno in cui la bambina riesce a ricordarlo, a ricordare le corse a perdifiato, gli abbracci, le torna un po’ di vita, un sottile filo di speranza. Pensa continuamente al suo cane, sperando che qualcuno se ne prenda cura.
Fino al giorno in cui viene liberata e, tornando a casa, lo ritrova. Lui, sì, riconosce Hédi e la sorellina, nonostante la magrezza, i vestiti logori, il dolore che trapela dalle loro parole.
Questa è una piccola storia, che con poche parole racconta le vicende di tanti: il brusco passaggio da una vita normale a una vita di segregazione, l’incredulità che potesse esistere qualcosa di peggiore ai divieti e alla solitudine imposta.
Qui, lo sguardo innocente della bambina e del suo cane descrivono l’assoluta gratuità e assurdità della violenza che il regime nazista ha elevato a sistema. Proprio nelle poche parole, nella estrema sintesi dei fatti emerge l’inconcepibile: da un giorno all’altro le regole del mondo civile possono andare in mille pezzi ed essere sostituite dal puro arbitrio. Noi, dall’alto della comprensione storica, sappiamo che tutto questo non è stato solo il progetto di un folle, ma anche una sistematica, razionale, burocratica macchina di morte, che funzionava già da tempo.
Lo sguardo della bambina e del suo cane tutto questo non lo possono comprendere e ci restituiscono l’esperienza del dolore, della separazione, del lutto, con grande sobrietà e delicatezza.
Il racconto di Hédi Fried, trasferita in Svezia nell’immediato dopoguerra, è accompagnato dalle immagini, a inchiostro e acquerello, dell’illustratrice svedese Stina Wirsén. Tavola dopo tavola, vediamo scorrere la vita serena delle bambine ebree e del loro imponente cane marrone, per arrivare a quel grigio incombente del lager cui fortunosamente sono sopravvissute. Se il testo è scarno, le immagini forniscono il tessuto emotivo, le atmosfere serene del prima e l’angoscia del dopo.
Lontano dalle pubblicazioni legate alla Giornata della Memoria, questo libro, pubblicato da Einaudi Ragazzi, ricorda con delicatezza quello che non dovrebbe mai essere dimenticato, soprattutto nei tempi cupi che stiamo vivendo.
Lettura indicata, e caldamente consigliata, a bambine e bambini sensibili e attenti, a partire dagli otto anni.
Eleonora
“La storia di Bodri”, H. Fried, ill. di Stina Wirsén, Einaudi ragazzi 2022
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