lunedì 13 marzo 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SYBERIA


Annunciato, atteso ed eccolo qui, l’ultimo romanzo di Guido Sgardoli, pubblicato dalle Edizioni San Paolo: ‘Syberia’.
Con un collegamento ideale con i precedenti impegnativi romanzi pubblicati con lo stesso editore, ‘Frozen Boy’ e ‘L’Isola del Muto’, ‘Syberia’ è un romanzo complesso, cui è possibile attribuire diversi risvolti, dal metafisico al religioso. Oppure, più semplicemente, è uno sguardo attento alla solitudine di un personaggio messo di fronte a qualcosa d troppo grande, troppo complesso per essere compreso realmente.
La trama: Janis è un giovane polacco, che all’inizio del ‘900, è recluso in una katorga, un campo di lavori forzati in Siberia, quegli stessi campi che Stalin avrebbe chiamato gulag. Riesce a fuggire, portandosi dietro una scatola da sigari che contiene i suoi pochi averi e i suoi ricordi. Janis è stato arrestato in seguito alle manifestazioni anti-zariste; durante l’arresto i suoi genitori vengono uccisi.
Dunque è solo al mondo ed è completamente solo nell’affrontare l’immensità della taiga siberiana: il viaggio verso un’agognata, e improbabile, salvezza, è anche un viaggio dentro se stesso, un’iniziazione a un superiore livello di consapevolezza.
Nel suo percorso incontra uomini malvagi, Kemec, un altro evaso, e il cacciatore, entrambi espressione del lato peggiore dell’umanità, ma incontra anche un villaggio di buriati, la popolazione di origine mongola che occupa parte della Siberia. Viene accolto, nutrito, aiutato a riprendere il suo cammino, che parrebbe interrompersi per opera di un’orsa infuriata che lo aggredisce; a salvarlo è uno sciamano, un altro incontro fondamentale in questo viaggio iniziatico.
L’ultimo incontro non lo si può raccontare, a meno di non svelare la complessità del finale; posso però dire che ha a che fare con un fenomeno inspiegato, un’esplosione potentissima avvenuta il 30 giugno del 1908 in Siberia.
‘Syberia’, come dicevo all’inizio, è un romanzo complesso, che utilizza almeno due registri: quello del romanzo di avventura, rimandando a London, a Krakauer, a Conrad, dipingendo con infiniti accurati dettagli la meraviglia e l’orrore di una natura incontaminata e ostile; e quello del romanzo di formazione, del viaggio inteso come trasformazione, se non trasfigurazione, una ricerca del vero sé allontanandosi dal mondo reale.
Ma c’è poi un registro poetico, che descrive l’incanto del mondo naturale, e che, nello stesso tempo, avvicina all’indicibile, come nei film di Tarkovskij.
Nella narrazione convivono la concretezza e l’accuratezza delle descrizioni dei luoghi, degli animali, dei mille modi per sopravvivere mangiando insetti e licheni e l’allusione al mondo sciamanico, i suoi riti, l’idea di un sovrannaturale magico.
Credo che ciascuna lettrice, ciascun lettore avrà una propria visone dei capitoli finali, che lasciano aperte diverse interpretazioni; ma tutti sicuramente apprezzeranno la consueta cura della lingua, la precisione dell’ambientazione, il ritmo serrato e incalzante che accompagna il giovane protagonista, così come apprezzeranno la figura del giovane Janis, fragile e indifeso eppure capace di affrontare le prove di un mondo ostile.
Consiglio la lettura a ragazze e ragazzi con più di quattordici anni, amanti dell’avventura, ma che apprezzino la sfida intellettuale che il romanzo propone loro.

Eleonora

“Syberia”, G. Sgardoli, Edizioni San Paolo 2023



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