lunedì 23 ottobre 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UNA STORIA 'SOVRANA'

In fuga con la flebo, Josephine Mark
(trad. Melani Traini) 
Valentina Edizioni, 2023 




FUMETTO  (dai 7 anni) 

" 'Prima con quel coso della flebo mi hai salvato la vita. Perciò ora io devo salvare la vita a te.' 
'Cosa?!' 
'Niente domande. Codice dei Lupi.' 'Non abbiamo molte regole, ma questa è SACRA!' 
'Ma problema: io devo darmela a zampe. Non è un posto per lupi, come di certo avrai notato. 
Ma TU sei chiaramente incapace di cavartela da solo con tutta questa roba. Che hai lì in mano?'" 

Breve antefatto: ospedale nel bosco. Un coniglio è attaccato alla flebo e sta aspettando che la rana infermiera gli somministri la terapia. Dietro un paravento c'è un altro paziente, molto poco paziente che spara in orbita l'infermiera quando cerca di medicarlo. Il paziente poco paziente è un lupo che quando gli viene somministrato come piccolo premio un pasticcino, cerca qualcosa di più commestibile di un muffin. Aperta la tenda che li separa, vede il coniglio che farebbe al caso suo se non emanasse un odore sgradevolissimo: di medicinale! 
Il fatto che tutto avvenga in un bosco implica che ci siano dei cacciatori in transito ed è appunto uno di essi che mira al lupo per ucciderlo. Ma il proiettile viene per l'appunto deviato dal bastone della flebo del coniglio... 


Lupo con la vita salva e in debito con il coniglio che effettivamente con tutti quei tubicini e con quella lunghissima terapia non si orienta poi troppo bene. 
Qui comincia la loro strada insieme, in una continua alternanza tra rocambolesche avventure e terapie da seguire, in una caparbia ricerca di un po' di pace e tranquillità e verso una sempre maggiore indipendenza dagli effetti collaterali, come per esempio l'epistassi o un cane mordace. 
Un esilarante percorso dalla solitudine all'affetto, dalla malattia alla guarigione. 
IMPERDIBILE. 

Io di fumetto non so nulla. Quindi nulla dirò in proposito. Ma di storie e di flebo di chemio qualcosina la potrei dire. Un po' di anni passati a leggere storie nelle poche stanze di oncologia pediatrica al BG con l'unico intento di portare le loro teste pelate fuori dai soliti pensieri, hanno fatto risuonare un campanellino sopito da un bel po' di tempo e in qualche modo anche il desiderio di farlo tintinnare di nuovo. 
Inciampata, è proprio il caso di dirlo, in questo libro di Valentina Edizioni, l'ho letto d'un fiato e la conclusione che ne ho tratto è la seguente: ecco, tutte così dovrebbero essere le buone storie. 
Questa sì che la si può annoverare, per usare la definizione di Armin Greder, tra le storie sovrane. 
Storie che hanno un bel nocciolo al loro interno. Un nocciolo che abbia in sé onestà e urgenza. Una storia che sappia raccontare lo spessore, la complessità della vita. Una storia che sappia raccontare diversi punti di vista. Una storia che sappia raccontare senza spiegare, ma semplicemente facendo vedere. Una storia che non abbia la pretesa di risolvere nulla, ma semmai quella più saggia di saper guardare dentro le cose. Una storia che, proprio perché onesta, sappia creare autentica emozione. 


E che faccia tutto questo con la necessaria leggerezza, ossia attraverso quella sottrazione di peso che per esempio di ottiene spesso e volentieri con l'ironia o attraverso la metafora. 
Lupo e coniglio leggerissimi nella loro struttura, così come leggerissimo è il loro linguaggio (a tal proposito un encomio andrebbe fatto a chi lo ha così tradotto con tanta levità). 
Alla faccia di tutti quei libri che si appesantiscono e si arrovellano per cercare di 'curare' la malattia e la paura che essa porta con sé con storie cucite intorno alla retorica, quella sì davvero insopportabilmente pesante, del tema. 
 La questione malattia, e più nello specifico, tumore, è una bella gatta da pelare (ops!) Nessun dubbio in merito. Quindi è un fatto che sia difficile parlarne, trovare il tono giusto per metterla nero su bianco. Presumo che sia più semplice farlo con una certa cognizione di causa, fatto che implica che a scriverla sia qualcuno che ci è passato in mezzo o ci è passato accanto e l'ha vista quindi molto da vicino. Josephine Mark, lei ci è passata in mezzo. E ha molto ben chiaro cosa le frullava nella testa in quel periodo. Stava male e dentro sentiva due voci molto precise: una piena di paura e una invece che la spronava ad andare avanti senza tema: ecco rispettivamente coniglio e lupo. 
E tutto il resto è venuto da sé con una certa naturalezza. 


Ecco, la naturalezza. 
Ricordo quanto fosse apprezzato tra quei bambini pelati questa naturalezza nel prenderli un po' in giro, nel trattarli con assoluta normalità, nel non farli vincere sempre a carte, nello scuoterli un po', con il sorriso per farli respirare aria fresca, fuori dall'asfittico alone di commiserazione e misericordia (dal dolore e la fifa di madri e padri) che permeava la loro quotidianità. 
Preferivano di gran lunga le infermiere scherzose, ma ferme, e amavano circondarsi di persone che li facessero soprattutto ridere e li trattassero come persone normali. Ma nello stesso tempo si accorgevano, in assoluto silenzio, di ogni gesto di cura che si faceva nei loro confronti: dalla scelta del libro da leggere assieme, dal fatto di salutarli promettendo loro - con grande lealtà - di tornare il tal giorno alla tal ora. E poi di farlo.
Si accorgevano, o forse anche no, che nel protocollo di cura c'era anche una grande empatia che rendeva superflue molte parole. Via la retorica che avrebbe reso tutto inutilmente pesante. 


Ecco, il lupo è esattamente questo: un compagno di strada leale. Un amico. 
Uno che quando c'è da correre, corre, e quando c'è da voler bene, vuole bene. Sa essere affettuoso, premuroso, utile, sa correggere il tiro quando diventa necessario, sa essere duro, sa alzare la voce, sa prendere il timone e navigare, sa ridere e scherzare. E lo fa senza mai esplicitare nulla a parole. 
Mente Coniglio perde pelo, sangue dal naso e svomitazza qui e là, dorme sodo, mentre Coniglio si sente meglio e riprende vigore, il lupo, lui fa, disfa, si arrabbia, si calma, si preoccupa, corre, rallenta, se lo carica in groppa, si interroga, sceglie, decide e fa tutto, per quasi duecento pagine, senza mai far cadere neanche una goccia di retorica sulla situazione e sul rapporto con il suo amico pelato... 
Mai, ma proprio mai. 
Libro necessario. 

Carla

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