lunedì 10 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL PASTORE E L'ASSASSINO

Il passo di ciascuno. Un racconto di montagna, Henri Meunier, Régis Lejonc
(trad. Maria Bastanzetti) 
Terre di Mezzo, 2023 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER GRANDI (dai 10 anni) 

"'E vedi, amico, per te sarà una stanzetta angusta, ma io, il sole e la montagna ci viviamo insieme da sempre. E non stiamo affatto stretti.'
'Non sono tuo amico' ringhiò l'assassino. 'E attento a quello che fai, o sei un uomo morto.' Avrebbe voluto che questa frase suonasse secca. Secca e definitiva. Come il tintinnio della pallottola che il pastore aveva gettato nella scodella dopo avergliela estratta dalla coscia. Ting. 
Ting, e poi silenzio." 

Il pastore, che vive in tutta solitudine tre le montagne con il suo gregge di pecore e il suo cane, non si intimidisce delle parole secche dell'uomo che è arrivato ferito alla sua porta. Si prende cura della sua ferita, estrae il proiettile dalla coscia, lo ricuce, lo medica e gli offre un letto e un tetto. 
L'obiettivo del pastore è quello di ritrovare la propria solitudine, l'obiettivo dell'assassino è quello di fuggire dalla milizia fascista che è in pianura. 
I due obiettivi, in qualche modo, coincidono. Così il pastore decide di aiutarlo. D'altronde che senso avrebbe l'averlo salvato per poi lasciarlo morire da solo nella traversata? Lui è il solo che conosce la strada e sa anche quanto quelle pareti rocciose siano pericolose. A lui spetta quindi ogni decisione in merito: la partenza dovrà essere prima che arrivi il grande freddo. Ma per tutto questo tempo l'assassino dovrà rimanere nascosto, in una grotta, un tempo abitata da una lince. Le milizie sono sulle sue tracce e il pastore sa il rischio che corre se lo trovano nella baita... 
Questo è l'avvincente racconto di un pastore che, nei suoi alpeggi, cura e nasconde un assassino ricercato. Insieme dovranno tentare di scalare la montagna per rifugiarsi dall'altra parte. 

Due protagonisti principali, il pastore e l'assassino, che il titolo originale francese - Le berger et l'assassin - sottolinea per il loro incarnare non tanto due singoli individui, quanto piuttosto il loro ruolo, la loro funzione, come pure il loro modo antitetico di stare nel mondo. 
Nel titolo italiano questo si perde, ma si guadagna un riferimento alla terza grande protagonista, incombente quanto maestosa, la montagna. Montagna che nell'immaginario di Lejonc diventa non un massiccio qualsiasi, ma quello che ha dominato la sua infanzia ad Annecy, in Alta Savoia, la Tournette. 


Molteplici le ragioni per apprezzare questo libro. 
In ordine sparso sono: testo pieno di profondità, pensato per pubblico di lettori più grandi cui non sottrarre l'illustrazione, plot molto robusto, illustrazioni mozzafiato, scrittura letteraria e, last but not least, felicissima sintonia tra due autori. Qui alla loro sesta collaborazione in cui la felice intesa si declina in modi espressivi anche tra loro molto diversi: un esempio per tutti il bellissimo La mer et lui
Il valore 'filosofico' di questo racconto lo si intuisce (nel libro italiano, fin dal titolo, a scanso di equivoci) ben presto. 
Da una parte la solitudine del pastore: di chi ha deciso di fermarsi a metà di un sentiero, che verso valle porta all'abisso, e verso l'alto verso l'ignoto. Di chi ha deciso di tenersi lontano da tutte le cose, belle o brutte che siano, perché questo è il modo che conosce per vivere. 
Dall'altra quella di chi questo isolamento lo ha rotto, cambiando di fatto l'esistenza di una persona, anche solo con la sua presenza lì. 
Dentro la testa del pastore si forma l'idea, una delle tante, che assume subito il suo valore universale: non posso far finta che tu non esista e quindi per me niente sarà più come prima e dovrò misurare me stesso con questo... 
Eri ferito e io ti ho curato. Che senso ha curarti, per poi lasciarti morire?... 
E mi costringi a salire con te oppure a scendere per consegnarti ai miliziani. E a parità di rischi, direi che è più dignitoso scegliere l'ignoto all'infamia
La potenza del pensiero del pastore, uomo di poche e sagge parole, la sua logica tagliente, il suo granitico rispetto per tutto ciò che lo circonda, addomestica la passione proterva iniziale dell'assassino.


Questo gioco di relazione reciproca che si modifica con il passare del tempo è di grande interesse e mi ricorda un altro libro, un romanzo, amatissimo dai ragazzini di un po' di anni fa con un altro assassino dentro: Le lacrime dell'assassino. Di nuovo giocato su un binomio improbabile: un ragazzino e l'omicida dei suoi genitori, anche lì i lettori si godevano questo lento processo di assimilazione e mutuo aiuto tra due mondi estranei che si trasformavano nel loro entrare in contatto. Bellissimo e indimenticabile, anche quello. 


Qui come lì c'era un plot che stava così bene in piedi sulle proprie gambe, da non creare il minimo cedimento della fiducia da parte del lettore. Qui, Meunier si concede solo alcuni necessari riferimenti storici, per non scalfire l'universalità della situazione; peraltro non ne sarebbe servito nessuno ulteriore. La grande forza del contesto, in uno con la restituzione visiva, costruita emotivamente da Lejonc che si prende lo spazio per raccontarcelo a storia chiusa, danno vita a un magnifico riverbero tra testo e immagini. 
Su tutto, una scrittura apprezzabile nella sua immediatezza - molti dialoghi e rare digressioni sul contesto. Molte ellissi e silenzi nella narrazione che danno agio al lettore di abitarli, raccogliendo, cammin facendo, un bel po' di occasioni di riflessione. 
In montagna, nel silenzio, nella fermezza della pietra, i pensieri brillano.


E la linea chiara di Lejonc, tutta dedicata ai tagli delle rocce e solo in fondo alla cordata dei due, fa eco. 

 Carla

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