mercoledì 12 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ZII A RIGHE E ZII FANTASIA

Zlatan e il suo super zio, Pija Lindenbaum (trad. Giusi Barbiani) 
Iperborea 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"La mamma e il papà sono a Sharm. E che cos'è? ho pensato. Io non ci devo andare. 
Posso stare con la nonna. Ci sono anche gli zii. Tutti tranne lo zio Tommy. 
Lui è quasi sempre in giro per il mondo. 
Gli zii lavorano in ufficio. Tommy no. 
Gli zii vanno matti per il pasticcio di carne. 
'Eh sì' dicono. 
Per me il pasticcio di carne non è male. 
Ma Tommy preferisce il sushi. 
Ecco che suonano alla porta. 'Tommy!' strillo. 'Sei tornato?'" 

Sì, è tornato. 
Dal suo viaggio ha portato, come sempre, un regalo per Zlatan: un serpente morto dentro un barattolo di vetro. Alla nonna fa schifo ma alla nipote, che solo lui chiama Zlatan, piace un sacco e lo ha sempre desiderato. 
Adesso che zio Tommy è tornato, tutto il resto perde di importanza, compreso l'asilo. Con lui sente la musica, va a fare la spesa al mercato, all'opera e al bar a bere qualcosa. E un giorno intero lo passano a casa facendo finta di essere morti. Lei ha sempre con sé nella retina un pallone per farci due tiri, ma certo non con zio Tommy perché è proprio negato. Senza contare che Tommy, se Zlatan vuole, le tinge i capelli ogni giorno di un colore diverso. E a proposito di capelli, un giorno quanso Zlatan arriva da Tommy ci trova un intruso, o almeno così lo considera lei: Steve. E anche a taglio di capelli concluso, questo Steve non accenna minimamente ad andarsene: insieme a Tommy vanno al solito bar e poi al cinema. E comincia così a crescere dentro la piccola Zlatan una bella rabbia che la fa essere dispettosa e malmostosa. 


Fino al momento in cui Steve le chiede in prestito la palla... 

Irresistibile Pija Lindenbaum. Senza i suoi libri si vivrebbe molto peggio. 
Zlatan e il suo zio Tommy è di nuovo un chiaro esempio di come costruire bene in libro per ragazzini, usando tra gli altri ingredienti, che, a mio parere, non dovrebbero mai mancare: l'ironia, il silenzio, la libertà e il coraggio, la lingua universale e certa magia nel raccontare il quotidiano. 


Partiamo dalla magia. Di questa sua capacità di leggere la realtà, avvolgendola sempre con un poco di magia e stupore, così come lo potrebbe fare un ragazzino. Questa dote che potrebbe derivare da una sua capacità di far riaffiorare la propria infanzia nel racconto, pochi sono gli autori che sono in grado di farlo con tanta disinvoltura, oppure da una sua attenta osservazione di quelli che sono i pensieri dei bambini, di fatto rende le sue storie sempre un po' meravigliose. Nel libro Else-Marie e i suoi sette papà questo accade in assoluta scioltezza, esattamente come qui affiora una figura di zio, assolutamente mitico agli occhi di Zlatan. Una riflessione a parte andrebbe fatta sulle figure degli zii (niente a che vedere con le zie che di solito sono megere: Saki rules) che in letteratura sono in larga parte portatori di grandi rivoluzioni nella vita dei propri nipoti. Lo zio di solito incarna tutti i lati migliori degli adulti, senza portare il peso della responsabilità educativa che invece di norma si ascrive a un genitore. Insomma, con uno zio si possono fare tutte le cose che un padre potrebbe vietare. 
A proposito della lingua universale, qui mi pare sia sotto gli occhi di tutti: dal nome della bambina che è un omaggio a un altro mito indiscusso, peraltro svedese, fino alla comparazione tra i gusti alimentari e di abbigliamento dei tre zii 'a righe' e quelli dello zio 'fantasia', passando per l'arredo svedese della sua casa. Senza contare i piccoli gesti di nonna e altri zii. Un adulto li coglie al volo e un bambino chissà. Ma il bello sta proprio lì, perché a lui, al bambino, è destinato un altro valore importante, il silenzio. Che in una storia così congegnata è fondamentale quanto necessario per non cadere nella facile trappola dell'insolito, dello strano, dell'eccezionale. A parlare sono piccoli dettagli: una collanina turchese, una retina con la palla... 


Tacendo Lindenbaum dimostra altre due sue grandi doti: la libertà, anche quella compositiva, e il coraggio di affidare ai sottintesi il nocciolo portante dell'intera vicenda. Con una voce ironica che è un piacere ascoltare e cogliere nei dettagli di un disegno attentissimo e mai casuale: grandi sguardi e piccoli gesti che dicono tutto quello che le parole tacciono. Questo lo ha fatto altrettanto magnificamente nel libro L'alleanza dei bambini. 
Ma soprattutto dimostra ai suoi lettori piccoli e grandi - senza dire nulla di esplicito o peggio didascalico - che effettivamente non c'è da dire, ovvero da spiegare. 


Proprio niente: è così e basta. 

Carla

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