venerdì 19 maggio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

FIORDASOLI E GIRALISI 

L'alleanza dei bambini, Pija Lindenbaum (trad. Samanta K. Milton Knowles) 
Terre di mezzo 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"È quasi come la scuola materna, solo che nessuno ti viene a prendere. Qui ci divertiamo molto. 
Lacapa è quella alta, ovviamente. Ci sono tantissime bambine e bambini, forse mille. Abbiamo il permesso di andare in giro un po' come ci pare. Ma è vietato oltrepassare la linea bianca. 
Lacapa ha tracciato la linea bianca con la vernice, così sappiamo dov'è. Nessuno la oltrepassa, neanche Lacapa. 
Noi Fiordasoli abbiamo i calzini a righe." 

Su uno dei tanti cocuzzoli di tante montagne ci sono tre grandi case di legno: quella con le persiane rosse è dei Fiordasoli, mentre i Giralisi stanno in quella con le persiane verdi. La casa in mezzo viene usata come refettorio e per fare tutte le altre cose. Lacapa vive in una casetta da sola, sull'albero. 
Lì tutto lo decide Lacapa, così i bambini hanno un pensiero di meno... 
La mattina un po' di esercizio fisico, poi la colazione. Poi Fiordasoli e Giralisi si dividono: i primi vanno a fare tamburo, danza e poi pittura, mentre i secondi vanno a pelare le patate. Spesso vanno a passeggio insieme, guidati da Lacapa; anche quando piove e quando si torna a casa i Fiordasoli si tolgono gli stivali infangati e vanno sul tappeto elastico, mentre i Giralisi puliscono gli stivali di ciascuno. 
Al lago, quando c'è il sole, i primi vanno in barca e fanno il bagno mentre i secondi gonfiano salvagenti, braccioli e palloni da spiaggia. A tavola i Giralisi servono il pranzo e gli altri lo mangiano, dopo loro a lavare i piatti e calzini e i Fiordasoli a giocare a croquet. 
Nell'ora di relax alcuni stanno sdraiati a guardare il cielo, altri trasportano pietre... indovinate chi? 
Ecco, anche la Fiordasola narratrice: quella con il braccialetto che tiene nascosto, se ne è accorta: c'è un'ingiustizia in atto. Ma a quanto pare Lacapa ama le ingiustizie... 


Questa è la storia di una rivolta organizzata, ma anche un po' improvvisata, basata su un semplice sotterfugio che porta a una qualche confusione inaspettata. Complice una cecagna de Lacapa non preannunciata, la fuga può essere perseguita e la linea bianca superata... 

Tre colpi di genio in un unico libro! 
Il primo, e il più evidente: l'idea di raccontare come se niente fosse - e per di più in un libro per l'infanzia - l'ingiustizia. Così bell'e fatta. Senza spiegazioni, dettata -come si conviene a ogni buona ingiustizia- solo dall'uzzolino di chi detiene il potere. 
Il secondo ha a che fare con il tono del testo, complice una traduzione luminosa di Samanta K. Milton Knowles che non perde occasione per dimostrare le sue belle idee e la sua felice penna. 
Qui, in particolare, sono partiti applausi ai tre nomi intorno a cui tutto ruota: Lacapa, Fiordasoli e Giralisi. 
A proposito del testo, c'è da dire che una delle doti che vanno riconosciute alla Pija Lindenbaum è la capacità di andare dritta al punto, senza perdersi in spiegazioni che lei ritiene superflue. 
Per intenderci: con Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, libro fulminante almeno quanto questo, lei non dà la minima spiegazione di perché quella ragazzina abbia 7 papà alti trenta centimetri: è così e basta. E tutto ruota invece sui curiosi 'siparietti' che una stranezza del genere può determinare. 
Qui scatta il medesimo meccanismo: dire pochissimo per far immaginare moltissimo. 


Uno dei silenzi migliori brilla nella frase: "È quasi come la scuola materna, solo che nessuno ti viene a prendere." Dal che se ne deduce che si tratta di un orfanotrofio, circostanza confermata dalla presenza di Fiordasoli e Giralisi, entrambi nomi che se scomposti dicono moltissimo e vanno in quella stessa direzione. Per di più sono frutto di un semplice quanto magnifico scambio sillabico tra fiordalisi e girasoli, cui bisognava però pensare... E brava Samanta.
Il silenzio che la Lindenbaum usa come strumento narrativo riguarda anche la maggior parte delle attività che i Giralisi fanno. 
Qui entra in gioco il disegno che molto ci dice sulle loro continue corvé: molte delle loro attività di servizio non sono mai menzionate. 



E si potrebbe aprire una riflessione sul modo di raccontare per figure e parole - quindi anche in un albo come questo. Attraverso due linguaggi differenti che si potenziano a vicenda, ne constatiamo il loro funzionamento reciproco, come moltiplicatore di senso. Il fatto di essere tra loro a distanza, talvolta in contrasto, oppure armonici nel dire cose differenti, stimolano il lettore a infilarsi in questo spazio/intercapedine per potersi godere la storia e i suoi possibili significati da lì. Da dentro, tra parole e figure. 
Terzo colpo di genio sta nella modalità che i ragazzini architettano per ristabilire la giustizia e che poi li porta ad andarsene di lì: semplice ed efficace. 
Anche in questo caso cala il silenzio e si lascia intuire tutto attraverso i disegni che compaiono a libro finito (o non ancora incominciato), ossia i risguardi. Il testo in proposito è giustamente lapidario, così come strumentale è la pennichella della cana guardiana.


Su tutto si sparpagliano i bambini e le bambine, sempre un po' storti, con i nasi a patata, ma grande espressività, con zampette esili, distinti da vari colori di pelle, tutti però con capelli a scodella, ma rigorosamente chiusi nei loro grembiuloni celesti senza colletto o blu con colletto, a distinguere una volta di più, se ce ne fosse bisogno, la classe operaia dalla borghesia capitalista... 

Carla

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