MAGARI...
(trad. Paolo Maria Bonora)
Bompiani 2023
NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)
"Forse non era affatto l'addetto alla lettura del contatore, pensò Tricorno. Forse era un genio. Tricorno aveva letto un sacco di cose sui genii. Vivevano in brocche o in bottiglie finché qualcuno non li liberava. Forse questo genio viveva nella brocca che Tricorno aveva trovato in cortile ed era uscito quando Tricorno aveva tolto il tappo.
Non voleva chiedergli se fosse un genio, casomai fosse stato l'addetto alla lettura del contatore. Aveva l'aria piuttosto assonnata. Forse era solo annoiato. Leggere i contatori deve essere un lavoro abbastanza noioso."
Chiarito si tratti di un genio, effettivamente tediato dalla sua routine di esaudire desideri di gente mai vista di cui ignora i nomi e che peraltro non vuole neanche sapere, Tricorno ha tre desideri da esprimere. Due, diciamo così, se li brucia chiedendo una torta e le candeline perché oggi è - combinazione - il giorno del suo compleanno.
Non sapendo cosa potrebbero regalargli i genitori, Tricorno fa spazio nell'armadio e soprattutto ragiona moltissimo su quale possa essere la terza richiesta, perché si sa che i desideri di un genio non sono mai più di tre. Mentre suo padre gli propina saggi consigli sull'impegno e sulle cose da fare ogni primo giorno del mese, dall'altro spera di essergli stato d'esempio nel cercare di risolvere i problemi man mano che si presentano: nella fattispecie, un insolito rialzo della bolletta del gas con relativa richiesta di un tecnico che venga a controllarne il contatore.
Al contrario, sua madre ha la testa occupata da due ordini di problemi: smaltire tutti gli avanzi del frigo e acquistare un cappello che sia dello stesso verde del suo nuovo abito.
Come di norma, il racconto di Tricorno relativo al rinvenimento fortuito della brocca contente il genio, lascia entrambi indifferenti e come di solito anche Moshie, il suo amico, è concentrato sulle sue piccole sventure e non è di alcun aiuto, o addirittura si rivela dannoso per Tricorno nella scelta del terzo e ultimo desiderio.
Questa è la storia di quella giornata, in qualche modo memorabile e piena di speranza.
Setacciando il racconto si raccolgono alcune pepite, da far fruttare per chi si occupi di letteratura illustrata per l'infanzia.
La prima pepita è proprio l'illustrazione. Quanto di più lontano esista dal canone di illustrazione per bambini: figure piccole, piuttosto statiche, rigorosamente in bianco e nero, chiuse in una cornice e attraversate da un catalogo inesauribile di motivi decorativi: dalla carta da parati ai tessuti degli abiti, in una precisione asfittica e maniacale e quasi ipnotica. Talmente lontana da qualsiasi canone, da rivelarsi una scelta provocatoria e rivoluzionaria. Una scelta scomoda, poco accogliente e per questo molto interessante.
Non so se sia un azzardo pensare questo paragone, tuttavia il Tricorno di Gorey ricorda il catalogo di bambini e bambine di Heidelbach. Pur essendo diversissimi autori, si direbbe che condividano il medesimo gusto per il congelamento temporaneo dell'immagine nell'istante esatto in cui un pensiero diventa gesto, azione. E altresì condividono il gusto per disegnare i loro personaggi con uno sguardo assente, lontano; e ancora, entrambi prediligono la cura del dettaglio. In Gorey più ancora che Heidelbach, complice il bianco e nero, diventa addirittura ossessione geometrica delle superfici e degli spazi.
Ma questa loro rappresentazione, fredda e glaciale del mondo, quindi scomoda, che inquieta e perturba l'osservatore, preannuncia una precisa scelta di campo, lontana da ogni addomesticamento. Lontana da ogni accondiscendenza nei confronti del pubblico. E questo, direi, preannuncia la seconda pepita.
Altrettanto preziosa, essa si materializza soprattutto nel testo. Per chiarezza: nella constatazione che tra il mondo degli adulti e il mondo dei bambini esiste una differenza, una distanza anche fisica, così abissale che sancisce in modo indubitabile l'appartenenza a due universi distinti.
Diversi sono i modi di leggere la realtà, diversi, sono i linguaggi, diverse sono le aspettative, diverse le esigenze.
E questo crea inevitabilmente attrito. Con buona pace degli adulti che faticano a prenderne atto e soprattutto a digerirlo e quindi a rassegnarsi serenamente ad avere sempre per le mani questa sabbiolina che inceppa l'armonia di cui vorrebbero circondarsi.
Parry Heide e Gorey, dunque, ognuno con le proprie modalità, nelle storie di Tricorno, si sono dati il compito di esasperare questa condizione oggettiva, l'incomunicabilità, attraverso il registro dell'ironia, ma è innegabile che il fatto rimanga lì in tutta la sua pienezza.
Uno dei capitoli del saggio Di cosa parlano i libri per bambini, Giorgia Grilli imposta il suo discorso proprio su questo contrasto, intitolandolo come se fosse un match o un famoso scontro legale da risolvere in tribunale, Kramer vs. Kramer, Adulti vs. bambini.
Se è vero quanto sostiene Gottschall ne Il lato oscuro delle storie, ossia che la nostra comunicazione ha come scopo prioritario quello di influenzare le menti altrui, e se è vero ciò che Grilli sostiene, ossia che gli adulti sono 'naturalmente' portati a prediligere i bambini conformi, ossia quelli che si adeguano più in fretta di altri ad assomigliare per forma mentis a un adulto, ecco che con il Tricorno di Parry Heide e Gorey si mette in scena proprio questo: un mondo di adulti cui non interessa comunicare, mettersi in gioco, quanto piuttosto convincere e omologare.
La terza pepita sta nella descrizione della controparte che Parry Heide e Gorey fanno, ed è Tricorno in persona: quanto di più strutturalmente refrattario al tentativo messo in atto dagli adulti che vogliono portarlo dalla loro parte.
Il bambino Tricorno, anche in quel suo sguardo imperturbabile, è impermeabile ai consigli paterni, pur non essendo affatto ribelle.
Al contrario, è educato, paziente, condiscendente in tutte le situazioni (compresa quella che lo vede con la madre al reparto sartoria di un grande magazzino perché lei trovi il suo cappello adatto). In quel suo silenzio che solo un idiota potrebbe interpretare come remissivo, custodisce il suo tesoro più prezioso, che, sediovuole, nessun adulto può sottrargli: la facoltà di immaginare, sperare, sognare.
Impermeabile alle chiacchiere di padre e madre, impermeabile al fatto che loro in tutta evidenza non lo ascoltano, impermeabile di fatto a tutti gli altri adulti, con cui peraltro non smette di cercare un confronto, Tricorno non cessa neanche per un secondo di sognare un mondo migliore per lui e neanche per un secondo si perde d'animo di fronte al fatto di non essere ascoltato e neanche di fronte alla scelta del terzo desiderio, fatta in tutta fretta.
Fa spazio nel suo armadio per accogliere i regali che riceverà, magari un televisore tutto per sé, magari. E mangiando le sue prugne di colazione riflette: "magari un cane. Magari in quel preciso momento c'era un cane in cortile, magari perfino un pony. Non gli era mai stato permesso di avere un animale, ma magari i suoi genitori avevano cambiato idea..." Magari.
Per non smettere di immaginare, sperare, sognare non serve un genio...
Carla
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