BAD CASTRO
Kevin Books, scrittore inglese noto soprattutto per ‘Bunker diary’, ma il cui capolavoro è, secondo me, ‘L’estate del coniglio nero’, ritorna in libreria con un romanzo pubblicato da Giralangolo: ‘Bad Castro’. Secondo i canoni dei precedenti romanzi, Brooks ci propone una storia ambientata nei sobborghi di Londra, dominati dalle gang di ragazzini. Questo binomio, gang e giovanissimi votati alla violenza più cieca, è la principale chiave di lettura di una storia avvincente, che inchioda il lettore in un crescendo di colpi di scena.
Il romanzo comincia con l’assalto di una gang ad una macchina della polizia, al cui interno, oltre a due agenti, si trovano una giovane poliziotta, Judy Ray, e un ancor più giovane delinquente, Bad Castro. Quest’ultimo è un leggendario capo della gang dei CTK, che però gli dà la caccia perché lo considera responsabile della morte di un altro boss. L’assalto è stato proprio organizzato per chiudere i conti, in una notte di rivolta, in cui il sobborgo di Cane Town viene messo a ferro e fuoco.
Judy e Ray, sopravvissuti all’imboscata, fuggono in un quartiere devastato dai saccheggi e dalle violenze in cui tutti sono contro tutti; cercano di nascondersi e di trovare una via di scampo, mentre le strade e i vicoli del quartiere sono percorsi dalle scorribande delle gang rivali.
Nei rari momenti di pausa, fra i due ragazzi si fa strada una sorta di complicità: anche Judy viene da quel quartiere, ne conosce bene le spietate leggi della strada. Mentre attendono l’alba, si rivelano reciprocamente verità impreviste e inconfessabili, scoprendosi più simili di quanto avrebbero potuto immaginare.
‘Bad Castro’ è una storia dura, violenta, che non lascia molto margine per qualsiasi idea di giustizia che non sia quella tribale delle gang, o quella dei legami di sangue. La morale disperata del personaggio principale viene esplicitata : ‘E il mondo reale è per lo più un ginepraio incasinato di cose ingarbugliate e annodate tra loro, e se abbia un senso oppure no non ha la minima importanza’.
Il predominio della violenza appare come una necessità inevitabile, n un mondo dominato da leggi brutali e immutabili: ‘...gang nemiche, nazioni nemiche...qual’è la differenza? Combattono tutti per le stesse cose, in fondo: territorio, potere, reputazione, vendetta.’
La linea di demarcazione fra bene e male non è così netta; ci sono poliziotti corrotti e un’idea di giustizia che poco ha a che fare con i tribunali.
Si tratta di una visione del mondo rassegnata al peggio, in cui gli attori sono destinati a svolgere ruoli immutabili e predefiniti. Si tratta più che altro di scegliere il lato della barricata, anche ribaltando il proprio punto di partenza.
In questo romanzo, Kevin Brooks esplicita, attraverso l’enigmatico personaggio di Bad Castro, ragazzino straordinariamente acuto sia nelle riflessioni che nella capacità di interpretare il suo mondo, un punto di vista forse troppo semplificato e privo di un reale contraltare: non abbiamo solo la rappresentazione, durissima, del mondo delle gang, ma anche una visione senza alternative del presente. Il mondo delle periferie urbane degradate, controllate dalle gang e da ben più temibili organizzazioni malavitose, ci viene rappresentato così, come un mondo chiuso, regolato da leggi tribali, in cui non può sopravvivere l’innocenza. Ai giovani lettori e lettrici il difficile compito di farsi un’opinione in merito.
Come ogni romanzo di Brooks, la lettura è avvincente, sostenuta dal ritmo incalzante e dai colpi di scena. Ne consiglio la lettura a lettori e lettrici maturi, con almeno quindici anni.
Eleonora
“Bad Castro”, K. Brooks, trad. B. Reale, Giralangolo 2023
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