I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO
CHE SPARIAMO NELL'ETERE
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE
PER FARE MERAVIGLIA
E PER FARE FESTA
Il meglio di...
un anno di libri, un anno di ragionamenti,
un anno di recensioni su Lettura candita.
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!)
(BUM!)
Luglio 2019
perché
"Il topos letterario che
Florence Thinard ha scelto è già di per sé garanzia di successo.
Associato a una
piacevolissima scrittura che sa dosare tensione e climax e a una
evidente dimestichezza nel campo della divulgazione per ragazzi (da
lì arriva il know-how di questi marinai improvvisati: a lungo
Thinard ha scritto di questi argomenti) Meno male che il tempo era
bello è una lettura a dir poco avvincente.
Mettere un gruppo di
persone in balia del mare, o su un'isola deserta (i riferimenti
letterari non sono casuali), comunque lontano da tutti e da tutto e
senza alcuna possibilità di contatto con la vita di un tempo, è già
di per sé una porta aperta sull'avventura.
Mettere a loro
disposizione una serie di oggetti perché ne facciano il miglior uso,
solleticando così non solo la loro inventiva, ma anche quella del
lettore è un altro elemento di sicura riuscita. O, ancora meglio,
insegnare loro come costruirli e come servirsene. Cosa ci può essere
di più divertente e interessante?"
perché
"Un gioiello, piccolo e prezioso, ci
viene regalato dalla casa editrice LiberAria: una storia breve, un
racconto del grande e compianto Osvaldo Soriano, che qui realizza una
storia per bambini, ‘Nero, il gatto di Parigi’.
E’ un libro prezioso, molto curato
nella traduzione, di Ilide Carmignani, nella veste grafica e nelle
illustrazioni, di Vincenza Peschechera, che questo piccolo editore,
LiberAria ci regala; una lettura per tutte le età, anche per quegli
adulti che possono smentire il gatto Nero che afferma che ‘a la
gente grande le falta imaginacion’. Leggetelo!"
Agosto 2019
perché
"Julie Fogliano non va
mai ignorata.
Per tre ordini di
motivi: ha spesso cose belle da raccontare, come capita ai poeti,
prende velocità e direzioni differenti, come capita ai poeti, e la
sua voce sale sempre fuori dal coro, come capita ai poeti.
E come se non bastasse,
in questo preciso libro viaggiano con lei due altri grandi talenti:
quello di Chiara Carminati, alla traduzione, che fa suonare la lingua
con parole come un silenzio che scricchiola o una porta
sospesa tra l'andare e il venire,
e quello di Lane
Smith, illustratore gigante.
Julie Fogliano negli
Usa (e anche altrove, a giudicare dalle molte lingue in cui sono
tradotti i suoi libri) è un'autrice molto amata e molto stimata.
In Italia, finora, non
pare essere per tutti.
Forse perché è
poesia? E si sa, la poesia è una roba da iniziati.
Forse perché la sua
non è velocità ma lentezza? E si sa, chi è lento resta indietro.
Forse perché si occupa
di piccolezze, come un seme che non cresce, o una balena che non passa, o una casa un po' sbilenca e rotta? E si sa, cose così son
senza importanza.
Che dire? Il peggio è
per chi la ignora.
Intorno a due perni
tutto ruota: una casa e l'assenza, il non essere (di dickinsoniana
memoria)."
"un oggetto non è solo ciò che è per il suo uso comune,
esiste per la sua forma, magari alterata dall’uso. Ogni oggetto può
essere in sé estetico, ma a renderlo tale è lo sguardo
dell’osservatore, che vede un lato nascosto, un lato implicito. E
l’accostamento di un oggetto all’altro, la collocazione in uno
spazio diventa il gesto artistico per eccellenza, il gesto creatore
di qualcosa che prima non era visibile e che si manifesta per mano
dell’artista.
Questa modalità così essenziale è
vicina al gioco libero dei bambini, che trasformano una cosa in
un’altra, animano gli oggetti inanimati. E questo è il secondo
punto d’interesse che troviamo nell’albo: l’esplicitazione di
una profonda affinità fra una modalità artistica e il mondo ludico
dell’infanzia. Cornell stesso fece un’esposizione in cui alcune
opere erano poste all’altezza di bambino, proprio perché
nell’infanzia l’immaginazione non è assoggettata alla
verosimiglianza."
Settembre 2019
perché
"Un lavoro di cesello
nel testo, fatto di riflessione, è la Dorléans a dirlo, su ogni parola,
su ogni punto, su ogni virgola. Questo lento e attento lavorio nel
togliere, limare, sistemare è quello che spesso fa la differenza tra un
albo illustrato e un bell'albo illustrato.
Pubblicato esattamente
un anno fa in Francia e già premiato e selezionato in premi
importanti, La gita notturna è un libro insolito. Costruito
su un filo narrativo molto sottile, riesce ad avere una grande
resistenza e impatto, nel racconto di questa inaspettata passeggiata
notturna che l'intera famiglia fa.
È immediatamente
evidente che sia un'idea, forse addirittura una sorpresa, dei due
genitori; i bambini, infatti, li seguono con curiosità, ma è la
fiducia in loro che li fa arrivare al traguardo. Senza spendere
neanche una parola in merito, se non quelle che descrivono il
contesto, Marie Dorléans è davvero molto brava e precisa, misurata nel
creare proprio questo tipo di atmosfera, ovvero quella che avvolge
questa piccola famiglia. Traspare, giustamente mai dichiarata, la
fiducia dei piccoli nei confronti dei grandi (ma anche quella
opposta, quando sono i piccoli a guidare sull'ultimo tratto in
salita), la loro curiosità sempre tenuta a bada, il desiderio di
condivisione di una esperienza emozionante, la tensione di ciascuno
verso il gran finale, la consapevolezza dei grandi di essere guida
nel percorso a piedi, ma anche in quello dell'anima nei confronti dei
loro piccoli."
"La sinteticità e chiarezza di questi
testi rendono il libro apprezzabile anche da lettori e lettrici alle
prime armi, a partire dai sei anni.
A dare a questo appassionato catalogo
un tono non accademico sono in particolare le grandi tavole della
Desmond, che riesce a sottolineare, con la sua tavolozza sfumata,
l’aspetto epico o favolistico delle imprese raccontate.
Il suo disegno non è solamente
descrittivo e, così come la delicata gamma cromatica, compie una
sorta di trasformazione dell’oggetto, che non è più neutro agli
occhi del lettore, ma acquista una valenza emotiva: nella danza delle
gru, o nel viaggio delle megattere, si trasmette un’idea di
eleganza, di forza, di armonia; in ultima analisi di bellezza."
Ottobre 2019
"proprio per questa forza narrativa, che radica in molteplici direzioni,
che le sue storie hanno anche la capacità di mostrare l'indicibile.
Ecco,
in Allumette c'è molto di tutto questo.
In
primo luogo, nella riscrittura di una fiaba, dagli Andersen ai Grimm,
c'è il senso del meraviglioso che la attraversa, ma c'è anche un
omaggio al fantastico e al grottesco di Bierce, che Ungerer condivide
con lo scrittore americano.
C'è
anche l'onestà intellettuale di raccontare la crudeltà e il degrado
del mondo. E con essa c'è la volontà di non essere accondiscendente
nei confronti di chi legge e guarda, ma invece di essere
provocatorio.
'I
bambini vanno sfidati sul piano della paura e della gioia'.
C'è
il grande messaggio politico che attraversa il racconto e che lo
rende immediatamente contemporaneo e con esso e c'è il coraggio di
schierarsi."
perché
"E’ un meccanismo narrativo semplice
che nasconde un interessante viaggio nelle mitologie di vari
popoli, dagli abitanti della foresta amazzonica a noi, passando per
la cultura cinese, giapponese, nordica e così continuando. Quello
che stupisce, nella resa delle belle illustrazioni, è
l’imprevedibile umanizzazione, i sentimenti che emergono dai volti
di queste creature nate per infondere terrore: la rabbia, la paura,
la delusione per gli umani inganni, lo stupore, il dolore, come
quello del povero King Kong, ormai conscio della fine prossima.
Come non immedesimarsi in questa umana
mostruosità, specchio evidente delle nostre illusioni e paure?"
Novembre 2019
perché
"Quando un libro è
così ben congegnato, quando l'intesa è a tal punto potente, è
difficile scindere e valutare l'apporto di chi scrive e di chi
illustra. Si assiste a un continuo e serrato dialogo tra un codice espressivo e l'altro.
Tuttavia, se in A fior di pelle i testi dimostravano
di avere quella 'sicurezza' tutta materna, che guidava anche
l'obiettivo in mano a Massimiliano Tappari, qui invece è l'immagine
a dimostrare tutta la sua forza trainante nei confronti del testo.
Affettuosamente le parole si fanno 'accendere' dalla inconsueta
prospettiva dell'immagine.
E' un po' come se
Chiara Carminati le usasse come appoggio elastico per spiccare il suo
salto poetico."
"qui c’è qualcosa di diverso
che comincia proprio dalla struttura del libro che alterna foto e
disegni a domande senza risposta; la risposta la deve dare il lettore
e con lui gli esseri umani ancora capaci di riflettere. Le domande
sono di apparente semplicità: ‘La natura è dappertutto?’,
mettendo a confronto un ambiente urbano e delle rocce. In realtà
procedono in progressione, minando alle fondamenta alcune nostre
certezze: ‘Il lupo sogna una lupa?’, ‘In natura ogni cosa poi
finisce?’, ‘Gli animali hanno le nostre stesse paure?’. Alcune
delle domande hanno in realtà tormentato generazioni di naturalisti,
soprattutto nella biologia pre-darwiniana."
Dicembre 2019
perché
"Se la trama in senso stretto ha
molti rimandi ad altri romanzi che hanno trattato temi molto simili,
‘The Skeleton Tree’ si segnala per un intreccio non banale, per
una bella ricostruzione dell’ambiente naturale, fatta di meraviglia
e di timore. Non ci sono facili concessioni al sensazionalismo, ma
una visione del mondo naturale che coniuga conoscenza e senso del
mistero, quel sentirsi davvero piccoli quando si è lontani dal mondo
della tecnologia. Si segnala anche per un finale per nulla scontato,
che colpirà la fantasia dei lettori.
Lettura avventurosa per giovani
lettrici e lettori a partire dai dodici anni."
perché
"Ci
sono giorni in cui non si può non ringraziare la buona stella che ha
illuminato la strada della letteratura per l'infanzia. E già che uno
è lì a dir grazie, può anche aggiungerne uno, di ringraziamento, a
Hub che, tra le tante belle cose che fa, non dimentica mai di
scrivere per bambini e bambine storie così"
FINE
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