A RINGRAZIARE LA BUONA STELLA
L'ultima pecora,
Ulrich Hub, Jörg Mühle (trad. Alessandra Valtieri)
Lapis 2019
NARRATIVA PER MEDI (dai
7 anni)
"Come sotto la
luce di un gigantesco riflettore, l'intero pascolo s'illumina a
giorno. Ogni masso, ogni cardo e persino ogni singolo filo d'erba
mangiucchiato sono distintamente visibili.
Le pecore, sveglie
come grilli, fissano con gli occhi sgranati il cielo notturno.
C'è una nuova
stella, lassù, che sparge la sua luce tutt'intorno come la più
bella delle aurore mattutine. Brutto segno."
Le
pecore da sempre hanno come interlocutori unici i loro pastori che le
curano, le contano, le pettinano una volta alla settimana. I pastori
però adesso non sono intorno al fuoco, come ogni notte. La brace del
bivacco è fredda e di loro non c'è traccia. Ma una pecora ha visto
tutto e racconta alle altre incredule che una figura fluttuante
nell'aria annunciava loro una lieta novella. Cosa essa dicesse
precisamente non lo ricorda. Forse parlava di... fasce. Ma di certo i
pastori in questa circostanza sono stati rapiti. Notte, figura
fluttuante, sparizione: è evidente, sentenzia un'altra del gregge,
quella più visionaria: sono stati gli UFO.
Ufo
o meno, le pecore si dispongono in formazione e partono in cerca dei
pastori scomparsi.
Come
in ogni viaggio avventuroso, si fanno incontri, belli e brutti, si prendono strade
anche sbagliate, si sbatte contro i pericoli, si mangia qualcosina, ci si
ferma ad aspettare chi va più piano, si litiga, si chiacchiera, ma
soprattutto si fa squadra.
E
questa è la storia di una 'squadra' di pecore. Sette, e tutte
diverse, partono in cerca dei pastori e, strada facendo, diventano
protagoniste di una storia molto più grande, molto più unica e
irripetibile e che non è più solo la loro, ma di tanta altra
umanità.
Ci
sono giorni in cui non si può non ringraziare la buona stella che ha
illuminato la strada della letteratura per l'infanzia. E già che uno
è lì a dir grazie, può anche aggiungerne uno, di ringraziamento, a
Hub che, tra le tante belle cose che fa, non dimentica mai di
scrivere per bambini e bambine storie così.
L'arca parte alle
otto (Rizzoli, 2009), Le
volpi non mentono mai (Rizzoli,
2016) e ora L'ultima pecora
(Lapis, 2019). Ein Känguru wie Du
(2016) lo leggiamo in tedesco ma, visto il tema, è probabile che
fatichi a scollinare da questa parte delle Alpi.
I
caratteri comuni a tutte le sue storie sono essenzialmente cinque:
l'humour, coralità, le grandi domande dell'umanità, gli animali. E
la libertà di pensiero.
Questi cinque elementi sono tra loro
profondamente intersecantisi: Hub mette in scena, è un uomo di
teatro, con la sua ironia (che talvolta diventa comicità) una vera e
propria 'commedia umana', che con un tono sommesso si interroga su
grandi questioni - di solito irresolubili - e viene interpretata
magistralmente solo ed esclusivamente da animali.
Accade
questo in tutti i suoi libri che immediatamente diventano
indimenticabili per diversi motivi.
Il
primo, sono meccanismi teatrali perfetti e possono essere letti ad
alta voce dalla prima all'ultima parola nella smagliante traduzione, dimostrando un equilibrio
interno tra narrazione e dialogo assolutamente perfetto.
Il
secondo, sono contemporaneamente divertenti e commoventi (solo la
Murail e Saroyan sanno essere altrettanto bravi nel dosaggio di
lacrime e risa). E nel caso di Hub, l'utilizzo di un cast di soli
animali rende tutto più semplice, immediato e contemporaneamente si
allontana da ogni deriva didascalica o moraleggiante. Infatti dalla favola Hub prende solo a
prestito alcune delle caratteristiche dei singoli protagonisti e le
mette al servizio di una fiaba più grande, direi quasi di un mito.
Quindi, le pecore si comportano e pensano sempre un po' da pecore, e
così i pinguini e così le volpi e le tigri ecc.
Il
terzo, sono storie universali che toccano e rimestano nel profondo di ciascuno di
noi, senza limiti di età.
Il quarto. Grazie
al suo innato e irrinunciabile umorismo (»Humor definiert
meine Weltsicht« »Komik gibt es auch an den dunkelsten Orten, da
braucht man sie ja am dringendsten.«),
Hub sa raccontare come pochi altri l'umanità e le sue debolezze e
fragilità di fronte alle grandi questioni.
Il quinto. Lo
fa con un registro molto personale che è lontano dalla retorica
intellettuale ex catedra, e invece vicino al parlare quotidiano, da
angolo di strada. Lo fa con grande consapevolezza e, in questo senso,
lo aiuta molto avere come interlocutori finali bambini e bambine. Il sesto. Lo
fa, partendo da narrazioni condivise da sempre: il diluvio
universale, la natività per fare due esempi. Lo fa, chiudendo varia
umanità (sotto mentite spoglie) entro spazi 'teatrali': una sala
d'aspetto di aeroporto, la pancia di un'arca, un gregge. E da qui
nasce la coralità cui si è già accennato. Dentro questi
'contenitori adatti' stipa gruppi di personaggi tra loro molto
differenti che però nella loro essenza e nel loro confronto
reciproco si disvelano lentamente a chi legge, permettendogli di
riconoscere parti di sé e parti di altra umanità. Va da sé che i
piccoli si divertiranno di più per le mille idiosincrasie dei
personaggi, qui pecore con l'apparecchio, pecore con il ciuffo di
lato, pecore con il moccio, mentre i grandi, che dei libri di Hub
dovrebbero fare uso quotidiano, potranno godersela per altro, non
ultimo per il fatto che è stata solo una 'pia' illusione
credere che nella mangiatoia ci potesse davvero essere una bambina...
Brutto segno.
Chi
è in grado di concepire storie così non è forse una persona dal
pensiero libero? Sì, lo è.
Carla
Noterella al margine. Il mio pensiero va a dritto a Danilo e ad Alessandra, alla loro Ultima pecora (elettrica) e alla loro libertà di pensiero.
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