DER BLAUE BÄR
Un cane per Mimma, Mariann Máray (trad. Giulia Giorgini)
Kalandraka, 2019Un cane per Mimma, Mariann Máray (trad. Giulia Giorgini)
"Mimma adorava i cani.
Desiderava averne uno di qualsiasi tipo: grande o piccolo, feroce o
mansueto, silenzioso o rumoroso...
Un giorno, mentre tornava a casa,
Mimma incontrò una grande palla di pelo.'Vuoi essere il mio cane? Ti chiamerò Bruno' gli disse.
Come se avesse capito, l'animale saltò allegramente e la seguì."
Ed è subito
amicizia vera: inseparabili, fanno molte cose assieme, come andare a
pesca con il retino nel fiume, oppure mangiare - e non solo cibo per
cani, ma anche mirtilli e miele - giocare e andare a spasso. Tuttavia, due sono
le cose che rendono Bruno un cane speciale: una crescita piuttosto
rapida e abbondante e il fatto che non ami camminare a quattro zampe.
Questo spinge Mimma a portare Bruno dal veterinario. Pessima scelta, bambina cara. E tra le mura di quello studio, la scoperta per lei del tutto inaspettata: Bruno non è un cane, ma un orso e come tale, le intima il veterinario, va portato immediatamente allo zoo e lì rinchiuso.
Le lacrime della bambina a poco servono perché Bruno viene messo in una gabbia da uccellini che lo contiene appena e portato allo zoo della città. Mimma va a trovarlo quotidianamente, ma legge nei suoi occhi una inconsolabile tristezza. Per Mimma è tutto molto chiaro. Bruno non mangia perché sta soffrendo: non può più andare al fiume o a raccogliere i mirtilli, non può più giocare o correre come faceva prima con lei.
Mimma non si dà
per sconfitta ed elabora un magnifico piano...
Arriva
dall'Ungheria, Mariann Máray. Ed è una grande fortuna per noi che
il suo libro abbia vinto un premio internazionale, la dodicesima
edizione del Compostela per l'albo illustrato, che le ha
definitivamente fatto varcare i confini dell'editoria del suo paese.
Pubblicato nelle 4
lingue spagnole, più il portoghese, l'inglese e l'italiano, il libro
fin dalla sua copertina coloratissima si impone allo sguardo.
E non si dimentica.
Fortunatamente.
Nel suo libro Un cane per Mimma sono almeno quattro le cose a renderlo speciale.
La
prima e la più evidente: la libertà nell'uso del colore. Una vera
goduria per gli occhi vedere le colline in copertina che, così
colorate, si appoggiano su un nero potente che non sparisce,
fortunatamente, all'interno del libro. L'uso così fortemente
espressivo del colore richiama, non so se sono visionaria, la stessa
libertà giocosa dimostrata da Kandinsky e Mark alla fondazione del gruppo Der
Blaue Reiter, negli
anni Dieci del Novecento. Durarono solo pochissimi anni e forse non
furono nemmeno un movimento, ma di certo quegli artisti
rivoluzionarono insieme ai Fauves
francesi, la pittura europea.
Così la Máray colora gli alberi di rosso, rosa, blu, giallo, azzurro, dà un pelo blu all'orso (mi piace pensare che sia un omaggio ai cavalli e alle volpi blu e alle mucche gialle di Franz MarK) e nella città che fa da sfondo al passaggio del camioncino che trasporta Bruno allo zoo, colora le case e i marciapiedi, mutatis mutandis, con una tavolozza analoga a quella di Kandinsky per le case di Murnau.
Così la Máray colora gli alberi di rosso, rosa, blu, giallo, azzurro, dà un pelo blu all'orso (mi piace pensare che sia un omaggio ai cavalli e alle volpi blu e alle mucche gialle di Franz MarK) e nella città che fa da sfondo al passaggio del camioncino che trasporta Bruno allo zoo, colora le case e i marciapiedi, mutatis mutandis, con una tavolozza analoga a quella di Kandinsky per le case di Murnau.
La seconda cosa che lo rende speciale è il tipo di disegno, volutamente vicino all'arte naïf per essere quanto più leggibile e riconoscibile da un pubblico molto piccolo. E attenzione, non sembra proprio trattarsi di mancanza di capacità, visto il tipo di composizione nello spazio della doppia pagina, ma piuttosto di una scelta molto consapevole.
Relega tutti gli adulti e li 'chiude' nello studio del veterinario e dà loro l'arduo compito di interpretare la voce della realtà con il senso che di più essi frequentano: la razionalità (fa eccezione la guidatrice del camioncino che sembra la sorella gemella della Susanne, che scorrazza nei Wimmelbücher della Berner). Se è un orso, si comporterà da orso e come tale va trattato. Poco importa agli altri pazienti in sala d'aspetto o al veterinario che quell'orso sia 'mansueto e tranquillo': va messo dove la regola vuole che stiano gli orsi, quando sono fuori contesto. Al contrario, la vicenda così come l'ha concepita Mariann Máray potrebbe essere a tutti gli affetti un'idea uscita dalla mente di una bambina, Mimma appunto. Trovo un animale peloso che mi fa le feste, perché non può essere lui il cane che tanto vorrei?
Peraltro Bruno non è esattamente il primo animale da compagnia che abita nei libri illustrati e che non corrisponde in tutto e per tutto ai canoni che le convenzioni imporrebbero.
La
quarta cosa, forse la più coraggiosa: il finale. Su cui, per ovvie
ragioni, qui è d'obbligo tacere.
Nessun commento:
Posta un commento