IL CIELO DI HEIVISJ
Il nostro
avvenire dorato, Benny Lindelauf
(trad. Anna Patrucco Becchi)
San Paolo Edizioni 2019
NARRATIVA PER GRANDI
(dai 12 anni
"Adesso lo
sapevo. Lo sapevo. Non che non me lo fossi aspettato. Il mio sogno
andò in frantumi in modo terribile e fatale: non sarei diventata
maestra, né ora né il prossimo anno, né mai. Non avrei finito la
scuola! Mi sentii male dalla delusione.
E a quel punto mi fu
chiara anche un'altra cosa: quanto intensamente l'avessi desiderato,
con tutto il cuore."
Pochi
giorni prima, siamo nel 1938, la direttrice della scuola aveva
chiesto a Fing se le sarebbe piaciuto, finita la scuola, entrare in
collegio, l'Istituto magistrale, per studiare da maestra. Sarebbe
stata scelta tra diverse candidate, avrebbe avuto un sussidio,
avrebbe dovuto separarsi dalla casa e dalla famiglia: questo sembrava
essere il suo avvenire dorato. Nonna Mei però non è donna che
accetti aiuti economici: carità per i Boon è indegnità! questo è
il suo motto. Lei, complice un capotto sdrucito, si mette di traverso
a questo sogno di ragazzina e così Fing non andrà all'Istituto
magistrale e non finirà neanche la scuola. La nonna ha altri piani
per lei: per pochi soldi, andare a tenere compagnia alla nipotina
della Prussiana e dell'Imperatore dei sigari, in una delle famiglie
più ricche della città.
Gli
scenari nella vita di Fing cambiano rapidamente: c'è aria di guerra,
la convivenza con quella bambina viziata le induriscono il cuore,
Muulke e Jes stanno crescendo, e anche Fing scopre sentimenti nuovi e
nuovi lavori, Pap e figli, che sembrava avessero trovato la loro
strada nella produzione di sigari, vengono deportati a lavorare in
Germania, nonna Mei non regge il colpo.
Su
tutto cala la grande ombra della guerra che spagina le poche certezze
di quella ragazzina, e inaspettatamente le apre spiragli di luce su
alcune vere verità.
Lindelauf
non ha abbandonato la famiglia Boon. Ha solo fatto passare degli anni
che hanno fatto crescere le tre ragazzine e i quattro fratelli,
mettere la testa a posto a Pap, invecchiare con stile e immutato
piglio nonna Mei. Ma anche per tutti coloro i quali non abbiano mai
incontrato i Boon (e non abbiano ancora avuto il piacere di leggere Nove braccia spalancate) il libro non perde un battito.
La
cosa che accade e che lo rende diverso dal precedente è la
prospettiva. Continua a essere un romanzo corale molto ben
orchestrato, ma smette di ruotare intorno a un luogo, perno per
quella famiglia, la casa Nove braccia spalancate e, si potrebbe dire,
sboccia verso l'esterno, verso la vite degli altri, verso la Storia.
La casa come luogo fisico e dell'immaginario va sullo sfondo come
sullo sfondo passano anche molti membri della famiglia. Resta sempre
in primo piano invece quella meravigliosa 'sorellanza' che sembra
avere più di un legame con Piccole donne e Piccole donne crescono.
Lindelauf
continua ad affidare a Fing la narrazione, ma adesso quella ragazzina
è ai bordi del suo debutto in società e i suoi rapporti
interpersonali sono molto più allargati, più complessi, più
coinvolgenti. Non c'è più solo la famiglia nel suo orizzonte.
E
molto più forte è la percezione e la tensione verso il futuro. In
questo senso il titolo appare come un dichiarazione di intenti.
Insomma ci si muove in direzione opposta rispetto a Nove braccia
spalancate che al contrario era molto legato al passato. Fing ha
una consapevolezza di sé molto maggiore ed è a un passo dalla
perdita dell'innocenza. Si assiste al suo rito di passaggio, al suo
diventare grande. E in questa prospettiva, la guerra gioca un ruolo
fondamentale, come è normale che sia.
Concepito
come un monolite dal punto di vista della costruzione narrativa, Il
nostro avvenire dorato, compreso il finale letteralmente
travolgente, ha molte qualità al suo attivo: l'universalità delle
questioni che solleva e la relative prospettiva di lettura; una
robustezza di impianto da romanzo classico; una capacità di rendere
visiva, immaginifica, la narrazione che, in alcuni passaggi, diventa
vero e proprio cinema sulla pagina (Heivisj ne è protagonista assoluto); più di un paio di piccole perle,
brevi digressioni, incastonate nella narrazione più grande (una su tutte la storia di Trudi Strutto);
un'indagine introspettiva sulla protagonista che dà dell'età di
passaggio una chiave di lettura profonda, complessa e onesta; un
crescendo 'drammatico' nel racconto della guerra, quella combattuta
da chi è rimasto a casa.
E
su tutto, a tenere insieme tanta bellezza, una scrittura fluida,
tradotta con il consueto garbo e sensibilità.
Non
leggerlo sarebbe un peccato.
Carla
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