lunedì 24 giugno 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL CIELO DI HEIVISJ

Il nostro avvenire dorato, Benny Lindelauf 
(trad. Anna Patrucco Becchi)
San Paolo Edizioni 2019


NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni

"Adesso lo sapevo. Lo sapevo. Non che non me lo fossi aspettato. Il mio sogno andò in frantumi in modo terribile e fatale: non sarei diventata maestra, né ora né il prossimo anno, né mai. Non avrei finito la scuola! Mi sentii male dalla delusione.
E a quel punto mi fu chiara anche un'altra cosa: quanto intensamente l'avessi desiderato, con tutto il cuore."

Pochi giorni prima, siamo nel 1938, la direttrice della scuola aveva chiesto a Fing se le sarebbe piaciuto, finita la scuola, entrare in collegio, l'Istituto magistrale, per studiare da maestra. Sarebbe stata scelta tra diverse candidate, avrebbe avuto un sussidio, avrebbe dovuto separarsi dalla casa e dalla famiglia: questo sembrava essere il suo avvenire dorato. Nonna Mei però non è donna che accetti aiuti economici: carità per i Boon è indegnità! questo è il suo motto. Lei, complice un capotto sdrucito, si mette di traverso a questo sogno di ragazzina e così Fing non andrà all'Istituto magistrale e non finirà neanche la scuola. La nonna ha altri piani per lei: per pochi soldi, andare a tenere compagnia alla nipotina della Prussiana e dell'Imperatore dei sigari, in una delle famiglie più ricche della città.
Gli scenari nella vita di Fing cambiano rapidamente: c'è aria di guerra, la convivenza con quella bambina viziata le induriscono il cuore, Muulke e Jes stanno crescendo, e anche Fing scopre sentimenti nuovi e nuovi lavori, Pap e figli, che sembrava avessero trovato la loro strada nella produzione di sigari, vengono deportati a lavorare in Germania, nonna Mei non regge il colpo.
Su tutto cala la grande ombra della guerra che spagina le poche certezze di quella ragazzina, e inaspettatamente le apre spiragli di luce su alcune vere verità.

Lindelauf non ha abbandonato la famiglia Boon. Ha solo fatto passare degli anni che hanno fatto crescere le tre ragazzine e i quattro fratelli, mettere la testa a posto a Pap, invecchiare con stile e immutato piglio nonna Mei. Ma anche per tutti coloro i quali non abbiano mai incontrato i Boon (e non abbiano ancora avuto il piacere di leggere Nove braccia spalancate) il libro non perde un battito.
La cosa che accade e che lo rende diverso dal precedente è la prospettiva. Continua a essere un romanzo corale molto ben orchestrato, ma smette di ruotare intorno a un luogo, perno per quella famiglia, la casa Nove braccia spalancate e, si potrebbe dire, sboccia verso l'esterno, verso la vite degli altri, verso la Storia. La casa come luogo fisico e dell'immaginario va sullo sfondo come sullo sfondo passano anche molti membri della famiglia. Resta sempre in primo piano invece quella meravigliosa 'sorellanza' che sembra avere più di un legame con Piccole donne e Piccole donne crescono.
Lindelauf continua ad affidare a Fing la narrazione, ma adesso quella ragazzina è ai bordi del suo debutto in società e i suoi rapporti interpersonali sono molto più allargati, più complessi, più coinvolgenti. Non c'è più solo la famiglia nel suo orizzonte.
E molto più forte è la percezione e la tensione verso il futuro. In questo senso il titolo appare come un dichiarazione di intenti. Insomma ci si muove in direzione opposta rispetto a Nove braccia spalancate che al contrario era molto legato al passato. Fing ha una consapevolezza di sé molto maggiore ed è a un passo dalla perdita dell'innocenza. Si assiste al suo rito di passaggio, al suo diventare grande. E in questa prospettiva, la guerra gioca un ruolo fondamentale, come è normale che sia.
Concepito come un monolite dal punto di vista della costruzione narrativa, Il nostro avvenire dorato, compreso il finale letteralmente travolgente, ha molte qualità al suo attivo: l'universalità delle questioni che solleva e la relative prospettiva di lettura; una robustezza di impianto da romanzo classico; una capacità di rendere visiva, immaginifica, la narrazione che, in alcuni passaggi, diventa vero e proprio cinema sulla pagina (Heivisj ne è protagonista assoluto); più di un paio di piccole perle, brevi digressioni, incastonate nella narrazione più grande (una su tutte la storia di Trudi Strutto); un'indagine introspettiva sulla protagonista che dà dell'età di passaggio una chiave di lettura profonda, complessa e onesta; un crescendo 'drammatico' nel racconto della guerra, quella combattuta da chi è rimasto a casa.
E su tutto, a tenere insieme tanta bellezza, una scrittura fluida, tradotta con il consueto garbo e sensibilità.
Non leggerlo sarebbe un peccato.

Carla

Nessun commento:

Posta un commento