SE I LIBRI PER RAGAZZI SI VENDONO,
MA NON VENGONO LETTI
In
occasione della Fiera di Bologna vengono pubblicati, e analizzati, i
dati economici concernenti l'editoria per ragazzi; nello stesso tempo
si aggiornano quelli relativi all'andamento della lettura nel nostro
paese.
Qui
emerge un grande paradosso: infatti anche per il 2014 l'editoria per
ragazzi, in controtendenza con gli altri settori dell'editoria,
continua a crescere, sia come produzione sia come vendite.
Ma
continua a calare il numero dei lettori nelle fasce d'età dai sei ai
quattordici anni; non ho i dati per vedere l'indice di lettura fra
gli adolescenti, ma credo sia in coerenza con quanto detto sopra,
così come è accaduto negli anni passati. Per farvi un esempio, fra
i bambini dai 6 ai 10 anni, i non lettori sono passati, in tre anni,
dal 45% al 55%; fra i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, nello stesso
periodo, sono passati dal 39% al 44%.
Dunque,
l'editoria per ragazzi, soprattutto, direi, la piccola e media
editoria, grazie anche al grande slancio dato da campagne nazionali
come Nati per leggere al comparto dei libri per i più piccoli
e al libro illustrato, cresce, cresce il suo mercato potenziale,
anche se diminuiscono sistematicamente, è una tendenza che dura da
qualche anno, i suoi lettori, tranne che per la fascia 0/6.
Da
un'indagine Doxa appare come dagli otto anni in su la preferenza dei
piccoli internauti vada alle nuove tecnologie; il libro viene
considerato 'faticoso' sia dai genitori sia dai bambini. E se la
partenza è questa, figuriamoci quando i lettori diventano più
grandi e vengono catturati dalla rete dei social network.
Molti,
secondo me miopi, vedono solo il bicchiere mezzo pieno, di un settore
in crescita commerciale, che ha premiato chi ha saputo ben investire,
acquisendo diritti da editori stranieri e progettando linee
editoriali innovative; e ha premiato anche quelle librerie che hanno
puntato con intelligenza sull'editoria per ragazzi.
MiYoung-Jung |
A me,
però, fa paura il bicchiere mezzo vuoto: se dovesse proseguire
questa tendenza alla disaffezione alla lettura, in un paese già
molto arretrato da questo punto di vista, quale sarà il futuro di
editori, librai, autori e tutto ciò che ruota intorno al mondo del
libro? Che paese avremo, quale bibliodiversità potrà mai affermarsi
in un mondo dominato dai social?
I bambini non
lettori difficilmente diventeranno lettori e lettori forti da
grandi e tutto il comparto editoriale rischia di essere così messo
globalmente in discussione.
Se
questa è la fotografia della situazione, è necessario e urgente
pensare ai rimedi: intanto, così come è stato fatto per Nati per
leggere, ci vorrebbe un forte investimento pubblico rivolto alle
scuole perché abbiano biblioteche e progetti di lettura, con annessa
formazione costante degli insegnanti. Poi, un maggiore sforzo da
parte degli editori per la narrativa nelle fasce d'età maggiormente
colpite dalla disaffezione alla lettura: decenni di serie
commerciali, di noiose ripetizioni, di prodotti legati a brand di
successo hanno impoverito gravemente l'offerta, come sottolinea
Pierdomenico Baccalario in una bella intervista, che spiega con
grande chiarezza come le politiche commerciali dei grandi gruppi
puntino esclusivamente al prodotto di (presunto) successo, unendo il
lato editoriale alla gamma di prodotti che ne derivano. In realtà,
inseguire il marchio di successo, come le Peppe e le Violette,
produce una fiammata effimera di vendite e non costruisce mai
lettori, non insegna ad appassionarsi alla lettura, non costruisce un
ponte per il futuro.
Quentin Blake |
Quanto
ai librai, che sono in fondo mediatori culturali, dovrebbero
smetterla di cercare la vendita sicura!
Se si guardano le classifiche
di vendita, divise per fasce d'età, sicuramente alterate dai dati
della Grande Distribuzione, viene da piangere: quanti dei miei
colleghi e colleghe si accontentano di riempire spazi espositivi in
base alle offerte commerciali dei distributori, quanti ignorano il
contenuto di ciò che vendono, quante grandi librerie, quelle di
catena in primo luogo, rinunciano ad avere proposte di qualità nel
nome del (presunto) massimo guadagno?
In realtà stanno alacremente
segando il ramo su cui sono seduti. Non si costruiscono lettori, i
lettori e le lettrici del futuro, con libri mediocri, alternativa ben
scarsa all'appeal del mondo della rete.
Eleonora
I dati,
i riferimenti a riflessioni e interviste si rifanno agli articoli del
Giornale della Libreria di marzo 2015:
G.Peresson, “L'areodinamica del calabrone”
“Il
polso del mercato. Intervista a Cristina Liverani”.
“Se
il libro lo salvano i ragazzi. Intervista a Francesca Archinto”
“Perchè
i bambini non leggono più?” intervista con Orietta Fatucci,
Renata Gorgani e Teresa Porcella”
P. Baccalario, “Sempre la stessa storia”
G. Pepi, “Il 2015 dei ragazzi”.
Consiglio
anche di leggere i dati della rivista Liber, sempre molto attenta
all'andamento dell'editoria italiana.
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