mercoledì 29 aprile 2015

ECCEZION FATTA!


SE I LIBRI PER RAGAZZI SI VENDONO, 
MA NON VENGONO LETTI



In occasione della Fiera di Bologna vengono pubblicati, e analizzati, i dati economici concernenti l'editoria per ragazzi; nello stesso tempo si aggiornano quelli relativi all'andamento della lettura nel nostro paese.
Qui emerge un grande paradosso: infatti anche per il 2014 l'editoria per ragazzi, in controtendenza con gli altri settori dell'editoria, continua a crescere, sia come produzione sia come vendite. 
Ma continua a calare il numero dei lettori nelle fasce d'età dai sei ai quattordici anni; non ho i dati per vedere l'indice di lettura fra gli adolescenti, ma credo sia in coerenza con quanto detto sopra, così come è accaduto negli anni passati. Per farvi un esempio, fra i bambini dai 6 ai 10 anni, i non lettori sono passati, in tre anni, dal 45% al 55%; fra i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, nello stesso periodo, sono passati dal 39% al 44%.
Dunque, l'editoria per ragazzi, soprattutto, direi, la piccola e media editoria, grazie anche al grande slancio dato da campagne nazionali come Nati per leggere al comparto dei libri per i più piccoli e al libro illustrato, cresce, cresce il suo mercato potenziale, anche se diminuiscono sistematicamente, è una tendenza che dura da qualche anno, i suoi lettori, tranne che per la fascia 0/6. 
Da un'indagine Doxa appare come dagli otto anni in su la preferenza dei piccoli internauti vada alle nuove tecnologie; il libro viene considerato 'faticoso' sia dai genitori sia dai bambini. E se la partenza è questa, figuriamoci quando i lettori diventano più grandi e vengono catturati dalla rete dei social network.
Molti, secondo me miopi, vedono solo il bicchiere mezzo pieno, di un settore in crescita commerciale, che ha premiato chi ha saputo ben investire, acquisendo diritti da editori stranieri e progettando linee editoriali innovative; e ha premiato anche quelle librerie che hanno puntato con intelligenza sull'editoria per ragazzi.

MiYoung-Jung
A me, però, fa paura il bicchiere mezzo vuoto: se dovesse proseguire questa tendenza alla disaffezione alla lettura, in un paese già molto arretrato da questo punto di vista, quale sarà il futuro di editori, librai, autori e tutto ciò che ruota intorno al mondo del libro? Che paese avremo, quale bibliodiversità potrà mai affermarsi in un mondo dominato dai social?
I bambini  non lettori difficilmente diventeranno lettori e lettori forti da grandi e tutto il comparto editoriale rischia di essere così messo globalmente in discussione.
Se questa è la fotografia della situazione, è necessario e urgente pensare ai rimedi: intanto, così come è stato fatto per Nati per leggere, ci vorrebbe un forte investimento pubblico rivolto alle scuole perché abbiano biblioteche e progetti di lettura, con annessa formazione costante degli insegnanti. Poi, un maggiore sforzo da parte degli editori per la narrativa nelle fasce d'età maggiormente colpite dalla disaffezione alla lettura: decenni di serie commerciali, di noiose ripetizioni, di prodotti legati a brand di successo hanno impoverito gravemente l'offerta, come sottolinea Pierdomenico Baccalario in una bella intervista, che spiega con grande chiarezza come le politiche commerciali dei grandi gruppi puntino esclusivamente al prodotto di (presunto) successo, unendo il lato editoriale alla gamma di prodotti che ne derivano. In realtà, inseguire il marchio di successo, come le Peppe e le Violette, produce una fiammata effimera di vendite e non costruisce mai lettori, non insegna ad appassionarsi alla lettura, non costruisce un ponte per il futuro.

Quentin Blake
Quanto ai librai, che sono in fondo mediatori culturali, dovrebbero smetterla di cercare la vendita sicura! 
Se si guardano le classifiche di vendita, divise per fasce d'età, sicuramente alterate dai dati della Grande Distribuzione, viene da piangere: quanti dei miei colleghi e colleghe si accontentano di riempire spazi espositivi in base alle offerte commerciali dei distributori, quanti ignorano il contenuto di ciò che vendono, quante grandi librerie, quelle di catena in primo luogo, rinunciano ad avere proposte di qualità nel nome del (presunto) massimo guadagno? 
In realtà stanno alacremente segando il ramo su cui sono seduti. Non si costruiscono lettori, i lettori e le lettrici del futuro, con libri mediocri, alternativa ben scarsa all'appeal del mondo della rete.

Eleonora

I dati, i riferimenti a riflessioni e interviste si rifanno agli articoli del Giornale della Libreria di marzo 2015:
G.Peresson, “L'areodinamica del calabrone”
Il polso del mercato. Intervista a Cristina Liverani”.
Se il libro lo salvano i ragazzi. Intervista a Francesca Archinto”
Perchè i bambini non leggono più?” intervista con Orietta Fatucci, Renata Gorgani e Teresa Porcella” 
P. Baccalario, “Sempre la stessa storia”

G. Pepi, “Il 2015 dei ragazzi”.
Consiglio anche di leggere i dati della rivista Liber, sempre molto attenta all'andamento dell'editoria italiana.

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