lunedì 18 febbraio 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

TOK! TOK! TOK!

Cicala, Shaun Tan (trad. Marco Ruffo Bernardini)
Tunué 2018


ILLUSTRATI

"Cicala in alto edificio lavora.
Immissione dati. Diciassette anni.
Malattie: mai. Errori: mai.
Tok! Tok! Tok!

Diciassette anni. Promozioni: niente.
Risorse umane dice: Cicala non umana.
Risorse: niente.
Tok! Tok! Tok!"



Cicala non ha a disposizione neanche il bagno. Deve fare dodici isolati verso il centro e il tempo usato gli è detratto dalla busta paga. Nell'ufficio dove Cicala lavora, cellette in muratura senza soffitto, i colleghi umani non portano a termine mai il lavoro e tocca a lei farlo. Non la amano, anzi la disprezzano. Il suo stipendio non le basta per pagare l'affitto di un appartamento, così vive nell'intercapedine di un muro di quello stesso ufficio, senza che la Compagnia lo sappia. Ovviamente. Dopo diciassette anni passati così, arriva la pensione: niente festa solo l'ordine di lasciare libero il suo posto. Senza lavoro, senza soldi, senza casa a cicala non resta che il tetto di un edificio abbastanza alto.
È arrivato il momento di dire addio a tutto questo...


Sull'angolo del cornicione Cicala guarda in avanti. E poi da quel grigio diffuso che è stata la sua esistenza fino a quel momento, Cicala muta. Da insetto con sei zampine, tre per lato, chiuse in una camicia bianca e in un completo grigio, atte solo a scavare e diteggiare su una tastiera, sul suo dorso spaccato e pieno di luce 'interiore' tira fuori finalmente il suo corpo nuovo e alato.
Altro che suicidio. Metamorfosi e rinascita a una vita libera. Non prima però di aver rivolto un ultimo pensiero agli Umani. 
No, non un pensiero, una risata.

Sarà una risata che vi seppellirà: 1905 fotografia dell'arresto di un anarcosindacalista a Parigi durante uno sciopero. Lo sghignazzo della classe operaia. 


A braccia aperte, ride. Con la sua camicia bianca in primo piano, tenuto per la giacca da due poliziotti, l'operaio viene avanti con sicurezza e ride, trascinandosi dietro la macchia scura dei due gendarmi in uniforme.
Pronunciata probabilmente da Bakunin alla fine dell'Ottocento, attraversa il pensiero anarchico ed è poi ripresa nel Sessantotto e scritta sui muri nel Settantasette, è la frase che si legge sotto questa foto (diventata poi un manifesto).
Quella risata diventa simbolo, estremo e infallibile.
È lo sberleffo di chi si sente fino all'ultimo libero nei confronti di ogni potere.
In questa direzione, la risata di Cicala, e di tutte le cicale che nella foresta cantano, è il simbolo della libertà nei confronti dell'oppressione.


Shaun Tan vola, è il caso di dirlo, sempre altissimo.
In un libro di poche pagine, in una rapida sequenza di frasi compresse crea un'icona di enorme potenza. Ed è lo stesso Tan a dirci che tanto del suo lavoro intorno a Cicala è stato quello di togliere, togliere, togliere. Per arrivare a mettere su carta solo il necessario. Infatti Cicala è immediatamente un'icona.
Da qualsiasi punto si voglia partire per ragionarci intorno, si trovano agganci che ne consolidano il senso e lo status di simbolo.
Uno. La cicala, animale che per eccellenza rappresenta la pigrizia, qui è lavoratore instancabile. Con riscatto finale.
Shaun Tan non ha paura di affondare le mani nel mito, nella favola di sempre, per darne una sua lettura e spiegazione originale.
Sarà difficile, da adesso in poi, d'estate, tra le cicale che friniscono, non andare con il pensiero alla sua Cicala libera e in pensione. E sarà difficile non sentirsi, con le dovute proporzioni, presi in giro come membri di quella stessa umanità che le libere cicale irridono.
Due. Il suo essere insetto chiuso in un abito umano e stritolato da una vita asfittica, fatta di ingranaggi in sequenza e la sua metamorfosi (al contrario) a mio parere ha il 'profumo' di Kafka. Kafkiana è la situazione, Kafkiana è la trasformazione, kafkiano il suo vivere al margine, il suo essere sempre a un passo dalla sua distruzione da parte del sistema, dal potere. Ma se kafkiano è lo spunto, molto più universale è la sua lettura del personaggio Cicala. È all'istante simbolo, icona, di tutti coloro che vivono lontano dai coni di luce, che sono laterali rispetto al mainstream, che vivono nell'ombra - 'nelle intercapedini' della vita sociale. Sono moltissimi i dettagli che si colgono nei disegni che a questo genere di persone e situazioni alludono.


Tre. Il linguaggio. È sincopato e anomalo. Per almeno due ragioni: da un lato dà voce a una relazione di tipo meccanico, molto più che interpersonale tra Cicala e Uomini. Dall'altro, ed è agghiacciante sentire la propria voce leggerlo, è la lingua dello straniero. Di colui che ha un vocabolario limitato e quindi limitante, in cui si perde ogni sfumatura (la bellezza delle lingue) per rimanere attaccato a un codice arido quanto disperato per arrivare a essere capito. Questo discorso andrebbe ampliato ben di più, perché necessariamente richiama lo straniamento su cui Tan tante volte, dall'Approdo in poi, torna a ragionare. Muoversi in un contesto estraneo, di cui non si conoscono (o riconoscono) forme, ritmi, tempi, luoghi e linguaggi, non è forse il fiume carsico che attraversa The Arrival?


Quattro (legato indissolubilmente al tre). L'appartenenza. Cicala è un'anomalia: un Insetto in un mondo di Umani. È diverso e come tale va trattato. Non a caso spesso Tan ragiona sull'invasione del pianeta da parte di creature 'diverse'. Uno per tutti: Rabbits. In questo senso, lui crea una sorta di immagine distorta di una umanità autoreferenziale, per mettere sul piatto la questione. Ognuno sarà libero di trovare le proprie risposte, ammesso che ci siano. Questa è la prova regina che siamo di fronte a un gran libro. 
And last but least, cinque. Il nesso fortissimo con il reale comportamento in natura delle cicale: la loro muta avviene in occasione della maturità (o della pensione). Con le due zampe anteriori adatte allo scavo del terreno (o alla tastiera di un computer) escono dal suolo (o dall'ufficio) e cercano un albero (o un alto edificio) dove arrampicarsi ed effettuare la muta. Lasciano definitivamente l'involucro ninfale e, dopo qualche ora, sono pronte per il primo volo. E la prima risata.


Carla


Noterella al margine. Come spesso accade, Shaun Tan anche per Cicala ha ricreato 'in vitro' dei piccoli scenari entro cui fa muovere il personaggio principale (un modellino tridimensionale e modificabile nei gesti), lo ha fotografato come se fosse su un set per studiarne l'incidenza della luce, e quindi ha usato le foto per la realizzazione delle tavole definitive. 



Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

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