I VESTITI DELL'INFANZIA
Ora sono felice, Antoinette Portis (trad. Giulia Genovesi)
Terre di Mezzo 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Questa è la
mia brezza preferita. Questa è la mia foglia preferita. Questa è la
mia buca preferita (questa qui) perché è quella che sto scavando.
Questo è il mio
fango preferito. Questo è il mio verme preferito."
Bambina
dalla zazzera castana che attraversa il tempo, che corre nei prati,
che scava buche al mare, che si arrampica sugli alberi, che cammina
sotto la pioggia, che dà le briciole agli uccelli e che, quando fa
notte, va a prendersi il gatto e assieme guardano la luna. Questa
bambina, a cui è appena caduto un dente, è lì che vive la sua
giornata che scandisce in un elenco di attimi migliori, colti nella
bellezza del loro essere istanti, e quindi effimeri. Non ultimo
quello finale, prima del sonno, quando si infila sotto le coperte
pronta per la storia della buona notte.
Rari
sono i libri che riescono a cogliere aspetti fondativi dell'infanzia.
Questo
mi pare lo sia.
E
non è neanche una sorpresa dopo Aspetta
che aveva saputo raccontare la necessità dell'indugio, propria di
quell'età della vita. Illuminante in tal senso è leggere quell'albo
e poi alcune parole del Fanciullino
di Giovanni Pascoli che dicono: "Egli (il fanciullino)
ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché
ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fiore
che odora, ora vuol toccare la selce che riluce...".
Letto quel libro davanti a una qualsiasi madre, il riscontro che se
ne ha è sempre lo stesso: è vero, accade. Al bambino di
Aspetta e alla bambina di Ora
gli abiti dell'infanzia calzano a pennello.
E
il merito è della sarta, Antoinette Portis, che taglia e cuce con
cura e precisione e che come me condivide una passione per le righe.
Antoniette
Portis conduce chi legge attraverso un percorso non dichiarato che
attraversa una ipotetica giornata fatta di un fuori e di un dentro e
di un lento recupero verso la sera e poi la notte, quale chiusura
naturale di ogni giornata eccitante nella sua normalità.
La
grandezza del libro sta appunto in questa semplicità e nella sua
autenticità.
Autentico
mi pare il tono di stupore che viene messo in bocca a questa
ragazzina di fronte alla semplicità del mondo e dell'esperienza,
autentico il piacere nel cogliere la bellezza di un attimo, autentica
la leggerezza nel passare oltre, autentico il senso di onnipotenza in
quell'aggettivo possessivo che si ripete come un ritornello - mio mia
mio mia.
La
semplicità dell'esperienza delle cose preferite, luoghi e gesti
della quotidianità, e la leggerezza nel passarci in mezzo e notarle,
hanno un loro riscontro nella semplicità e nella chiarezza del
segno e dell'uso così calibrato del colore. Il tratto nero, che mostra traccia delle pennellate
contemporaneamente riassuntive ed esplicative, sa arrivare all'essenza
dell'oggetto e del personaggio con assoluta disinvoltura.
Quindi
un disegno massimamente leggibile e nello stesso tempo evocativo.
Questa
semplicità e leggerezza si trova anche nel testo, pulito da ogni
abbondanza nella sua versione originale inglese (la traduzione
italiana, compreso il titolo 'maggiorato', non tiene sempre nel
dovuto conto la voce bambina), e costruito sulla ripetizione e per
questo adattissimo a una lettura condivisa o in solitario.
Sulla
questione del titolo: al bellissimo Now
originale e tonante, viene aggiunto un rassicurante sono
felice. E anche la scritta
sghemba si raddrizza un po'. Ancora una volta non posso non ragionare
su un certo timore che gli editori italiani dimostrano nei confronti
del pubblico.
Normalizzare,
rassicurare, possibilmente spiegare tutto per benino, fin dalla
copertina.
Intendiamoci,
questo nulla toglie alla potenza del libro che rimane bellissimo.
Ora.
E anche domani.
Carla
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