ERCOLINO SEMPREINPIEDI
IL
GENIALE MONDO DI HUGO, Sabine Zett
Cult editore, 2011
NARRATIVA
PER GRANDI (dai 10 anni)
"Sono
Hugo, il tipo più fico del sistema solare! Sì, è proprio questo
che sono! Un giorno ci saranno delle strade con il mio nome!
Stanno
tutti per me, là sotto, mi ostino a pensare. Senza star tanto a
rifletterci, allungo la schiena in una postura perfettamente eretta e
piego le braccia in avanti. Poi decollo di colpo e volo in acqua con
una bella parabola. Sono sott'acqua e mi sembra impossibile non aver
battuto né schiena né spalle."
Finalmente
Hugo ha trovato lo sport in cui eccellere.
Il
mondo 'parallelo' che Hugo si è costruito a sua misura ha solo pochi
punti di tangenza con la realtà. E di solito, quando i due mondi si
toccano, succedono dei gran guai. Hugo ha 12 anni un solo amico vero,
qualche nemico (ma niente di serio), un amore nascosto, una famiglia
'regolare'. Coltiva, come tutti i dodicenni, il mito di se stesso.
Non tanto fra i banchi di scuola, ma nello sport. In questo campo
pensa sempre in grande. Con il calcio, quando si presenta agli
allenamenti con videocamera per riprendersi nei suoi dribbling da
mostrare ai 'talent scout' che sono certo sulle sue tracce. Nella
palla a mano di cui ignora anche i fondamentali, ma che è certo di
poter dominare.
Ma
nonostante questa sua ostentata sicurezza, Hugo è un ragazzino
'normale' che quindi dovrebbe pensare, come gli altri comuni mortali,
ad impegnarsi, ad allenarsi, a sforzarsi, a 'fallire' per poi
'riuscire'. Questa distonia costuisce il divertimento del libro. Il
voler sempre strafare lo rende agli occhi degli altri, ma anche a
quelli del lettore, un ragazzino un po' goffo che ispira ilarità, ma
anche tanta tenerezza.
Hugo,
bisogna dirlo, è l'ennesimo personaggio che prende spunto dallo
stereotipo dello 'sfigato'. Chi si occupa di libri per ragazzi ne ha
incontrati a bizzeffe. Più o meno credibili, più o meno
letterariamente interessanti, ma tutti segnati da questo destino: la
fatica di crescere.
Hugo
non è tra i più significativi, anche perché arriva per buon ultimo
(chissà se lo tellererebbe, lui che vuole sempre primeggiare?), ma
un pregio lo ha: è tenace. Lui non molla mai, un po' come Ercolino
sempreinpiedi, quel pupazzone che potevi prendere a pugni per ore, ed
era in grado di rialzarsi sempre e comunque e di ricomparirti
beffardo davanti, con il suo sorriso stampato.
Rispetto
ad altri personaggi di libri simili che si accoccolano nel loro mondo
di mezze cartucce e trovano - giustamente- il loro habitat ideale,
salvo poi riscattarsi e trasformarsi in 'supereroi' in finali
inaspettati, Hugo non ci sta a fare il gregario. Lui combatte sempre,
un po' come il mio amato Don Chisciotte, contro nemici che non
esistono, ma combatte. Ha una sconfinata fiducia in se stesso che lo
manda avanti come un panzer, in mezzo agli sberleffi degli altri.
E
questo mi piace di lui. Sebbene sia sotto gli occhi di tutti il suo
scarso senso dell'abnegazione, la sua scarsa propensione alla fatica
e all'impegno per imparare, Hugo si sta continuamente mettendo alla
prova. È già un bel po'.
Mirare
in alto, andare in cerca di qualcosa a testa bassa per la propria
strada è caratteristica che ho sempre apprezzato nei miei lunghi
soggiorni tedeschi, la cosa che qui fa la differenza è la capacità
di essere anche un bel po' visionari, grandi sognatori. Carattere
che, al contrario, non mi risulta così diffuso in terra di Germania,
purtroppo...
Carla
Noterella al margine: il sito dell'editore riporta la scheda di questo libro con un titolo diverso da quello con il quale poi è stato pubblicato (per di più un H che va e viene).
Oh, oh...creativi sì, ma così lontani dalla proverbiale precisione teutonica...cosa ne penserà Sabine Zett?
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