AMAVO QUEL CANE
AMO QUEL CANE, Sharon Creech
AMO QUEL CANE, Sharon Creech
Mondadori,
2004
NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"21
SETTEMBRE
Ci
ho provato.
Non
ci riesco.
Ho
il cervello vuoto. [...]
9
NOVEMBRE
Non
ho nemmeno un cucciolo
e
allora non posso scriverci sopra
e
soprattutto
non
posso scrivere
una
POESIA
su
uno tutto mio.
15
NOVEMBRE
Sì
ho avuto un cucciolo tutto mio.
Non
voglio scriverci sopra.
Mi
stai per chiedere
Perché no?
Vero?"
Un
dialogo tra un ragazzino e la propria maestra. Un dialogo fatto di
pezzettini di carta, sorta di monologhi scritti, forse poesie,
appesi di giorno in giorno in una bacheca. Tutto ruota intorno alla
poesia. Jack non ama la poesia, non la capisce. Jack ama il suo cane.
Un cane giallo che una macchina azzurra gli ha portato via, così, in
una notte.
L'amore
perduto che lo rende inconsolabile non trova sfogo al momento. Ma la
sua maestra della classe 105, Miss Strizzabacca, sa che Jack può
ritrovare la sua voce interiore e può darle espressione. Un
percorso lento, fatto di pochi passetti in avanti e di repentine
quanto imprevedibili marce indietro, verso la consapevolezza. Un
viaggio attraverso il dolore che riesce a trovare nella poesia
l'ossigeno per poter respirare: nella poesia letta in classe e in
quella che, inaspettatamente, cresce nella testa di Jack.
Un
grande libro sulla maieutica dello scrivere. Attraverso la scrittura
(e più in particolare la poesia, quint'essenza dello scrivere) il
piccolo Jack riesce ad elaborare il suo lutto. Attraverso una poesia
di Walter Dean Meyers, Amo quel bambino, Jack riesce a
scrivere Amo quel cane.
Scrivere
aiuta a mettere in ordine il pensiero che in alcuni momenti della
vita, si presenta agitato, in continua sommossa, in una altalena
incontrollata tra razionalità e emotività. Scrivere serve a chi
scrive, prima di tutto. Scrivere, ho sempre pensato, un buono
scrivere deve generarsi da un'urgenza positiva o negativa che sia.
Dopo aver letto e riletto questo libro è anche il pensiero della
maestra Strizzabacca ma, direi, anche di Sharon Creech. E siccome al
momento nel mio cuore e nella mia testa l'urgenza è molto forte,
scrivo.
Ma
scrivo di un libro che esce dai canoni consueti: è un libro di un
po' di anni fa. E' un libro introvabile nelle librerie e, se non
sbaglio, introvabile anche in rete. E' un libro che se volete
leggere, e ve lo consiglio caldamente, dovete cercarlo in biblioteca.
E' un libro doloroso, che non ha finali particolarmente lieti. Tutto
si ferma in quel preciso momento in cui si ha la consapevolezza che
le proprie gambe possono reggere ancora.
Questo
è il primo passo che faccio.
Carla
noterella al margine: di Sharon Creech in Italia sono stati tradotti e pubblicati meno di 10 titoli. Sono sopravvissuti alla mannaia del fuori catalogo solo due: La vagabonda (Mondadori, 2004) e il suo romanzo più famoso, Due lune (Mondadori,2011) .
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