BRUCO ERA PEGGIO...
IL
DRAGO E LE FARFALLE e altre storie, Italo Calvino, Fabian Negrin
Mondadori,
2012
NARRATIVA
PER MEDI (dai 7 anni)
"I
mesi e gli anni trascorrono monotoni in quest'isola e ogni giorno è
uguale a un altro giorno. Quando penso che il drago potrebbe
svegliarsi mi si riempie il cuore di paura, ma anche un po' di
speranza che succeda qualcosa di diverso dal
solito...l'imprevisto...l'avventura..."
E
infatti qualcosa succede. I destini di tutti i personaggi di questo
breve racconto convergono verso un destino che li accomuna.
Valdemaro, ragazzo sfortunato buttato in mare dai pirati e dagli
stessi derubato della mappa del tesoro nascosta nella grotta del
drago, sbarca come naufrago su un'isola. Su questa vive la figlia del
governatore, fanciulla annoiata, dalla monotonia di una vita piena di
agi. Il Governatore che, pieno di sicumera, deve rispondere di fronte
al popolo della cattura del feroce drago. E in ultimo il feroce drago
che, erroneamente creduto da tutti un pericolo incombente, in realtà
desidera solo trasformarsi in farfalla. Accanto a loro che sono i
protagonisti, si agita una serie di divertenti personaggi comprimari:
pirati goffi ridotti letteralmente in pezzi, saggi rastrellatori di
spiagge, un tempo naufragati anche loro sull'isola, zie puritane,
inacidite dagli anni.
Il
naufrago Valdemaro è in cerca del drago, o per meglio dire, della
caverna di questo perché in essa si nasconde il suo tesoro. I
pirati, ladri di mappe, cercano anch'essi detta caverna per i
medesimi motivi. La fanciulla, di nome Biancaperla, figlia del
governatore, è anch'essa in cerca del drago, o per essere più
precisi, del cavaliere che lo deve affrontare e sul quale lei già
tanto immagina e sogna. E poi c'è lui, il drago. Liberatosi, come
vuole la tradizione, dalla sua caverna allo scoccare del 177esimo
anno è in cerca di farfalle, esseri leggeri che lui ama massimamente
e dei quali vorrebbe imitare leggiadria nel posarsi sulle corolle dei
fiori. Ma il destino ingrato ha voluto che lui, al contrario delle
farfalle, allontanasse nel terrore ogni creatura incrociata sul
proprio cammino. Ed ecco che Biancaperla, l'annoiata e sognatrice
figlia del governatore, è lì che saltella con il suo vestito rosa
nel prato e pare proprio una farfalla, il drago la incrocia, la
cattura pensando sia un esemplare di amato lepidottero e Valdemaro
nascosto nel prato, intento a seguire la sua traccia, vede la scena e
si gioca il tutto per tutto: " io sono un sovrintendente alle
metamorfosi dei lepidotteri!" . In tal modo, dopo una breve lezione di
metamorfosi, riesce a convincere il drago a farsi avvolgere -come in
un bozzolo vero- in una robusta fune. Le aspettative del drago
salgono ovviamente alle stelle: "ma diventerò davvero
farfalla?" "Garantito".
Il
finale è tutto da scoprire, come tutti da leggere sono anche gli
altri due bei racconti che seguono, dal titolo L'ussaro e la luna
e Tre isole lontane, in questo secondo libro di racconti brevi
di Calvino che Mondadori - nella collana Contemporanea- nel giro di poco tempo pubblica.
Tanto
Il drago e le farfalle che Tre isole lontane fanno
parte della collezione di Storie per bambini che Calvino
scrisse tra il 1977 e il 1981 e che comprendono anche I disegni
arrabbiati (qui) e La foresta radice-labirinto (Mondadori, 2000) che uscì
anni addietro.
Il
racconto L'ussaro e la luna ha una genesi differente; si
tratta infatti di un 'trattamento', ovvero di uno stadio intermedio
tra un soggetto e una sceneggiatura vera e propria, immaginato da
Calvino in quegli stessi anni per alcuni bozzetti teatrali di Toti
Scialoja.
Alla
lettura, tutti e tre i racconti (due dei quali intrecciati tra loro
per certi particolari), presentano una vena di forte ironia che li
attraversa e che li caratterizza e che si insinua in ogni
particolare. Uno per tutti: la scelta di toponimi o nomi propri che
sono il frutto di un raffinato quanto sornione gioco letterario, che
chi conosce Calvino non può non amare. Così come ci ha abituato in
altre sue opere, anche qui si ritrova quel particolare gusto per il
racconto surreale, che lo ha reso inconfondibile e immortale.
Purtroppo
i disegni di Negrin, seppure molto evocativi, sono un po' sacrificati
dal piccolo formato del libro.
Ciò
nonostante emerge per intero tutta la sua generosità (sono quasi 40
tavole, di cui alcune su doppia pagina), la sua raffinatezza,
visibile nelle molte citazioni colte (da Paolo Uccello a Tiepolo), e il suo senso dell'ironia che
lo mette in perfetta sintonia con il testo.
Se
ancora non vi è chiaro: si tratta di libro da non perdere!
Carla
Noterella al margine: mi è capitato di leggerlo al mare alla mia giovane amica Alice e lei rideva di gusto...
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