Il primo Natale di Babbo Natale, Mac Barnett, Sydney Smith
(trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2024
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Gli elfi erano mortificati.
'Dobbiamo fare qualcosa di speciale per Babbo Natale' si dissero.
Detto fatto.
Quella mattina quando Babbo Natale si svegliò, gli portarono la colazione a letto.
'Cosa succede?' chiese lui.
'E' Natale! Buon Natale!'
Babbo Natale sorrise. 'Grazie,. Sembra deliziosa. Buon Natale.'
Ma quando finì le ciambelle, si infilò gli abiti da lavoro e prese gli attrezzi.
'Aspetta!' dissero gli elfi."
Perché il natale fosse un vero natale anche per Babbo Natale, doveva esserci un albero e così lui e gli elfi andarono nel bosco dove trovarono un gran bell'abete rosso. Era davvero bello, ma davvero grande e ce ne volle un bel po' perché riuscissero a farlo entrare in casa. Poi lo decorarono come si deve, anche con i maialini di pan di zenzero. Poi intorno al camino attaccarono le calze, ognuno aveva la propria e poi accesero anche il camino e quando si fece buio, sull'intero polo nord, srotolarono le lucine che al loro tre si accesero.
Gli elfi prepararono i biscotti e a Babbo Natale ne diedero solo uno, gli altri sarebbero serviti per 'qualcun altro'... In compenso gli diedero il permesso di leccare il cucchiaio con l'impasto e lui, pensando di non essere visto, mise anche un dito nella glassa.
Riuniti tutti, elfi e BN, intorno al fuoco del camino a leggere e raccontare storie, furono interrotti all'improvviso dalla porta che si spalancava e al centro, in un vortice di neve, era comparso lui - il deus ex machina di tutta l'operazione, quasi perfetto nella sua migliore imitazione con il vestito di rosso, con quella risata inconfondibile e con un sacco pieno di regali...
Così come il suo fraterno amico Jon Klassen ha trascorso anni ossessionato dai cappelli, parrebbe che anche Mac Barnett sia nel mezzo della sua, di ossessione, quella per Babbo Natale (BN).
Come dargli torto: la questione è misteriosa e i pareri discordanti.
L'anno passato, in coppia con il suo solito e fraterno amico, aveva affrontato e magicamente risolto la questione della penetrazione dei solidi (bel problema visto che Babbo Natale non è né un liquido né un gas): ovvero Come fa Babbo Natale a passare dal camino?
Quest'anno, con un nuovo amico di pennello, Sydney Smith, si interroga su come lo stesso Babbo Natale trascorra il Natale.
Questione non da poco, anche questa.
Tuttavia, forse complice l'illustrazione, si avverte da subito un coinvolgimento emotivo ben più forte rispetto all'anno passato. A tal punto che, alla fine, qualche lacrima di commozione qualcuno la versa.
L'idea di partenza, ovvero che BN fino a un certo punto della sua esistenza, di fatto del Natale abbia coltivato solo l'aspetto lavorativo, funziona molto bene come innesco esplosivo per lo sviluppo comico della vicenda.
In questo senso c'è un grande non detto intorno a cui tutto ruota: da parte di BN c'è contemporaneamente la lucida consapevolezza che lui è l'unico e l'insostituibile, ma nello stesso tempo in lui alberga anche una grande tenerezza nel voler comunque assecondare gli elfi nel loro progetto che questa unicità vorrebbero smentire.
Ragazzi, questo è il grande gioco della letteratura, del teatro, del cinema! Tutti siamo consapevoli che quello che stiamo leggendo, vedendo o ascoltando non è veramente così, eppure ci crediamo (Coleridge rules!), ovvero ci piace crederci.
E quindi anche BN in persona entra a far parte del grande gioco della finzione. Proprio lui che è - diciamolo a bassa voce - la quint'essenza della finzione, la finzione per antonomasia.
Tant'è.
Gli elfi sono piccoli e affettuosi con lui, come non stare al loro gioco, magari fingendo anche un po' di stupore?
Quindi un adulto potrebbe dire: bel gioco Barnett: la finzione nella finzione.
Ma attenzione, la letteratura è in grado di fare grandi salti mortali (anche più del cinema e del teatro, certe volte) e qui un bambino potrebbe affermare con altrettanta sicurezza: qui la finzione è nella verità. Perché proprio in nessun angolino recondito di questo magnifico testo c'è una smagliatura che potrebbe mettere in sospetto un bimbetto che in BN creda con fede incrollabile.
Meccanismo narrativo complesso e perfetto: ticchetta a tempo come una sveglia, per suonare all'ultimo giro di pagina.
Ecco, a proposito di giro di pagina un paio di cose vanno messe in luce.
Barnett lo ha detto, lo ha ridetto, lo ha scritto, lui, come tutti i più bravi da Sendak in giù, sa alla perfezione come funziona quella frazione di secondo di silenzio e di sospensione visiva. E se ne serve, padroneggiandone l'effetto per ben due volte.
La prima volta fa un regalo (di natale) a Smith che, a sua volta, fa un regalo a tutti i lettori perché gli fa dire oooooh, e il secondo, invece, Barnett lo tiene per sé, come Sendak gli ha insegnato a fare.
Vogliamo parlare del ritmo, della cadenza, del racconto? Alcune cose vanno veloci veloci, altre lente lente: rapido su come far entrare l'abete rosso, e per converso lento nel dettagliatissimo menu...
E allora, vogliamo parlare di come Sydney Smith faccia lo stesso con le immagini: piccole vignette e tavole a piena pagina, doppie pagine piene piene?
Vogliamo parlare dei silenzi in cui Smith si infila e racconta per immagini?
Vogliamo parlare dell'armonia su cui si accordano, al loro primo albo insieme?
Vogliamo parlare della "tenerezza" nella voce di Sydney Smith? La gestualità e l'espressività dei personaggi: a partire dall'andirivieni di elfi per le viuzze per finire sui pomelli rossi di BN.
Ma oltre tutto questo, si riconferma la sua straordinaria capacità di fare della luce una vera protagonista.
Per Sydney Smith ogni occasione è buona per mettere 'in luce' la luce: dai raggi che attraversano la finestra e colpiscono il profilo di BN che diventa una lama bianca, alla luce che abbaglia nel bosco o sui tetti del villaggio innevati.
O ancora la luce calda del camino o quella tremolante delle candele a tavola che illuminano i manicaretti o i calici alzati nella tavolata finale.
Ecco. Brindiamo a un gran bel libro!
Carla
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