Sophia Henry Winslow, di anni undici compiuti il 22 luglio, ha già nel suo nome una storia.
Si chiama anche Henry perché dopo la sua nascita sua madre non avrebbe più potuto avere bambini: dunque le danno anche questo nome maschile, che già era nato nelle menti dei suoi genitori.
La migliore amica di Sophia è Sophie, ha ottantotto anni, di cognome fa Gershowitz ed è sua vicina di casa.
Sophia si fa chiamare Sophie, e un giorno accade che ascolti una conversazione dei suoi genitori in cui i due, preoccupati, parlano delle sempre più assidue dimenticanze dell’anziana Sophie e del fatto che il suo unico figlio a breve andrà da lei per portarla via con sé.
Alla piccola Sophie questa storia non piace per nulla, si fa così prestare da Ralphie, un suo coetaneo figlio di un dottore, un grande manuale medico dal quale prendere dei test per mettere alla prova la memoria dell’amica. Il test dei test è: ricordare tre parole a distanza di dieci minuti. Ce la farà l’anziana Sophie?
la piccola Sophie si rivolge direttamente ai lettori e fin dalle prime righe anche noi abbiamo un compito, ossia ricordare tre parole: casa, ombrello, mela.
Il libro si apre immediatamente a una riflessione su cosa sia una storia.
A pagina 11 la giovane Sophie ci dice: “Sai una cosa? Non è così difficile scrivere una storia. Ci vogliono tutte quelle cose ovvie: personaggi, ambientazione, dettagli della trama (cosa è successo, perché è successo, cosa succederà dopo) e, ovvio, un finale. E’ tutto, grossomodo.”
Il libro in realtà, dimostra che beh, non è proprio così semplice, e quella ragazzina lo imparerà con noi.
Ma lasciamoci portare, e seguiamo le sue tracce, perché il libro ricalca esattamente le orme narrative che Sophie ha deciso.
PERSONAGGI: se dovessi pensare a chi somiglia la piccola Sophie, penserei a Lisa Simpson. Sì proprio lei, la piccola saccente dolce sensibile Lisa. In fondo non è da tutti fare delle battaglie contro il cibo spazzatura in mensa a nove anni. E nemmeno prendere sempre 10 nei temi. E nemmeno fare riflessioni profonde sul valore dell’amicizia.
L’ottantenne Sophie invece è una dolce nonnina di origine polacca, che non sa come si pronunciano alcune parole in inglese, che beve il tè nel pomeriggio, che accoglie la piccola Sophie in casa sua.
AMBIENTAZIONE: siamo in una via, ben precisa, Chocorua Street, famosa per essere stata oggetto di una maledizione da parte di un nativo americano. In Chocorua Street abitano Sophie e Sophie, Ralphie e Oliver. Ossia gli amici migliori della voce narrante.
DETTAGLI DELLA TRAMA: Sophie sottopone Sophie anziana a vari test. Ma quello delle tre parole rimane il cardine nella mente della piccola. Si accorge così che le tre parole vengono ricordate solo se attivano dei ricordi precisi nella mente della vecchietta. E i ricordi che lei narra sulle tre parole – albero, tavolo, libro – sono ricordi del suo passato di ebrea polacca in tempo di guerra.
E’ sì questo un libro che parla della memoria, certo. Della memoria individuale e collettiva, ok. Ma se dovessi dire cosa lo caratterizza maggiormente, allora direi che è un libro sul potere e la forza delle storie, della Storia.
Fin da subito, la piccola Sophie si interroga su questo: sta scrivendo per noi lettori una storia e nel farlo si pone delle domande. E’, di fatto, una metanarrazione. Le citazioni di libri e film e serie tv è continua, a dirci come la nostra narrazione sia la somma di ciò che leggiamo osserviamo sentiamo.
Mentre lo leggevo pensavo, ma questo è un ottimo libro per chi abbia voglia di scrivere: sempre nelle prime pagine Sophie piccola racconta di un incontro con un’autrice, noiosissimo (“Quanti soldi guadagni?”, “Ce l’hai un animale domestico?” – ah Lowry, mi sa che ne sai qualcosa…), fino a quando si desta dal torpore di fronte alla domanda di un bambino su quale sia il modo migliore di far cominciare un libro: “Inizia dal giorno che è diverso” risponde l’autrice.
E così la giovane Sophie riprende le fila, narrando del suo giorno diverso e riflettendo sulla diversità dei giorni che la vita ti mette davanti. E sono giorni diversi anche quelli che racconta Sophie anziana nei tre piccoli capolavori che narra sulle tre parole che deve ricordare.
Insomma, Lois Lowry ha bene in mente che potere abbiano le storie, anche per far rivivere la Storia, che di quelle è fatta.
La scrittura della Lowry è fantastica: scorrevole, divertente, emozionante. Scrive questo libro alla veneranda età di 86 anni e fa diventare la sua voce quella di una bambina di 11 anni e quella voce è vera. Così parlano le undicenni. infatti è una lettura perfetta per chi abbia quell'età.
Ma quale magia fa in modo che la Lowry sia così capace di tenere dentro di sé quella voce viva?
Ecco, io da grande vorrei diventare come Lois Lowry: scrivere così, pensare così, essere così divertente.
Valentina
PS: Vi ricordate le tre parole che dovevate tenere a mente all’inizio?
"Albero. Tavolo. Libro" Lois Lowry (trad. Dylan Rocknroll), 21lettere 2024
Nessun commento:
Posta un commento