SPEZZATINO DI DIBATTITI
Komatsu Yumiko |
La
Fiera di Bologna è anche un'occasione d'incontro con alcuni dei
protagonisti del mondo del libro nel nostro paese, che permette di
chiarirci un po' le idee su quello che ci sta succedendo. Partiamo da
alcuni dati di base; le vendite, per quanto riguarda il settore
bambini e ragazzi, nei canali tradizionali sono aumentate del 3%
circa; ma, e qui c'è un 'ma' veramente doloroso, è continuata la
tendenza negativa evidenziata negli ultimi anni, che vede
allontanarsi i ragazzi dalla lettura, almeno dal libro cartaceo. Con
la sola eccezione della fascia d'età compresa fra gli zero e i
quattro anni, i bambini-lettori fra i 6 e i 10 anni sono passati dal
52% del 2010 al 49% del 2013 e nella fascia fra gli 11 e i 14 anni
dal 65% al 57%. Dati sempre di molto superiori alla media nazionale.
Ma questo non ci può consolare, come non mi consola il pensiero che
nello stesso tempo i bambini abbiano accresciuto il consumo di
prodotti digitali, libri compresi.
Se non
tutto ciò che è scaricabile dalla rete è un male, consultazione di
testi on line, approfondimenti ecc., dubito che la mancata lettura di
libri di narrativa sia stata compensata da altrettanti e-book dello
stesso genere.
Dunque,
anche se il settore cresce, cresce il numero di novità pubblicate
ogni anno, cresce l'interesse intorno all'editoria per ragazzi, non
riusciamo a coinvolgere maggiormente i lettori di domani.
Proviamo
ad incrociare altri dati: la rivista Liber
ha presentato a Bologna i risultati del questionario annuale rivolto
a biblioteche e librerie, corredato dall'analisi sulla qualità della
produzione editoriale italiana. Per quanto riguarda le classifiche,
verranno presto pubblicate sulla rivista on line e chi mi legge sa
quanto abbia indicato il pericolo rappresentato da alcuni titoli di
grande successo. A me hanno colpito molto alcune considerazioni fatte
sul tema della qualità della produzione, così come si evince
dall'analisi delle valutazioni dei redattori. Ovvero, data per ovvia
la parzialità di un criterio comunque personale, quasi il 50% dei
titoli esaminati non rivestiva che poco o nullo interesse, che mi
sembra una tragedia; c'è poi un 27% di produzione di 'onesto
artigianato', e un restante 23% di libri buoni e ottimi. Con un 50%
di libri che vanno dal discreto all'ottimo si potrebbe forse essere
contenti, ma se noi incrociassimo questi dati con quelli di vendita
vedremmo che buona parte degli acquisti andrebbe a pescare nel vasto
mare del nulla oppure, al massimo, nei prodotti di onesto
artigianato.
Senza
scivolare nell'inutile catastrofismo, vorrei sottolineare due
aspetti. In primo luogo una riflessione sulla necessità di elevare
il livello della proposta di lettura soprattutto a quella fascia
dagli otto ai sedici anni, che oggi mostra un inizio di disaffezione;
non si conquistano lettori con libri mediocri, elevare il valore
letterario, ma anche visivo, grafico di testi di narrativa e anche di
divulgazione mi sembra un obbiettivo che tutti gli editori dovrebbero
porsi, invece di inseguire il libro-merendina del momento.
In
secondo luogo dovremmo pensare ad accompagnare il lettore, la
lettrice con buone abitudini di lettura ad alta voce o di lettura
condivisa, per i più grandi, senza paura di affrontare la narrativa
'di genere' o il fumetto, la graphic novel. Un buon libro è un buon
libro, una storia appassionante, dei personaggi coinvolgenti, ma
anche dei percorsi conoscitivi che accompagnino i ragazzi e le
ragazze nel loro percorso di costruzione di sé e delle proprie
passioni, sono elementi che si possono trovare nel fantasy come in un
classico, nella buona divulgazione come in un articolo di giornale.
Dovremmo essere capaci di formare i formatori, soprattutto insegnanti
e bibliotecari, ad affrontare nuove sfide e noi stessi librai
dovremmo, come dico da tempo, mirare a costruire lettori e lettrici e
non accontentarci del mediocre best seller del momento, che lascia
uno strascico di luoghi comuni, stereotipi, propensioni consumistiche
prive di qualsiasi costrutto.
Il
soggetto principale di un investimento culturale di questa natura non
potrebbe che essere lo Stato, nelle sue articolazioni centrali e
locali, mettendo finalmente al centro dell'offerta formativa a tutti
i livelli la promozione della lettura, in qualunque forma la si
voglia concepire.
Eleonora
*i dati
sono riportati dal rapporto Istat 2013 rielaborato dal centro studi
dell'Aie, vedi Il Giornale della Libreria marzo 2014.
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