IL CALZINO ACERBO
Esco così mi
perdo, Matteo Razzini, Sonia M.L. Possentini
Edizioni corsare 2014
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Una volta
all'anno François Baul decretava il giorno delle pulizie, in cui
spolverando sceglieva un oggetto del quale narrare le vicissitudini.
Nello stesso giorno, Jean Pierre Trombon usciva dalla soffitta per
andare a bighellonare, trombonando a squarciagola.
Questo spolverare
non riusciva proprio a capirlo."
Breve antefatto: Baul e
Trombon sono due amici di soffitta, di soffitta itinerante. Uno, Baul, ama
gli oggetti perduti e dismessi e raccontarne, mentre
l'altro, Trombon, fa musica e poco altro, e ascolta le storie che l'amico
racconta.
E oggi è giorno di
storia, la storia di un calzino spaiato. Fine dell'antefatto.
La storia di oggi è
per l'appunto del principe Pedalino. Nato solo, senza il suo gemello,
è una vera anomalia nel suo regno e come tale viene considerato:
guardato con sospetto persino dai suoi regali genitori, il poveretto
decide e di andarsene e di cercare il suo posto nel mondo. Lascia un
biglietto con su scritto: ESCO,
COSI' MI PERDO. Non cercatemi e tanti
saluti a tutti.
Attraversa la Collina
dei Rattoppi ma capisce che non è posto per lui, quindi arriva al
Bosco degli Spilloni, altrettanto pericoloso. Quando ormai ha perso
ogni fiducia, con l'aiuto di una bolla di sapone, plana finalmente
nel posto giusto: davanti ad un bambino che sa vedere in lui ciò che
gli altri non erano mai riusciti a vedere. E, nella sua mano, diventa
un burattino. Lunga vita a quel calzino!
Una spigolatura:
detesto la parola Pedalino. Non riesco neanche a pronunciarla e
quindi so per certo che quando leggerò il libro lo chiamerò
principe Calzino. Matteo Razzini non si offenderà.
Per i casi della vita
questo racconto insieme ad altri capitò tra le mie mani un po' di
tempo fa ed era in cerca di futuro, ben lontano dall'essere libro. Di
Matteo Razzini mi colpì la scrittura, sempre un po' scritta e un po'
parlata. E gli incipit, sempre piuttosto sonori. E questo albo ne è
testimonianza, fin dal titolo, che è una dichiarazione di intenti un
po' urlata nelle orecchie del lettore, da parte di uno che non si
sente amato e capito.
Sebbene la trama non
sia sempre agile, la scrittura di Esco così mi perdo è tutta
molto musicale, pensata forse per essere letta, o meglio raccontata,
ad alta voce su un palcoscenico.
A parte questa
piacevole sonorità, credo che ai bambini (ma soprattutto ad adulti
un po' dotti) possa piacere anche il continuo richiamo al mondo degli
oggetti nel dare i nomi di luoghi e di persone. La collina dei
Rattoppi si trova tra la frazione di Spoletta e Ditale, tanto per far
un esempio oppure il regno di Calcea, la regina Poulaine o il
granduca di Soccus alludono con evidenza al mondo della calzatura fin
dalle origini.
Essi agiscono nella
lettura come campanellini di richiamo, come colpi di tamburo per
guidarti e ricordarti sempre che sei in una storia piena di calzini
e di scarpe.
Ma le due ragioni
principali che mi fanno apprezzare questo albo sono altre.
Da un lato, per il
fatto che io sono un po' come Baul e come lui salvo e colleziono
oggetti perché vedo per loro infinite altre possibilità di
esistenze, sposo il senso ultimo della storia. E dall'altro sono
naturalmente attratta dall'immaginario di Sonia Maria Luce
Possentini, la quale mi pare acuta nell'assecondare il tenore
'teatrale', musicale e altisonante di questa storia e lo faccia
scoprendo sue nuove vene creative, più colorate e scanzonate del
solito. Belle le prospettive e le 'inquadrature', la fisiognomica dei
personaggi 'classici', le architetture e i volumi sempre così
convincenti e il gusto per meccanica e meccanismi, già visto
accennato nell'Alfabeto dei sentimenti. Su tutti poi, il
dirigibile di copertina e i tetti della città notturna mi piacciono
a dismisura.
Carla
Notarella al margine.
Il rebus del calzino verde in una sequenza di calzini arancioni io me
lo sono spiegato così: è ancora acerbo!
Sarà ossessione, la
mia?
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