mercoledì 2 aprile 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL CALZINO ACERBO
Esco così mi perdo, Matteo Razzini, Sonia M.L. Possentini
Edizioni corsare 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Una volta all'anno François Baul decretava il giorno delle pulizie, in cui spolverando sceglieva un oggetto del quale narrare le vicissitudini. Nello stesso giorno, Jean Pierre Trombon usciva dalla soffitta per andare a bighellonare, trombonando a squarciagola.
Questo spolverare non riusciva proprio a capirlo."

Breve antefatto: Baul e Trombon sono due amici di soffitta, di soffitta itinerante. Uno, Baul, ama gli oggetti perduti e dismessi e raccontarne, mentre l'altro, Trombon, fa musica e poco altro, e ascolta le storie che l'amico racconta.
E oggi è giorno di storia, la storia di un calzino spaiato. Fine dell'antefatto.
La storia di oggi è per l'appunto del principe Pedalino. Nato solo, senza il suo gemello, è una vera anomalia nel suo regno e come tale viene considerato: guardato con sospetto persino dai suoi regali genitori, il poveretto decide e di andarsene e di cercare il suo posto nel mondo. Lascia un biglietto con su scritto: ESCO,
COSI' MI PERDO. Non cercatemi e tanti saluti a tutti.
Attraversa la Collina dei Rattoppi ma capisce che non è posto per lui, quindi arriva al Bosco degli Spilloni, altrettanto pericoloso. Quando ormai ha perso ogni fiducia, con l'aiuto di una bolla di sapone, plana finalmente nel posto giusto: davanti ad un bambino che sa vedere in lui ciò che gli altri non erano mai riusciti a vedere. E, nella sua mano, diventa un burattino. Lunga vita a quel calzino!


Una spigolatura: detesto la parola Pedalino. Non riesco neanche a pronunciarla e quindi so per certo che quando leggerò il libro lo chiamerò principe Calzino. Matteo Razzini non si offenderà.
Per i casi della vita questo racconto insieme ad altri capitò tra le mie mani un po' di tempo fa ed era in cerca di futuro, ben lontano dall'essere libro. Di Matteo Razzini mi colpì la scrittura, sempre un po' scritta e un po' parlata. E gli incipit, sempre piuttosto sonori. E questo albo ne è testimonianza, fin dal titolo, che è una dichiarazione di intenti un po' urlata nelle orecchie del lettore, da parte di uno che non si sente amato e capito.
Sebbene la trama non sia sempre agile, la scrittura di Esco così mi perdo è tutta molto musicale, pensata forse per essere letta, o meglio raccontata, ad alta voce su un palcoscenico.

A parte questa piacevole sonorità, credo che ai bambini (ma soprattutto ad adulti un po' dotti) possa piacere anche il continuo richiamo al mondo degli oggetti nel dare i nomi di luoghi e di persone. La collina dei Rattoppi si trova tra la frazione di Spoletta e Ditale, tanto per far un esempio oppure il regno di Calcea, la regina Poulaine o il granduca di Soccus alludono con evidenza al mondo della calzatura fin dalle origini.
Essi agiscono nella lettura come campanellini di richiamo, come colpi di tamburo per guidarti e ricordarti sempre che sei in una storia piena di calzini e di scarpe.
Ma le due ragioni principali che mi fanno apprezzare questo albo sono altre.


Da un lato, per il fatto che io sono un po' come Baul e come lui salvo e colleziono oggetti perché vedo per loro infinite altre possibilità di esistenze, sposo il senso ultimo della storia. E dall'altro sono naturalmente attratta dall'immaginario di Sonia Maria Luce Possentini, la quale mi pare acuta nell'assecondare il tenore 'teatrale', musicale e altisonante di questa storia e lo faccia scoprendo sue nuove vene creative, più colorate e scanzonate del solito. Belle le prospettive e le 'inquadrature', la fisiognomica dei personaggi 'classici', le architetture e i volumi sempre così convincenti e il gusto per meccanica e meccanismi, già visto accennato nell'Alfabeto dei sentimenti. Su tutti poi, il dirigibile di copertina e i tetti della città notturna mi piacciono a dismisura.

Carla


Notarella al margine. Il rebus del calzino verde in una sequenza di calzini arancioni io me lo sono spiegato così: è ancora acerbo!
Sarà ossessione, la mia?

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