LO SGUARDO POETICO
Occhio ladro, Chiara
Carminati, Massimiliano Tappari
Lapis 2020
POESIA ILLUSTRATA
Un poeta che vive in via Caprera
ficcò la luna in una gabbia nera
come un uccello dentro una voliera
perché voleva tenerla prigioniera
ma lei fuggì nel cielo della sera
e lui è lì che ancora si dispera
Fotografato durante quella che altri
hanno chiamato l'ora vuota, un sottile spicchio di luna è
visibile al centro di un lampione in ferro che ha perso tutti suoi
vetri. Potrebbe essere la sua raffinata gabbia, se non fosse che la
luna ferma non ci sa stare e anche da lì se ne andrà.
Questo libro funziona così: su
ventinove fotografie scattate, una poetessa (che forse non vive a via
Caprera) ha scritto dei versi.
Detto così, l'intento sembra
interessante e forse anche in parte nuovo, visto che in Italia i
libri per l'infanzia che hanno fotografie come illustrazioni sono
pochi pochi, eccezion fatta per quelli non di finzione.
Tuttavia questo libro è ben altra
cosa.
La differenza, lo scarto rispetto alla
norma e la consuetudine, la fa l'occhio del fotografo, che questa
volta guarda nella medesima direzione dello sguardo della poetessa:
entrambi giocano con l'immaginazione perché entrambi hanno voglia e
modo di andare a vedere oltre. Altrove.
È nelle cose aspettarsi da chi scrive
poesia questa modalità di leggere il mondo, vederla nell'occhio di
chi sta dietro una macchina fotografica non è così frequente.
Questa è però la prospettiva direi
'naturale' per Massimiliano Tappari che di ogni forma riesce sempre a
darne una lettura inaspettata.
Questa sua postura, anche senza
macchina fotografica al collo, mi fa saltare sempre sulla sedia e me
lo fa riconoscere fra mille, al volo, quando per esempio mi capita di
leggere in un catalogo di libri, che un interlinea doppio può essere
solco di un aratro in cui seminare i pensieri che le parole fanno
nascere...
Da che ha cominciato a raccontare
storie attraverso i suoi scatti, ha sempre suggerito ai suoi lettori
di guardare le cose da un punto di vista diverso. E non credo che sia
un caso che lo abbia fatto cercando di andarsi a cercare un pubblico
ideale che lo avrebbe capito e apprezzato più di altri: l'infanzia.
A quel che mi consta, i bambini, tanto più piccoli sono tanto meglio
è, hanno per necessità di sopravvivenza in un mondo tutto da
conoscere, esplorare, descrivere una predisposizione naturale a
leggere la realtà secondo criteri propri, originali, di certo
diversi da quelli codificati dei grandi, di cui solo con il passare
del tempo si impadroniranno (purtroppo).
Ai bambini si suggerisce, come
esercizio di immaginazione, di leggere le nuvole, ma di rado si va
oltre. La sorte però potrebbe mettere quei bambini sulle tracce di
Massimiliano Tappari e allora le cose potrebbero andare diversamente.
Potrebbero girare con lui per una cittadina a fotografare dettagli
considerati da altri insignificanti e dargli invece valore e senso
ulteriore: un dettaglio di un tombino, una linea stradale su un
selciato di basoli, un palo della luce, una grondaia, anzi due, un
lampione, un guanto, un sasso, un legno...
"Beato chi ha l'occhio
ladro/ovunque vede un quadro/e come i pittori/vive rubando forme e
colori", come dice Argilli.
Il
caso vuole che accanto all'occhio ladro di Tappari ci sia per la
felicità di tutti la poesia di Chiara Carminati. Già ampiamente
apprezzati i loro libri in comune, qui allineano ancora di più -se
fosse possibile- il loro punto di vista. Le poesie qui fanno ulteriori
percorsi, che rilanciano doppie e anche triple letture delle parole.
Si pensi per esempio a quel lupo solitario che ha la forma di un
guanto smesso e che si innamora di un alano concludendosi a chiederle
la mano.
Oppure il muratore di Aragno che mangiava solo mosche a
colazione.
Spero
che siano chiari a tutti i lanci e le capriole che la Carminati fa
fare alle sue parole...
Da una
parte le sue rime creano una sorta di mappa, totalmente vera quanto
inventata: un omaggio alla geografia di Rodari e Scialoja in
quell'elenco di strade e luoghi che si potrebbero segnare su una
cartina come itinerario poetico da percorrere. Dall'altro una
galleria di personaggi, che con due zampe, quattro fino a otto,
agiscono dando senso, un senso tutto nuovo e inaspettato, a quello
che l'occhio vede.
E da
qui, solo meraviglia.
Carla
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