LA 'GIUSTA DISTANZA'
Terre di mezzo 2022
ILLUSTRATI
"Stare qui, stare bene
Pensare al futuro
Fare un po' di spazio
Fare spazio
Fare con quel che si ha
Fare come si fa altrove
Ammirare il risultato
Mostrare il risultato"
Due fratelli, uno bruno e uno biondo, uno con la maglietta bianca e i pantaloni lunghi bianchi, l'altro con la maglietta nera e i pantaloni corti bianchi, sono sdraiati in una radura sulle rive di un lago e hanno alle spalle una foresta di conifere. Alle loro spalle arriva una ragazza dai capelli lunghi e rossi, vestita di bianco, circondata da animali selvatici. Su tutti loro, il volo degli uccelli. Lei li guarda, i fratelli ora sono in piedi davanti a lei ed è ora e qui che le loro strade si separano.
Ognuno per sé, di fronte a quella foresta. Il primo si lascia condurre per mano tra gli alberi: gli piace stare qui, sta bene. Il secondo si guarda intorno e comincia a progettare, pensa al futuro e taglia sette alberi. Gli animali fuggono e la ragazza è preoccupata.
Il primo fratello di alberi ne taglia tre per farsi un po' di spazio. La ragazza lo aiuta e gli animali stanno a guardare. Il secondo, dopo i sette ne taglia un altro po' per farsi spazio. Di animali neanche l'ombra e la ragazza fugge.
Il primo con quel che ha, i tronchi, costruisce la base di una casetta, il secondo ha segnato già un gran perimetro, chiama le ruspe e apre strade e un cantiere. Il primo, accanto alla ragazza, circondato da animali sotto il volo degli uccelli ammira il risultato: una casetta di legno con il tetto rosso triangolare e due sedie in veranda. Il secondo mostra il risultato a una piccola folla di persone: un edificio in muratura con tante finestre e un bel patio davanti. Sul tetto, bianco e piatto, divani, qualche pianta e un tavolino.
Separati, non solo dalle loro differenti scelte, non solo distanti nei loro percorsi divergenti, nel loro futuro dissimile, ma soprattutto fisicamente tenuti lontani dal taglio della rilegatura.
A sinistra, il fratello bruno, quello che con la natura si mette in una posizione di grande rispetto, protezione; quello che delle possibili risorse ne sfrutta solo lo stretto indispensabile, quello che adatta le sue scelte per arrivare a una convivenza armonica che dell'ambiente circostante ne tuteli l'integrità e non ne alteri l'equilibrio.
A destra, il fratello biondo, quello che della natura sa apprezzarne la bellezza al punto da circondarsene, da sfruttarne tutte le potenzialità, per poterne godere appieno, ma con modalità invasive, pesanti, che non considerano il fatto di essere parte di una comunità più grande e più complessa di quella umana, che nonostante le apparenze sulla terra è minoritaria.
Yukiko Noritake racconta che l'idea di partenza l'ha avuta dormendo una notte in una foresta francese, una breve vacanza con il marito in un campeggio in cui le abitazioni erano sugli alberi.
Lì, ascoltando tutte le regole che era necessario rispettare dalla voce delle guida del luogo, ha capito molte cose. Il suo piccolo personale contributo alla causa ha pensato di darlo concependo questo libro.
L'idea originale era differente: la storia si costruiva su un unico filo narrativo e a ogni pagina cambiavano i personaggi che proseguivano nella loro 'invasione di campo'. Poi, dopo averne discusso con il suo art director, con l'intento di rendere più efficace il messaggio che il libro contiene, Yukiko Noritake ha fatto una scelta ancora più minimalista: un testo che ricorda quasi un haiku e una specularità esatta che nel suo ripetersi trova il suo punto di maggior forza e, soluzione determinante, il punto di vista: dall'alto. A una 'giusta distanza' che permetta all'immagine di essere subito leggibile e nello stesso tempo emblematica e quindi potente nel comunicare un'idea.
L'arte di Yukiko Noritake è una felicissima commistione: da una parte la precisione, la ricerca del dettaglio e l'equilibrio elegante di ogni elemento che poi va a comporre un insieme, probabilmente retaggio della sua cultura di partenza giapponese, e dall'altro un gusto di altro genere che privilegia la luminosità e il colore - qui gli acrilici - e che sembra scaturire dalla sua cultura adottiva, quella francese.
Si potrebbe concludere notando che, accanto a questa grande qualità pittorica e compositiva, anche il taglio prospettico e la specularità dei due percorsi narrativi che si distanziano negli esiti a ogni giro di pagina, sono fattori determinanti per il successo di un libro che altrimenti sarebbe potuto essere ben più convenzionale. A questi importanti fattori di interesse se ne potrebbe aggiungere uno ulteriore che ha a che fare con quella 'giusta distanza' a cui si alludeva prima, una qualche sospensione di giudizio che l'autrice, in alcune interviste, dichiara di aver trovato.
Ovviamente, nessuno vieta di dare del messaggio una lettura più mainstream, ma a ben guardare il distinguo che lei opera tra chi fa bene e chi fa male è meno netto di quanto potrebbe sembrare.
Nel nostro emisfero, la scelta di 'vivere sugli alberi' , in questo caso 'tra gli alberi' è quella che farebbero in molti - almeno a parole - ma le condizioni di fatto lo permetterebbero solo a pochissimi. E tutti gli altri? E ancora, non è forse l'uomo un animale sociale? E il fratello biondo, a ben vedere, non ha costruito un grattacielo sul mare, ma un luogo che se ci andassimo a bere qualcosa, definiremmo piacevole. Ed è questa la questione più sotterranea che il libro pone. Lo sa bene Yukiko Noritake che molto saggiamente si astiene dal suggerire una soluzione piuttosto che un'altra, ammesso che possa essercene una e possa essere raccontata in un albo di 32 pagine. Lei si limita, diciamo così, a chiudere il cerchio e ritornare al punto di partenza, non senza averci posto la questione e con essa fatto constatare la percorribilità di entrambi i percorsi fatti dai due fratelli.
Noi le siamo grati di averlo fatto con tanta saggezza e tanto stile.
Carla
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