mercoledì 24 agosto 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UNA MONELLA DI CLASSE

Quella peste di Sophie, Contessa de Ségur, Sophie de La Villefromoit
(trad. Maria Vidale)
Donzelli 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

A Sophie capitava spesso di fare le cose senza pensare. E, quando non si pensa, si possono fare anche grosse sciocchezze. Ecco quello che combinò un giorno. Sua mamma aveva dei pesciolini rossi molto carini, lunghi come una spilla da balia e larghi come la piuma di un passero, che vivevano in una boccia di vetro piena d'acqua in fondo alla quale c'era della sabbia che serviva loro da nascondiglio e da letto.

Il papà di Sophie le ha regalato un prezioso coltellino di osso che Sophie adora e con cui tagliuzza tutto ciò che le capita a tiro. Quel giorno il suo desiderio era quello di prepararsi una gustosa insalata. A questo punto vanno messi insieme gli adorati pesciolini rossi, l'adorato coltellino e l'insalata da preparare e il gioco, il più crudo che si possa immaginare, è fatto. Questa volta la sventatezza di Sophie ha colpito i pesci, ma altre volte è toccato alle api o a galletti neri o ad asini pacifici.


In un castello, circondata da affettuosa e servizievole servitù, Sophie passa le sue giornate tra esperienze avventurose e un po' sconsiderate, condotte di solito al fianco del mansueto cugino Paul, e punizioni o sgridate esemplari della sua amorevole mamma, Madame de Réan.
Accanto ai numerosi e sfortunati episodi che la vedono in azione con diversi animali che ci rimettono la pelle ogni volta, la piccola Sophie è in grado di farsi un gran male anche da sola: tagliandosi le sopracciglia, rotolandosi nella calce fresca, inzuppandosi i capelli con la speranza le diventino ricci.
Nella ventina di racconti che si susseguono Sophie si dimostra ladra, bugiarda, aggressiva, golosa, ma anche ogni volta sinceramente pentita del male che procura a se stessa e agli altri. Sua madre, a fine giornata, elabora per lei punizioni adatte ai misfatti compiuti, ma è anche molto comprensiva e sa leggere nella faccina contrita della sua bambina l'autentico pentimento e l'onesto impegno da parte della piccola a fare meglio in futuro.


Fino al guaio successivo.

La Sophie di Madame de Ségur è una bambina di altri tempi che vive in un ambiente aristocratico di altri tempi, tra scuderie e giardini rigogliosi, con i suoi genitori e non lontano dalla tenuta del cugino Paul, sorta di suo personale 'grillo parlante', nonché compagno fedele e devoto di ogni avventura. 


E' circondata da maggiordomi e governanti che la accudiscono con discrezione. Vive in un mondo ovattato, fatto di buone maniere e sentimentalismo, di giocattoli che non ci sono più, come le bambole di cera, di abitudini perdute, come il ricamo. Eppure in questo clima idilliaco, fiabesco, quasi lezioso questa bambina si muove controcorrente: viviseziona le api, taglia a fettine i pesci rossi della madre, si infila uno spillone nella scarpa per pungolare un asino troppo lento, ruba a sua madre il contenuto prezioso di un cestino da ricamo, nasconde sull'armadio la frutta candita per tenerla tutta per sé, si ingozza del pane destinato al suo pony, affoga una tartaruga per distrazione...


In questo cortocircuito tra contesto e trama, tra leggerezza dello stile e durezza dei contenuti (e tra genere maschile e femminile), sorta di ripetute contraddizioni in termini, spesso improvvise e del tutto inaspettate, risiede la grandezza di questo libro che Donzelli sapientemente ripubblica in una versione illustrata dalla terza Sophie del libro, Sophie de Villefromoit. Quest'ultima, non poi così lontana da alcuni elementi della lowbrow art, crea una galleria di personaggi, un po' bambole, dalle grandi teste su corpicini minuti, per accogliere i grandi occhi sgranati. Su un insieme che privilegia la decorazione floreale, le rose leggermente sfiorite, le porcellane, l'intreccio di nastri e decorazioni, abiti ottocenteschi gonfi e pieni di pizzi e crinoline, la piccola Sophie e il cugino Paul hanno nello sguardo lo specchio dell'inquietudine un po' 'gotica' delle loro malefatte.


Il mondo ottocentesco che questa scrittrice riproduce nei racconti della piccola Sophie è dichiaratamente lo stesso in cui ha vissuto lei, fanciulla russa trapiantata in Francia a diciotto anni, figlia di un generale dello zar e quindi moglie dello squattrinato conte di Ségur. Ma questo mondo un po' snob, attraversato da moti di sentimentalismo romantico, pur contenendo echi pedagogici di matrice rousseauiana, soprattutto nei metodi educativi di Madame de Réan, ha anche la capacità di cogliere e raccontare con un tono autentico la vivacità e, più in generale, alcuni caratteri propri dell'infanzia. E per di più lo fa in una chiave tutta al femminile.
I racconti su Sophie sembrano essere il risultato di una puntuale osservazione della giornata di una bambina, come nota lo stesso Faeti nel suo libro sui classici della letteratura da proporre a un pubblico contemporaneo, Gli amici ritrovati (BUR, 2010).
Per questa ragione, l'aver saputo cogliere 'la vita vera dell'infanzia', la piccola Sophie ancora oggi è molto amata dai bambini e dalle bambine francesi e, c'è da augurarsi, d'ora in poi lo sarà anche da giovani lettrici e lettori italiani.


Carla

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