ONE OF A KIND - UNICO NEL SUO GENERE
Slow Loris, Alexis Deacon
Hutchinson 2002
ILLUSTRATI
"Slow Loris wasn't his real
name but that was what everyone called him.
A slow loris is just a type of
animal.
Slow Loris was a slow loris.
He really was... very... slow.
It took Loris ten minutes to eat a
satsuma..."
E per percorrere
l'intero tronco che attraversava la sua gabbia allo zoo ci impiegava
venti minuti e un'ora gli occorreva per grattarsi il didietro. Come
capita a ogni lori lento, anche questo lori lento - che tutti
chiamavano Slow Loris - passava la maggior parte del tempo
sonnecchiando, cosa che lo rendeva noioso agli occhi dei visitatori.
Ma a lui questo non importava, perché aveva un segreto: ogni notte
quando l'intero zoo dormiva, quello che tutti chiamavano Loris si
alzava e faceva cose... a grande velocità. Scendeva dai rami, si
metteva cravatta e panama azzurro e divorava un intero piatto di
satsuma e poi risaliva sul tronco successivo. Tutto di gran corsa
fino al momento in cui, stanco, non aveva più la forza di fare nulla
e tornava a essere il solito lori lento di sempre. Fino a che un
giorno, facendo cose molto rumorose, ovvero suonare una batteria di
pentole con un mestolo di legno, indossando questa volta un ushanka,
colbacco sovietico, viene scoperto da un gruppo di suricati che non
ci mette un minuto a spargere la voce tra tutti gli animali dello
zoo. Il risultato è che la notte successiva tutti gli animali, ad
evidenza usciti dalle loro residenze, sono riuniti davanti alla sua
gabbia ad attendere gli eventi. E quando lui, quatto, apre lo
sportellino con in testa il suo sombrero con i pendagli di sughero e
la cravatta rossa tutti capiscono che il lori lento non è davvero un
animale noioso, al contrario è davvero selvaggio e folle.
Da quel momento
nulla potrà essere più come prima.
Questo è il primo
libro di Alexis Deacon: si è appena laureato a Brighton e nell'anno
successivo lo pubblica, ma già ci lavorava durante i suoi studi, disegnando gli animali dal vero. Immediatamente è tra i finalisti del Blue
Peter Book Award. A quasi vent'anni dalla sua pubblicazione continua
a essere stupefacente il suo modo di concepire una storia e di
illustrarla. Un libro pieno di buone idee.
La prima buona idea
sta nella scelta del personaggio.
La seconda buona
idea è nascosta in un dettaglio: la impercettibile differenza che
c'è tra lo scrivere slow loris e Slow Loris, creando in questo modo
un gioco lessicale che ha il gusto dell'equivoco, tra il nome comune
dell'animale e il suo nome proprio, che comunque (tra parentesi) poi
non è neanche quello.
La terza buona idea
si avvale di uno dei topoi letterari più interessanti: l'uno e il
suo doppio. Un animale che di giorno, in pubblico, è lentissimo,
tenendo fede alla sua natura di lori lento, e di notte, in privato,
si trasforma in tutt'altro.
La quarta buona
idea sta nel disvelamento di una serie di anomalie che diventano
all'istante, nell'atto della condivisione, la norma. Non mi riferisco
solo al fatto che un lori lento vada veloce e faccia baldoria di
notte, ma anche e soprattutto alla presenza di una serie di dettagli
insoliti se disegnati nelle gabbie di uno zoo. La follia del lori
lento si incarna, almeno nello sguardo degli animali che la notte
sono un unico corpo giudicante, in quel cappello originale, che
sembra essere il frutto di una sua particolare ricercatezza di stile.
Il cappello e la cravatta color lacca diventano subito bandiera di
appartenenza.
Let's go party!
Contagioso è anche lo sfinimento a fine serata, con la relativa
apatia che prima apparteneva solo al piccolo primate e la mattina
successiva è di tutti.
A tutte queste
belle idee se ne aggiungono un tot che hanno a che fare con la
composizione: sto pensando allo script fatto a mano, spesso bianco su
nero e spesso disteso e allungato a seguire i volumi disegnati, al
taglio della pagina che segue il profilo dei suricati, alla presenza
di una finestrella in corrispondenza del piccolo sportello della
gabbia, all'uso della sfocatura per raccontare la velocità, all'uso
delle pagine nere che alludono al buio della notte in arrivo, ma sono
anche 'pause' narrative in attesa di una sorpresa; penso alla già
sapientissima versatilità nell'occupare lo spazio della pagina
secondo ritmi diversissimi: dal primissimo piano della satzuma alle
sequenze con il disegno tagliato, che hanno il compito di accelerare.
Penso all'impiego del margine del foglio in senso narrativo...
Su tutto questo si
distende una qualità del disegno che fa sobbalzare e che ha fatto
dire ai sapienti critici che Alexis Deacon è stato uno dei dieci
migliori illustratori degli anni Duemila.
Carla
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