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venerdì 4 aprile 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

"FARE IL PRESENTE PIÙ CHE PERFETTO"

Non si dice sayonara, Antonio Carmona (trad. Mirta Cimmino) 
Emonsraga 2025 


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni) 

"Un evento inaspettato veniva a scombussolare la nostra monotona quotidianità: qualcuno ci telefonava. Papà ha espirato a lungo, poi ha sollevato con forza il telefono. 
Ha impostato una voce sicura per esclamare:
'Pronto?' 
Poi si è fatto piccolo piccolo. 
Un demone o un'arpia gli stava urlando contro. 
Non capivo, ma sentivo una voce che sbraitava con tutta la sua forza all'altro capo del filo. Mio padre ha resistito alla pioggia di rimproveri, e ha assentito con dei piccoli suoni gutturali. 
Quando ha riagganciato, la sua mano è rimasta appoggiata sul telefono. Era frastornato." 

Dopodomani sarebbe arrivata dal Giappone, Sonoka, un'anziana vedova che, per combinazione è la madre della sua moglie morta nonché nonna della sua figlia lì presente. Ed è molto, ma molto arrabbiata. Da quattro anni, ossia dalla morte improvvisa di sua moglie, lui non è stato capace di chiamarla nemmeno una volta e, men che meno, di andarla a trovare in Giappone con la nipotina. 
Il dolore per la morte improvvisa e prematura della sua amatissima pianista giapponese, madre della sua piccola Elise, l'ha reso un pezzo di pietra. Ha smesso di vivere pur continuando a farlo. In casa ho posto delle regole ferree, divieti insormontabili: nominare la mamma, parlare giapponese, leggere manga e guardare anime ed entrare nella stanza del pianoforte. Poi ha smesso di annaffiare il ciliegio portato dal Giappone per essere piantato in quel giardinetto francese da sua moglie, ha buttato tutti i suoi spartiti, tutta la musica, tutte le foto. Così vive, inebetito dal dolore, e per la sua bambina che lo guarda sempre nella paura che anche lui si rompa del tutto fa lo stretto necessario: principalmente cucina torte di cipolle, che forse possono diventare la giustificazione di qualche lacrima che sfugge a tanto rigore. Poche parole e vaghe, lo sguardo spesso assente. Così è dunque l'accordatore di pianoforti che aveva fatto innamorare la giovane pianista giapponese a tal punto da seguirlo fino in Francia e con lui mettere su famiglia. 
Ma poi il dopodomani dell'arrivo della nonna da Giappone diventa oggi. 
E lei, dopo averlo preso ad ombrellate sulla porta di casa, entra nella vita di genero e nipote e, una a una infrange tutte le regole... 
Questa è la storia di bambina brava a fare i puzzle, di un uomo triste e apparentemente inconsolabile, di una signora anziana che è ancora capace di guardare avanti e soprattutto decisa a purificare quella casa così piena di mestizia e silenzio. E tra loro tre splende Stella, bambina decisamente sopra le righe, ma magnifica nell'essere la migliore amica di Elise. 

Il nocciolo della questione intorno a cui ruota questo bel romanzo d'esordio di Antonio Carmona (già pluripremiato in Francia in procinto di diventare soggetto per un film) sono le diverse modalità che hanno le persone per superare la perdita di una persona cara. 
Questione universale su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Ma quello che succede qui sembra prendere una strada imprevedibile, nel suo essere terribilmente concreta. E anche allegra!
In altre parole, a me pare che l'abilità di Carmona sia quella di far accadere (o non accadere) le cose e quindi fermarsi sempre un passo prima di ogni riflessione teorica o peggio di ogni giudizio morale o soluzione d'accatto.
Sembra dirci: ora ti faccio vedere come, di fronte a un lutto, si reagisce in due angoli molto lontani del mondo, poi sarai tu lettore, eventualmente, a elaborare una teoria in merito. Ammesso che tu lo reputi necessario. 
Il suo bello è che c'è un gran silenzio di giudizio, mentre sono i sentimenti, ma soprattutto i fatti e le azioni a farsi avanti. 
E allora se da lettrice mi si chiede di elaborare un pensiero sulla questione, la prima cosa che mi pare interessante è per l'appunto il differente approccio del francesissimo padre di Elise rispetto a quello della giapponesissima nonna Sonoka. 
Si assiste a uno scontro tra culture, tra Occidente e Oriente, che è davvero interessante e degno di ulteriore riflessione. 
A tal proposito, tutto l'immaginario che la piccola Stella, con la sua passione per il mondo dei cartoni giapponesi, porta con sé è un buon terreno per i lettori più giovani a cui effettivamente il libro è diretto. Io, come assoluta ignorante di manga e anime, mi sono astenuta dall'andargli dietro per non perdere il bandolo della matassa. 
Comunque, manga a parte, percepisco chiaro lo scontro, o incontro che sia, tra due modi di stare al mondo. Due culture agli antipodi convivono sotto lo stesso tetto per le due settimane di permanenza della nonna in Francia. 
Le cose stanno così: il padre di Elise non riesce a vedere altro che l'assenza. 
Ed è tutto rabbia, rancore, silenzio, dolore solitario, distacco, lontananza e rimozione.
La nonna, invece, è tutta tesa a cercare di percepire in ogni angolo la presenza della sua giovane figlia: tra le mura di casa, nell'aria, negli oggetti, nel ricordo. 
In mezzo a questa collisione culturale c'è lei, l'io narrante della storia: Elise.
Una ragazzina che finora ha vissuto l'assenza della madre sostanzialmente solo attraverso lo sguardo del padre; almeno fino al momento in cui, il loro menage doloroso ma consueto, non si inceppa con l'arrivo della vecchia Sonoka. 
A quel punto l'aria per la bambina davvero si purifica un bel po' (incensi a parte). 
Si riappropria di uno spicchio significativo di libertà e affettività che, ovvio, fa bene a tutti, padre compreso. 
Forte di questa riconquistata autonomia di sentimenti e di sguardo sulle cose, lungi dal soccombere, anzi con la voglia di scavalcarle, diventa sempre più urgente per Elise la domanda chiave. 
Per lei è come l'aria, sapere. 
E quando tutto è detto, allora davvero si può ricominciare. 

Carla

venerdì 9 febbraio 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DEL LUTTO E DEL LASCIARE ANDARE


Esce nella collana neroinchiostro dell’editore Pelledoca l’ultima fatica di Daniele Nicastro: ‘Spiriti dello tsunami’, dedicato a lettori oltre i tredici anni.
Come dice il titolo, l’ambientazione è profondamente giapponese e fa riferimento non solo a un evento reale, il terremoto del 2011 cui seguì uno spaventoso tsunami, ma anche e soprattutto alla cultura nipponica, con particolare attenzione all’aspetto magico, sovrannaturale.
Il tema centrale è rappresentato dal dramma di chi, in quella circostanza o in circostanze analoghe, non ha riavuto indietro un corpo su cui piangere e a cui dare degna sepoltura. I vivi non possono darsi pace, ma nemmeno i morti, che continuano ad aleggiare intorno ai propri cari; col tempo la loro irrequietezza diventa rabbia, e queste anime disperate diventano degli Yurei, spiriti ostili e bellicosi.
Il protagonista è Andrea, che insieme alla famiglia si è trasferito in Giappone per seguire il fratello più grande Marco. Quest’ultimo insegna in una scuola di Okawa ed è lì che viene sorpreso dallo tsunami, mentre cerca, forse, di mettere in salvo i bambini. Il suo corpo non è stato ritrovato e così Andrea, il fratello minore che continua a vederlo e a parlare con lui, non riesce a darsi pace.
Decide di andare proprio lì, dove il disastro è avvenuto, per trovare risposte e forse anche il corpo di Marco. Nel suo viaggio incontra una ragazza, Yoko, una sopravvissuta che non riesce a dare un senso al suo essere ancora al mondo. Arrivati sul posto, conoscono Midori, una donna ossessionata dal desiderio di ritrovare la figlia. In realtà si tratta di un racconto corale, in cui tanti personaggi esprimono modi diversi di rapportarsi alla morte, al lutto, con rabbia, con rassegnazione, con indifferenza.
Le vicissitudine affrontate da Andrea durante il viaggio sono molteplici, così come gli incontri con i vivi e con i morti, che per un attimo attraversano Yoko, raccontando la loro tragica storia.
Dunque fantasmi, spiriti inquieti che visitano il mondo dei vivi, come se fra le due dimensioni ci fosse una sorta di osmosi. Il racconto è costellato di visioni inquietanti, di odori nauseabondi che gli stessi spiriti si portano dietro, dalle profondità abissali in cui i loro corpi sono precipitati; in mezzo due ragazzini, forse più incoscienti che coraggiosi, alla ricerca di una pacificazione difficile da trovare.
Il romanzo, i cui capitoli sono titolati quasi tutti in giapponese, con debita traduzione, è permeato dalla passione che l’autore nutre nei confronti della cultura nipponica e si vede con chiarezza con quanta cura siano stati approfonditi sia gli aspetti storici sia quelli culturali. Gli siamo immensamente grati per aver pensato a un glossario, in fondo al capitolo, che colma almeno qualche lacuna del lettore.
Ma se l’atmosfera è permeata dal sovrannaturale, l’aspetto centrale credo sia quello della pacificazione dei vivi, quando il lutto non può seguire le vie consuete. Il tema è quindi la capacità di lasciar andare, di separarsi da una persona cara in condizioni talmente drammatiche da mettere in discussione qualsiasi credo.
La tematica è importante e richiede una certa maturità e la capacità di guardarsi dentro. Per questo consiglio caldamente la lettura di questo romanzo appassionante a chi ama il Giappone e la sua storia, a chi non teme le storie di fantasmi e a chi vuole affrontare temi impegnativi come quelli che qui sono trattati.

Eleonora

“Spiriti dello tsunami”, D. Nicastro, Pelledoca 2024




mercoledì 20 dicembre 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CONTROCORRENTE

Come un germoglio di bambù
, Chiara Lorenzoni, Pino Pace, Alice Barberini
Marcos y Marcos 2023 


NARRATIVA E POESIA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 9 anni) 

"Sora e il suo maestro camminano insieme da molto tempo, sono passati giorni. Hanno incontrato guerrieri e delinquenti, signori e mendicanti. Si sono divisi cibi prelibati, frutta o solo qualche radice amara, hanno avuto freddo e caldo. Hanno dormito in palazzi e sotto la luna. 
Una sera una pioggia fitta li sorprende su un sentiero. 
Sora si domanda cosa succederà alle poesie. 'Si scioglieranno tutte le parole' pensa. Di tanto in tanto si erano seduti su una roccia, sullo scalino di un tempio per scrivere con un carboncino sulle pietre che costeggiavano la via. Comporre una poesia e lasciarla lì, donarla a chi passerà Una poesia che la pioggia e il sole scoloriranno. Una poesia che sia piccola e anche immensa". 


Maestro e allievo sono in viaggio. 
L'incendio della casa di Bashō, il maestro, lo ha spinto verso la scelta di partire. Nessuna disperazione per tutto quello che è diventato cenere. Piuttosto il desiderio di andare con una gerla con poche cose dentro, dei sandali ai piedi. E tante storie da raccontare. Se qualcuno vorrà ascoltarle, sarà gentile e in cambio offrirà loro una ciotola di riso. Sora il suo allievo lo segue perché anche lui sente un formicolio nell'anima e i suoi occhi chiedono di vedere cose che non hanno mai visto.
La pioggia fitta li spinge verso una luce in lontananza: una fattoria in fondo alla strada, dove un contadino li accoglie e offre loro un giaciglio asciutto nel fienile. 
L'odore di paglia e il fiato degli animali che gli sono intorno li rifocillano. Fino al momento in cui la piccola figlia del contadino porta loro del cibo. 
Una bambina dai capelli lucidi di pioggia tiene in mano una scatola. Si inchina davanti agli ospiti e, aprendola davanti ai loro occhi, esce uno sbuffo di vapore: una zuppa calda e del riso. Il nome di questa bambina è Takenoko, germoglio di bambù. 
Questo è il dialogo poetico tra questa piccolina che sogna di diventare una samurai e un maestro che, nonostante un padre samurai, ha scelto di versare inchiostro e non sangue. Di usare il pennello e non la spada. L'inchiostro racconta storie, il sangue urla e basta. 
Ma questo è anche il racconto di un viaggio e del senso che attraversa ogni partenza, il racconto di tanti incontri: monaci, samurai. 
Ma questo è anche il racconto di come saper trovare la bellezza. Di come saper vivere con poco. Con quasi niente. 

Sono diverse le cose che sollecitano una riflessione. 
Le prime sono la cadenza e l'aria che abitano questa storia. Un ritmo lento e un'aria tersa. 
Lentezza e nitore sono due 'oggetti' di cui in questi tempi si avverte la mancanza. Entrambi vanno in una direzione opposta e contraria alla frenesia e all'appannamento del pensiero che si impadronisce di tutti coloro che nel grande flusso, non riescono a fare neanche una bracciata controcorrente. 
Leggere questo libro in un silenzio voluto e conquistato genera la stessa sensazione che si avrebbe nel respirare una profonda boccata d'aria fresca, dopo aver inghiottito lo smog a un semaforo. 
Ecco. Quello che Bashō e Sora raccontano nel loro diario di viaggio è un paesaggio fatto di aria, natura e poca umanità. Fatto di tanta meraviglia e di poche cose. Bagnato dalla pioggia, illuminato dal sole. Un paesaggio che loro attraversano in cerca di bellezza da raccontare, ossia da dipingere e racchiudere nelle diciassette sillabe di un haiku. 
Una sorta di distillato di parole - in generale questa è la poesia, ma l'haiku lo è ancora di più - che fa piazza pulita del superfluo. Bandito per scelta dai due viaggiatori che hanno con sé solo una gerla leggera con l'indispensabile e forse ancora meno, il superfluo è la punizione della contemporaneità. 
Ragione per cui mi sembrerebbe necessario dare in lettura questa piccola storia a tutti i frettolosi, e in particolare agli accumulatori di oggetti, pacchettini col fiocco compresi.
E ulteriormente la darei da leggere ad altri piccoli germogli che, come Take, coltivano un sogno. 
Non c'è da illudersi che possa essere preso come un libro facile. 
A parte la perfezione degli haiku che punteggiano il racconto, c'è anche una serie di piccole perle che sarebbe bello che ragazzini e ragazzine potessero apprezzare, leggendole e ragionandoci sopra. Se non altro, per guardare le cose da un diverso punto di vista. Cosa che non fa mai male. Anzi. 
Qui di seguito, alcune. 
Ringraziare le proprie scarpe per la strada che ci fanno fare. 
Chiedere alle proprie scarpe di portarci a vedere cose mai viste. 
Dare ascolto ai grilli nel petto. 
Non tenere i grilli in gabbia, ancorché fatta di fili d'erba. 
Basta poco per sentirsi a casa. 
Se sguaini la spada devi essere pronto a morire o a uccidere. 
Per fare il primo passo bisogna perdere l'equilibrio. Almeno per un istante. 
Per viaggiare bisogna essere pronti a perdersi. E per trovare la strada occorre perderla. 
Per trovare amici occorre non aver paura della solitudine. 
Non sempre si può capire tutto. 

 Carla

venerdì 31 marzo 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

REINCARNAZIONI


L’interesse per il mondo giapponese in tutte le sue manifestazioni, dai manga alle anime, dall’arte alla letteratura, è destinata a durare, anche se ancora non riusciamo a comprenderne le ragioni vere. L’editore De Agostini ha deciso di investire sulla letteratura giapponese con una nuova collana , Wave, che parte con un titolo dal grande successo internazionale: ‘Colorful’, di Eto Mori, affermata scrittrice per ragazzi, che ha ricevuto in patria numerosi riconoscimenti.
‘Colorful. Il giorno che sono diventato te’ racconta di un ragazzino, colto nel momento della sua morte, a cui viene data una seconda opportunità: Prapura, l’angelo che gli farà da guida, gli annuncia che sarà reincarnato nel corpo di un altro ragazzino, morto suicida, che si chiama Makoto. Questo passaggio nella vita di un altro deve servire a comprendere l’errore commesso dal protagonista, così grave da escluderlo dal ciclo delle reincarnazioni. Solo comprendendo il proprio errore potrà dunque reincarnarsi in un altro corpo e cominciare una nuova vita.
Il protagonista si ritrova dunque nel corpo del quattordicenne Makoto, che all’improvviso si risveglia dal coma e si ritrova catapultato nella famiglia Kobayashi; pian piano cerca di comprendere il motivo della disperazione di Makoto, scavando nelle relazioni familiari e nell’ambiente scolastico. La madre, iperattiva, ha una relazione extra coniugale; il padre pensa solo al lavoro, il fratello più grande, Mitsuru, lo bombarda di frecciatine. Ma non finisce qui: la ragazza di cui è innamorato, in realtà si accompagna ad uomini più grandi, mentre un’amica lo vede trasformato e lo rifiuta. Dunque, tolto il primo velo dalla vita di Makoto, risulta chiaro il motivo della disperazione del ragazzino? Sembrerebbe, ma non è così. Col passare del tempo, il protagonista scopre che la realtà è più complicata di come sembra, che le persone che lo circondano hanno delle motivazioni che Makoto non aveva compreso.
Stare nei suoi panni non è più così opprimente, la vita gli offre anche delle gratificazioni: nuove amicizie, un grande talento artistico, una vita familiare più serena.
Vivere la vita di un altro può aiutare il protagonista a comprendere i propri errori? Prapura, angelo sui generis, lo libererà da questo compito?
Eto Mori racconta una storia surreale con grande ironia, descrivendo ossessioni, paure, aspirazioni degli adolescenti, ma anche degli adulti che li circondano. Il tema è serio, raccontando le prigioni mentali in cui i ragazzi e le ragazze si rinchiudono senza essere più capaci di uscirne; lo stile è pero leggero, ironico, alternando il realismo dei ritratti giovanili, con la figura surreale di Prapura, depositario della verità e degli inganni.
Ricorda un po’, per il pretesto narrativo di vivere nel corpo di un altro, il romanzo di Levithan ‘Ogni giorno’ , ma in ‘Colorful’ non c’è accenno di romanticismo, non un discorso sull’amore, quanto un ritratto problematico dell’adolescenza.
Non mi stupisce la trasposizione in film e in fumetto, la trama consente diversi livelli di lettura e ha una scorrevolezza, un’ironia sottile che può piacere ad un pubblico vasto.
Consiglio la lettura a ragazzi e ragazze, dai quattordici anni in poi, che abbiano voglia di guardarsi allo specchio e , magari, di vedersi con uno sguardo più lucido e consapevole.

Eleonora

“Colorful. Il giorno che sono diventato te”, EtoMori, trad. C. Spiga, De Agostini 2023



mercoledì 14 dicembre 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GIOIELLO BRILLANTE

La ragazza Bambù, Edward van de Velden, Mattias De Leeuv 
(trad. Laura Pignatti) 
Sinnos 2022 


NARRATIVA ILLUSTRATA (dai 9 anni) 

"Quel giorno il tagliatore di bambù aveva ricevuto un grosso ordine, quindi impugnò il coltello e curvò la vecchia schiena quasi fino a terra. 'Jie' disse la terra. No, anzi, fu il bambù a parlare 'Cosa?' pensò il tagliatore di bambù. Sembrava che il bambù avesse detto qualcosa! Ma non era possibile. Il tagliatore pensò: 'Oggi sento cose che non ci sono'. 'Jie' sentì di nuovo. Il tagliatore di bambù cadde in ginocchio, guardò il punto sulla terra da dove sbucava un nuovo germoglio, e ora ebbe l'impressione di vedere cose che non c'erano. Perché vide una bambina, che disse di nuovo: 'Jie'. Era lata circa undici centimetri, aveva una splendida veste azzurra e scarpette blu scuro ai piedini minuscoli." 

Quella piccolissima creatura diventa la bambina che il tagliatore di bambù e la sua sposa, sarta, non avevano mai avuto e molto desiderato. A ogni centimetro in più di sua crescita, loro si sentivano ringiovanire. Sono bellissimi i momenti che passano insieme, perché la bambina con loro è molto affettuosa e piena di premure. 
Piovuta dal nulla, i due vecchi non smettono di chiederle da dove sia arrivata, ma la piccola Jie, tra una risata, una carezza e un gioco, non risponde mai. 
Cresce e diventa una bellissima ragazza, con un nome ancora più bello, Nayotake no Kaguya-hime, la principessa splendente del flessuoso bambù, nome che le hanno dato tutti coloro che di lei si innamorano. E sono tanti. 
Come è naturale che sia, i suoi genitori adottivi, seppure vecchi e consapevoli del fatto che di lì a poco  l'avrebbero persa, pensano che sia arrivato anche per lei il momento di sposarsi. 


Jie, in cuor suo non cerca affatto marito, e soprattutto è ben sicura di non poterlo fare. Così a tutti i pretendenti - dall'imperatore in giù - chiede sempre prove d'amore impossibili, fino al giorno in cui, davanti a un ragazzo semplice, senza nome e senza dote, il suo cuore salta e vola alto. 
Ma la sua segreta sicurezza di non potersi sposare neanche con lui, la porta a progettare anche per il ragazzo una prova impossibile. Mentre tutto questo accade, c'è qualcuno, una bambina che dalla luna con il suo cannocchiale tutto osserva e, biscotto dopo biscotto, controlla e si bea della complicata situazione di Jie, sulla terra. 
Questa è la fiaba di una bambina minuta che un giorno apparve tra le canne di bambù nella piccola isola di Oi. Un dono, un prestito, chissà, per due vecchi genitori che sapranno amarla almeno quanto lei ama loro. Lei, che cova in sé un grande segreto, ne scopre un altro ancora più grande: l'amore. 

Un piccolo gioiello narrativo, illustrato felicemente nel rispetto di iconografia e stile nipponici, che ha le sue antiche radici in una fiaba della tradizione giapponese. 
Ma accanto a questo aspetto di magia e meraviglia, che appare in tutto il suo splendore ma pur sempre entro il canone della fiaba classica, ossia l'arrivo di una minuscola creatura in una famiglia senza figli, i personaggi consueti del contesto della tradizione giapponese -un tagliatore di bambù e una sarta di abiti lussuosi- la cui origine semplice, ma specchiata si contrappone a quella dei pretendenti, gaglioffi e pieni di ricchezze. 


A questo si aggiunge lo schema consueto delle prove non superate dai personaggi negativi, circostanza che li rende ancor più negativi, l'arrivo del giovane pretendente, diverso per origine e censo, l'aiuto dell'animale magico, in questo caso le rondini. 
E ancora, la trepidazione dei vecchi genitori, le loro affettuose abitudini, la loro saggezza, e - in una prospettiva più che altro formale - il ripetersi di determinati comportamenti, quasi un rituale, qual è per esempio la risatina della madre che torna ogni volta che la figlia formula le singole prove d'amore, salvo poi trasformarsi in un sospiro quando si tratta del giovane senza nome. 
Ecco, ad aggiungersi a tutto questo, però,  ci sono due elementi che meritano un'attenzione ulteriore: da un lato l'idea della storia cornice, ossia tutto quello che succede al di fuori della piccola isola di Oi, e che invece accade sulla luna. 


E dall'altro il perfetto meccanismo che regola la sintonia tra 'la cornice' e il 'quadro' ed è capace di creare, nel corso della narrazione, piacevolissimi cambi di prospettiva, che hanno la prerogativa di generare curiosità, ma soprattutto vanno a comporre un raffinato incastro, proprio sul finale. 
Tutto torna, come in ogni fiaba che si rispetti. 
In sostanza, non ci si aspetterebbe che una fiaba possa trasformarsi in un racconto pieno di tensione emotiva, eppure questo accade. La lettura, superati tutti i passaggi canonici, prende a correre e a tenere il lettore incollato alla pagina, fino al momento in cui tutto il rompicapo si compone davanti al suo sguardo, beato e ammirato per tanta perfezione. 
Intorno a tutto questo ruota lei, la storia cornice che ha il pregio di svelarsi per quella che è solo in chiusura. Fino a quel momento poteva essere letta in modi differenti: come il punto di vista di un lettore, oppure dell'autore stesso. 
Qualunque cosa essa abbia voluto rappresentare, brilla.

Carla

lunedì 19 luglio 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

FANTASMI GIAPPONESI


Alla nuova, avvolgente ondata di amore per il mondo giapponese appartiene di diritto ‘Storie di fantasmi del Giappone’, tratto dal testo di Lafcadio Hearn con le immagini di Benjamin Lacombe. L’editore italiano, L’Ippocampo, grazie alla traduzione dal francese di Ottavio Fatica, ci regala la versione coniata da Editions Soleil.
Si tratta di un libro illustrato curato in ogni dettaglio, impreziosito dal lavoro di Lacombe che non si limita alle grandi tavole, che prendono una o due pagine, ma anche nelle piccole immagini a piè di pagina, i capolettera, come un contrappunto visivo alla narrazione evocativa e misteriosa di Hearn.
La biografia dello scrittore è singolare: irlandese, nato in Grecia nel 1850 e poi vissuto in Irlanda e negli Stati Uniti, dove iniziò la sua attività di giornalista. Viaggiò molto anche per lavoro e così approdò in Giappone, dove mise definitivamente radici, sposando la figlia di un samurai e naturalizzandosi con il nome di Yakumo Koizumi. Il rapporto con il Giappone e le sue tradizioni non fu affatto superficiale e quindi i suoi testi dedicati alle leggende nipponiche hanno un grande valore, tanto da ispirare anche film e opere teatrali.
 

I racconti raccolti in questo volume sono abbastanza eterogenei: si parla di fantasmi, di vampiri le cui teste si separano dal corpo, nottetempo, per andare a caccia di vittime, di folletti feroci, di anime perdute che richiedono l’adeguata sepoltura, di amori che attraversano i secoli, inseguendo le successive reincarnazioni.
Si tratta, in generale, di racconti tradizionali, alcuni dei quali hanno delle consonanze nelle nostre fiabe o in alcuni miti.
Ho trovato particolarmente originale ‘Il ragazzo che dipingeva gatti’, il cui protagonista sconfigge, del tutto inconsapevolmente, un folletto, in realtà ferocissimo, grazie ai suoi gatti dipinti, che nottetempo prendono vita e si trasformano in predatori ancora più feroci.
 

Assolutamente spiazzante, invece, ‘Sulla montagna di crani umani’, che racconta di una scalata raccapricciante sulle pendici di un monte fatto di teschi umani; un maestro buddhista mostra al suo allievo quell’infinità di crani, che non sono altro che l’espressione dei desideri, dei fallimenti, delle imprese delle sue vite precedenti.
Più familiari le storie d’amore impossibili fra umani e creature misteriose, rigorosamente femminili, che incarnano anime in pena in attesa del loro amato, che per raggiungerle non può che varcare la soglia del tempo.
Lacombe si trova a suo agio in questo immaginario, fra l’horror e l’amore romantico; asseconda il racconto, adattando il suo stile ad alcuni stilemi della pittura giapponese.
Dunque suggestioni molto diverse, che qua o là ricordano alcuni aspetti delle storie di fantasmi, di cui la letteratura anglosassone è così ricca: anime in pena, vendicative, ossessive, che entrano ed escono dalla vita dei comuni mortali, sono sicuramente atmosfere che riscuotono un grande interesse nei lettori più accorti di manga, nuovamente in grandissima crescita.
 

Credo che ad apprezzare questo libro saranno soprattutto i ragazzi e le ragazze che si sono maggiormente calati nella cultura giapponese, e non sono pochi. Ma ne consiglio la lettura anche a chi voglia farsene un’idea, attraverso un libro di grande pregio.
 
Eleonora


“Storie di fantasmi del Giappone”, L. Hearn, ill. di B. Lacombe, L’ippocampo 2021





mercoledì 16 giugno 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

UNA SAGA GIAPPONESE


La storia giapponese fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 offre materiale a volontà, per chi volesse scrivere un’epopea con tutti gli ingredienti del grande romanzo storico, ma anche di costume: intrighi, vendette, misteri, samurai e attrici, case del tè e castelli fortificati. E’ questo il materiale che Camille Monceaux, giovane scrittrice francese, mette insieme per il primo romanzo di una tetralogia, ‘Le Cronache dell’Acero e del Ciliegio’, dal titolo ‘La Maschera del Nö’.
Il protagonista, che racconta le vicende in prima persona, è Ichirö, un bambino dalle origini misteriose, raccolto da un vecchio samurai, Tenzen, e dalla sua governante, Oba. Il bambino porta con sé un monile che con tutta probabilità ne stabilisce l’appartenenza ad un casato. Ma per molti anni la sua vita sarà limitata alla casa nel bosco di Tenzen, dove le sue esplorazioni non vanno oltre il tempio della Dea Volpe. Ichirö viene istruito dall’anziano maestro alla via della spada, la via dei samurai; diventa bravo, ma questo non gli consente di salvare Tenzen dall’assalto di un crudele ninja, che in realtà sta cercando proprio lui. La casa viene data alle fiamme e comincia così per il giovane Ichirö un durissimo apprendistato al vagabondaggio e alla povertà.
Dopo aver vagato a lungo nei boschi, perdendo ogni suo avere compresa la spada del maestro samurai, approda alla pericolosa città di Edo, l’antica capitale. Qui è ancora più difficile sfuggire ai pericoli, alle bande criminali, alle guardie, ai procacciatori di bambini e bambine per le case del tè.
Quando è proprio nei guai viene raccolto da Daichi, un poeta squattrinato, autore di testi per il teatro kabuki, che si oppone al più tradizionale teatro nö. La vita del nostro protagonista ricomincia con un nuovo nome, Tomo. Diventa inserviente, e poi attore, del teatro locale, viene accolto dalla famiglia di Shin, anche lui aiutante nello stesso teatro. Nello stesso tempo fa conoscenza con una ragazza misteriosa, Hiinahime, che vive portando costantemente una maschera del nö, reclusa nella sua abitazione.
E’ per esaudire un suo desiderio, recitare almeno una volta in teatro, che la situazione di Tomo precipiterà nuovamente nella disgrazia. Il teatro va a fuoco, lui viene incolpato, mentre alcuni sospettano che Tomo non sia quello che dice di essere. Incarcerato, torturato, viene alla fine liberato dall’amico Shin, ma il suo destino lo porta a fuggire ancora.
E’ un intreccio complesso, basato sulla ricostruzione storica del Giappone di quel periodo, caratterizzato da feroci lotte per il potere, da una società fortemente gerarchizzata e dal potere dei samurai. L’autrice si prende tutto il tempo necessario per portare la lettrice e il lettore nel Giappone antico, nei suoi usi e costumi, descrivendo nel dettaglio abiti, cibi, abitazioni, ma anche le ingiustizie, i soprusi, la violenza di una società fortemente maschilista.
Si tratta, però, essenzialmente di un romanzo di formazione, la crescita del giovane samurai attraverso le durissime prove che la vita gli impone ed è probabilmente su questo aspetto che si soffermerà l’interesse dei giovani lettori e lettrici: è una storia descritta a tinte forti, con personaggi molto definiti, per certi versi simili a quelli del romanzo fantasy. Ma non è l’unico elemento di attrattiva; l’altro, ed è potente, è il fascino, in questo momento dilagante, per il Giappone, per le sue atmosfere, per i suoi fumetti. Un fenomeno collettivo che periodicamente si riaffaccia, sempre con le medesime caratteristiche. L’editore italiano, L’Ippocampo, ha colto questa tendenza, traducendo questo romanzo, ma anche altri testi che vanno nella stessa direzione.
Se è indiscutibile la cura con cui l’autrice ha costruito la cornice storica del romanzo, tuttavia mi è sembrato di cogliere qualche immaturità letteraria nella descrizione dei personaggi e delle loro relazioni. E’ soprattutto un romanzo corale, basato sullo schema del ‘giovane in cerca del suo destino’, che è ovviamente un destino di battaglie, di vittorie e sconfitte.
Pur con questi limiti, è sicuramente molto più interessante della stragrande maggioranza dei romanzi destinati ai cosiddetti ‘giovani adulti’, con le dovute eccezioni.
Lettura estiva perfetta, con molte emozioni e uno sguardo non banale sull’amato Giappone.
 
Eleonora


“Le Cronache dell’Acero e dell Ciliegio. Libro1. La Maschera del Nö”, C. Monceaux, L’ippocampo 2021



domenica 29 gennaio 2017

VERDE MATCHA

Mi hanno regato un vasetto di crema di nocciole e tè matcha fatta in casa. La cosa è abbastanza insolita e il suo colore verde  è poco di casa dalle nostre parti, ma mi ha subito ricordato il Giappone dove invece compare spesso nelle bevande e nei dolci.
In effetti è uno di quegli alimenti pieno di proprietà benefiche.
Molto ricco di antiossidanti e vitamine è un ottimo alimento antinvecchiamento, drenante e disintossicante e non solo.
Leggo su greenme che addirittura si rivela essere anche un rimedio per prevenire le scottature solari. Insomma un vero toccasana destinato a essere spalmato sul pane a colazione.


Ecco la ricetta per fare un vasetto di crema alle nocciole e tè matcha (basata su alcune indicazioni gentilmente fornitemi da Elena)

Ingredienti

150 gr di nocciole sgusciate
150 gr di cioccolato bianco
2 cucchiaini di polvere di tè matcha quello extra fine (quello venduto in confezioni da 30 gr di un verde più tenue e utilizzato qui)
oppure 3 cucchiai di quello di qualità meno pregiata (quello venduto in confezioni da 150 gr)

Sciogliete il cioccolato a bagnomaria. 
Nel frattempo tostate le nocciole in forno in modo che perdano acqua e tirino fuori l'olio.
Con un frullatore tritatele quindi con il minipimer portatele a una consistenza burrosa.
Unite il cioccolato e la polvere di tè matcha mescolando bene.
Mettete l'impasto in un barattolo e tenetelo in frigo.


Gabriella

mercoledì 7 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUASI SOLO IL SILENZIO
 
UN GATTO NERO IN CANDEGGINA FINI'..., Pino Pace, Tai Pera
Notes Edizioni, 2012

POESIA PER MEDI (dagli 8 anni)

"A che serve, proprio come guardare un tramonto, giocare a tris, annusare un fiore, fare un disegno. Eppure sono cose che facciamo ogni tanto e che ci piacciono. Il motivo per cui ci piacciono è un mistero e le parole non bastano a spiegarlo. Si fa un haiku quando ci viene voglia."


Ci viene detto che la tecnica per costruire un haiku è molto semplice. Basta saper sillabare e saper contare fino a sette. E ci viene fornita una serie di nozioni che riassumo come fossero ingredienti di una ricetta

Ricetta per un haiku

Ingredienti:
Due frasi di cinque sillabe, una frase di sette sillabe.

Procedimento:
comporre una frase da cinque sillabe 
(meglio se ha a che fare con la natura)
comporre una frase da sette sillabe,
comporre una frase da cinque sillabe.
Disporle sulla pagina bianca in questa precisa sequenza.

Attenzione però, perché come in ogni ricetta che si rispetti, non sono solo gli ingredienti a renderla gustosa, ma la sapienza del cuoco. Per creare haiku come questo:
L'orco cattivo
adora i bambini
conditi bene...

o come questi

Tolgo la pila,
l'orologio si ferma,
il tempo no.

Il grosso sasso
sogna di galleggiare.
Il fiume ride.

occorre un bel po' di sale in zucca e una buona idea, farcita di fantasia.
In questo piccolo libro che contiene 35 haiku per bambini di ogni età si offre loro (o ai grandi che con loro si vogliono cimentare. Penso a qualche insegnante più illuminato/a di altri/e) la possibilità di provare in prima persona a comporre haiku.
E' difficile non banalizzare, ma, mi sento di dire, che l'haiku sia qualcos'altro.


E' un esercizio che richiede sapienza, concentrazione, immedesimazione e pazienza.
L'haiku, sorta di germe poetico, è un distillato della cultura che lo ha generato. E' fatto di essenza pura. E' composto con il criterio della sottrazione (quello tanto caro a Calvino). Nell'haiku la parola si presenta nuda ed esplosiva allo stesso tempo. E' portatrice di energia pura, di movimento, pur essendo fermissima sulla pagina.
Un po' come dire che di fronte alla bellezza rimane solo il silenzio e l'haiku sembra essere l'unica espressione verbale per esprimerla, senza sciuparla.

Carla