Quando si guarda alla produzione editoriale dedicata alle teenager, si nota come una parte importante sia rappresentata da ‘romanzi d’amore’, o, se vogliamo essere più precisi, testi dedicati alle dinamiche dei sentimenti, alle molteplici sfumature che essi possono assumere, agli intrecci di storie tormentate secondo canoni abbastanza noti.
Poco tempo fa ho parlato di una novità
interessante, capace di sparigliare le carte dei luoghi comuni: ‘Un attimo perfetto’, di Meg Rosoff coglie con uno sguardo per niente compiaciuto le relazioni
sentimentali ed affettive dei componenti di una famiglia, all’arrivo
di un personaggio perturbante.
Un altro romanzo di successo è stato
’Ogni giorno’, di David Levithan, pubblicato nel 2013 da Rizzoli.
L’idea di partenza è senza dubbio originale: il protagonista, A,
vive svegliandosi ogni giorno in un corpo diverso e in qualche modo
se n’è fatta una ragione, fino a quando non incontra Rhiannon, con
cui si intrattiene mentre è ‘ospite’ del corpo del suo ragazzo.
Da quel momento, di giorno in giorno, di corpo in corpo, il suo scopo
è rimanere vicino alla ragazza per conquistarne l’amore.
A prescindere dal finale, si vede con
chiarezza come questa traccia narrativa incarni l’ideale dell’amore
‘romantico’, celebrando l’incontro fra anime gemelle, che si
incontrano e si cercano al di là della corporeità. Tutto il
racconto si fonda sull’assunto della ‘persistenza’, cioè
sull’idea che l’identità del nostro A sia del tutto disgiunta
dai corpi che attraversa. E’ più o meno quello che le ragazze
vogliono farsi raccontare: un amore così forte da travalicare i
limiti imposti dalla nostra materialità di esseri umani. Ma questo
implica pensare che il corpo, con tutte le sue mutevoli implicazioni,
non faccia parte dell’identità e, ancor di più, non modifichi il
nostro modo di essere attraverso le sensazioni, i cambiamenti fisici,
la crescita o l’invecchiamento. Implica pensare che l’amore non
abbia niente a che fare con il nostro essere giovani o vecchi, sani o
malati, con le nostre sensazioni e con la nostra storia.
Ma noi siamo il nostro corpo e, secondo
il mio modestissimo parere, la stessa spiritualità deve fare i conti
con la nostra cogente materialità.
Se il corpo per Levithan in fondo è un
accessorio, un tramite di contatto col mondo, in Rosoff entra con
tutta la sua potenza nel cuore del racconto: è il corpo desiderante
dei ragazzi e delle ragazze travolti dalla seduzione di Kit, è il
corpo ‘ambiguo’ del/la protagonista, il maschile e il femminile
che rispondono insieme al richiamo della trasgressione.
Se non ci fosse la presenza fisica di
Kit, nessun aspetto delle vite degli altri personaggi sarebbe
modificato, mentre il passaggio seduttivo della sua fisicità mette
in discussione tutto.
Abbiamo di fronte due modi molto
diversi di vedere il mondo dei sentimenti. E’ interessante questa
differenza proprio perché entrambi i romanzi hanno bene in mente il
mondo giovanile e rispondono a quella richiesta di chiarezza che
un’adolescente pone quando si parla della sfera sentimentale e
sessuale. Bello credere nell’amore assoluto, nell’amore
salvifico, più forte di qualsiasi ostacolo (o perversione). Peccato
che le cose siano più complicate e che si passi buona parte della
vita a ragionarci sopra.
Penso sarebbe utile estendere questi
confronti a tanti altri romanzi che ruotano intorno a questi
argomenti, compresi i romanzoni commerciali che tanto appassionano le
ragazze; confrontare i punti di vista, le chimere costruite su misura
per gratificare, le implicazioni non subito evidenti. Credo che
sarebbe un modo onesto e rispettoso delle giovanili intelligenze per
mostrare le complessità che tanto spaventano.
Entrambi i romanzi li vedrei proposti a
partire dai quattordici anni.
Eleonora
“Ogni giorno”, D. Levithan, Rizzoli
2013
“Un attimo perfetto”, M. Rosoff,
Rizzoli 2020
Nessun commento:
Posta un commento