CONTROCORRENTE
Marcos y Marcos 2023
NARRATIVA E POESIA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 9 anni)
"Sora e il suo maestro camminano insieme da molto tempo, sono passati giorni. Hanno incontrato guerrieri e delinquenti, signori e mendicanti. Si sono divisi cibi prelibati, frutta o solo qualche radice amara, hanno avuto freddo e caldo. Hanno dormito in palazzi e sotto la luna.
Una sera una pioggia fitta li sorprende su un sentiero.
Sora si domanda cosa succederà alle poesie. 'Si scioglieranno tutte le parole' pensa. Di tanto in tanto si erano seduti su una roccia, sullo scalino di un tempio per scrivere con un carboncino sulle pietre che costeggiavano la via. Comporre una poesia e lasciarla lì, donarla a chi passerà Una poesia che la pioggia e il sole scoloriranno. Una poesia che sia piccola e anche immensa".
Maestro e allievo sono in viaggio.
L'incendio della casa di Bashō, il maestro, lo ha spinto verso la scelta di partire. Nessuna disperazione per tutto quello che è diventato cenere. Piuttosto il desiderio di andare con una gerla con poche cose dentro, dei sandali ai piedi. E tante storie da raccontare. Se qualcuno vorrà ascoltarle, sarà gentile e in cambio offrirà loro una ciotola di riso. Sora il suo allievo lo segue perché anche lui sente un formicolio nell'anima e i suoi occhi chiedono di vedere cose che non hanno mai visto.
La pioggia fitta li spinge verso una luce in lontananza: una fattoria in fondo alla strada, dove un contadino li accoglie e offre loro un giaciglio asciutto nel fienile.
L'odore di paglia e il fiato degli animali che gli sono intorno li rifocillano. Fino al momento in cui la piccola figlia del contadino porta loro del cibo.
Una bambina dai capelli lucidi di pioggia tiene in mano una scatola. Si inchina davanti agli ospiti e, aprendola davanti ai loro occhi, esce uno sbuffo di vapore: una zuppa calda e del riso. Il nome di questa bambina è Takenoko, germoglio di bambù.
Questo è il dialogo poetico tra questa piccolina che sogna di diventare una samurai e un maestro che, nonostante un padre samurai, ha scelto di versare inchiostro e non sangue. Di usare il pennello e non la spada. L'inchiostro racconta storie, il sangue urla e basta.
Ma questo è anche il racconto di un viaggio e del senso che attraversa ogni partenza, il racconto di tanti incontri: monaci, samurai.
Ma questo è anche il racconto di come saper trovare la bellezza. Di come saper vivere con poco. Con quasi niente.
Sono diverse le cose che sollecitano una riflessione.
Le prime sono la cadenza e l'aria che abitano questa storia. Un ritmo lento e un'aria tersa.
Lentezza e nitore sono due 'oggetti' di cui in questi tempi si avverte la mancanza. Entrambi vanno in una direzione opposta e contraria alla frenesia e all'appannamento del pensiero che si impadronisce di tutti coloro che nel grande flusso, non riescono a fare neanche una bracciata controcorrente.
Leggere questo libro in un silenzio voluto e conquistato genera la stessa sensazione che si avrebbe nel respirare una profonda boccata d'aria fresca, dopo aver inghiottito lo smog a un semaforo.
Ecco. Quello che Bashō e Sora raccontano nel loro diario di viaggio è un paesaggio fatto di aria, natura e poca umanità. Fatto di tanta meraviglia e di poche cose. Bagnato dalla pioggia, illuminato dal sole. Un paesaggio che loro attraversano in cerca di bellezza da raccontare, ossia da dipingere e racchiudere nelle diciassette sillabe di un haiku.
Una sorta di distillato di parole - in generale questa è la poesia, ma l'haiku lo è ancora di più - che fa piazza pulita del superfluo. Bandito per scelta dai due viaggiatori che hanno con sé solo una gerla leggera con l'indispensabile e forse ancora meno, il superfluo è la punizione della contemporaneità.
Ragione per cui mi sembrerebbe necessario dare in lettura questa piccola storia a tutti i frettolosi, e in particolare agli accumulatori di oggetti, pacchettini col fiocco compresi.
E ulteriormente la darei da leggere ad altri piccoli germogli che, come Take, coltivano un sogno.
Non c'è da illudersi che possa essere preso come un libro facile.
A parte la perfezione degli haiku che punteggiano il racconto, c'è anche una serie di piccole perle che sarebbe bello che ragazzini e ragazzine potessero apprezzare, leggendole e ragionandoci sopra.
Se non altro, per guardare le cose da un diverso punto di vista. Cosa che non fa mai male. Anzi.
Qui di seguito, alcune.
Ringraziare le proprie scarpe per la strada che ci fanno fare.
Chiedere alle proprie scarpe di portarci a vedere cose mai viste.
Dare ascolto ai grilli nel petto.
Non tenere i grilli in gabbia, ancorché fatta di fili d'erba.
Basta poco per sentirsi a casa.
Se sguaini la spada devi essere pronto a morire o a uccidere.
Per fare il primo passo bisogna perdere l'equilibrio. Almeno per un istante.
Per viaggiare bisogna essere pronti a perdersi. E per trovare la strada occorre perderla.
Per trovare amici occorre non aver paura della solitudine.
Non sempre si può capire tutto.
Carla
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