DI BIGLIE E DI BURRO
Il mio amico
geniale, Gary Paulsen (trad. Sara Saorin)
Camelozampa 2021
NARRATIVA PER GRANDI
(dagli 11 anni)
"Non avevamo
niente in comune, da nessun punto di vista, tranne il fatto di essere
due emarginati, e questo ci attirava l'uno verso l'altro come due
biglie di vetro che rotolano verso il centro di una ciotola, che
gravitano una attorno all'altra, rimbalzano respingendosi di tanto in
tanto, ma si avvicinano sempre più, e alla fine eravamo diventati
amici."
L'uno,
gracile, a casa con una famiglia disastrata alle spalle e a scuola
con Chimmer che lo perseguita, non proprio un valente studioso,
sempre in cerca di un lavoretto per alzare qualche soldo. L'altro,
Harold, vestito come un trentenne impomatato, con una famiglia
normale alle spalle, un cervellone che parla come un libro stampato,
sempre in cerca di nuove esperienze, che spaziano dalla fisica degli
elettroni, ai primi appuntamenti con una ragazza, dagli sport
invernali più alla moda, alla ricerca di indipendenza grazie
all'acquisto di una Dodge del '34.
Sono
diversissimi tra loro eppure attraversano gli anni complicati
dell'adolescenza, tenendosi su a vicenda. L'intraprendenza di Harold,
contrapposta alla prudenza del suo amico, diventa un motore
narrativo: per arrivare alle ragazze decide di iscriversi al corso
di economia domestica e si documenta sui testi di Walter Raleigh e su
un manuale di educazione sessuale per essere all'altezza del primo
appuntamento, oppure indossa un paio di legni lunghi più di due
metri per dimostrare che lo sci è uno sport affascinante, o ancora
mette su un business con il recupero delle palline da golf cadute nel
fiume per potersi comprare una macchina. Scettico, recalcitrante,
dubbioso, ma fedele e leale, il suo amico è sempre con lui.
L'irresistibile
Harold è un vulcano di idee, che in qualche modo hanno il merito di
rivelarsi alla fine anche vincenti almeno quanto improbabili, un
passo dietro di llui c'è il suo anonimo compare, che forse potrebbe
chiamarsi proprio Gary, che ha l'arduo compito di tenerlo sulla
Terra, a ogni decollo della sua fervida inventiva.
Quando
nel 1998 uscì tra gli Shorts di Mondadori, una piccola e
preziosa collana per tutti quei lettori spaventati dai libri di
narrativa sopra le cento pagine, si ebbe la conferma che Gary Paulsen
fosse uno scrittore di classe da tenere sempre nel mirino. In realtà
Mondadori, il suo editore italiano, se lo dimentica ben presto e solo
dopo molti anni altre case editrici più piccole, in ordine sparso,
ripubblicano i suoi migliori libri che all'epoca avevano fatto
storia. Ritradotti (qui a onor del merito integralmente), aggiornati i titoli (qui forse in cerca di un'assonanza con il titolo della Ferrante), si sono viste di nuovo sugli scaffali alcune
pietre miliari della letteratura di avventura.
Il
mio amico Harold, così era il titolo della prima edizione del
1998, indimenticabile nella traduzione di Angela Ragusa, rimane nella
mia testa da quegli anni, principalmente per questa storia delle
biglie nella ciotola.
A
parte l'indiscutibile divertimento che la lettura genera - Harold è
davvero esilarante e geniale nel suo modo di stare al mondo ed è molto
divertente il contrasto di visione tra i due protagonisti - l'intero
libro, ambientato nell'America degli anni Cinquanta/Sessanta, è attraversato da una questione che nel 2021 non è
esattamente una novità in campo letterario, ovvero il racconto della
ricerca di una propria popolarità, in altre parole del bisogno che
ognuno di noi ha di sentirsi amato, o quanto meno accettato, dalla
comunità in cui vive. Qui in particolare è l'adolescenza maschile a
trovarsi al centro del problema: essere accettati come parte del
gruppo dai propri pari, magari fare parte di una squadra di un
qualsiasi sport, magari essere oggetto di interesse da parte di una
ragazzina, magari sentirsi richiesti per una determinata qualità,
fosse la simpatia, fosse una dote fisica o intellettuale.
Se
sono questi gli obiettivi di Harold, al contrario quelli del suo
anonimo amico sono molto più modesti. Lui ha una stima di sé
stesso piuttosto bassina - si accontenterebbe di non essere
picchiato e buttato nel cestino dei rifiuti quotidianamente da Dick
Chimmer.
Tuttavia,
pur non essendo una novità, la questione "dell'essere popolare"
è oggi più di allora di estrema attualità, al tempo dei social,
che definirei una vera urgenza sociale. Il fatto di metterla sul
piatto dall'angolazione di due 'perdenti', con questo tono così
'scanzonato' non può che giovare al dibattito e al confronto e
allontanarlo il più possibile da ogni fin troppo facile retorica.
Tuttavia,
accanto a questa questione, c'è comunque un altra domandona su cui
varrebbe la pena soffermarsi e che di nuovo riporta alle due biglie
di partenza. Quali sono le 'dinamiche' che avvicinano due persone tra
loro e le fanno diventare amiche, fidanzate o compagne di avventura?
Si tratta di affinità o differenza?
In
altre parole, è di nuovo un po' quella questione del pane e burro,
che Zemeckis, con felice sintesi, mise in bocca a Forrest a proposito
della diversissima Jenny.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento