lunedì 28 giugno 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DI BIGLIE E DI BURRO

Il mio amico geniale, Gary Paulsen (trad. Sara Saorin)
Camelozampa 2021


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
 
"Non avevamo niente in comune, da nessun punto di vista, tranne il fatto di essere due emarginati, e questo ci attirava l'uno verso l'altro come due biglie di vetro che rotolano verso il centro di una ciotola, che gravitano una attorno all'altra, rimbalzano respingendosi di tanto in tanto, ma si avvicinano sempre più, e alla fine eravamo diventati amici."
 
L'uno, gracile, a casa con una famiglia disastrata alle spalle e a scuola con Chimmer che lo perseguita, non proprio un valente studioso, sempre in cerca di un lavoretto per alzare qualche soldo. L'altro, Harold, vestito come un trentenne impomatato, con una famiglia normale alle spalle, un cervellone che parla come un libro stampato, sempre in cerca di nuove esperienze, che spaziano dalla fisica degli elettroni, ai primi appuntamenti con una ragazza, dagli sport invernali più alla moda, alla ricerca di indipendenza grazie all'acquisto di una Dodge del '34.
Sono diversissimi tra loro eppure attraversano gli anni complicati dell'adolescenza, tenendosi su a vicenda. L'intraprendenza di Harold, contrapposta alla prudenza del suo amico, diventa un motore narrativo: per arrivare alle ragazze decide di iscriversi al corso di economia domestica e si documenta sui testi di Walter Raleigh e su un manuale di educazione sessuale per essere all'altezza del primo appuntamento, oppure indossa un paio di legni lunghi più di due metri per dimostrare che lo sci è uno sport affascinante, o ancora mette su un business con il recupero delle palline da golf cadute nel fiume per potersi comprare una macchina. Scettico, recalcitrante, dubbioso, ma fedele e leale, il suo amico è sempre con lui.
L'irresistibile Harold è un vulcano di idee, che in qualche modo hanno il merito di rivelarsi alla fine anche vincenti almeno quanto improbabili, un passo dietro di llui c'è il suo anonimo compare, che forse potrebbe chiamarsi proprio Gary, che ha l'arduo compito di tenerlo sulla Terra, a ogni decollo della sua fervida inventiva.


Quando nel 1998 uscì tra gli Shorts di Mondadori, una piccola e preziosa collana per tutti quei lettori spaventati dai libri di narrativa sopra le cento pagine, si ebbe la conferma che Gary Paulsen fosse uno scrittore di classe da tenere sempre nel mirino. In realtà Mondadori, il suo editore italiano, se lo dimentica ben presto e solo dopo molti anni altre case editrici più piccole, in ordine sparso, ripubblicano i suoi migliori libri che all'epoca avevano fatto storia. Ritradotti (qui a onor del merito integralmente), aggiornati i titoli (qui forse in cerca di un'assonanza con il titolo della Ferrante), si sono viste di nuovo sugli scaffali alcune pietre miliari della letteratura di avventura.
Il mio amico Harold, così era il titolo della prima edizione del 1998, indimenticabile nella traduzione di Angela Ragusa, rimane nella mia testa da quegli anni, principalmente per questa storia delle biglie nella ciotola.
A parte l'indiscutibile divertimento che la lettura genera - Harold è davvero esilarante e geniale nel suo modo di stare al mondo ed è molto divertente il contrasto di visione tra i due protagonisti - l'intero libro, ambientato nell'America degli anni Cinquanta/Sessanta, è attraversato da una questione che nel 2021 non è esattamente una novità in campo letterario, ovvero il racconto della ricerca di una propria popolarità, in altre parole del bisogno che ognuno di noi ha di sentirsi amato, o quanto meno accettato, dalla comunità in cui vive. Qui in particolare è l'adolescenza maschile a trovarsi al centro del problema: essere accettati come parte del gruppo dai propri pari, magari fare parte di una squadra di un qualsiasi sport, magari essere oggetto di interesse da parte di una ragazzina, magari sentirsi richiesti per una determinata qualità, fosse la simpatia, fosse una dote fisica o intellettuale.
Se sono questi gli obiettivi di Harold, al contrario quelli del suo anonimo amico sono molto più modesti. Lui ha una stima di sé stesso piuttosto bassina - si accontenterebbe di non essere picchiato e buttato nel cestino dei rifiuti quotidianamente da Dick Chimmer.
Tuttavia, pur non essendo una novità, la questione "dell'essere popolare" è oggi più di allora di estrema attualità, al tempo dei social, che definirei una vera urgenza sociale. Il fatto di metterla sul piatto dall'angolazione di due 'perdenti', con questo tono così 'scanzonato' non può che giovare al dibattito e al confronto e allontanarlo il più possibile da ogni fin troppo facile retorica.
Tuttavia, accanto a questa questione, c'è comunque un altra domandona su cui varrebbe la pena soffermarsi e che di nuovo riporta alle due biglie di partenza. Quali sono le 'dinamiche' che avvicinano due persone tra loro e le fanno diventare amiche, fidanzate o compagne di avventura? Si tratta di affinità o differenza?
In altre parole, è di nuovo un po' quella questione del pane e burro, che Zemeckis, con felice sintesi, mise in bocca a Forrest a proposito della diversissima Jenny.
 
Carla




 

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