venerdì 11 giugno 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

BAMBINE ‘CATTIVE’ E MOSTRI

C’è un rapporto speciale fra bambine e mostri, a partire da ‘Mostro peloso’, il capolavoro di Bichonnier e Pef; o nel meraviglioso, irriverente ‘Lo Yark’, di Gapaillard e Santini. In particolare c’è un potere nascosto nelle bambine ‘irregolari’, che emerge soprattutto nei duelli con i mostri più cattivi; a questa regola non scritta non sfugge nemmeno ‘Bethany e la Bestia’, scritto da Jack Meggitt-Phillips e illustrato da Isabelle Follath.
All’inizio della storia si pone il connubio fra Ebenezer Tweezer e la Bestia, che nasconde al quindicesimo piano della sua casa. Ebenezer ha centoundici anni e l’aspetto di un ragazzo di vent’anni, grazie al diabolico patto stipulato, centinaia di anni prima, con la Bestia, entità repellente e vorace che lo ricambia dei suoi sordidi servigi con un siero di eterna giovinezza.
La Bestia, come tutte le Bestie che si rispettino, ha una fame insaziabile, placata dai più stravaganti bocconcini, oggetti, animali domestici e animali rari.
Ebenezer nei fatti è un procacciatore di prelibatezze, che scompaiono velocemente nella enorme bocca del mostro; in cambio, oltre al siero miracoloso, ottiene soldi a palate, oggetti d’arte, mobili e accessori della casa, tutto rigorosamente vomitato dalla puzzolente bocca del mostro.
A lui va decisamente bene così, non si è mai preoccupato più di tanto della sorte delle vittime, con la sola eccezione della volta in cui ha dovuto sacrificare il gatto di casa.
Ma arriva il momento delle scelte quando la Bestia gli chiede perentoriamente di portargli un bambino paffutello. Ebenezer all’inizio si pone solo il problema di come procurarsi un pargolo: va allo zoo, facendosi cacciare, poi in un orfanotrofio, gestito dall’immancabile orribile direttrice. Qui alla fine sceglie Bethany, un’orfana dal carattere insopportabile. Pensa così di non avere scrupoli a presentarla alla Bestia, che però gli impone di metterla all’ingrasso. I giorni passati insieme, fra litigate, scherzi diabolici e visite alla Bestia, fanno maturare a Ebenezer, nel frattempo divenuto vecchio, la decisione di disobbedire, per la prima volta, al mostro che l’ha tenuto in vita fino a quel momento e che in quel momento lo ricatta proprio con il siero.
Per fortuna c’è Bethany, con la sua furbizia e il suo coraggio, che affronta la Bestia e la batte sfruttando proprio la sua ingordigia.
Tutto finisce bene? Forse, perché il finale lascia aperta la possibilità di nuove avventure di questi nemici mortali, mentre Ebenezer riacquista la giovinezza e una piccola, si fa per dire, scorta di siero.
Se la Bestia incarna il prototipo del cattivo, mostro vorace e insaziabile, gli altri personaggi non sono proprio anime candide: Ebenezer ha fin lì assecondato le crudeli richieste della Bestia, in cambio dell’eterna giovinezza; Bethany è una bambina aggressiva, maleducata, amante delle più improbabili schifezze alimentari. Eppure dall’incontro fra questi due ‘cattivi’ deriva un cambiamento che coinvolge entrambi, li trasforma prima in alleati, poi in amici, con buona pace di una Bestia sempre più inferocita.
 
 
Si tratta di una trama non nuova, ma trattata con grande ironia, uno stile frizzante che accompagna il lettore e la lettrice in un crescendo di situazioni paradossali.
Si sorride molto, soprattutto delle imprese di Bethany, si ha qualche raro moto di disgusto per le nefandezze della Bestia, si chiude il libro con la certezza che la storia non finisce lì.
Anche la Bestia, così presa da se stessa da non vedere l’atroce inganno finale, un po’ fa sorridere, ma non raggiunge i livelli di simpatia dello Yark, mostro insuperabile nella sua determinazione a mangiare bambini buoni.
Lettura scorrevole e divertente per bambine e bambini a partire dai nove anni, ma adatta anche alla lettura condivisa con lettori più inesperti.
 
Eleonora
 
“Bethany e la Bestia”, J. Meggitt-Phillips, ill. di I. Follath, Rizzoli 2021



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