BAMBINE ‘CATTIVE’ E MOSTRI
C’è un rapporto speciale fra bambine e mostri, a partire da ‘Mostro peloso’, il capolavoro di Bichonnier e Pef; o nel meraviglioso, irriverente ‘Lo Yark’, di Gapaillard e Santini. In particolare c’è un potere nascosto nelle bambine ‘irregolari’, che emerge soprattutto nei duelli con i mostri più cattivi; a questa regola non scritta non sfugge nemmeno ‘Bethany e la Bestia’, scritto da Jack Meggitt-Phillips e illustrato da Isabelle Follath.
All’inizio della storia si pone il
connubio fra Ebenezer Tweezer e la Bestia, che nasconde al
quindicesimo piano della sua casa. Ebenezer ha centoundici anni e
l’aspetto di un ragazzo di vent’anni, grazie al diabolico patto
stipulato, centinaia di anni prima, con la Bestia, entità repellente
e vorace che lo ricambia dei suoi sordidi servigi con un siero di
eterna giovinezza.
La Bestia, come tutte le Bestie che si
rispettino, ha una fame insaziabile, placata dai più stravaganti
bocconcini, oggetti, animali domestici e animali rari.
Ebenezer nei fatti è un procacciatore
di prelibatezze, che scompaiono velocemente nella enorme bocca del
mostro; in cambio, oltre al siero miracoloso, ottiene soldi a palate,
oggetti d’arte, mobili e accessori della casa, tutto rigorosamente
vomitato dalla puzzolente bocca del mostro.
A lui va decisamente bene così, non si
è mai preoccupato più di tanto della sorte delle vittime, con la
sola eccezione della volta in cui ha dovuto sacrificare il gatto di
casa.
Ma arriva il momento delle scelte
quando la Bestia gli chiede perentoriamente di portargli un bambino
paffutello. Ebenezer all’inizio si pone solo il problema di come
procurarsi un pargolo: va allo zoo, facendosi cacciare, poi in un
orfanotrofio, gestito dall’immancabile orribile direttrice. Qui
alla fine sceglie Bethany, un’orfana dal carattere insopportabile.
Pensa così di non avere scrupoli a presentarla alla Bestia, che però
gli impone di metterla all’ingrasso. I giorni passati insieme, fra
litigate, scherzi diabolici e visite alla Bestia, fanno maturare a
Ebenezer, nel frattempo divenuto vecchio, la decisione di
disobbedire, per la prima volta, al mostro che l’ha tenuto in vita
fino a quel momento e che in quel momento lo ricatta proprio con il
siero.
Per fortuna c’è Bethany, con la sua
furbizia e il suo coraggio, che affronta la Bestia e la batte
sfruttando proprio la sua ingordigia.
Tutto finisce bene? Forse, perché il
finale lascia aperta la possibilità di nuove avventure di questi
nemici mortali, mentre Ebenezer riacquista la giovinezza e una
piccola, si fa per dire, scorta di siero.
Se la Bestia incarna il prototipo del
cattivo, mostro vorace e insaziabile, gli altri personaggi non sono
proprio anime candide: Ebenezer ha fin lì assecondato le crudeli
richieste della Bestia, in cambio dell’eterna giovinezza; Bethany è
una bambina aggressiva, maleducata, amante delle più improbabili
schifezze alimentari. Eppure dall’incontro fra questi due ‘cattivi’
deriva un cambiamento che coinvolge entrambi, li trasforma prima in
alleati, poi in amici, con buona pace di una Bestia sempre più
inferocita.
Si tratta di una trama non nuova, ma
trattata con grande ironia, uno stile frizzante che accompagna il
lettore e la lettrice in un crescendo di situazioni paradossali.
Si sorride molto, soprattutto delle
imprese di Bethany, si ha qualche raro moto di disgusto per le
nefandezze della Bestia, si chiude il libro con la certezza che la
storia non finisce lì.
Anche la Bestia, così presa da se
stessa da non vedere l’atroce inganno finale, un po’ fa
sorridere, ma non raggiunge i livelli di simpatia dello Yark, mostro
insuperabile nella sua determinazione a mangiare bambini buoni.
Lettura scorrevole e divertente per
bambine e bambini a partire dai nove anni, ma adatta anche alla
lettura condivisa con lettori più inesperti.
Eleonora
“Bethany e la Bestia”, J.
Meggitt-Phillips, ill. di I. Follath, Rizzoli 2021
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