IL LAMPONE POP
L'isola dessert, Ben Zhu (trad. Giulia
Genovesi)
Terre di mezzo 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"'Sono bloccata su un'isola
dessert. È fatta di cioccolato, glassa e lamponi.' 'Sono bloccata su un'isola deserta.
È fatta di terra e rocce.'
'Sono proprio fortunata!' 'Sono
proprio affamata.'"
Una scimmia gialla
e una volpe rossa. La scimmia gialla e su un'isola che è una torta,
la volpe rossa è su un'isola. Punto.
La scimmia gialla
si considera fortunata, non avrà da ingegnarsi per il cibo, lei. La
volpe rossa, lei no. Ha due erbette a disposizione, una addirittura
sotto un sasso.
Accade che la
scimmia gialla cominci a sbocconcellare la sua torta e, dato che è
bella grande, non sente nemmeno il bisogno di preoccuparsi di quel
lampone che cade in mare. A lei non serve. Mentre alla volpe che lo
vede navigare davanti alla sua isola, serve eccome.
La scimmia gialla è
satolla e forse non si accorge del cielo che si chiude di nuvole. La
volpe rossa, visto che è sereno, pianta il suo lampone. E si mette
in attesa di un po' d'acqua dal cielo.
Ora piove. La
scimmia gialla vede sciogliersi la sua isola dessert, la volpe rossa
vede crescere la sua piantina.
Ora il mare si
gonfia. La scimmia gialla si aggrappa come naufrago all'ultimo
boccone dell'isola dessert e comincia a navigare. La volpe rossa si
emoziona davanti al germoglio che cresce...
Ora il mare è in
tempesta. La scimmia gialla si abbarbica all'ultimo lampone. La volpe
rossa salta di gioia perché il germoglio è già una pianta più
alta di lei...
È il
suo primo albo illustrato. Eppure Ben Zhu ha già le idee piuttosto
chiare su come l'oggetto possa esprimere le sue potenzialità. A tale
proposito, Dan Santat con felice sintesi ha scritto di lui: “Ben
Zhu offers a charming and thoughtful debut about turning lemons into
lemonade.”
Un libro che si rivela una bella idea con qualche implicazione ulteriore.
La prima cosa che
si nota e che fa sorridere è lo spunto di partenza: un gioco di
parole tra dessert e desert. Una esse che può fare molta
differenza.
Da lì la storia si
costruisce sul confronto fra i due personaggi, affrontati seppur
tenuti lontani da una necessaria cornice bianca intorno al disegno,
dai tratti decisamente pop. Sulla doppia pagina per ben otto volte di
seguito li vediamo e impariamo a conoscerli attraverso le loro
stringate frasi, dei loro due monologhi che si alternano.
Scimmia e volpe,
così prosegue la vicenda, si incontreranno, ma di più non è il
caso di dire. Circostanza questa che fa sì che le restanti otto
pagine siano occupate da tavole doppie, che occupano l'intero piatto
del libro.
Un meccanismo
perfetto, un ritmo assolutamente regolare, un nitore lessicale
impeccabile, un contenitore esemplare sono di fatto il 'guscio' di
questa storia. Al suo interno, la polpa, ha una consistenza molto più
plastica. E questo accade proprio in virtù di una valutazione e
misura maniacali delle singole parole, che in totale saranno poco più
di un centinaio.
I due monologhi, ed
è qui che Ben Zhu costruisce spessore, in realtà dialogano nella
nostra testa. La loro forza sta nel contrasto tra le parole e nel
contrasto delle loro due rispettive Weltanschauung: per essere
più chiari, quando inizia a piovere la scimmia gialla esclama con la
faccia contrariata: Pioggia! la volpe rossa esulta dicendo: Acqua!
(per il suo germoglio). Quando la scimmia gialla perde il lampone
distratta commenta, be' tanto non mi serviva... e la volpe rossa che
lo vede in acqua, contenta e attenta, 'risponde': questo sì che mi
serviva! Quindi Ben Zhu crea due monologhi che per otto pagine,
sentiamo inevitabilmente come dialogo e che poi, per le successive
otto, diventano a tutti gli effetti conversazione.
Nonostante la
'camera fissa' sulle due isole, la distanza tra la scimmia gialla e
la volpe rossa viene creata ad arte, grazie anche alla costruzione
dello scenario, con una interessante alternanza di notte/giorno,
alba/tramonto, cielo terso/cielo corrusco, salvo poi lentamente
uniformarsi in una bella tempesta di pioggia in mare aperto.
Sul finale, Ben Zhu
dà ulteriore prova di saper sfruttare al meglio la forma del libro,
con un bell'effetto sorpresa nel giro di pagina che anticipa il gran
finale, che - a ben vedere - è addirittura doppio e non trasuda
retorica, come invece poteva facilmente accadere.
Ben Zhu, per essere
un esordiente nel mondo dell'albo illustrato, ha stoffa da vendere e
buoni maestri da cui trarre insegnamenti. Primo fra tutti Jon
Klassen, citato tra i molti ringraziamenti, cui sembra ispirarsi
l'attenzione puntuale per la scelta delle parole del testo e la sua collocazione, nonché la
potenza straripante del dialogo preferito a qualsiasi altro tipo di
narrazione.
Che questo giovane
uomo, emigrato da Pechino in California con i suoi negli anni
Ottanta, all'età di 7 anni, abbia belle idee in testa, lo dimostrano
varie scelte fatte nella sua carriera, non ultima quella di aprire
una galleria d'arte piuttosto particolare, la Nucleus Gallery. Ma il
colpo di genio lo ha avuto all'inizio del suo percorso lavorativo, quando
decise di nascondere il proprio biglietto da visita in un classico
biscotto della fortuna, (di nuovo) una bella idea con qualche implicazione ulteriore. Va da sé che al suo primo colloquio di
lavoro con questa idea, ha conquistato tutti e ottenuto il posto di disegnatore di
uno dei più famosi videogiochi di sempre.
Carla
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