LE SALSICCE SONO MEGLIO DELLA GUERRA!
IL BAMBINO CHE SI ARRAMPICÒ FINO
ALLA LUNA, David Almond
Salani, 2012
"Inclinarono la scala fino ad
appoggiarla alla luna. Le estremità della scala si fermarono sul
bordo, dove l'orlo argentato incontrava l'orlo della notte.
'Vai' sussurrò Benjamin
all'orecchio di Paul. Paul cercò gli occhi della mamma, gli occhi
del papà.
'Forza, figliolo' dissero. 'Vai. La
teniamo ben stretta'.
Paul inziò a salire, allontanandosi
da loro. Un piolo, poi un altro e un altro. Si arrampicò nel cielo,
nella notte splendente, verso la luna."
Paul è un bambino
timido che vive in un seminterrato con i propri genitori. Talvolta fa
pensieri strani. Uno di questi è stato: la luna non è come tutti la
immaginano, ma un grande foro luminoso nel nero della notte.
Contornato da
personaggi surreali, e dall'affetto incondizionato dei suoi genitori,
il piccolo Paul persegue il suo sogno, ovvero andare a verificare che
la luna sia davvero solo un gran buco nel cielo.
Un podista sempre
in movimento, un vicina di casa con un cane parlante, una buffa
signora all'ultimo piano che intreccia sempre bugie e verità e un
fratello di questa, Benjamin, ragazzo provato dalla guerra e vero e
proprio sprone per il piccolo Paul, sono tutti quelli che lo seguono
e lo incitano in questa impresa.
Con un sistema
immaginifico quanto surreale Paul raggiunge la luna e la luna è
davvero uno strappo fatto ad arte nel cielo. Se tu arrivi al bordo
e ti affacci, vedrai tutte quelle cose che nel cielo sono andate
perdute e tra queste, una bambina di nome Fortuna, sparata da un
cannone un po' troppo carico di polvere da sparo.
David Almond ha
sempre messo insieme un mondo fatto di inconsistenza, di sogno, di
surrealtà, di magia con il mondo che tutti conosciamo, fatto di
realtà, tangibilità, quotidianità, autenticità: Skellig, un
angelo, vecchio e catarroso accanto a due ragazzini alle prese con la
difficile arte di stare al mondo tra mille difficoltà; Mina, una
ragazzina con un mondo interiore e un immaginario piuttosto
sviluppati; il 'salvaggio' creato da Blue sempre sul sottile confine
tra realtà e fantasia o ancora le magiche creature di argilla
costruite da Stephen.
Ma in questo
racconto lungo, accanto alla magia di certe irrealtà, Almond
sperimenta un linguaggio tutto nuovo, inatteso.
Nello sviluppo
della storia sembra di cogliere quasi una voce bambina sotto
dettatura della quale Almond sta scrivendo.
Ma il grande pregio
di questo libro sta ancora una volta nel nocciolo, o sarebbe più
corretto dire nei noccioli, di significato che si ricavano dopo
averlo letto.
Almond ha sempre
molto da dire.
Un inno alla
libertà di pensiero e al coraggio, un emblema di come dovrebbe
sempre essere la relazione tra genitori e figli, un j'accuse netto e
tagliente nei confronti della guerra, e, sul finale, un vero e
proprio trionfo dell'immaginazione.
Tutto questo è il
libro di Almond.
Un piacere profondo
nel leggerlo e, nel rileggerlo, ancora di più, visto che ogni volta
se ne possono cogliere valori ulteriori.
Un particolare
merito va all'ottimo lavoro di traduzione fatto da Guia Risari, che
riesce, se possibile, a rendere ancor più poetico il già poetico
testo e ai disegni di Federico Appel, mai esornativi o didascalici,
ma sempre intelligenti, ironici e teneri al contempo.
Carla
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