FUTURO PROSSIMO, PASSATO REMOTO
Lo specchio dei
desideri mi sembrava solito, il solito
racconto lungo dedicato da un grande scrittore ad una bambina;
l’incipit è squisitamente favolistico, una bambina di otto anni
che trova per caso un frammento di specchio in una discarica e,
ovviamente, si tratta di uno specchio speciale, che non riflette le
cose le reali ma come la fantasia infantile le ha trasfigurate. Fin
qui, prevedibile. Ma la storia, con il passare delle pagine, prende
un’altra piega: seguiamo, infatti, la protagonista nella sua
crescita, nei suoi cambiamenti: i genitori si separano, lei diventa
un’adolescente piena di brufoli e di insicurezze. Di certo sa che
non le piacciono le ingiustizie e questa sua chiarezza l’ha pagata
cara, a scuola. Dello specchio si è quasi dimenticata, fino a quando
non incontra nuovamente un suo amico di scuola, che le mostrerà un
altro pezzo di specchio; anche questo è uno specchio speciale, anche
se non mostra più il mondo infantile, ma la realtà come potrebbe
essere. L’amico la conduce in uno scantinato dove molte persone,
giovani e adulti, fra cui una sua insegnante, cercano di mettere
insieme i loro pezzi di specchio, la loro idea di un mondo migliore.
Una favola per ragazzi alle soglie della vita adulta, che li incita
ad avere il coraggio di essere se stessi e di affermare una diversa
idea di mondo, insieme a quegli adulti che non si sono dimenticati di
essere stati giovani sognatori, un tempo. Puntuali le illustrazioni
di Chiara Coccorese, con il mix originale di immagine fotografica e
disegno, che accentuano la dimensione fantastica.
Si tratta, quindi, di un
racconto per ragazzi, ma anche di un pamphlet ‘politico’, laddove
con questo termine s’intenda una visione del mondo presente per
come è e per come dovrebbe/potrebbe essere.
Sul piano personale, lo
ammetto, questo libro mi ha colpito al cuore, perché,
indirettamente, evidenzia la difficoltà dei ragazzi a pensare il
proprio futuro e, in questo modo, mette a nudo il limite della mia
generazione, che non ha saputo trasmettere quella che è stata,
all’epoca, la sua forza: il coraggio di immaginare un mondo
migliore, la fiducia nel futuro, la certezza (ovviamente infondata)
di avere le redini del proprio destino. Non sto dando una valutazione
politica sugli anni settanta, registro la grande differenza dello
‘spirito del tempo’, di allora e di oggi. Saranno state le
sconfitte, le delusioni, il ritrovarsi in mezzo ad un ventennio
avvilente e distruttivo, ai nostri figli non abbiamo dato la
possibilità di pensare, con l’eroismo della giovinezza, di poter
cambiare il mondo o almeno la propria vita. Mi basta mettere a
confronto la mia giovinezza e quella di mio figlio, che ovviamente
non è tutti ragazzi del mondo. Ma il che il problema esista e che
sia generazionale è testimoniato, ad esempio, dal bel libro dello
psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet Cosa
farò da grande? Il futuro come lo vedono
i nostri figli, un libro illuminante su una
delle fragilità degli adolescenti di oggi.
Ma c’è ancora una
speranza, almeno così la pensa Jonathan Coe, che anche noi
ritroviamo, in qualche cassetto dimenticato, il nostro frammento di
specchio.
C'è un tempo bellissimo
tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
(Ivano Fossati, C'è tempo)
Ecco, avrei voluto che
anche il mio giovane guerriero potesse vivere un momento così.
Eleonora
“Lo specchio dei
desideri”, J. Coe, con le illustrazioni di Chiara Coccorese,
Feltrinelli Kids 2012
“Cosa farò da grande?
Il futuro come lo vedono i nostri figli”, G. Pietropolli Charmet,
Laterza 2012
Noterella al margine: Per ora sono
soprattutto i lettori adulti a comprare il libro di Coe, spero
ardentemente che ne traggano la forza per trasmettere ai propri
ragazzi la fiducia in un mondo migliore.
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