I TRE PORCELLINI,
raccontati da Giusi Quarenghi illustrati da Chiara Carrer
Topipittori, 2012
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)
"C'era una volta un bel
porcile, dove abitava una bella famiglia di porcelli. Papà porcello,
mamma porcella, figli porcelli, tre.
I tre porcellini.
Così li avevano sempre chiamati
tutti. Ma i tre porcellini erano in realtà due più uno, anzi una:
due porcellini e una porcellina."
Ah, ah! E già da
qui si rizzano le orecchie del lettore prché la storia sta prendendo
una direzione insolita. Ma andando avanti, ad anomalia si aggiunge
anomalia.
I porcellini
vengono esortati dai genitori, con cortesia e fermezza, di cercarsi
un altra sistemazione: ormai sono grandi ed è ora di dirsi ciao e
andarsene.
Con le
loro rispettive valigie, i tre si allontanano mentre nelle orecchie
echeggiano ancora gli ultimi consigli. "Attenti al
lupo. Soprattutto tu, cocca. E dai un'occhiata a tuoi fratelli! E voi
date un'occhiata a vostra sorella! E tu che sei il più grande
occupati dei due più piccoli! E tu che sei il più piccolo, ascolta
quelli più grandi di te! E tu che sei nel mezzo ricordati che nel
mezzo sta il giudizio!..."
Va da sé che anche
i rifugi che ciascuno di loro progetta in modo diverso, a seconda
delle proprie competenze e attitudini, sono anomali.
Ma riguardo al
lupo, invece, nessuna deroga al classico racconto. Arriva, soffia,
distrugge, divora (forse?) e poi ancora una seconda volta, stessa
sequenza con medesimo finale incerto.
Ma poi qualcosa si
inceppa. Manca all'appello la terza casetta.
Chi conosce anche
solo un po' Giusi Quarenghi può prevedere già dalla quinta riga del
testo che sarà la porcellina, in qualità di eterno femminino, il
motore di tutta la vicenda. Gli altri, tutti maschi, si accontentino
allora del loro ruolo da gregari, lupo compreso. E così, grazie a un
colpo di genio tutto femminile i tre porcellini possono diventare i
tre porcelli, e, con il passare degli anni, addirittura progenitori
di una intera stirpe di maiali selvatici, coraggiosi e liberi.
Finalmente.
La
fiaba de I tre porcellini,
forse per semplicità di schema narrativo, forse perché mai
codificata dagli scrittori di fiabe, è sempre stata soggetta a
rivisitazioni, vere e proprie variazioni sul tema. Dalla versione in
rima di Dahl (Versi perversi, Salani,1993) a La vera storia dei tre porcellini (Elle, 1990) , Le tre porcelline (Babalibri, 2000)
o ancora i Tre piccoli lupi e il Maiale cattivo (Castalia, 1994), fino al capolavoro
illustrato da Wiesner, purtroppo mai pubblicato in Italia, intorno a
quei tre maiali molto si è riscritto.
Questa rilettura
che ne fa la Quarenghi sembra avere però qualcosa in più. Come al
solito, con grande intelligenza e ironia, non si limita a sparigliare
le carte, ma va a cercare il senso più profondo dell'intera storia
e lo porta a galla, in una lettura dei fatti al fulmicotone.
Puntuale ed esatta
come un orologio svizzero nella sua costruzione della trama, spiazza
il lettore in un continuo cambio di prospettiva. E lo fa ridere,
molto e di gusto. Rideranno i bambini nell'incertezza continua del
numero di maiali mangiati o salvati, rideranno i grandi nel sentire
nella voce di mamma e papà maiali quella dei loro genitori, alle
loro prime uscite.
Ma alla fine i
lettori torneranno seri per ragionar sul fatto che tenere "il
fuoco acceso, ben acceso, molto acceso..." forse vuol dire anche
qualcos'altro.
La Quarenghi, che
andrebbe letta sempre e comunque perché di rado perde un colpo, ci
ha abituato a una tale profondità di pensiero, a una tale cifra
poetica, che anche nel sentirla parlare dei tre famosi porcelli,
rimaniamo incantati ad ascoltarla.
Incantati si resta
anche di fronte ai disegni 'aerei' di una Chiara Carrer, rinnovata e
mai uguale a se stessa. Le tavole, che illustrano i fatti come se
fossero visti da un aereo che sorvola a bassa quota la zona, sono
strepitose, già a partire dai risguardi di copertina. Altrettanto
considero l'erbario tutto a matita, intorno a cui i tre porcellini
saltellano giulivi. O ancora le geometrie equilibrate e ipnotiche
allo stesso tempo di campi arati o boschi di conifere.
Accanto ai grigi e
neri della matita, tre colori dominanti e pastosi che 'accendono' le
pagine: l'arancio dei porcelli e del porcile, il blu del lago, delle
valigie e del lupo (!) e il rosso, finale e inaspettato: il rosso che
salva la vita!
Carla
Assaporo già il
gran gusto che questa storia darà ad una lettura ad alta voce.
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