lunedì 20 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL PENSIERO DIVERGENTE

Ma che storia è?
Sergio Olivotti 
Edizioni Clichy 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"C'ERA UN TIZIO CON LA CORONA... 
-Un principe! È una storia di principi e principesse! 
- Sapete che mia zia era una principessa? 
- Te l'abbiamo chiesto? 
... A UNA FESTA DI CARNEVALE. 
- Carnevale! sarà sicuramente una storia ambientata a Venezia. 
- La biioondinnnaaa in gondoletaaaa... 
- Venezia??? Io odio l'umidità! 
ALLA FESTA CHE ERA A TROFANELLO E NON A VENEZIA, INCONTRÒ MARIA: SEMBRAVA UN ANGELO! 
- SÌÌÌÌI! Una storia d'ammoore! 
- Mi piacciano le storie d'amore! 
- Prepariamo i fazzoletti." 

Maria, visto che era carnevale, sotto la maschera, aveva il suo vero viso: quello da strega. Cattiva. Davanti al lei l'unica cosa da fare era fuggire ed è ciò che il tizio fece, imbarcandosi verso il Polo Nord. Che fosse un tipo dalle alterne fortune lo si poteva intuire e infatti la nave fece naufragio, ma fu salvato da una sirena. 
Scoccò l'amore, ma non durò perché la sirena (forse per una lisca andata di traverso) morì. Così, senza preavviso. 
Ma la fame poté l'indicibile e la sirena finì nel piatto del suo innamorato a togliergli la fame e a fargli venire una diarrea micidiale, perché Nettuno questo fatto della sirena a cena non lo aveva molto gradito. Ma come spesso accade, arrivò un medico che lo salvò. Un giovane medico. 
Cosa che permise al tizio dalle alterne fortune di tornare al suo lavoro che era quello di addestratore di pinguini. 
Non c'è da illudersi però che da quel momento in poi la sua vita tornasse tranquilla... Ah, no no. 

La domanda, che poi è anche il titolo del libro, è del tutto lecita. 


Ma le storie non avevano forse la funzione di tenere comodamente seduti, silenziosi e assorti, o addirittura sdraiati i propri piccoli lettori, con il recondito desiderio di trasportarli con delicatezza dalla veglia al sonno? 
Non qui. Qui si galoppa un bel po' e al piccolo e grande lettore è richiesto un certo impegno per starle dietro e non il sonno auspicato, ma la contrario un lieve mal di mare, viene provocato dal continuo sballottamento necessario per non perdersi pezzi importanti della storia. 
Nel breve lasso di tempo che occorre per girare la pagina si viaggia da una parte all'altra del globo e oltre, da Trofarello, in provincia di Torino, al Polo Nord, da lì al tavolo operatorio, con un non tanto breve pit stop in gabinetto. 
Altro impegno richiesto al proprio lettore è quello del salto logico, della capriola di senso. 
Ma qui i piccoli lettori si sentiranno ben a casa e non si stupiranno dei repentini cambi di prospettiva: loro sono assoluti cultori del pensiero divergente. 


Ecco, Sergio Olivotti, i cui libri si caratterizzano tutti per questa loro forte connotazione che affonda a piene mani nel nonsense e nell'assurdo, con il pensiero divergente ha un buon rapporto. 
Ragione per la quale, i suoi libri se messi in mano ai bambini, godono di un gran successo e li fanno molto ridere. Evviva. 
Solo en passant va fatto un accenno al fatto che i libri purtroppo non li comprano i bambini in totale autonomia, ma gli adulti che sono i loro 'agenti' educatori per eccellenza. 
Tornando al pensiero divergente, va detto che è in stretta connessione con la creatività, non ha molta dimestichezza con la logica, e che sta lì a creare nessi inaspettati, insoliti e originali e anche efficaci. Attenzione: nel pensiero divergente nulla è gratuito perché la parola pensiero non si può ignorare, di certo è un pensiero fluido e flessibile. 
Se si è dotati di pensiero convergente, come la maggioranza delle persone (purtroppo) il fatto di costruire un libro, quindi una storia, che con la logica abbia ben poco a che fare è un bel cimento e implica un certo rischio di impresa. 
Ma se invece il creatore di storie è lui stesso un 'divergente' sarà piuttosto normale proporre storie del genere. 
Olivotti, l'architetto 'divergente' si è posto il problema (e sa che i libri li acquistano e li leggono anche i grandi). 
E così ai margini della storia assurda che ha messo in scena, ha collocato tre figurine in b/n, tre voci 'fuori scena' che rappresentano i tre diversi gradi di fede nel potere delle storie. 


Primo grado: il credente devoto, che prende tutto per buono quello che gli viene raccontato e che è felice così. I bambini, non tutti, appartengono a questa categoria. 
Secondo grado: il credente sensibile, che filtra tutto attraverso la propria emotività. Cattivo Olivotto che le dà sembianze femminili... 
Terzo grado: lo scettico militante, che non crede a nulla, e men che meno alle storie per bambini, anzi si scoccia pure di tutto questo gran cancan messo sulla pagina. Ne fanno parte i grandi dal pensiero convergente e qualche bambino particolarmente versato a cercare la logica ovunque. 
Lascio ad altri la riflessione tra logica e creatività, ma godo dentro di me a constatare l'immensità dell'universo dei libri per bambini in cui coesistono i libri di Mac Barnett o di Sergio Olivotti che per farsi credere dai loro lettori richiedono solo un grande atto di fede a priori e quelli di autori come David Wiesner che per raccontare storie altrettanto assurde sente il bisogno di ancorare tutto a una logica stringente. 

Carla 

Noterella al margine.
Un post a parte andrebbe dedicato al segno di Olivotto. 
Non qui e non ora, salvo due brevi notazioni su ciò che lo rende inconfondibile. 
Da un lato, mi parrebbe di vedere una scelta di gusto, molto consapevole e dotta nei confronti di una parte dell'illustrazione anni Sessanta e Settanta, chessò da Glaser a Luzzati, per citarne due belli grandi e belli distanti. 


Conosce, ha visto e nel suo sguardo ha sedimentato tante cose diverse: dai pattern ripetuti, a tanta grafica, da un certo horror vacui e un bel gusto per gli aspetti decorativi. 
E dall'altro, un'eccellente capacità di organizzare lo spazio della pagina e il colore che la attraversa, secondo un preciso progetto equilibrato e armonico. La copertina ne è un esempio.

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