giovedì 25 settembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UNA FAVOLA AL TEMPO DELLA CRISI


Lo sfondo di questa storia è una cosa seria: la città di Dublino è travolta dalla crisi economica, la stessa che sta soffocando anche noi; se i dati macroeconomici possono sembrare una cosa astratta, gli effetti sulla vita delle singole persone diventano qualcosa di concretissimo: disoccupazione, precarietà, vite spezzate. Cose serie, quindi cose da ridere, almeno per il nostro autore.
Ritorna la formula magica di Roddy Doyle che in All'inseguimento del Cane Nero, pur senza uguagliarlo, ricorda il mitico Trattamento Ridarelli: abbiamo il mondo dal punto di vista dei bambini, gli unici in grado di vederlo con occhi nuovi; abbiamo una cornice di animali parlanti e solidali, perché si sa che i bambini possiedono l'anello di Re Salomone; abbiamo un'azione continua, una lunga corsa all'inseguimento del Cane Nero. Se vi ricordate gli indimenticabili gabbiani, disgustati dal merluzzo, che accompagnavano la strada del signor Mack, non potrete che sorridere, ritrovandoli qui, ancora starnazzanti.
Gloria e Raymond sono due ragazzini intraprendenti, che amano sgusciare sotto il tavolo per ascoltare le chiacchiere dei grandi; una sera però si percepiscono solo mormorii, ovvero il bisbiglio dei discorsi troppo seri o dolorosi. Tutta la famiglia è preoccupata per lo zio Ben, che ha perso il lavoro ed è venuto a vivere a casa del fratello. È la nonna, un po' sorda, ma per niente rimbambita, a fare la diagnosi: il Cane Nero della depressione si è impossessato dell'ossobuffo di Dublino. Papà, mamme, zii, fratelli e sorelle sono preda della tristezza, della rinuncia, dell'avvilimento: hanno perso il lavoro, magari anche la casa e non sanno come fare. Questo è il terreno di caccia del Cane Nero: la disperazione e lo sconforto, e i bambini rischiano di esserne travolti, vittime ancora una volta delle storture del mondo dei grandi.
Da qui l'eroica decisione dei nostri ragazzini di andare in cerca di questo misterioso quadrupede, fatto di nuvola, ma anche di carne. Durante questa lunga e pericolosa caccia notturna si aggregano via via altri ragazzini, anche loro mossi dal desiderio di aiutare un parente, il papà, un fratello maggiore, una zia.
A loro spetta il compito di salvare la città, perché solo i ragazzini sono portatori di futuro; dunque questi piccoli eroi si riuniscono e si mettono sulle tracce del nemico d'ombra, che ha rubato l'ossobuffo di Dublino, ovvero l'allegria, la speranza, la capacità di ridere anche quando le cose vanno male.
Una lunga interminabile corsa attraverso la città, per salvarla dalla tristezza, ridandole quello spirito unico, che può consentire di affrontare le avversità.

Ancora uno sguardo sovversivo, provocatorio: il mondo occidentale che affonda nella crisi, distrugge le vite, mina la coesistenza civile, disarma il lavoro, principale fonte di dignità e di riconoscimento sociale; dove finisce il lavoro inizia il degrado, la povertà, l'assenza di solidarietà. Ma come raccontarlo ai bambini, spettatori incolpevoli di questa crisi? Doyle riesce a raccontarlo ai suoi lettori infondendo la necessaria speranza che a questa situazione si può reagire, la si può sovvertire, ritrovando il senso dello stare insieme e del darsi una mano. Forse più che di depressione, avrei parlato di rassegnazione, il dare per scontato l'immodificabilità dello stato di cose presenti; mi sembra sia uno dei connotati più tristi della vita di tanti/e ragazzi/e.
Il mondo salvato dai ragazzini? Come slogan troverei più appropriato E una risata vi seppellirà.

Eleonora

All'inseguimento del cane nero”, R. Doyle, Guanda 2014



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