UNA
FAVOLA AL TEMPO DELLA CRISI
Lo
sfondo di questa storia è una cosa seria: la città di Dublino è
travolta dalla crisi economica, la stessa che sta soffocando anche
noi; se i dati macroeconomici possono sembrare una cosa astratta, gli
effetti sulla vita delle singole persone diventano qualcosa di
concretissimo: disoccupazione, precarietà, vite spezzate. Cose
serie, quindi cose da ridere, almeno per il nostro autore.
Ritorna
la formula magica di Roddy Doyle che in All'inseguimento del Cane
Nero, pur senza uguagliarlo, ricorda il mitico Trattamento
Ridarelli: abbiamo il mondo dal punto di vista dei bambini, gli
unici in grado di vederlo con occhi nuovi; abbiamo una cornice di
animali parlanti e solidali, perché si sa che i bambini possiedono
l'anello di Re Salomone; abbiamo un'azione continua, una lunga corsa
all'inseguimento del Cane Nero. Se vi ricordate gli indimenticabili
gabbiani, disgustati dal merluzzo, che accompagnavano la strada del
signor Mack, non potrete che sorridere, ritrovandoli qui, ancora
starnazzanti.
Gloria
e Raymond sono due ragazzini intraprendenti, che amano sgusciare
sotto il tavolo per ascoltare le chiacchiere dei grandi; una sera
però si percepiscono solo mormorii, ovvero il bisbiglio dei discorsi
troppo seri o dolorosi. Tutta la famiglia è preoccupata per lo zio
Ben, che ha perso il lavoro ed è venuto a vivere a casa del
fratello. È la nonna, un po' sorda, ma per niente rimbambita, a fare
la diagnosi: il Cane Nero della depressione si è impossessato
dell'ossobuffo di Dublino. Papà, mamme, zii, fratelli e
sorelle sono preda della tristezza, della rinuncia, dell'avvilimento:
hanno perso il lavoro, magari anche la casa e non sanno come fare.
Questo è il terreno di caccia del Cane Nero: la disperazione e lo
sconforto, e i bambini rischiano di esserne travolti, vittime ancora
una volta delle storture del mondo dei grandi.
Da qui
l'eroica decisione dei nostri ragazzini di andare in cerca di questo
misterioso quadrupede, fatto di nuvola, ma anche di carne. Durante
questa lunga e pericolosa caccia notturna si aggregano via via altri
ragazzini, anche loro mossi dal desiderio di aiutare un parente, il
papà, un fratello maggiore, una zia.
A loro
spetta il compito di salvare la città, perché solo i ragazzini sono
portatori di futuro; dunque questi piccoli eroi si riuniscono e si
mettono sulle tracce del nemico d'ombra, che ha rubato l'ossobuffo
di Dublino, ovvero l'allegria, la speranza, la capacità di ridere
anche quando le cose vanno male.
Una
lunga interminabile corsa attraverso la città, per salvarla dalla
tristezza, ridandole quello spirito unico, che può consentire di
affrontare le avversità.
Ancora
uno sguardo sovversivo, provocatorio: il mondo occidentale che
affonda nella crisi, distrugge le vite, mina la coesistenza civile,
disarma il lavoro, principale fonte di dignità e di riconoscimento
sociale; dove finisce il lavoro inizia il degrado, la povertà,
l'assenza di solidarietà. Ma come raccontarlo ai bambini, spettatori
incolpevoli di questa crisi? Doyle riesce a raccontarlo ai suoi
lettori infondendo la necessaria speranza che a questa situazione si
può reagire, la si può sovvertire, ritrovando il senso dello stare
insieme e del darsi una mano. Forse più che di depressione, avrei
parlato di rassegnazione, il dare per scontato l'immodificabilità
dello stato di cose presenti; mi sembra sia uno dei connotati più
tristi della vita di tanti/e ragazzi/e.
Il
mondo salvato dai ragazzini? Come slogan troverei più appropriato E
una risata vi seppellirà.
Eleonora
“All'inseguimento
del cane nero”, R. Doyle, Guanda 2014
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