venerdì 31 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'OCCHIO LADRO 

Teresa, Gek Tessaro, Massimiliano Tappari 
Lapis 2024 


 ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"MIA CARA MAMMA DICE TERESA 
OGGI IO VADO 
A FARE LA SPESA 

PARTO TRA POCO 
QUESTA MATTINA 
VADO COL GATTO 
E LA GALLINA...

Ed è così che bambina, gatto e gallina si mettono in cammino. 
Il gatto suggerisce la diligenza per fare prima e, soggiunge gallina, per fare meno fatica. Ma a questo punto è il cavallo a protestare: e tutta sua la fatica di tirare la carretta. Meglio dunque un elefante, ma forse è lento anche se da lassù il panorama è uno schianto. Meglio la moto, suggerisce Teresa, o la macchina, oppure ancora il treno. Ma con la barca c'è più poesia, ma c'è da remare e il gatto, che per indole è il più furbo e pigro di tutti, suggerisce il veliero... 
Da un mezzo a un altro quei tre vanno avanti, fino ad arrivare a progettare una spesa in Cina per risparmiare. 
Peccato che a casa tra chi li aspetta serpeggi il dubbio che l'intenzione di quella squadretta di volenterosi si riveli un gran buco nell'acqua... e nello stomaco. 

Mi sono fatta persuasa che a progettare un libro con Massimiliano Tappari resti comunque un angolino di incognita e sorpresa. L'autore del testo può discuterne con lui fino allo sfinimento, ma poi i suoi scatti fotografici alla fine generano sempre una reazione sorpresa. 


E anche in Teresa stento a credere che sia andata diversamente: Tessaro, quando ha visto le illustrazioni composte dai suoi personaggi di cartone/colla/tempera e le ambientazioni che Tappari ha pensato per loro, ha avuto la sua dose di meraviglia.
Si narra che Tappari sia stato visto in una stazione ferroviaria italiana con un veliero sottobraccio perché era andato chissaddove a rintracciare proprio quel marmo, e non un altro qualsiasi, per appoggiarci il veliero e fotografarlo, perché proprio quel marmo con le sue 'marezzature' alludeva così bene all'acqua mossa e ondosa. 
Quel marmo che allude e poi illude l'occhio... 


A quanto mi consta, a Tessaro spetta il cimento di aver costruito in cartone colla e tempera i tre personaggi (anzi cinque) e i loro diversi e bellissimi mezzi di locomozione. 
Sempre sua è l'idea di coglierli in momenti precisi della narrazione, proprio come se fossero disegni, pur non essendolo affatto. Sempre a lui credo vada attribuito il testo che è in quartine dalla rima buffa ABCB, un po' baciata ma anche un po' no. 
A lui, presumo, si deve il percorso narrativo che diventa anche un gioco in crescendo, laddove appunto dalla carrozza si arriva al razzo nelle canoniche 32 pagine. 
A lui credo spetti anche il finale, un po' a sorpresa, in cui questo voler a tutti i costi andare a fare la spesa - una bambina, un gatto e una gallina assai intraprendenti - si risolve in un nulla di fatto. 
Bene. Una bella quantità di belle cose. 
Eppure a me viene da pensare che la qualità del solo apparentemente 'piccolo' contributo di Massimiliano Tappari sia fondamentale. Intanto perché nella scintilla iniziale di quella bambina, e non di un'altra qualsiasi, Teresa, c'è un bel po' di lui, almeno un 50%. Ma questa è un'altra storia. 
E poi perché l'idea visiva di questa assurda passeggiata si qualifica e prende spessore in una serie di dettagli. E come diceva un vecchio libro di Germano Zullo e Albertine, "i dettagli sono tesori". 
Primo dettaglio: la porta di casa che è tale per la sua buca per le lettere. 


Secondo dettaglio: la veduta ottocentesca davanti alla carrozza (da queste parti ne era transitata una simile Playmobil che tanto me la ricorda...) 
Terzo dettaglio: usare il legno di un pannello OSB per simulare una foresta in cui l'elefante sgambetta. Quarto dettaglio: un frammento di rotaia di tram dismessa che allude ai binari di un locomotore ferroviario. 
Ma soprattutto quel bel marmo, diventato grandi lastroni di pavimento, che costituisce un pattern importante nel catalogo visivo di Tappari, 'rubato' e poi messo da parte in memoria, tanto da andarlo a ritrovare per metterci sopra il veliero di Tessaro perché possa navigare in acque perigliose. 
Ecco. Credo che la chiave sia proprio lì, in quel vedere oltre, e poi in quel 'navigare'. 


In quella conquista avventurosa e sempre un po' imprevista di una visione della realtà e nello stesso tempo di uno spazio che il libro disegnato fatica sempre un po' a raggiungere in concreto. 
In quest'ottica (!) anche la scelta di Tessaro trova il suo fuoco: voler abitare dei luoghi, uscendo dalla bidimensionalità di un disegno. Affidare le immagini sulla pagina al volume delle figure di cui i nostri occhi percepiscono, seppure ancora "solo" fotografate, la tanto agognata terza dimensione. 
Poi arriva l'occhio ladro di Tappari e tutto diventa ancora altro.
Bell'idea. 

Carla

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