venerdì 17 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GRANDE IMPERO

La parabola del panificio indipendente, Neil Packer (trad. Sara Saorin) 
Camelozampa 2024 


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni) 

"Un giorno, il signore della grande fabbrica si recò al piccolo panificio. Disse quanto gli piaceva come si presentava quel negozio e si complimentò per come era esposta la merce nelle vetrinette. Disse anche quanto gli piaceva il profumo del pane fresco e aggiunse che doveva essere un lavoro tremendamente faticoso per una coppia anziana sfornare ogni giorno del pane così delizioso per tutta la città. Chiese loro se magari avrebbero voluto vendergli il negozio, ma i due panettieri risposero di no!" 

Prima, in quella città i panettieri erano molti e da tutte le panetterie arrivava sempre un profumo delizioso. Poi, con il passare del tempo e con l'arrivo della grande fabbrica, tutti i panettieri smisero di panificare e vendettero le loro botteghe al signore, il padrone della grande fabbrica che produceva in grande quantità pane tutto uguale: insipido, insapore, molliccio e gommoso. 
Solo la panetteria della coppia di anziani resistette, ma fare il pane per tutti coloro che non gradivano il pane della fabbrica - ed erano in molti - era davvero troppo per le loro forze. Così quando l'uomo della fabbrica tornò per una terza volta, loro non trovarono più il coraggio di opporsi e, in cambio di sei anni di crociera intorno al mondo, cedettero la loro attività. 


Ma un giorno tornarono nella loro città e, a casa, ricominciarono a farsi il pane. Il profumo, in uno con la notizia che erano rientrati, si propagò per l'aria e quindi la gente ricominciò a fare la fila davanti alla loro porta di casa per comprare il pane di nuovo delizioso. 



Ma se prima erano solo molto stanchi adesso erano anche davvero molto vecchi. 
Tuttavia un sistema per accontentare tutti c'era: diffondere la ricetta, in modo che ciascuno fosse così in grado di impastare e cuocere il proprio pane. E così andò. 
E la fabbrica chiuse e anche tutte le botteghe che fino a quel giorno avevano venduto quel pane insipido, insapore, molliccio e gommoso. 

Anche in questa seconda uscita italiana di Neil Packer accadono alcuni fenomeni che già con Unico nel suo genere erano stati notati. 
Qui come lì, la storia è esile e tutto sommato è la cosa meno intrigante del libro nel suo complesso. 
A parte il voler dire che i centri storici delle nostre città si stanno gentrificando, che l'omologazione è un fenomeno pericoloso e da combattere, a parte il voler dimostrare che nel piccolo si fanno cose più originali che nel grande, a parte voler ribadire che il pane di una piccola bottega, fatto con cura e sapienza "profuma", mentre quello di fabbrica è gommoso, mi pare che ancora una volta Neil Packer intorno a questo sia capace di costruire una struttura tridimensionale, il libro in sé, ben più stimolante e interessante. 


Se si allarga - anche di poco - l'orizzonte profetico di quanto la storia stessa racconta riguardo all'appiattimento di ogni diversità, nello specifico quella panificatoria, si potrebbe affermare che le cose fatte ad arte - compresi i libri - profumano, ovvero hanno un gusto migliore di quelle prodotte in serie e industrialmente. 
Questo è per dire che la morale della storia dei due vecchi panettieri, a me pare molto più efficacemente espressa nel libro in sé. La parabola del panificio indipendente, il libro come oggetto fisico, sta lì a dimostrarlo. 
E quindi un libro come una pagnotta, se fatto a regola d'arte, si distinguerà da un libro uscito da un'editoria un po' più commerciale: il pan bauletto non può competere con una buona pagnotta, impastata a dovere e cotta a legna. 
E allora Neil Packer fa le seguenti cose: si rende unico (!) e progetta un formato insolito, una stampa a due colori, una copertina battuta a secco, font originali, e una impaginazione canonica con blocchetti di testo e capolettera rosso, quindi con un effetto visivo molto 'tradizionale', vecchio stampo (!). E altrettanto classicamente, il testo mai si incontra con le immagini. Fanno eccezione tutte le diciture delle botteghe di pane, la cartellonistica e il frontespizio. 


Costruisce le singole tavole con grande raffinatezza, con elementi che talvolta escono dalla gabbia, con simmetrie interessanti e con quella prospettiva quasi zenitale e quella voluta riduzione della profondità di spazio che ci rimanda - anche con alcuni richiami precisi - alla storia di Arvo e del suo gatto, visto in Unico nel suo genere


Parecchi i riferimenti e una comune matrice espressionista tedesca con i suoi echi politico-sociali e, soprattutto, la cura lì come qui per il dettaglio. Anche infinitesimale.
Ma fa ancora di più, impasta, in squadra con Camelozampa, una storia dal gusto molto italiano, e infatti il libro nasce e lievita tutto in Veneto. Una storia che ruota intorno al pane e a una certa cultura del pane che ci appartiene (ma ruota intorno anche a una cultura del piccolo commercio e delle piccole botteghe che cercano di resistere all'impatto della grande distribuzione). Crea uno spazio apposito per accogliere la ricetta di Marco Sutto di Pane e Bontà 1921, combinazione di Portogruaro. Il libro viene stampato, con quella cura di altri tempi, da una delle ultime tipografie a Venezia, la Grafiche Veneziane che fa un lavoro egregio. Rispetto al suo predecessore, qui una sola cosa manca: se Unico nel suo genere, a volerlo leggere a fondo, si è rivelato una miniera di spunti per ulteriori ragionamenti anche molto divergenti, qui nella Parabola del panificio indipendente tutto sembra invece convergere verso una morale unica. 


D'altronde è una parabola, giusto?

Carla

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