LA TESTA DEL POLPO. Di filosofia illustrata
#Logosedizioni 2023
ILLUSTRATI
"Perché tu possa mangiare un pollo, qualcuno deve ucciderlo. Mangiare un pollo è lo stesso che ucciderlo?
Hai mai mangiato uno spezzatino di gatto? Perché è una idea difficile da digerire?
C'è differenza fra mangiare un pollo e mangiare un gatto? Cosa cambia di preciso?
E mangiare le persone? Sarebbe crudele?
Sarebbe peggio che mangiare gli animali? Perché?
Cosa non mangeresti mai? Perché?
È più crudele mangiare un animale che ha avuto una vita felice o un animale che ha avuto una vita triste? Perché?"
"Cooooooosa?? Spezzatino di gattooooo? Puah!"
Giallo terrore: a tavola mamma e papà si servono dalla zuppiera da cui spuntano le inconfondibili orecchie a punta di un gatto e la coda.
Terrore nello sguardo della bambina, assoluta tranquillità nei gesti e negli sguardi dei genitori.
Precede la scena il rosa shocking della bambina che a colpi di matita fa fuori le formiche in fila indiana e quel bel tono di arancio, clockwork orange, che contiene un'uccisione nella savana: il leone con una capra morta tra i denti è circondato dai cuccioli festanti: si mangia, finalmente.
© Ellen Duthie, Daniela Martagón |
A seguire una panoramica di uno zoo gestito da alieni in cui tra gli animali in gabbia, c'è anche un bambino dall'aria mesta. Quindi segue scena di lotta impari - cinque bambini contro una - in un parco giochi. E poi ancora terrore nella vasca da bagno, ai bordi della quale un padre è alle prese con il lavaggio serale del figlio recalcitrante e sgusciante. Segue la crudeltà di una cavia in camice che studia e sperimenta su un bimbetto, legato mani e piedi a un tavolo da laboratorio. E poi ancora pulcini uccisi inavvertitamente e via andare con altre crudeltà quotidiane...
Ecco, l'ultima uscita di Wonder Ponder Apri Guarda Pensa. Filosofia illustrata per tutte le età: progetto editoriale tentacolare quanto geniale.
Per ogni uscita, questa è la quarta dopo Quello che vuoi (che ruota intorno alla libertà), Pizzicami! (che ruota intorno a immaginazione e sogno) e Io, persona (che ruota intorno alla questione dell'identità) c'è un libretto quadrato; tutti si fregiano del bollino rosso del Premio Andersen 2023 come miglior collana editoriale. Ma c'è anche una scatola - che contiene il libro 'scomposto' in schede. Le 14 tavole illustrate sono libere e sul loro retro ospitano le 9 questioni che invece nel libro sono sulla pagina di sinistra. Si aggiungono le tre tavole di espansione personale in cui sono i bambini che possono formulare una situazione, disegnarla e corredarla di almeno 9 domande che, come nel libro, sono da inserire nei boxini sagomati.
© Ellen Duthie, Daniela Martagón |
A questo si aggiunge tutta una serie di altre interessanti espansioni che si possono scaricare - preferibilmente pagando una quota libera per riconoscere il lavoro di chi li ha concepiti e poi montati sul sito dedicato a Wonder Ponder.
Questi dunque i tentacoli, ma è la testa di un polpo quella che fa la differenza.
Direi che a prescindere dall'idea di fondo che non può essere che condivisibile: solleticare i più grandi 'filosofi naturali' che ci sono sul pianeta, ovvero i ragazzini, sono almeno due i pregi che Mondo crudele, con i suoi fratelli, dimostra di avere.
Il primo sta nella capacità di saper cogliere i noccioli delle singole questioni intorno ai quali attaccarci un bel po' di polpa.
E il secondo risiede nella modalità scelta per farlo: chiedere, domandare.
A parte che delle quattro uscite, non ce n'è una che non si riveli di estremo interesse e attualità, visto il panorama della nostra contemporaneità: libertà, identità, crudeltà e immaginazione...
Ma la cosa più notevole sono le singole tavole, quattordici, intorno a cui tutto ruota. Per Mondo crudele si passa dal quotidiano di un parco giochi a una cena in famiglia, da un leone in caccia (credo che se avessero disegnato una leonessa e l'avessero resa protagonista, avrebbero centrato ancora meglio l'autenticità del contesto) a una fiaba, dal cagnone di casa al fratellino piccolo nel lettino.
Insomma, sono tutti contesti che non occorre spiegare perché conosciuti e quindi intuitivi. Solo in alcuni casi, modalità che peraltro ha una grossa presa a livello psicologico e a cui i bambini sono già abituati, le situazioni sono raccontate a ruoli invertiti: un padre in castigo, un bambino nelle zampe di una cavia o in una gabbia dello zoo...
Ma merito ancora maggiore lo hanno le domande. E non mi sto riferendo alle singole questioni, che ovviamente sono il frutto di tanta riflessione, ma al fatto di procedere, situazione dopo situazione, solo chiedendo.
© Ellen Duthie, Daniela Martagón |
Elenco solo in modo sommario i vantaggi di questo modo di procedere.
Primo: tutti i bambini coinvolti possono partire da uno stesso punto che è comune, la domanda appunto. Secondo, la domanda facilita l'esposizione (anche se forse qualche perché in meno ci sarebbe stato) e rende paritario il confronto tra loro.
Terzo, la domanda implica un passo indietro da parte dell'adulto che continua - ovviamente - a essere il regista della conversazione, ma nell'atto di domandare si pone in un ruolo di 'ignorante', ossia quello che non sa e deve chiedere.
Quarto, la domanda parte da un punto preciso, spesso legato alla contingenza di un fatto e al vissuto di ciascuno - hai mai ucciso una formica o un altro insetto di proposito? - quindi per il suo essere domanda, di fatto attiva un ragionamento, ma lo fa senza mai creare inadeguatezza.
In sintesi: la domanda fa pensare, ma ciascuno è in grado trovare la propria risposta, che è quella giusta per definizione.
Tutti questi quattro elementi hanno il potere di contribuire a rendere efficace e soddisfacente il risultato. E a radicare un metodo di ragionamento, in chi sta imparando a prendere le misure del mondo.
Ho avuto la fortuna di incontrare chi del domandare aveva fatto un sistema per far crescere bene giovani menti: un'insegnante di scuola media che, vista in azione, nelle conversazioni su grandi questioni con la sua classe faceva loro solo domande: lei sempre un passo indietro rispetto ai loro pensieri. Tutti loro avevano modo di parlare, di essere ascoltati e capiti.
© Ellen Duthie, Daniela Martagón |
E quello che ho potuto ascoltare dalle loro voci era di così alto valore che è difficile dimenticarsene.
Va da sé che gli alunni le volessero un gran bene. E io con loro.
Carla
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