Sai Formica,
Ti ho appena scritto, ma
son qui inquieto che mi giro e rigiro e non riesco a prendere sonno…Se è vero che per prendere coscienza della propria natura, bisogna partire…cosa succede a chi non lo fa? Cosa succede a chi non ha il coraggio per muoversi verso un se stesso più vero, o a chi magari non riesce a immaginarsi in nessun posto al di fuori di quello che conosce da sempre?
Penso ad esempio all’albo L’undicesimo passo1, a quel piccolo leoncino che, abituato come è alle misure ristrette della sua gabbia che misura giusto giusto dieci passi, non riesce a compiere l’undicesimo (e il dodicesimo, e il tredicesimo) nemmeno quando il guardiano dimentica la gabbia aperta e lui potrebbe scappare via, lontano, verso la libertà.
Davvero il condizionamento può essere così forte da annullare ogni iniziativa? E’ proprio come nelle illustrazioni, dove tra sbarre, alberi e paletti l’elemento orizzontale è talmente frammentato da non concedere più un briciolo di prospettiva, un pezzettino di orizzonte?
Ah! quanto avrebbe avuto
bisogno il leoncino di una voce altra che gli indicasse la
possibilità del sentiero.
Ecco, nuovamente gli altri, le persone…anche i libri! Anche se mi hanno confuso a proposito dei coccodrilli, so che sono strumento di libertà.
Ecco, Formica, è così
che mi succede…quando faccio questi ragionamenti mi chiedo…ma si
può scegliere davvero? E mi viene in mente il libro dove veniva
raccontata la storia di quei due vecchietti che volevano un gatto.2
Ecco, nuovamente gli altri, le persone…anche i libri! Anche se mi hanno confuso a proposito dei coccodrilli, so che sono strumento di libertà.
Erano anziani, loro, e si suppone che conoscessero la propria natura. Eppure, quando si tratta di scegliere un gatto, ecco che il vecchietto si lascia abbagliare da mille, ma che dico! da milioni milioni di gatti tutti diversi e bellissimi che si affollano sulla collina. Lo hanno scelto il gatto?
O forse non sono stati il caso e la circostanza e le decisioni dei gatti a scremare fra i mille?
Forse se avessero saputo
esattamente quello che volevano, lo avrebbero trovato… ma se così
stanno le cose, torniamo punto a capo alla ghianda che contiene la
quercia, al 'divieni ciò che sei'.
Guarda, Formica già che
ci sono preferisco vuotare il sacco e parlarti di un altro libro che
occupa un posto speciale nel mio cuore, indeciso come sono
nell’interpretarlo.
Lo conosci sicuramente: si
tratta di Cip e Croc,
di Alexis Deacon3…
anche qui due uova campeggiano in primissimo piano affacciate
sull’universo infinito. Dalle due uova escono due cucciolini: un
pappagallino implume e un tenero coccodrillo.
A differenza di Guji Guji,
però non ci sono mamme né altre figure di cura. A differenza
dell’Orso che non c’era, poi, non ci sono bigliettini.
Niente
insegnamenti, niente esempi, niente istruzioni o definizioni. I due non conoscono altro che se stessi e solo l’uno nell’altro possono specchiarsi e riconoscersi. Esistono, e nemmeno di questo (forse) sono consapevoli. Sperimentano (tanto) mutuano reciproci istinti, e crescono insieme. E solo allora, dopo essere incappati nei rispettivi branchi a cui verosimilmente appartengono, capiscono di non essere fratelli e, addirittura, si accorgono di essere diversi l’uno dall’altro.
Animati da zelo
coscienzioso, si separano per ricongiungersi agli altri pappagalli e
agli altri coccodrilli, ma si accorgono presto che la loro esperienza
li ha irrimediabilmente allontanati dalle loro famiglie di origine
biologica. Così entrambi se ne vanno, rinunciano al branco per
tornare alla loro specialissima unione.
E, sebbene a una
primissima lettura tutto si volga al meglio, io non riesco a tacermi
delle inquiete domande…essere cresciuti assieme li ha arricchiti o
impoveriti? Tornare al branco non sarebbe stata per loro l’occasione
di conoscere e condividere le proprie pulsioni originarie di
pappagallo e coccodrillo, lontani dagli atteggiamenti ibridi che non
hanno scelto, ma semplicemente vissuto?Così, mi soffermo sull’immagine con cui si chiude il libro e mi domando…è una scelta consapevole, o un richiudersi nel caldo confortevole del proprio guscio? Una vittoria di consapevolezza o una occasione mancata, l’abbraccio che sto guardando?
Ti saluto con questo
rovello amletico, Formica, sicuro che saprai tirare le fila per
concludere queste lunghe riflessioni e confido nella tua sapienza,
con cui mi indicherai nuove strade…
Scoiattolo
Bruscolini! diciamo noi nel formicaio dove vivo.
Mi chiedi un impegno non indifferente, anche per una formica che di grandi pesi sulle spalle ne porta spesso.
Tirare le fila di quanto ci siamo scritti...
Abbiamo fatto insieme così tanta strada che il punto di partenza mi appare sfuocato ormai. Tu non dovresti averlo dimenticato, però, visto che era la tua coda a essere in pericolo.
Tutto è partito da un'ignoranza e da un'ipocrisia.
Ignorare che i coccodrilli sono pericolosi e non sono vegetariani è cosa grave. Ma più grave ancora è far finta che non sia così. E se ti ricordi abbiamo lasciato da parte i libri ipocriti (e sono molti) per prendere in considerazione quelli che danno al coccodrillo, al lupo e, forse anche un po' al cane, quello che gli compete per natura.
Il passo è stato breve e siamo subito finiti a parlare di educazione.
Non spetta forse all'educazione il merito di farci essere il meno bestiali possibile?
Sia a me sia a te però è subito salita l'insofferenza verso chi decide di imbrigliare troppo quella che è la natura di ognuno. Abbiamo rivendicato l'autonomia di scelta di coccodrilli e di leoni.
Io, poiché sono formica e di briglie ne so molto, mi sono permessa di farti conoscere una serie di storie in cui la ribellione a convenzioni e stereotipi è perno della narrazione.
E poi siamo arrivati insieme sullo stesso libro, che è sembrato a entrambi essere il più adatto per trovare un senso a tutti i nostri ragionamenti. Tuttavia, essendo un vero capolavoro, lui, il libro, con abile mossa di scarto, ha evitato di dare risposte e ha generato ipotesi interpretative ancora ulteriori.
Giustamente lo hai notato: eravamo in mezzo al guado.
Non mi sono arresa io e neanche tu. Abbiamo cercato storie di riscossa, di riscatti, di scelte in avanti e di grandi ritorni e abbiamo attraversato libri magnifici.
E ci è piaciuto pensare e sperare che ciascuna creatura abbia il dovere, prima ancora che il diritto, di essere ciò che vuole essere.
Che ciò avvenga seguendo la propria natura o attraverso la cultura, non sembra più così importante.Sappiamo anche che per farlo, attraverso la cruna di un ago deve passare, ovvero ognuno di noi deve imparare a conoscersi e ad accettarsi.
E il passaggio è obiettivamente angusto.
Siamo entrambi consapevoli che a questo punto inizia il viaggio e che le direzioni da prendere possono essere infinite, possono (o forse è più giusto dire devono) tenere conto dei contesti che attraversano, delle persone che incontrano, ma anche dare voce all'istinto. Tuttavia, come che sia, la scelta verso quale parte dirigersi è inevitabile e la si deve fare in solitario, auspicabilmente.
Tu che sei, è noto, più buono di me e anche molto più dubbioso sei lì che ti prendi cura di chi non sa partire. E ragioni e rifletti e, più di ogni altra cosa, ti maceri nell'incertezza di alcune interpretazioni. Mi porti come esempio Cip e Croc e intorno alla loro scelta di andare contro la biologia che li ha determinati (o che ci ha provato?) ti domandi e mi domandi se sia la scelta giusta.
Non ho la risposta, perché onestamente
credo non ci sia una sola risposta. O forse addirittura nessuna
risposta sia la risposta.Siamo entrambi consapevoli che a questo punto inizia il viaggio e che le direzioni da prendere possono essere infinite, possono (o forse è più giusto dire devono) tenere conto dei contesti che attraversano, delle persone che incontrano, ma anche dare voce all'istinto. Tuttavia, come che sia, la scelta verso quale parte dirigersi è inevitabile e la si deve fare in solitario, auspicabilmente.
Tu che sei, è noto, più buono di me e anche molto più dubbioso sei lì che ti prendi cura di chi non sa partire. E ragioni e rifletti e, più di ogni altra cosa, ti maceri nell'incertezza di alcune interpretazioni. Mi porti come esempio Cip e Croc e intorno alla loro scelta di andare contro la biologia che li ha determinati (o che ci ha provato?) ti domandi e mi domandi se sia la scelta giusta.
Posso però dirti che Cip e Croc mi hanno sempre molto fatto venire in mente una storia indiana che sullo scegliere da che parte del fiume stare trova il suo senso più profondo.4
Elefanti su una riva e bufali sull'altra. In mezzo al guado, un
elefante che, con DNA da elefante ma cultura da bufalo, deve
decidere.
Non ti dico da che parte andrà. E'
importante ma non fondamentale.La chiave sta nel sentirsi consapevole, libero e felice nel farlo.
Formica
[fine]
1S.
Taghdis, A.R. Goldouzian, L'undicesimo passo, Valentina Edizioni
2016
2W.
Gag, Milioni di gatti (trad. C. Rocchi), Elliot 2016
3A.
Deacon, Cip e Croc, Settenove 2015
4A.
Ravishankar, C. Piper, L'elefante non dimentica (trad. Laura
Cangemi), Corraini
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