SOTTO L'ALBERO DEL GALAM
Topipittori
2016
ILLUSTRATI
PER MEDI (dai 7 anni)
"Si dice che
tutto è cominciato da un granello.
A quel tempo
l’universo era vuoto e la mappa del mondo stava chiusa in un chicco
di miglio. Poi, un giorno, il chicco si ruppe e apparve la Terra con
tutti gli elementi e le piante, con uomini e animali più piccoli di
un granello.
Tutto restò
minuscolo fino a che cominciò a piovere e la pioggia gonfiò il
mondo fino al cielo. "
Così ogni volta il
vecchio Ba, nel suo villaggio sotto l'albero del Galam, comincia il
suo racconto a tutti quelli che lo vogliano sentire. Momi, che è un
bambino, lo ha sentito già molte volte, ma non si stanca mai di
riascoltarlo. Il racconto del vecchio prosegue: cielo e terra al
principio erano molto vicini. Talmente vicini che le madri potevano
cogliere le stelle par farci giocare i loro bambini che le facevano
girare, infilzate in un fuso, come trottole. Finito il gioco, le
stelle tornavano al loro posto per illuminare la notte.
E se erano le donne a
cogliere le stelle, fu una donna che allontanò il cielo con un colpo
di pestello dato troppo forte nel mortaio.
Quando tutto cominciò,
prosegue Ba, la terra parlava la sua lingua che poi ha generato
quella degli uomini. E anche questa era fatta di acqua, fuoco e aria.
"La
Parola nasce silenziosa in forma d’acqua,
si
scalda al fuoco del cuore e diventa aria.
La
parola d’aria sale alla gola, prende suono
ed esce
dalla bocca. Subito s’infila nell’orecchio
di chi
ascolta, ridiviene acqua e fluisce
nel
nuovo corpo.
Le
parole con troppo fuoco portano collera;
quelle
piene d’aria svaniscono in fretta. "
I racconti
del vecchio si ripetono anno dopo anno fino al giorno in cui è Momi
a prendere la parole; annuncia che ormai è grande e forte abbastanza
per poter lavorare i campi di suo padre. Ba, a queste parole, dice
parole che Momi non aveva mai udito: "Ciò che hai ereditato, ti
appartiene e tuo figlio lo erediterà da te". Anno dopo anno la
voce di Ba si assottiglia fino a che un giorno, anzi una notte, la
sua anima decide di andarsi a fare un giro e, infilatasi in un chicco
di miglio appena seminato, essa ritrova la terra come era al
principio e non torna più. Ma le storie non si sono fermate per
questo. Sotto l'albero del Galam ora è la voce di Momi che racconta
di come il mondo al principio fosse chiuso in un chicco di miglio...
Annamaria
Gozzi ha la rara abilità di sapere racchiudere un oggetti
piccolissimi, fiabe o racconti di poche pagine, enormi nuclei di
senso. E anche in Storia di Ba magicamente il fenomeno si ripete. Qui
addirittura in poche parole riesce a ricostruire una intera
cosmogonia, quella del Popolo delle stelle, i Dogon del Mali. E,
intrecciato a questo racconto mitico che affonda le sue radici nella
lettura del controverso Dio d'acqua dell'etnologo francese
Marcel Griaule, Annamaria Gozzi tesse una trama che è tutta di
adesso. La riflessione profonda intorno al tema della storia: la
terra appartiene a chi la lavora, diventa accorato grido quando, a
libro finito, si leggono le poche righe a proposito del Land
grabbing.
L'argomento
ha come sempre radici ramificate e profonde e non riguarda solo la
martoriata Africa, ma tutte quelle regioni del mondo in cui i poteri
forti agiscono da padroni nei confronti di popolazioni deboli e
inermi, in nome del profitto a ogni costo.
L'urgenza di
Annamaria Gozzi di raccontare questa storia per accendere un faro su
una drammatica realtà, che -leggiamo in un suo post- è stata anche
un po' storia della sua famiglia, non è l'unico pregio di questo
libro. Forse questo è il più politicamente corretto, ma non posso
non sottolineare quanto di questo libro a me abbiano colpito
soprattutto le costruzioni 'immaginate' di un mondo primordiale. Al
principio, racchiuso in un seme, quindi ingigantito dall'arrivo della
pioggia, poi allontanato dal cielo, per colpa di un gesto esagerato
che lo ha ferito. E ancora, il mito sulla nascita della prima
tartaruga, all'interno di un mortaio che ne ha segnato la forma. O
ancora, la bella descrizione di come è nato il linguaggio o di come
gli uomini, per combattere l'aridità della terra, siano capaci di
catturare le nubi con un gancio.
Insomma,
ispirato o meno alla tradizione dei Dogon, questo aspetto del libro,
che spazia tra miti e fiabe archetipiche, gli conferisce un valore
narrativo ulteriore e superiore.
Le immagini,
anche loro, in qualche modo sono 'culturalmente' corrette. Infatti mi
convince abbastanza la sensibilità per il colore 'africano' della
Niccolai, un po' meno mi persuadono invece alcuni suoi accostamenti
nella costruzione della pagina. Alcune tavole sono felicemente
risolte, altre avrebbero meritato forse un po' più di coraggio.
Diciamo che, in miniatura, nel suo seme di miglio c'è tutto, ma
occorre aspettare la pioggia per farlo diventare grande.
Carla
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