lunedì 23 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SOTTO L'ALBERO DEL GALAM

Storia di Ba, Annamaria Gozzi, Viola Niccolai
Topipittori 2016


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Si dice che tutto è cominciato da un granello.
A quel tempo l’universo era vuoto e la mappa del mondo stava chiusa in un chicco di miglio. Poi, un giorno, il chicco si ruppe e apparve la Terra con tutti gli elementi e le piante, con uomini e animali più piccoli di un granello.
Tutto restò minuscolo fino a che cominciò a piovere e la pioggia gonfiò il mondo fino al cielo. "

Così ogni volta il vecchio Ba, nel suo villaggio sotto l'albero del Galam, comincia il suo racconto a tutti quelli che lo vogliano sentire. Momi, che è un bambino, lo ha sentito già molte volte, ma non si stanca mai di riascoltarlo. Il racconto del vecchio prosegue: cielo e terra al principio erano molto vicini. Talmente vicini che le madri potevano cogliere le stelle par farci giocare i loro bambini che le facevano girare, infilzate in un fuso, come trottole. Finito il gioco, le stelle tornavano al loro posto per illuminare la notte.
E se erano le donne a cogliere le stelle, fu una donna che allontanò il cielo con un colpo di pestello dato troppo forte nel mortaio.


Quando tutto cominciò, prosegue Ba, la terra parlava la sua lingua che poi ha generato quella degli uomini. E anche questa era fatta di acqua, fuoco e aria.
"La Parola nasce silenziosa in forma d’acqua,
si scalda al fuoco del cuore e diventa aria.
La parola d’aria sale alla gola, prende suono
ed esce dalla bocca. Subito s’infila nell’orecchio
di chi ascolta, ridiviene acqua e fluisce
nel nuovo corpo.
Le parole con troppo fuoco portano collera;
quelle piene d’aria svaniscono in fretta. "
I racconti del vecchio si ripetono anno dopo anno fino al giorno in cui è Momi a prendere la parole; annuncia che ormai è grande e forte abbastanza per poter lavorare i campi di suo padre. Ba, a queste parole, dice parole che Momi non aveva mai udito: "Ciò che hai ereditato, ti appartiene e tuo figlio lo erediterà da te". Anno dopo anno la voce di Ba si assottiglia fino a che un giorno, anzi una notte, la sua anima decide di andarsi a fare un giro e, infilatasi in un chicco di miglio appena seminato, essa ritrova la terra come era al principio e non torna più. Ma le storie non si sono fermate per questo. Sotto l'albero del Galam ora è la voce di Momi che racconta di come il mondo al principio fosse chiuso in un chicco di miglio...


Annamaria Gozzi ha la rara abilità di sapere racchiudere un oggetti piccolissimi, fiabe o racconti di poche pagine, enormi nuclei di senso. E anche in Storia di Ba magicamente il fenomeno si ripete. Qui addirittura in poche parole riesce a ricostruire una intera cosmogonia, quella del Popolo delle stelle, i Dogon del Mali. E, intrecciato a questo racconto mitico che affonda le sue radici nella lettura del controverso Dio d'acqua dell'etnologo francese Marcel Griaule, Annamaria Gozzi tesse una trama che è tutta di adesso. La riflessione profonda intorno al tema della storia: la terra appartiene a chi la lavora, diventa accorato grido quando, a libro finito, si leggono le poche righe a proposito del Land grabbing.


L'argomento ha come sempre radici ramificate e profonde e non riguarda solo la martoriata Africa, ma tutte quelle regioni del mondo in cui i poteri forti agiscono da padroni nei confronti di popolazioni deboli e inermi, in nome del profitto a ogni costo.
L'urgenza di Annamaria Gozzi di raccontare questa storia per accendere un faro su una drammatica realtà, che -leggiamo in un suo post- è stata anche un po' storia della sua famiglia, non è l'unico pregio di questo libro. Forse questo è il più politicamente corretto, ma non posso non sottolineare quanto di questo libro a me abbiano colpito soprattutto le costruzioni 'immaginate' di un mondo primordiale. Al principio, racchiuso in un seme, quindi ingigantito dall'arrivo della pioggia, poi allontanato dal cielo, per colpa di un gesto esagerato che lo ha ferito. E ancora, il mito sulla nascita della prima tartaruga, all'interno di un mortaio che ne ha segnato la forma. O ancora, la bella descrizione di come è nato il linguaggio o di come gli uomini, per combattere l'aridità della terra, siano capaci di catturare le nubi con un gancio.
Insomma, ispirato o meno alla tradizione dei Dogon, questo aspetto del libro, che spazia tra miti e fiabe archetipiche, gli conferisce un valore narrativo ulteriore e superiore.


Le immagini, anche loro, in qualche modo sono 'culturalmente' corrette. Infatti mi convince abbastanza la sensibilità per il colore 'africano' della Niccolai, un po' meno mi persuadono invece alcuni suoi accostamenti nella costruzione della pagina. Alcune tavole sono felicemente risolte, altre avrebbero meritato forse un po' più di coraggio. Diciamo che, in miniatura, nel suo seme di miglio c'è tutto, ma occorre aspettare la pioggia per farlo diventare grande.

Carla

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